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sabato 20 gennaio 2018

Tutti più autistici con internet. Corso di sopravvivenza Nell'era dell'abbondanza.

Possiamo sempre più tempo a leggere libri e stare su internet, viviamo dentro di noi. La nuova economia è incentrata su noi stessi e sulla nostra interiorità. Il potere creativo degli individui. Siamo tutti un po' più autistici. Non c'è nulla di male.

C'è chi vive di informazioni che elabora dentro di sé. Oggi questa gente ha un vantaggio. Ieri era considerata handicappata.

Vogliamo Essere sorpresi e la funzione Random dei nostri stereo è gettonatissima. Ma deve presentarsi nell'ambito di un contesto in cui abbiamo il controllo. Il controllo è tutto.

La qualità sonora è oggi un fattore secondario. L'abbondanza ha preso il sopravvento.  Le competenze sulla qualità Sono svalutate quelle sul trattamento della quantità sono esaltate.

Oggi si spende molto più tempo fatica Nel organizzare la percezione. Ordine mentale, schematizzazione Questi sono i beni primari. Un'esistenza telematica Ben ordinata.

ordinamento mentale crea significato e interpretazione. Il web valorizza alcuni punti di forza dell'autismo. L'uso appropriato della cultura è l'attività imprenditoriale più diffusa. Cultura come playlist. Tutto si mischia, tutto sicuramente. Fotografie personali insieme alle canzoni preferite. Una memorabile narrazione emotiva sulla famiglia.

Oggi non si legge un libro, ci si muove agilmente in una foresta di libri. Non conta saper leggere un libro ma saper saltare opportunamente da un libro all'altro. Conta saper collezionare le informazioni  e riordinarle su misura per le nostre esigenze. Cultura come playlist.

Imporre coerenza a una massa caotica di dati.

L'autistico si sente sopraffatto quando non riesce ad organizzare la massa informe di dati che gli piomba addosso.

giovedì 4 gennaio 2018

Consumare la cultura

Oggi la risorsa scarsa è la capacità di rilassarsi. Come possiamo ottenerlo?

Abbiamo a disposizione molta arte ma non riusciamo a goderne. Come fare?

Il momento in cui siamo più felici durante un'esecuzione musicale e quello in cui finisce. Avete presente le gambe da museo?

Sentirsi in colpa per non aver letto o ascoltato questo o quello.

Quasi tutte le esperienze culturali sono molto economiche quindi abbondanti. Purtroppo. L'opera completa di Shakespeare si trova su eBay per €10.

Per godersi l'arte non è l'istruzione e la chiave di volta. Nessuno tra il pubblico di Beethoven o nella Firenze del XVI secolo aveva un dottorato di ricerca o un master eppure in molti amavano la cultura con grande intelligenza e passione.

I nostri musei sono ricchissimi, Ma come vivere con rilassatezza un esperienza museale?

Potrai chiedermi quale quadro vorrei portarmi a casa e perché. Siete arredatori della vostra casa e avete accesso ad un museo. Immaginatevi di poter rubare una sola Opera. Rubare è emozionante. 

Ricette di poter acquistare ma con un budget limitato

Saltare la prima sala. È troppo trafficata in molti ancora non ce la fanno a dire che non gliene frega niente. Fare una classifica dei nostri preferiti a fine visita. Ammettere il ruolo sociale e di autostima che l'arte ha per noi facilita molto le cose.

Ammettere l'esistenza del fattore io è un enorme vantaggio. Facilita le cose. Perché il quadro che 

abbiamo davanti è una schifezza non è polemizzare con l'arte contemporanea ma ci libera dalle gambe da museo. Riorganizzate il vostro pensiero e ripartire da zero.
Meglio attingere alle fonti secondarie. I colori degli impressionisti francesi non appaiono dissonanti e sbalorditive ai nostri occhi di moderni pensi moderati graziosi. Dopo i Led Zeppelin la musica di Johann Vincent non può suonare come hard rock. Gli effetti speciali di Jurassic Park oggi ci appaiono dilettantistici.
Come leggere un libro Tenendo presente i nostri tre assunti. 1, scarsità di tempo. 2, scarsità di attenzione. 3, interesse sopravvalutato per l'arte
Leggere qualche capitolo centrale del libro per stimolare l'interesse. Leggere il romanzo concentrandosi su un solo personaggio. Leggere le prime 50 pagine tre volte di seguito prima di proseguire. Non aver timore di saltare per poi eventualmente tornarci. Cominciare leggendo un riassunto del libro. Prendere appunti sui nomi e le caratteristiche principali dei personaggi. Lascia perdere i libri che non piacciono.
Ricordarsi che gli artisti un tempo miravano a riuscire graditi oggi molti lavorano nelle università o cercano un posto fisso.
Ricorda che il libro che stai leggendo lo hai acquistato per sembrare più intelligente. Continua nella finzione mettendo sempre al centro a te stesso.
Un altro fattore che pesa è l'amore per il nuovo. La maggior parte degli ascoltatori compra dischi solo recenti. Perché? Ancora il fattore io. L'identità è identità differenziale. Il problema della musica vecchia è semplice qualcun altro l'ha già apprezzata.
Che il gusto può l'identità. Abbiamo il nostro genere preferito. In realtà in ogni genere ci sono picchi di qualità. Se trascendiamo dal fattore io ci si aprirebbe un mondo. Il segreto sta nel lavorare affinché questa nuova musica significhi qualcosa per me e per la mia vita.
Siamo calati in un mondo dall'offerta spaventoso. La trappola del fattore Io oggi è tremendamente più costosa di ieri.
I costi di affondamento. Se abbiamo pagato per il buffet dobbiamo consumare. Evitabili e passate ad altro. Nell'era della foresta spaventosa questo è molto più facile è conveniente.
Altro bias Oggi più costoso. effetto dotazione. La gente tende a sopravvalutare ciò che possiede. Il costo di questo per ora è enorme visto che si possiede relativamente molto meno di ieri.

