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martedì 15 novembre 2011

Giardiniere o Architetto?

Come cambia il mestiere del compositore:

My topic is the shift from 'architect' to 'gardener', where 'architect' stands for 'someone who carries a full picture of the work before it is made', to 'gardener' standing for 'someone who plants seeds and waits to see exactly what will come up'. I will argue that today's composer are more frequently 'gardeners' than 'architects' and, further, that the 'composer as architect' metaphor was a transitory historical blip. Leggi tutto.

Si passa dal Disegno Intelligente a una sorta di evoluzionismo dove la ragione procede un po’ a tentoni producendo il poco che si propone ma soprattutto il molto che non si propone.

Chi non riscontra affinità con l’ epistemologia moderna? L’ aspetto “vegetale” spunta ovunque.

Kim Sun Hyuk

Le versioni più radicali dell’ approccio sono le “composizioni istantanee”.

Penso subito alle conductions di Butch Morris.

venerdì 4 novembre 2011

Canovaccio

Poiché discussioni sullo specifico delle arti si ripetono sempre, forse puo’ essere prezioso stenderne un canovaccio, magari per evitarlo la prossima volta:

1. Tu proponi una teoria dell’ arte (es. quella del 50 genio 50 tecnica).

2. Io cerco di confutarla facendo presente che la presenza di artisti come X e Y è incompatibile con quella teoria.

3. Tu ribatti che X e Y non sono artisti, o comunque non sono artisti degni di considerazione.

4. Io faccio presente che la critica li ha consacrati come tali.

5. Tu dici che gli “esperti” da cui emergono i “verdetti della storia” non sono competenti poiché solo gli artisti stessi hanno diritto di parola quando si entra nel merito.

6. A questo punto io ritengo confermata la mia tesi visto che l’attacco al buon senso di cui al punto 5 gioca a mio favore. Con questo nessuno esclude che tu possa aver ragione.

Mi sembra tutto chiaro, forse vale la pena chiudere con l’ ennesimo esempio. Prendiamo Ernst Gombrich, è ritenuto il più grande critico d’ arte che il Novecento ci ha regalato, ma poiché non sa tenere in mano un pennello e non sa schizzare un’ anatomia credibile, secondo te non ha diritto di parola e le opinioni che coagula cono prive di fondamenta quanto il consenso che fa emergere grazie alla sua analisi.

Cosa aggiungere? Nulla, mi ritengo soddisfatto e penso di aver così dimostrato la mia tesi nel modo più trasparente. Cio’ non toglie, ripeto, che tu possa sempre essere dalla parte della ragione quando dici che Gombrich o chi per lui  non capisce niente d’ arte.

In conclusione mi sembra necessario avvertire di un doppio rischio.


Il primo consiste nel confondere i propri gusti personali con i fatti. A uno puo’ anche non piacere l’ arte contemporanea (Dubuffet, Queneu o Braxton che sia) ma non puo’ dire che non esiste o sia di serie B solo per eludere i problemi che incontrano le sue formule quanto tenta una definizione dell’ arte stessa.

In secondo luogo non bisogna confondere l’ arte con la sua produzione. Certe “ricette” riguardano la produzione più che l’ estetica. Occorre separare i due domini per operare con ordine. La comprensione di un suono o di un segno è cosa ben diversa dalla sua produzione materiale.

venerdì 14 gennaio 2011

Dove diavolo si è nascosta la musica contemporanea?

... persino al bar puo' capitarci di accennare a Picasso o a Pollock, difficilmente però salterà mai fuori il nome di un compositore contemporaneo. A cosa si deve questa estraneità della musica contemporanea al nostro quotidiano? Nel corso del Novecento la musica colta contemporanea si è ritagliata uno spazio residuale, man mano è diventata più che altro un laboratorio specialistico di idee in continuo fermento abbandonando così la tradizionale funzione, quella di "fabbrica di capolavori". A questo laboratorio estremamente sofisticato attingono i musicisti prima ancora che gli ascoltatori, cosicchè non è propriamente corretto imputarle la supposta estraneità o la latitanza del "capolavoro". In realtà noi la musica colta l' ascoltiamo eccome, solo che l' ascoltiamo per lo più risuonare in altre musiche più popolari. Il miglior rock e il miglior jazz sono musiche impregnate di aleatorietà e rumorismo, certo pop ha assimilato ben bene la lezione del minimalismo, la dissonanza reiterata fa capolino ormai in molte colonne sonore e la la ricerca timbrica più estrema informa parecchia musica elettronica ascoltata nei club...


Alex Ross - Il resto è rumore.


Ooooh, ci giravo intorno senza mai riuscire (o osare) a dirlo: la musica contemporanea è viva e lotta insieme a noi, solo che si è nascosta nelle altre musiche e riceve da esse la sua anima! Per fortuna il pupazzo sfiatato che è in me ritrova qui un autorevole ventrioquo in grado di articolare in mia vece.

Come diceva?

L' aleatorietà di certo jazz...

... il rumorismo da certo rock...

... il minimalismo da certo pop...

... la ricerca timbrica da certa elettronica...

e via dicendo.

Uno dei migliori libri in circolazione, finalmente tradotto. L' ideale per costruirsi orecchie in grado di ascoltare la musica d' oggi. Non ci sono più scuse.

mercoledì 29 dicembre 2010

La lezione del Maestro

I ciellini hanno un certo buongusto artistico, non c' è che dire, a Pasqua e Natale distribuiscono il cosidetto "volantone", un piccolo poster dove ad alcune preghiere si affianca la riproduzione di un quadro. Questo Natale è stata la volta del loro beniamino, William Congdon.




Mi meraviglia sempre scoprire come anche la mente più semplice ed inesperta sia pronta ad accettare il "rumore" nella pittura (e in Congdon ce n' è molto) mentre si confonde ritraendosi in un panico mascherato da rabbie quando lo incontra nella musica.

Forse l' arte in senso stretto, almeno nella storia, è sempre un passo avanti alla musica e ne anticipa le tendenze. Cio' che la sensibilità comune ormai accetta nella prima, si attarda a rifiutare nella seconda.

Se questo è vero, basta osservare l' opera dei grandi artisti contemporanei per scrutare obliquamente i destini dell' amata musica. Vediamo allora qual è l' insegnamento dei Maestri riconosciuti (nei manuali e nelle case d' asta) di oggi.

Marcel Duchamp. L' arte è "tecnica zero". Se trovate faticoso "crearearte", non impensieritevi, vi basterà battezzare l' arte che già esiste in natura. Restauro e filologia poi sono davvero attività insensate in campo artistico. Dirò di più, un' opera danneggiata quasi sempre migliora.

Lucio Fontana. L' arte è pre-vandalismo. Fate a pezzi e deturpate la vostra opera prima che qualcuno vi rubi questa gioia.

Jackson Pollock. L' arte è tentennamento da rabdomanti. Come il passo incerto del cercatore di funghi dimentico della moglie e del tempo.

Andy Wahrol. L' arte è uno spasso, specie se avete avuto la raffinatezza di involgarire i vostri gusti. Il passato crea rimpianti e malinconie, il futuro paure, dedicatevi al godimento presente cercando rassicurazioni in colori vivaci, forme elementari e superfici levigate.

Lucien Freud. L' arte puzza. Per fortuna la puzza si puo' dipingere.

Mappelthorpe. L' arte è contrazione e spasmo del corpo messo a nudo. Una pacchia per l' artista, ovvero lo spudorato per eccellenza.

Richard Prince. L' arte è furto. Quindi, quel che conta è rubarla e riciclarla in massa.

Robert Rauchenberg. L' arte è un amabile cialtronaggine. Qualità che abbonda nella medietà (abitazione media dell' uomo medio tra i medi).

Joseph Beuyes. L' arte è politica fanfarona; fate quindi politica in modo artistico. Per realizzare le vostre "sculture sociali" puntate soprattutto sul narcisismo (vostro) e sul disgusto (altrui). Un esempio di poitico/artista? Pannella. Un esempio di artista/politico? Beuyes, naturalmente.

Christo. L' arte è contrassegno, non si realizza in studio ma passeggiando ansiosi come tanti cagnolini marcatori dalla vescica rigonfia.

Matthew Barney. L' arte è ingenuità. Per regredire a questo stadio: non studiate, dimenticate, svuotatevi (magari guardando la tv per ore o litigando con la moglie)... e poi fate quel che vi viene in mente senza complessi di sorta.

Damien Hirst. L' arte parla sempre della morte. La morte puo' essere colorata come un quadro dove alla pittura sono frammisti i cadaverini di farfalle che sbatacchiano ancora le alette screziate. A volte invece la morte è nera e ronza, come nei quadri con mille mosche appiccicate, purchè siano uccise o stordite di fresco dal genio in persona a mani nude.

Jeff Koons. L' arte è estasi e non esiste estasi più rapinosa che quella consumistica.