martedì 20 giugno 2017

Il buco nero dei beni culturali

Beni culturali – di Filippo Cavazzoni - I beni comuni oltre i luoghi comuni (Policy) (Italian Edition) di Eugenio Somaini
1. Cosa sono i beni culturali?
Una casa di cartone può essere ritenuta un “bene culturale”? La domanda può apparire stravagante, ma in realtà le autorità pubbliche francesi hanno dovuto prenderla in seria considerazione. Un clochard, infatti, «che considerava la propria casa di cartone degna del massimo rispetto e interesse dal punto di vista architettonico, un giorno ha presentato una richiesta per far includere la sua abitazione nel Registro dei Monumenti storici».
Note:LA CASA DI CARTONE
Già oggi la nozione di bene culturale è alquanto inclusiva e dai contorni sfumati. Nel nostro paese il legislatore non ne ha dato una definizione chiara
Note:DEFINIZIONE PASTICCIATA
il Codice del 2004 ha disposto una abnorme dilatazione oggettiva della categoria, la quale oggi ricomprende, fra l’altro, matrici fotografiche, piazze, vie, spazi urbani, siti minerari, navi, galleggianti, architetture rurali».{346}
Note:ABNORME DILATAZIONE
Il termine “bene culturale” è entrato nella legislazione italiana in tempi relativamente recenti. È stata la cosiddetta Commissione Franceschini (1964) a introdurre nel dibattito tale termine. Ma già la Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto (L’Aja, 1954) aveva utilizzato questa locuzione. Il suo uso è andato da allora a sostituirne altri (“antichità e belle arti”, “cose d’arte” e “cose di interesse artistico e storico”) fino al suo approdo normativo nel decreto del 1974 che istituì il Ministero per i beni culturali e ambientali.
Note:STORIA DEL TERMINE
Appartengono al patrimonio culturale della Nazione tutti i beni aventi riferimento alla storia della civiltà. Sono assoggettati alla legge i beni di interesse archeologico, storico, artistico, ambientale e paesistico, archivistico e librario, ed ogni altro bene che costituisca testimonianza materiale avente valore di civiltà.{348}
Note:DEFINIZIONE DELLA COMMISSIONE FRANCESCHINI
ne doveva discendere una riforma della normativa, nella quale il criterio estetizzante, fino ad allora prevalentemente in uso per l’individuazione del bene protetto, fosse sostituito da un criterio storicistico.
Note:PIÙ STORIA MENO ESTETICA
sono stati inseriti fra i cosiddetti beni demoetnoantropologici: «legati alle culture locali ed alla vita della gente comune, nei suoi più diversi aspetti, dai dialetti alla gastronomia, dall’artigianato agli stili di vita familiare, dagli oggetti di vita quotidiana alle pratiche simboliche, fino a giungere alle musiche, alle danze, ai giochi, alle mitologie, ai riti, alle abitudini e alle credenze popolari».{349}
Note:LA LISTA SI ALLUNGA
«[…] beni culturali, binomio malefico funzionante come un buco nero, capace di inghiottire tutto, e tutto nullificare in vuote forme verbali […].
Note:IL BUCO NERO SECONDO GIOVANNI URBANI
Per la nostra legislazione le opere di Goldoni sono da incasellare sotto la categoria di “bene immateriale”, in quanto indiscutibile espressione letteraria. I manoscritti dei suoi testi, cioè gli originali su cui Goldoni impresse la sua scrittura, rappresentano un “bene culturale” vero e proprio, così come rappresenta un “bene culturale” la sua casa-museo a Venezia. Mentre una eventuale mostra  delle prime edizioni a stampa delle opere di Goldoni è da classificarsi come “attività culturale”, e la messa in scena in teatro delle singole opere è da considerarsi come “attività di spettacolo”.{352} Ma se Goldoni è un “bene culturale”, o meglio, per essere più precisi, se lo sono la sua casa-museo e i suoi manoscritti originali, questi sono anche un “bene comune”?
Note:BENI CULTURALI = BENI COMUNI? IL CASO GOLDONI
2. Cosa sono i beni comuni?
I beni comuni o commons di cui si è occupata il premio Nobel per l’economia Elinor Ostrom sarebbero risorse naturali o artificiali sfruttate insieme da più utilizzatori e i cui processi di esclusione dall’uso sono difficili e/o costosi ma non impossibili.
Note:DEFINZIONE DI BENE COMUNE
i beni comuni sarebbero «delle cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona»… aggiungeva che «i beni archeologici, culturali, ambientali e le altre zone paesaggistiche tutelate» sono beni comuni.
Note:DEFINIZIONE DELLA COMMISSIONE RODOTÀ
beni culturali sarebbero anche “comuni”, non in quanto dotati di caratteristiche specifiche: oggettive e proprie (in base alla loro escludibilità e/o rivalità), ma perché necessari all’esercizio dei diritti fondamentali e allo sviluppo della persona: beni quindi “funzionali” a raggiungere determinati obiettivi.
Note:I BENI COMUNI COMPRENDONO ANCHE I BENI CULTURALI
«I beni comuni sono resi tali non da presunte caratteristiche ontologiche, oggettive o meccaniche che li caratterizzerebbero, ma da contesti in cui essi divengono rilevanti in quanto tali. Di qui l’estrema ampiezza e flessibilità della nozione…. Per Mattei, quindi, un bene culturale non sarebbe automaticamente anche “comune”, ma lo diverrebbe se intorno ad esso si creassero dei rapporti sociali e delle situazioni non precisamente definite, ma in ogni caso di tipo “partecipativo”, dal momento che «i beni comuni sono la base della democrazia partecipativa autentica»….
Note:UGO MATTEI
la possibilità di avere un elenco dei beni comuni derivanti da caratteristiche fisiche e oggettive diventa pressoché impossibile
Note:ELENCO IMPOSSIBILE
3. Beni culturali e beni comuni: una sovrapposizione davvero impossibile?
se pensiamo ad esempio a un museo risulta però difficile credere che vi sia l’impossibilità a escludere potenziali free riders. Qualche problema in più può presentare un parco archeologico di vaste dimensioni, nel quale i costi di esclusione sono sicuramente più elevati: tuttavia grazie alle tecniche moderne di sorveglianza e di controllo degli accessi i parchi archeologici sono sicuramente nelle condizioni di poter fare pagare un biglietto per accedervi
Note:UN MUSEO ESCLUDE. DIFFICILE CONSIDERARLO BENE COMUNE
L’esclusione è invece impossibile o quasi per le facciate di edifici storici, oppure per i monumenti posti al centro di piazze o luoghi aperti. Ma, in questi casi, non ci troviamo più al cospetto di un consumo “rivale”
Note:FACCIATA DI UN PALAZZO STORICO: NON ESCLUDIBILE MA ANCHE NON RIVALE
La tesi del fallimento del mercato considera le persone come individui isolati, che vivono in un ambiente etereo anziché in uno spazio tridimensionale con un contesto di istituzioni e storia. Una tale astrazione priva di materialità, basata su premesse mai verificatesi in nessuna società reale, produce una teoria che può essere sì validamente dedotta da tali premesse, ma che non è in sintonia con l’esistenza umana nel mondo reale.{358} Ostrom ha proprio dimostrato come la cooperazione fra individui si sia attuata in contesti che avrebbero invece dovuto portare a fallimenti di mercato
Note:GESTIONE PRIVATA DEI BENI PUBBLICI
i beni culturali vengono ritenuti “comuni” proprio perché necessari all’esercizio dei diritti fondamentali delle persone: questo modo di intenderli rimanda alla caratteristica dei beni culturali di veicolare conoscenza… allora non dobbiamo più chiederci se i beni culturali siano anche “comuni”, ma piuttosto se la conoscenza stessa sia un bene comune
Note:VEICOLARE CONOSCENZA
Il “merito” dei beni culturali starebbe «nell’incoraggiare alla cultura e nel diffondere il senso del bello e della qualità estetica».{362} La loro tutela e valorizzazione andrebbe pertanto promossa per le “esternalità” positive che produce: andando ad accrescere il capitale culturale e umano delle persone.
Note:ESTERNALITÀ DEL BENE CULTURALE
«Il bene comune non è dato, si manifesta attraverso l’agire condiviso, è il frutto di relazioni sociali tra pari. […] Il bene comune nasce dal basso e dalla partecipazione attiva e diretta della cittadinanza. Il bene comune si autorganizza».
Note:FONDAZIONE TEATRO VALLE BENE COMUNE
la cooperazione sarebbe un valore in sé, da anteporre o quasi a tutto il resto. Ma tale modello incentrato sulla proprietà collettiva, storicamente, ha avuto più spazio proprio quando le dimensioni dello Stato erano più contenute: più si è allargato il perimetro dell’intervento pubblico, più si sono ridotti gli spazi di autorganizzazione… Anche nel settore dei beni culturali, l’intervento dello Stato, sia al fine di tutelarli sia al fine di gestirli direttamente, ha limitato i diritti di proprietà privata su di essi e ha inoltre allontanato i cittadini dal prendersi cura direttamente del patrimonio culturale:
Note:COOPERATIVE E STATO
4. Quali forme di gestione?
Come scriveva Massimo Severo Giannini, «il bene culturale è pubblico non in quanto bene di appartenenza, ma in quanto bene di fruizione».{371} Se le premesse sono queste, la gestione dovrebbe allora andare a chi meglio può garantirne la fruizione: una gestione economicamente sostenibile capace di soddisfare nel migliore dei modi i consumatori.
Note:FRUIZIONE PUBBLICA.... NON GESTIONE PUBBLICA
si aggiunge la difficoltà nella individuazione della comunità di riferimento a cui idealmente ricondurre il bene (per eventualmente realizzare una gestione “partecipata” dello stesso). Qual è infatti la comunità di riferimento di un museo o di un bene culturale in generale? Come la si identifica? A chi dovrebbe appartenere e da chi dovrebbe essere gestita, ad esempio, la casa-museo di Goldoni… Pensiamo ad esempio alla categoria di Patrimonio mondiale (dell’umanità) sancita dall’Unesco, oppure a una piccola pieve che ha un preciso valore solo per un limitato numero di persone che risiede nelle sue vicinanze….
Note:COMUNITÀ DI RIFERIMENTO
5. Conclusioni
i beni culturali racchiudono al proprio interno una varietà di beni che è praticamente impossibile considerare in maniera unitaria
Note:TROPPA DIVERSITÀ
La stessa Costituzione, già oggi fornisce un quadro all’interno del quale la “riappropriazione” del patrimonio culturale è incentivata. Come stabilisce l’articolo 118, comma 4: «Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà».
BASTA IL CONCETTO DI SUSSIDIARIETÀ GIÀ PRESENTE IN COSTITUZIONE

martedì 6 giugno 2017

Il ritorno del dilettante SAGGIO

Reactionary Progress - Amateur Scholars and Open Source – Future Imperfetct by David Friedman
TESI: L’OPEN SOURCE SEGNERA’ UN RITORNO DEL DILETTANTE. MA SARA’ UN RITORNO AL PASSATO
***


SPLENDITI DILETTANTI… LA STORIA NE E’ PIENA

Malthus and Darwin were clergymen, Mendel a monk, Smith a mining engineer, Hutton a gentleman farmer, Mill a clerk and writer, Ricardo a retired stock market prodigy. Of the names I have listed, only Newton was a university professor
SPLENDITI DILETTANTI… LA STORIA NE E’ PIENA  
In the twentieth century, on the other hand, most of the major figures in all branches of scholarship have been professional academics.
XX SECOLO: L'AVVENTO DEL PROFESSIONISMO...   
Why did things change? One possible answer is the enormous increase in knowledge. When fields were new, most scholars did not need access to vast libraries.
MA PERCHÈ UNA SIMILE DINAMICA? IPOTESI: LA CONOSCENZA ESPLODE.…..
The Web, while not a complete substitute for a library, makes enormous amounts of information readily available
CON IL WEB LA CONOSCENZA È DISPONIBILE PER TUTTI. IL RITORNO DEL DILETTANTE E’ PIU’ CHE PROBABILE.   ...
An alternative explanation... downward spread of education. In the eighteenth century, someone sufficiently well educated to invent a new science was likely to be a member of the upper class, and hence had a good chance of not needing to work for a living.
ALTRA IPOTESI: MOLTI, NELL'800, NON AVEVANO BISOGNO DI LAVORARE E POTEVANO DEDICARSI ALLA RICERCA. NEL XX SECOLO LE COSE CAMBIANO      
most educated people today are rich - rich enough to make a tolerable living and still have time and effort left to devote to their hobbies.
OGGI, NELL’ERA DELL’ABBONDANZA, IL BISOGNO DI LAVORARE TORNA A DIMINUIRE PER MOLTI APPARTENENTI ALLA CLASSE AGIATA…                IL 
These arguments suggest that, having shifted from a world of amateur scholars to a world of professionals, we may now be shifting back.
RITORNO DEL DILETTANTE NEL XXI SECOLO...
Two examples: Robin Hanson... His hobby was inventing institutions. His ideas - in particular an ingenious proposal to design markets to generate information - were sufficiently novel and well thought out to make corresponding with him more interesting than corresponding with most of my fellow economists.
Esempio 2. One of my hobbies for the past thirty years has been cooking from very early cookbooks... When I started... There were no translations of early cookbooks in print and very few in libraries... The situation has changed enormously over the past thirty years... the biggest change is that there are now at least seven English translations of early cookbooks on the Web, freely available to anyone interested... Most of the translations were done by amateurs for the fun of it.
DUE ESEMPI......
The professionals, on average, know much more than the amateurs do, but there are a lot more amateurs and some of them know quite a lot.
LA SITUAZIONE ORA  
amateurs have access not only to information but to each other, as well as to any professional

ACCESSO ALLA CONOSCENZA MA ANCHE ALLE PERSONE
***
OPEN SOURCE SOFTWARE


rising incomes and improved communication technology make it easier to produce things for fun.
CREARE PER DIVERTIMENTO
The best-known example is Linux... graduate student named Linus Torvalds.
IL SIGNOR LINUS
The mechanics of open source are simple. Someone comes up with a first version of the software. He publishes the source code. Other people interested in the program modify it - which they are able to do because they have the source code - and send their modifications to him. Modifications that he accepts go into the code base,
LA MECCANICA OPEN SOURCE: TUTTI DENTRO.
Eric Raymond: open source has its own set of norms and property right... Linus Torvalds owns Linux. Eric Raymond owns Fetchmail. A committee mittee owns Apache... anyone is free to modify... provided that he makes the source code to his modified version public... each can take advantage of improvements made by the others.
REGOLE OPEN SOURCE
such ownership is controlled by rules similar to the common law rules. Torvalds: If he loses interest he can transfer ownership to someone else.
VI RICORDA QUALCOSA? MA SÌ... LA COMMON LAW
There is a second form of ownership in open source - credit for your work. Each project is accompanied by a file identifying the authors.
RICONOSCENZA E REPUTAZIONE: IL MOTORE DELL’OPEN SOURCE
open source movement is simply a new variation on the system under which most of modern science was created. ated. Programmers create software; scholars create ideas.
L'OPEN SOURCE C'È DA SEMPRE. CHIEDERE AGLI STORICI DELLA SCIENZA.
Scientific theories do not have owners in quite the sense that open source projects do, but at any given time in most fields there is considerable able agreement as to what the orthodox body of theory is.
CHI È IL PROPIETARIO DI UNA CERTA TEORIA SCIENTIFICA?
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JIMMY WALES'S IMPOSSIBLE SUCCESS
Few projects seem less suited to the open source approach than writing an encyclopedia. For it to be a success readers must rely on it, so a mistake in one article casts doubt on others.... In 2001, Jimmy Wales created Wikipedia
OPEN SOURCE E ENCICLOPEDIE
With rare exceptions, any article can be edited anytime by anyone.
OPEN SOURCE RADICALE
More often than one might expect, the article evolves to a consensus, a statement of differing views that both sides can agree on.
IL CONSENSO... EMERGE
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MERCATO E GERARCHIA