Murakami. L' arte è piatta come un manga, il "giovane segaiolo" lettore compulsivo di fumetti è il tipo umano più adatto per capirla.

Maurizio Cattelan. L' arte è pubblicità. All' opera bastano una decina di minuti, inutile sprecarci altro tempo. Anche considerato il fatto che intorno ad essa ferve il vero lavoro, e non è poco.

Anish Kapoor. L' arte è quantità. Se un fagiolo non vi dice niente, costruitene uno d' amianto alto 25 metri, vedrete che vi dirà subito "qualcosa". Con i buchi funziona uguale.

Gerhard Richter. L' arte è anonimia. Annebbiate tutto, sfocate tutto... che tutto sia uguale a tutto e irriconoscibile. Poi ripetete l' operazione unendovi di nuovo al tutto di cui sopra.

Robert Ryman. L' arte è bullismo. Individuate il più stupido e prendetelo in giro. Di solito il più stupido è colui che viene al museo per guardare; recapitategli questo messaggio in forma artistica: "ho dipinto un quadro tutto bianco e sono diventato miliardario, potevi farlo anche tu se non fossi lo stupido che sei, incapace per natura di pensare la cosa giusta al momento giusto..."

Keith Haring. L' arte è un alfabeto illeggibile. Basta il gesto della scrittura. Nient' altro interessa, tanto meno la lettura.

Jean Michel Basquiat. L' arte è scarabocchio. Se spaccate la faccia a chi ha da ridire, vedrete che su questa tesi troverete una rassicurante convergenza. Di facce ne bastano un paio per ottenere l' obiettivo.

Enzo Cucchi. L' arte è accrocchio dell' etereogeneo. In qualche modo starà insieme, inutile preoccuparsi come. Chi vuole preoccupazioni faccia piuttosto l' impiegato.

Daniel Spoerri. L' arte è un' abbuffata. Quindi invitate gli amici, mangiate e ... Dopo cena, quando gli altri sono di là per l' amaro, vi toccherà perdere una decina di minuti per scocciare avanzi, molliche e posate nella posizione dell' abbandono (meglio che lavorare, comunque). Poi chiamate il vostro agente, si occuperà lui di contattare i musei per l' esposizione. Voi sarete liberi di unirvi alla compagnia per proseguire i divertimenti.

Imparata la lezione? E allora sotto, musicisti. Tocca a voi.

Meditazioni a latere della lettura del libro di Francesco Bonami: "Lo potevo fare anch' io".

lunedì 22 novembre 2010

Vertici

La perfezione non esiste, constatarlo non diminuisce l' ammirazione per un' opera riuscita.

Qualcuno, parlando di Musica, raggiunge un suo personale Nirvana al solo sentire il nome di Bach.

Ma le considerazioni critiche su Bach non appartengono a "qualche ascoltatore isolato e fuori dal coro" ma alla visione ortodossa che si ha della musica classica occidentale: Bach perfezionò l' arte del contrappunto ma gli "italiani" si applicarono all' innovativa arte dell' espressività in musica e in questo campo ottennero risultati più duraturi e profondi del grande tedesco (faccio solo il nome di Monteverdi). Impegnati in questo sforzo s' inventarono persino l' Opera!

Sarebbe del resto assurdo pensare che "tutto" si concentri nell' arte di un uomo. Lasciamo questo genere d' idolatria alla curva sud.

E poi, Bach è stato dimenticato per secoli, forse l' umanità di quei secoli si era completamente rincoglionita? No, voleva solo qualcosa e sentiva che non poteva averla da Bach. Evidentemente Bach non ha tutto in sè.

L' architettura sublime dei mosaici bizantini è di una perfezione inarrivabile ma l' ingenuo tratto con cui Giotto segnò l' occhio del Cristo sofferente è un grande passo in avanti nella storia dell' arte. Godiamo di entrambi senza lasciarci oscurare dal fanatismo del neofita.

Godere di entrambe le bellezze non è un "mordi e fuggi", non è una voglia di saltare di palo in frasca. E' solo il segno di una mente aperta e "cosmopolita". Fabbricarsi degli idoli invece significherebbe rinchiudersi in false sicurezze.

Se poi vogliamo giocare al gioco di quale sia la vetta della musica classica occidentale, Bach ha delle possibilità ma io vedo meglio piazzato l' ultimo Beethoven (quartetti d' archi e sonate per pianoforte), una musica non esente da pecche, sia chiaro.