firms themselves are miniature socialist states... There is one crucial difference between Microsoft and Stalin's Russia. Microsoft's interactions with the rest of us are voluntary.
COSA DIFFERENZIA UN'IMPRESA DA UNO STATO? NON IL SOCIALISMO. C'È MOLTO SOCIALISMO ANCHE NELLE IMPRESE
The easier it is for a dispersed group of individuals to coordinate their activities, ities, the larger we would expect the role of decentralized coordination, market rather than hierarchy, in the overall mix... the existence of the Internet had shifted the balance between center and periphery.
IL VANTAGGIO DELLA COOPERAZIONE VOLONTARIA: IL DECENTRAMENTO
Eli Lilly had decided to subcontract part of its chemical research to the world at large... according to a story in the Wall Street Journal, they had gotten "about 1,000 scientists from India, China, and elsewhere in the world"
DECENTRARE LA RICERCA IN UN MONDO DALLA CONOSCENZA DISPERSA
Consider a chemist hired to work in an area related to one of the problems on the list. He has an obvious temptation to slant... A chemist paid by firm A while working for firm B
IL PROBLEMA DEL DECENTRAMENTO: IL LAVORO OCCULTO
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LA GUERRA DELL'INFORMAZIONE NELL’ERA DELL’INFORMAZIONE
Internet supports decentralized forms of cooperation. It supports decentralized forms of conflict as well.
INTERNET: IL REGNO DEL DECENTRAMENTO. TUTTI DICONO LA LORO. MICROCONFLITTI OVUNQUE 
Case 1: The Tale of the Four Little Pigs... The year is 1995, the place Cornell University. Four freshmen have compiled piled a collection of misogynist jokes entitled "75 Reasons Why Women (Bitches) Should Not Have Freedom of Speech" and sent copies to their friends.... The central question is whether creating such a list and using email to transmit it is an offense that ought to be punished or a protected exercise of free speech... La preside punisce...     the students have offered to do the following: Each of them will attend the "Sex at 7:00" program... the students have offered to do the following: Each of them will attend the "Sex at 7:00" program... Each of them has committed to perform 50 hours of community service.... There are at least two ways to interpret that outcome. One is that Ms. Krause is telling the truth, the whole truth, and nothing but the truth - Cornell imposed no penalty on the students, they imposed an entirely voluntary penalty. ... The alternative interpretation starts with the observation that university sity administrators have a lot of ways of making life difficult for students.... Risultato: They publicly maintained their commitment to free speech while covertly punishing students for what they said.... Someone who preferred the second interpretation thought up a novel way of supporting it. An email went out: Now that we have had time to evaluate the media response, I think we can congratulate ourselves on a strategy that was not only successful cessful in defusing the scandal, but has actually ally enhanced the reputation of the university as a sanctuary for those who believe that "free speech"... Yours sincerely Barbara L. Krause...... The letter was not, of course, actually written by Barbara Krause... It was written, and sent, by an anonymous group calling themselves OFFAL - Online Freedom Fighters Anarchist Liberation. The letter was a satire... Their summary: We believe that ridicule is a more powerful ful weapon than bombs or death threats. And we believe that the Internet is the most powerful ful system ever invented for channeling grassroots root... The correct point was that Cornell's actions could plausibly be interpreted preted as hypocritical - attacking free speech while pretending to support it.... What I find interesting about the incident is that it demonstrates a form of information warfare made practical by the nature of the net - very low transaction costs, anonymity, no face-to-face contact.
TIPICO INCIDENTE DELLA NOSTRA EPOCA: SILENZIARE IN NOME DELLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE?
Some years ago on a Usenet group, I read the following message: I believe that it is okay to have sex before marriage unlike some people... Please write me and give me your thoughts on this. You can also tell me about some of your ways to excite a woman because I have not yet found the right man to satisfy me.......It occurred to me that what I was observing might be a commercial variant of the OFFAL tactic....that form of information warfare has been used frequently enough online to have acquired its own nickname: "Joe job."
DISTRICARSI CON IL FAKE. LA NUOVA VIRTU’. CHI NON LA POSSIEDE PENSA AL PROIBIZIONISMO


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UNA STORIA TRISTE: FURTO D’IDENTITA’
For my present purposes what is interesting is not which side was guilty but the fact that either side could have been, and the problems that fact raises for the world that they were, and we will be, living in.
FURTO D'IDENTITÀ. TIZIO FINISCE NEI GUAI PERCHÈ QUALCUNO ACCEDE ALLA SUA MAIL


solution is some way of knowing who sent what message.... One possible solution is the use of biometrics, identification linked to physical characteristics such as fingerprints or retinal patterns.
COME RIMEDIARE A GUAI DEL GENERE? LA FIRMA DIGITALE RISOLVE IL PROBLEMA
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OPEN SOURCE E CRIMINI DIGITALI
online private investigator who, from the buyer's cell phone number, was able to get his real name and landline phone number. Attempts to interest the Chicago police department, the FBI, and the Secret Service were unsuccessful... "not large enough to interest us"... 
FREGATO SU EBAY REAGISCE. NEL MONDO DIGITALE L'AUTODIFESA GUADAGNA PUNTI. IN MERITO VEDI ANCHE LA SORTE DELL'AZIONE PENALE NELLA SOCIETÀ TRASPARENTE

venerdì 12 maggio 2017

La cultura ai tempi di internet

La cultura è qualcosa di centrale nella società umana e internet potrebbe minarne i meccanismi di trasmissione, questo il timore di studiosi rispettabili quali Jerome Barkow o Nicholas Carr.
Donald Bourdeaux è più ottimista e nel saggio “Does Internet Subvert Culture?” spiega perché.
Il rispetto dei giovani per i vecchi – e quindi la trasmissione culturale - è l’architrave su cui poggia la nostra specie, cio’ che ci differenza dagli animali. Almeno su questo ottimisti e pessimisti sono d’accordo: siamo nani sulle spalle di giganti.
Il giovane deve avere un modello da imitare e a cui ispirarsi, ed è possibile che internet con la sua opera di svalutazione sistematica dell’autorità costituita distrugga ogni modello che tende ad emergere.
Il rischio è che i nuovi barbari arrivino e distruggano tutto inceppando cio’ che abbiamo di più prezioso: la trasmissione culturale.
Eppure la lamentela ha somiglianze inquietanti col passato…
… an instance of that all-too-familiar ages-old phenomenon: elders convinced that today’s young’uns, with their new-fangled gadgets and independent ways, will cause society to coarsen and eventually collapse…
Guardiamo al mondo in cui viviamo. Alla nostra vita materiale, per lo meno: mai stata tanto prospera
… The ongoing production of material wealth that makes this trend a reality is not– despite what Thomas Piketty or Bernie Sanders might suppose– automatic or easy. It requires vast amounts of productive human creativity, effort, and flexibility. Such creativity and effort in turn require not only discipline and well-channeled intelligence, but also widespread trust. And widespread trust exists only when nearly everyone can be relied upon to keep promises even to strangers and to avoid taking advantage of others on those many occasions when such opportunism is possible…
Costante: costi di comunicazione più bassi promuovono fiducia e creatività. I catastrofisti del passato sono stati smentiti.
C’è anche meno violenza
… as Steven Pinker documents, human-on-human violence is today at an all-time low…
Ancora:
… Life expectancy continues to rise and illiteracy continues to fall… humanity has never been as wealthy, healthy, safe, and educated as it is today…
Il progresso cresce se è più facile parlare con gli altri.
La regolarità dei catastrofisti è ben nota…
… The 15th century printing press–
the 18th century newspaper
the 19th century telegraph and telephone
the 20th century radio, television, and e-mail
the 21st century Internet, smartphone, instant messaging, and social media
La premessa era: “adesso è diverso”.
Ciò non toglie che oggi possa essere veramente diverso… tuttavia un legittimo dubbio sorge.
Chi non ricorda il dibattito “telefono pro e contro”…
… The same telephone that allows the parents of a sick child to summon a physician at 3: 00 am allows that child, just a few years later, to be summoned by an acquaintance to participate in some heinous or self-destructive deed…
Così come il telefono, anche internet ha i suoi pro e i suoi contro
… The same Internet that allows my George Mason University colleagues each year to open the eyes of tens of thousands of students to the wonders of the economic way of thinking allows ISIS operatives each year to entice a few thousand impressionable young people into the ranks of vile evil-doers…
Si tratta di vicende molto simili: eppure il mondo è andato avanti e per molti è addirittura migliorato. Di certo dal punto di vista materiale.
Se comunicazione e progresso sono correlate non significa che il primo fattore sia causa del secondo. Tuttavia, ci sono teorie ragionevoli che lo ipotizzano…
… the more widespread and frequent is communication among strangers, the greater is the number of combinations of different ideas
C’è chi esprime il concetto con l’idea icastica  “ideas having sex”.
Il sesso è rischioso ma chi vi rinuncerebbe?
…  just as sexual reproduction by humans is not always successful– sex and reproduction do have their risks… that upside is so familiar to us today that we take it for granted…
La globalizzazione ha un lato benedetto che tendiamo a scontare…
… Pfizer, for example, is more likely to invest a billion dollars developing a treatment for the Zika virus if it expects to be able to market its treatment to hundreds of millions of people worldwide than if it could market that treatment only to a few hundred thousand people in North America…
Anche la pace, almeno in parte, è un portato della divisione del lavoro su scala internazionale. Tom Palmer ha espresso bene la logica che ci sta sotto: nessuno apre il fuoco sul proprio cliente…
… Each of us is today more dependent upon countless strangers… as Tom G. Palmer notes, “It’s bad business to slaughter your customers”…
Creare forti vincoli di dipendenza commerciale è una garanzia…
… evidence supports the proposition that international trade, while no guarantor of peace, does indeed make peace more likely…
Certo, l’abbinamento commerci e cultura è sempre stato oggetto di anatemi…
… fears expressed throughout history of how commerce– both in and of itself, and of the extension of commerce across political or ethnic borders– will weaken, worsen, or wreck ‘good’ cultures…
Si tratta di paure quasi sempre ingiustificate: tutte le culture sono frutto di un rimescolamento
… all of the cultures that we know today are themselves the products of past mixings…
Il mix distrugge il vecchio e lo rimpiazza. L’evoluzione culturale si accompagna sempre con una lamentela…
… such cry reflects the reality that human beings’ cultural skills are specialized to deal with the culture of their youth…
Chiedi chi erano i Beatles
… my grandparents not only did not enjoy the Beatles’ music, but seemed genuinely to find it to be “nothing but banging and screaming”…
Tutti noi siamo specialisti nella cultura della nostra giovinezza, e nessuno vuole perdere competenze. Analogia…
… we have at least as much difficulty learning to understand and to “use” new cultural developments as, say, an auto mechanic from 1964 would encounter were he to try his hand at repairing the engine of a 2014 Toyota Rav4
I “rimescolamenti” di internet sono peggiori di quelli passati? Probabilmente no…
… while the media… today differ from those of the past, there’s no evident reason to fear that these differences will be any less enriching…
Secondo Deirdre McCloskey: “alla gente piace sentirsi dire che il cielo sta cadendo”. Il pessimismo paga sull’agone della cultura come della politica…
… the gloomy ones will receive disproportionate public and (hence) political attention…
Regna una strana asimmetria
… who seek greater political power will have more success if they convince the public that doom looms on the horizon…
Facile previsione
… the possibility that the Internet will coarsen or damage culture will be seized upon by the fearful and by the politically opportunistic as sufficient justification for government-imposed restrictions on online activities…
Far suonare allarmi sui pericoli di internet è solo un modo per far scattare un opportunismo politico che non attende altro per restringere, limitare, proibire
Meglio focalizzare diversamente il messaggio…
… history teaches us that “unpredictable results and… disruptive change” are nothing new… they have more often than not in modern, liberal society improved rather than worsened humanity’s…

giovedì 11 maggio 2017

Cultura per tutti!

Le politiche culturali europee  hanno un problema: con i massicci finanziamenti statali abbiamo decretato la fine di una produzione artistica e culturale orientata al futuro e creato nel settore la classica mentalità auto conservatrice tipica delle corporazioni.
Si occupano di questo “mostro” Dieter Haselbach, Pius Knusel, Armin Klein e Stephan Opitz nel loro libro a più mani Kulturinfarkt: Azzerare i fondi pubblici per far rinascere la cultura”.
Quasi mezzo secolo vissuto al grido “cultura per tutti” non ha giovato…
… Dagli anni settanta i musei, i teatri, le biblioteche, le università popolari, le scuole di musica, le sale per concerti, i centri socioculturali, le scuole d’arte, i circoli letterari, le associazioni culturali, le spese per la cultura hanno registrato un aumento esponenziale…
Uno sforzo erculeo reso possibile grazie alla crescita economica degli anni settanta e ottanta.
Ma il moltiplicarsi delle iniziative ha causato non poco degrado…
… l’esplosione della concorrenza ha portato all’«eventizzazione» delle attività culturali che godono di incentivi pubblici…
Tra i politici la posizione prevalente è stata: lasciateci ampliare l’offerta!
Non meraviglia che tanta prodigalità abbia portato il sistema sia al collasso. Si può a buon diritto parlare di “bolla” culturale.
L’espansione della “cultura” è avvenuta senza un progetto. Pur di continuare a sperare che la festa non finisse ci si è rifugiati in extremis in alcuni miti che si sono presto rivelati tali…
… E quando, dal 1989, la faccenda dei fondi di bilancio si è fatta più problematica, tutti hanno invocato il management culturale
Oggi  le “iniziative culturali” ci escono dalle orecchie e fanno sentire la loro artificiosità…
… Senza cultura niente sembra più funzionare: né l’organizzazione della propria vita né la rappresentazione della società, né l’intervento della politica né la vendita di merci. Tutto sembra essere demandato a quel vago mezzo che è la cultura»…
L’ estetizzazione del quotidiano ha fatto passi da gigante.
“Cultura per tutti” era una pura politica dell’offertaZero domanda. Un fenomeno sospetto sin dall’inizio.
Le prime frizioni portate da una simile impostazioni le vediamo a Zurigo. Il sindaco sulle prime guerre al sussidio
… In un discorso del 1978 dichiarava: «La musica rock non è cultura». Tuttavia, già nel 1980 egli dovette cedere alle pressioni della piazza e aprire al pubblico la Rote Fabrik, centro culturale alternativo che si alimentava dello spirito punk…
Il problema: creare un cittadino che voglia godere di ciò che lo stato finanzia anzichè di ciò che sceglierebbe liberamente (il contrario dello spirito di mercato)…
… La logica della «cultura per tutti» si basava, e si basa tuttora, sulla speranza che sia il prodotto, facendo la sua comparsa sul mercato, a generare i propri consumatori…
Serviva qualcuno che gestisse questa espansione artificiosa: così è nato il management culturale. Negli anni novanta dominava il marketing; oggi va di moda la didattica. Tutti palliativi inadatti a raddrizzare il ramo storto.
L’unico soggetto irrilevante in questo mastodontico meccanismo: il fruitore
… Nessuno si è chiesto, però, quali fossero gli interessi dei fruitori…
Questo atteggiamento tradisce una mentalità
… Questo modello scaturisce da una visione elitaria della struttura della collettività, non da un’effettiva richiesta…
E se il fruitore rigetta ciò che non ha chiesto? Lo si educa
… L’infrastruttura culturale di oggi si basa su una visione pedagogica… il programma prevede l’educazione estetica del genere umano…
La soluzione non è originale anche se la similitudine che impone è imbarazzante…
… Peccato che questo principio provenga dal periodo dell’aristocrazia illuminata, dall’epoca predemocratica…
Il paternalismo premoderno va confuso e compensato con  forme di libertà un tempo sconosciute…
… la libertà dell’arte viene vissuta come liberazione dalla domanda…
E alla fine cosa caratterizza l’arte moderna?…
…un tasso di autofinanziamento del 15% o addirittura meno…
Ma anche il critico è un soggetto che potrebbe vincolare la libertà dell’artista. Va esautorato…
… i critici non hanno più autorità. Per ogni affermazione esiste un suo preciso e legittimo contrario…
Contraddizione del sistema: il cittadino può scegliere da chi farsi governare ma non che film vedere o che concerto ascoltare, non è considerato all’altezza,  a questo pensa il burocrate che dispensa sovvenzioni….
… contraddizione tra il progetto politico della modernità e il progetto premoderno dell’educazione estetica degli individui…
A questo punto scatta l’analogia tra istituzioni culturali della tradizione e chiese…
… Che probabilmente dobbiamo figurarci un futuro senza istituzioni culturali lo dimostra il destino delle chiese. Fino alla Riforma esse svolgevano la funzione di musei. Nel mondo cattolico lo fanno ancora oggi. In modo ineccepibile hanno tramandato e plasmato il pensiero e la storia, rendendoli accessibili e comprensibili a tutti…
In sintesi: l’arte europea è in un vicolo cieco, costa tanto e incide zero…
…Presumibilmente, l’Europa possiede il patrimonio culturale più costoso al mondo… in contrasto con l’assenza dell’Europa sui mercati mondiali della cultura… Sulla circolazione dei contenuti il nostro continente non esercita alcuna influenza… L’industria culturale globale, che determina ciò che è arte e ciò che non lo è, è in mano agli americani, ai giapponesi, ai coreani, ai brasiliani… I film tedeschi non arrivano nelle centinaia di multisala che oggi si costruiscono in India… nulla dell’Europa entra a far parte del bagaglio culturale delle nuove generazioni di indiani, cinesi ecc…
Questa condanna alla marginalità viene da lontano…
… L’avversione dei pensatori occidentali nei confronti dell’industria culturale si è manifestata nel modo più aspro con Max Horkheimer e Theodor W. Adorno….
Con “maestri” del genere alle spalle è difficile poi realizzare un’industria culturale dinamica…
… Un’industria culturale degna di questo nome si aprirebbe all’esterno orientandosi verso prodotti vendibili, dimostrando attenzione per le culture altre…
Per paradosso, la cultura delle sinistre non si è affrancata poi così tanto dal modello borghese
… Alla cosiddetta Nuova politica culturale premeva l’aspirazione borghese di formare la persona, di educarla esteticamente…
Ma in questo caso c’era un ostacolo
… Una reale democratizzazione della cultura, che sarebbe stata necessariamente una «massificazione», non poteva essere auspicata, visto lo scetticismo verso la cultura di massa…
Non si può  certo dire che l’operazione sia riuscita
… L’interesse delle giovani generazioni per le offerte sovvenzionate di cultura alta, lo sappiamo dalle statistiche, dopo gli anni inquieti non voleva saperne di crescere…
Facendo finta di niente si tentò di agire sul concetto di qualità abbassando l’asticella. Il caso Staiger