Così come nell' arte penso al XVII secolo, magari a Rembrandt.

E' comunque un gioco che lascia il tempo che trova. Il soggettivismo imperversa.

p.s. oggi non penso nemmeno che un ascoltatore esperto di musica classica sia particolarmente interessato a Bach o a Beethoven o a Monteverdi. E' musica che ascolta da sempre e l' iperesposizione fa rischiare produce una trasparenza, tutto è già stato detto su quel soggetto. Cio' su cui ci si concentrano veramente le sue orecchie ansiose di toccare l' arte è l' interpretazione, il modo di farle rivivere.

martedì 28 settembre 2010

Cos' è la musica pura?

Oggi, le ipotesi più accreditate sono cinque:

1. un modo per suscitare emozioni nell' ascoltatore;

2. un modo per esprimere le emozioni del compositore;

3. un modo per rappresentare le emozioni;

4. un modo per contenere emozioni;

5. una struttura slegata da ogni emozione;

La massima autorità in materia, Peter Kivy, opta decisamente per 4: il suo obiettivo è di conservare i pregi del formalismo (5) senza togliere alle emozioni ogni ruolo, il che sarebe contro il minimo buon senso.

E così, per lui, l' emozione, per esempio l' ira, è una proprietà della musica, qualcosa che appartiene ad essa: una certa musica puo' essere "iraconda", per esempio.

Ma così facendo forse compromette la sua teoria estetica; ovvero, non riesce più a dirci con chiarezza cosa sia la bellezza.

Se una musica è "calma" nello stosso modo in cui puo' essere "calmo" il mare di stamattina, in un certo senso sarà solo cio' che è; infatti il mare, tanto per dire, non è nè bello nè brutto: è cio' che è, ovvero calmo.

Se il proprio compito si limita ad essere cio' che si è, si puo' ben dire in anticipo che sarà sempre svolto in modo inappuntabile.

Forse non possiamo trattare la musica alla stregua di un fenomeno naturale, e la strada imboccata da Kivy rischia pericolosamente di farlo.

Del resto Kivy è molto convincente nei suoi libri quando disintegra "1"-"2"-"5", molto meno quando attacca "3"; io propendo proprio per "3", penso che la musica sia un linguaggio, per quanto primitivo, ed abbia quindi un minimo di semantica.

"3" mi apre la strada verso una teoria estetica facile facile: una musica è bella quando rappresenta correttamente cio' che vorrebbe rappresentare.

Ma "3" implica platonismo (ahi ahi ahi): se la musica indica la "calma", allora la "calma" deve esistere come esiste un oggetto.

Il platonismo ripugna a molte menti; in più, quand' anche la calma esistesse di per sè, come oggetto è piuttosto sfocato; sarà per queste sfocature che la musica è un linguaggio tanto grossolano? Tra il lusco e il brusco tutte le vacche sono grigie, eppure noi conosciamo musiche la cui raffinatezza andrebbe irreparabilmente perduta se il loro unico scopo fosse quello di indicare una vacca avvolta nella nebbia. Uno spreco imperdonabile.

Ma se abbandoniamo le nebbie del platonismo non resta che ammettere che la musica rinvia ciascuno di noi a quelle situazioni concrete di "calma" che abbiamo esperito nella nostra vita.

E a questo punto mi sorge un dubbio: posso ascoltare un brano calmo, trovarlo molto bello, e accorgermi che questo appagamento estetico non si è mai accompagnato durante l' ascolto al pensiero di "situazioni concrete di calma da me esperite".

Forse l' essenza della musica sta proprio e solo in questo "rinvio" a situazioni concrete: basta sentire questa sollecitazione senza la necessità di pensare fino in fondo ad una situazione reale. La musica ci dà una spintarella senza condurci a nessuna meta, la sensibilità musicale sta nel lasciarsi solleticare da queste spintarelle senza che poi esista alcuna necessità di approdare in nessun porto che "completi" il riferimento.

Cio' spiegherebbe anche la vaghezza della musica: ci spinge verso significati vaghi che non è nemmeno necessario chiarire per catturare tutto il godimento che essa puo' procurarci.

Rettifichiamo allora la teoria estetica: una musica bella è una musica ricca di sollecitazioni che mi "rinviano" astrattamente ad una serie di mie esperienze concrete ed autentiche che non mi occorre comunque specificare.

Aggiungerei allora un 3bis): la musica è un modo di evocare vagamente le emozioni.

Un pensatore vicino a "3 bis" potrebbe essere Jankelevitch.