… Emil Staiger, professore di Letteratura dal 1943 al 1976 nella locale università, nel 1966 ottenne il Premio per la letteratura della città di Zurigo. Nel suo discorso di ringraziamento semplicemente liquidava come ideologica la letteratura contemporanea, che pullulava di «psicopatici e mostruosità in grande stile» e aveva perduto qualsiasi legame con i principi fondamentali della morale. La letteratura non era più arte, poiché aveva reciso il legame con i valori eterni. Dura fu la replica di Hugo Leber («Lo riconosco: mi sono piaciuti i poeti della cloaca»)22; Werner Wollenberger23 e Max Frisch rimproverarono a Staiger di accusare sommariamente un’intera generazione di scrittori e di essere fuori dal mondo…
Il nocciolo della questione era la definizione di qualità. Il peso del marxismo qui, almeno all’inizio,  si fece sentire…
… qualità era tutto ciò che favoriva una morale nuova e contraria allo sfruttamento…. In principio, disponeva di qualità artistica ciò che rientrava nei canoni borghesi-umanistici… Dagli anni settanta, di qualità era tutto ciò che criticava la società…. Dalla rivoluzione politica scaturì quella estetica… la qualità si manifestava nella distruzione dei principi artistici precedenti, cosa evidente nel free jazz, nel punk, nella pittura e nella musica classica contemporanea… Da allora reinventare l’arte come improvvisazione è considerata la più alta tra le imprese…
Dal marxismo al post-modernismo: siamo tutti maestri
… Come possono essere riconosciuti i maestri dell’età contemporanea, se fin dal principio ogni allievo che voglia essere preso sul serio può e deve affermare di essere un maestro?… L’abilità è out… Chi si pone nel solco di una tradizione ha già perso… vige un principio dell’associazione vaga…
Tutto vale purchè non si giudichi limitando l’abilità creativa. L’unico elemento da esaltare diveniva l’individualismo…
… La felicità dell’atto creativo e quella dell’esperienza sono affidate al solo individuo… si creava un’atomizzazione del processo di creazione…
Per non cadere nel nichilismo cominciano le contorsioni mentali e il concetto di qualità si fa astruso…
… un concetto di qualità stranamente vuoto, concetto che, quanto più è difficile da comprendere, tanto più viene impiegato con zelo dai promotori della cultura…
Con una montagna di soldi in ballo la “purezza” del giudizio estetico è pregiudicata…
… La «qualità artistica», definita come un criterio ovvio praticamente dalla totalità degli enti che la promuovono, è diventata un geniale strumento per difendere i propri interessi…
Per evitare l’ imbarazzo del giudizio si risolve con sovvenzioni a tappeto, una soluzione per altro in linea con il relativismo in voga…
… Anche laddove si tratta solo di un gesto di buona volontà artistica, questo deve essere sostenuto…
Di fatto emerge un nuovo inquietante criterio estetico, forse l’unico reale…
… Siccome noi promuoviamo qualcosa, questo qualcosa è buono. È l’ingegnosa via d’uscita dal dilemma del postmoderno…
Il prezzo della libertà creativa è l’arbitrio nelle scelte di finanziamento.
… Per questo motivo la promozione culturale del postmoderno privilegia l’eccentrico, l’originale… l’atto creativo privato e l’esperienza intima… l’arte diventa semplicemente un mezzo per procurarsi sensazioni straordinarie…
È qui che si consuma il vero distacco con il paternalismo borghese, nel rifiuto di sottoporsi ad un giudizio e quindi ad un’autodisciplina
… l’autodisciplina è l’ascesa sociale, che la cultura alta esige. Essa è in contrasto – e qui si rendono visibili le fondamenta ideologiche della divisione tra cultura seria (S) e cultura come intrattenimento (I) – con l’estasi vuota della cultura pop. Non può essere un caso che in un’epoca in cui l’autotrascendenza non è più di moda, soprattutto tra i giovani, sia così diffusa la sindrome da deficit dell’attenzione. Il rifiuto di sottoporsi all’autodisciplina deve trovare una motivazione nella medicina, non può risiedere nella debolezza della concezione culturale…
Non che il sistema previgente fosse esente da storture, i “desideri di secondo grado”, come li definisce il filosofo americano Harry Frankfurt, erano la norma…
… Si va all’opera per apparire come coloro che si intendono di opera. Si va al museo perché rientra fra le attività attribuite a una buona educazione; non importa che cosa si assimila. Una delle certezze della sociologia è che questi second order desires determinano in modo significativo il comportamento culturale… Credo […] in effetti, che l’interesse principale del pubblico risieda nell’esserci stato […] gli oggetti artistici funzionano come reliquie. Si ricerca una vicinanza magica… Come a Santiago de Compostela, così al Louvre…
Ma ora ”estasi rimpiazza il dominio di sè. Si fa di tutto per “creare” quella domanda che a suo tempo si era  deciso di ignorare.
Lacrime e risate, da sempre sospette nel mondo dell’arte, vengono sdoganate…
… Il cittadino sensibile è superiore alla plebaglia in preda all’estasi. Da Theodor W. Adorno in poi, un eccesso di emozione genera il sospetto di manipolazione… lacrime e risatesono i nemici dell’illuminismo…Questa concezione della cultura si accompagna perfettamente all’etica protestante. I cattolici si concedono, con il carnevale, un’opportunità di estasi…
Nulla è oggi più sacro e vero dei sentimenti, la crisi “percepita” è più importante di quella vera.
Il motto “cultura per tutti” aveva un obbiettivo preciso…
…L’iniziativa «cultura per tutti» si proponeva di eliminare la differenza attraverso la massificazione della cultura alta…
Esito?
…l’appartenenza al sistema artistico viene certificata da commissioni che decidono sulla promozione, i cui stessi membri fanno parte del settore culturale che beneficia degli incentivi…
Ma un nemico ci vuole
… Affinché esista la cultura alta, deve esistere anche la non cultura
Ma chi all’inizio doveva fare la parte dell’escluso (dalla spartizione dei finanziamenti) non ci sta, lotta duro e rientra nel novero (dei sovvenzionati)…
… Solo quando, nel 1981, la Rote Fabrik fu consegnata alla cultura alternativa con una sovvenzione annuale di due milioni di franchi, Zurigo riuscì a trovare pace dalle manifestazion… Analoghe, ma meno segnate dai cocci, sono le vicende della Kulturkaserne di Basilea31, dell’Usine di Ginevra32 o della fabbrica della cultura Kampnagel di Amburgo… Nella storia delle iniziative socioculturali della Germania occidentale questo schema si ritrova ovunque. Oggi la cultura alternativa è stata elevata al rango di «impegno civico»…
Col tempo si realizza uno strano equilibrio tra centri sociali e orchestre sinfoniche
… coesistenza astiosa, ma tutto sommato pacifica, tra coloro che godono delle sovvenzioni…
Il bersaglio si sposta, il nemico va definito in termini diversi, la “non arte” va rintracciata altrove…
… nella cara vecchia Europa vengono preferibilmente relegati nella zona della «non cultura» l’industria culturale d’impronta americana, le forme di cultura amatoriali, il folclore, l’intrattenimento, i videogiochi, l’arte che si finanzia da sé, l’arte degli immigrati….
Lo stato è il nuovo “critico”, tutti si addossano ad esso…
… Dalla società civile ha ricevuto il potere di definire che cosa è arte e che cosa non lo è….
Nasce il lobbista della cultura. Un caso classico di commistione…
…Il Goethe-Institut, per esempio, è un’associazione registrata, fondata dopo il 1945 su iniziativa privata. La sua struttura è deliberatamente modellata sulle organizzazioni statali che si occupano dei rapporti con l’estero…ovunque compare la dicitura «in conformità al Contratto collettivo federale per gli impiegati»…
Il più grande onore
… Nel mondo culturale tedesco e austriaco l’essere accostati allo Stato comporta un più alto grado di riconoscimento sociale…
Le nuove gerarchie…
… Quasi in tutti i Länder i primi ministri o i ministri alla cultura sono presidenti dei consigli di fondazione all’interno delle fondazioni dei Länder…
Un caso classico: la STIFTUNG PREUSSISCHER KULTURBESITZ
… La più grande organizzazione culturale tedesca,… Il consiglio della fondazione conta soltanto rappresentanti provenienti dall’amministrazione pubblica… totale mancanza di una gestione imprenditoriale… Questa è la realtà «satura di Stato»…
La cultura europea oggi deambula senza meta come un eroinomane
… nei due decenni scorsi, abbiamo avuto a che fare con una sempre crescente marginalizzazione della politica culturale. Questa ha origine principalmente dal blocco che deve a se stessa: non sa fare altro che chiedere «più soldi»…
Il progetto si è smarrito
… negli anni settanta ci si concentrava soprattutto sulle implicazioni sociopolitiche… negli anni ottanta e novanta si intendevano scoprire i potenziali economici di arte e cultura… Siamo sinceri: di tutto, più che troppo poco, c’è troppo…
Ora che le risorse scarseggiano, lo smantellamento è duro, la resistenza coriacea…
… Gli «eroi della ritirata», come li descrive lo scrittore Hans Magnus Enzensberger in un saggio pubblicato sulla «Frankfurter Allgemeine Zeitung» nel 1989, sono rari….
Ai politici piace solo “inaugurare“, oltretutto in un mondo che dipende dalle loro elargizioni la critica è merce rara, e quindi anche le voci contro che indichino un’alternativa…
…Una politica culturale ostinata che, se necessario, si schieri anche contro chi governa, è impensabile all’interno delle strutture odierne…
Nel XXI secolo non resta che gestire un penoso declino
… Al contrario di quanto avveniva negli anni settanta e ottanta, quando la politica culturale dava ancora ai giovani politici la possibilità di avviare una carriera proficua, soprattutto a livello comunale, oggi la sua considerazione pubblica diminuisce… sul campo della cultura sono poche le corone d’alloro da vincere…
Oggi la cultura scivola in fondo
… scomparsa degli inserti culturali e la perdita di reputazione della critica d’arte…
Un esempio dell’impasse di sistema è il dibattito sui videogiochi: sono arte?
Una domanda assurda se posta in contesti diversi da quello europeo: se possiedono anche un contenuto artistico emergeranno come tali in un sistema complesso di relazioni e culture che coinvolge soggetti variegati. E così è bene che sia quando la domanda presenta mille sfumature possibili. Ma nella pazza e sclerotizzata Europa bisogna invece decidere qui ed ora, e a decidere deve essere il burocrate che tiene i cordoni della borsa.
Con premesse del genere la farsa è assicurata
… dal 2009 esiste in Germania il Premio per i videogiochi istituito dal parlamento tedesco (nel 2011 il ministro alla Cultura Bernd Neumann, nel suo discorso in occasione del conferimento del premio a Monaco, disse: «I videogiochi sono ormai diventati una forma d’arte degna di nota dell’età digitale. Lo scopo del Premio per i videogiochi è di rafforzare la consapevolezza della qualità»), a essere premiati non sono però quei giochi che sviluppano il principio dell’interattività e che lavorano sull’estetica, bensì quelli che sprizzano political correctness da tutti i pori, ossia confermano le norme culturali del passato. Nel 2010 «Die Welt» ha definito il premio una «farsa penosa»…
Il burocrate nelle vesti di arbitro del bello conduce a conseguenze prevedibili…
… La politica culturale è sempre meno in grado di promuovere i cambiamenti… Si concentra sulla conservazione…
Ma cosa conserva il conservatore compulsivo?…
… Erhard Eppler. Per lui il punto decisivo era capire se vogliamo mantenere le strutture a spese dei valori oppure i valori a spese delle strutture…
Il conservatore compulsivo di solito è un ex rivoluzionare che dopo le barricate ha trovato uno stipendio statale nella “cultura”, ma la sua formazione lo rende refrattario ai valori tradizionali. Si limita a conservare la struttura.
A volte lo spettacolo è comico: chi ieri invocava la tabula rasa oggi è ossessionato dalla missione di tramandare
… Forse un simile rallentamento dello sviluppo è voluto dalla politica. L’identità si trae dal passato e le imprese culturali si occupano quasi esclusivamente di eredità, perché per loro tutto è eredità, non appena ci mettono sopra le mani. In ultima istanza, ciò significa che la sola missione delle istituzioni culturali è semplicemente tramandare… Sono nati così due sistemi paralleli, dove, però, l’efficienza del sistema privato è di gran lunga superiore a quella del sistema pubblico…
Qui si vede bene il punto di forza del privato
… Il rischio di non sopravvivere, che non dà pace alle imprese private, le obbliga a rivolgere l’attenzione ai consumatori, a rinnovarsi di continuo. Le imprese pubbliche sono in buona parte sollevate da queste preoccupazioni… Libera le imprese dalla necessità di svilupparsi e seguire la domanda per continuare a esistere…
Sganciarsi completamente dalla domanda è stato un errore letale: la domanda è innovazione…
… porre le imprese culturali pubbliche al riparo dal confronto con la domanda ha conseguenze fatali per la loro capacità di produrre innovazione… Per le istituzioni culturali, i successi e gli insuccessi sul mercato devono potersi riflettere nel budget, al di là di tutte le sovvenzioni…
Se le risorse non cadono più dal cielo si assiste al tentativo posticcio di fare marketing imbellettando i musei offrendo lo spettacolo dell’ottantenne in minigonna.
Il mondo della cultura si pone sempre obiettivi rigorosamente non misurabili, il che eclissa il fastidioso concetto di spreco. Abbiamo costruito un settore sempre “in bolla” che ha tratto vantaggio da tutte le bolle finanziarie…
… Norbert Lammert, presidente del Bundestag, ha puntualizzato: i teatri sono «rilevanti per il sistema […] non meno delle banche e dei parlamenti»65. Ciò significa che la cultura ha diritto a un sostegno statale illimitato… dov’è il dibattito che individua gli obiettivi della politica culturale che consentono di valutare se e quanto si debba risparmiare, non risparmiare o aggiungere?… Si può dire che la cultura abbia tratto vantaggio da tutte le bolle che hanno alimentato la nostra economia…
L’imperativo è: “soltanto l’arte sovvenzionata è libera”…
… L’arte che deve affermarsi sul mercato è giocoforza asservita al gusto delle masse. Per questo non può essere libera…
L’arte di stato è libera, chi deve inseguire una domanda si adegua. Il soggetto implicitamente disprezzato è il consumatore d’arte.
Una libertà del genere forse è sopravvalutata, sono i fatti a dirlo…
… una libertà di quel tal non-conformismo che, nel migliore dei casi, scaturisce dal giudizio di commissioni miste…
Sussidiare l’artista significa riconoscerlo… è il politico radicale non vuole certo “escludere” nessuno. Lui non “esclude”, semmai “include”. Tutti dentro… e sussidi a pioggia.
Tutti dentro” non significa altro che fine del principio di autorità.
Quel che da sessantottini si rivendicava per la scuola oggi lo si pratica (rivendicarlo sarebbe troppo) nella cultura.
Capiamo un po’ meglio un fenomeno tipico del nostro tempo: l’impossibilità di tagliare la spesa pubblica
… Risulta chiaro, quindi, perché l’innaffiatoio come modello di incentivazione non sia così facile da abolire. Crea un senso di appartenenza e trasmette a coloro che ricevono gli incentivi un’idea di partecipazione…
Tanta abbondanza e varietà suscita presto indifferenza se non nausea…
… perdita di significato dell’arte e delle sue opere, che si accompagna al calo della stima di cui godono gli artisti… l’ubiquità dei prodotti artistici portano alla nausea… perdita di attenzione… perdita di status dei critici…
Steven Erlanger sul distacco dell’arte europea dalla domanda…
… Il suo distacco dai fruitori è per Steven Erlanger, responsabile della cultura del «New York Times», il più grande handicap dell’Europa: «Non occupandosi abbastanza di cultura popolare, intrattenimento, industrie creative, mercato e diversità etnica, l’Europa sta vivendo una grande stagnazione culturale»…
Quando il prodotto non ha domanda che si fa? Se l’ottantenne non seduce si puo’ sempre metterle la minigonna…
… si punta forte sulle «sensazioni straordinarie», l’eccesso di offerta ha logorato il concetto di «straordinario». Come con il salmone: trent’anni fa mangiare salmone era il top…
Si cerca l’ “evento” a tutti costi e il contagio: “sei andato sulla passerella di Christo?”…
… La regola della «società dell’esperienza» del postmoderno dice che là dove vanno in molti deve esserci un’esperienza: «Il pubblico oggi segue il modello storico del pellegrinaggio», constata Beat Wyss70. L’energia che si accumula con centinaia di migliaia di persone genera un’aura che si spera arrivi a contagiare noi stessi…
Cosa diventa l’artista?…
… Un artista di successo non crea un’opera, ma prende decisioni eccezionali, sceglie la strategia estetica giusta… «Alle istituzioni della borghesia colta succedono le comunità di fan», sostiene Aleida Assmann…
Tra arte e media esiste un’analogia
… Anche se hanno solo quattrocento anni, i media vantano un percorso paragonabile a quello dell’arte. La liberazione dalla supervisione statale, simile a ciò che ha rappresentato per l’arte la liberazione dal lavoro su commissione, ha portato al moltiplicarsi e infine a un eccesso di offerta che ha annientato il ruolo guida dei media…
Con la fine della domanda, l’offerta si accolla anche il problema della demarcazione (arte/non arte)…
… Se è vero che arte è ciò che beneficia delle sovvenzioni, allora non è arte ciò che ne fa a meno…
Fare arte non è più una sfida, non è più una comunione…
… È vero che non ci sono più i committenti, però manca un contraltare, un interlocutore che ponga l’artista davanti a una sfida…
Soluzioni? Sentiamo Baricco
… Bisogna spingere i cani verso la caccia, le persone verso l’arte, verso il loro momento di felicità culturale? Lo scrittore e critico della cultura Alessandro Baricco risponde di no e propone una soluzione radicale: basta soldi pubblici alle istituzioni culturali; meglio destinare i fondi a scuola e televisione… Il pubblico colto, secondo Baricco, non necessita di alcuna sovvenzione…
Baricco sui danni dei sussidi alla musica
… Non riesco a non pensare, per esempio, che l’insistita difesa della musica contemporanea abbia generato una situazione artificiale da cui pubblico e compositori, in Italia, non si sono più rimessi»…
Il fallimento del progetto “cultura per tutti” è su due fronti…
… La politica culturale non è riuscita né ad attirare l’attenzione di nuove fasce di pubblico né a livellare le disparità…
Ma guardiamo il bicchiere mezzo pieno: ci sono  stati anche dei progressi. A chi rendere merito?… 
… Baricco giunge alla conclusione che la cultura non è più un privilegio da tempo. Chi lo desidera può goderne. Tuttavia, aggiunge, questo non è merito di una politica culturale, bensì degli sviluppi avvenuti indipendentemente da essa: globalizzazioneinternet,benessere, aumento del tempo libero
C’è anche un chiaro fallimento politico. Il cittadino acculturato vota meglio?…
… Infine: la democrazia risulta rafforzata dalla nostra politica culturale? La rielezione di Berlusconi dimostra che l’abbondanza di cultura alta non innalza una barriera difensiva contro il dissesto morale dello Stato…
Quante speranze in fumo
… Per quarant’anni la politica culturale ha nutrito la speranza che il pubblico avrebbe trovato la strada giusta, che gli enormi investimenti nel patrimonio culturale e l’occupazione preferita della borghesia colta si sarebbero ammortizzati grazie a una vasta partecipazione…
Il direttore del teatro di Mannheim tradisce una mentalità che si perpetua… 
… «In fondo veniamo sovvenzionati per mettere in scena ciò che le persone non vogliono vedere»…
Christoph Vitali, l’allora direttore della Haus der Kunst meditava sui destinatari dell’arte contemporanea…
… «La vita culturale continua a essere prevalentemente una sfera di competenza della borghesia possidente e di quella colta, il coinvolgimento degli altri ceti della società o addirittura della crescente parte straniera della popolazione è un’illusione»…
Un tipico crollo per l’eccessiva lontananza dal pubblico…
… Un’eccessiva lontananza dal pubblico non va – in questo ha fallito per esempio Christoph Marthaler nel 2004 al teatro di prosa di Zurigo. Malgrado gli applausi della critica, il gradimento del pubblico è crollato…
Un settore “in bolla”…
… Un terzo delle organizzazioni no-profit attinenti all’ambito della cultura, i tipici sostenitori delle istituzioni e dei centri di produzione, è in rosso, il che fa pensare a un eccesso di cultura…
Il National Arts Index punta l’indice sulla scarsa competitività della cultura europea…
… la competitività del settore della cultura è pressoché inesistente di fronte ad altri ambiti quali l’istruzione, l’assistenza sociale, gli aiuti umanitari o la religione…
Non ci si va neanche più per “mostrarsi”…
… I confronti con il passato indicano che la cultura in quanto status symbol diventa sempre meno rilevante…
Prendiamo la lettura…
… Negli ambienti operai e impiegatizi il numero dei non-lettori è salito dal 33% al 43% nell’arco di dieci anni, quello dei lettori forti (qui definiti come coloro che leggono almeno dieci libri all’anno) è sceso dal 26 al 18%…
Ma cos’è la lettura oggi? Un ostacolo, anche per chi ha ambizioni culturali…
… Oggi la cultura che deriva dalle letture è considerata una zavorra. E questo non solo dagli individui socialmente svantaggiati, ma anche dai consumatori più assidui, categoria compresa tra i diciotto e i trent’anni. È vero che sognano l’e-book, ma della lettura intesa come negli anni settanta e ottanta non hanno nessuna considerazione. Costa troppo tempo vitale
Libertà è stata la parola simbolo delle politiche culturali europee. Critici (chi giudica) e consumatori (chi paga) sono stati visti come tiranni da cui affrancarsi. La liberazione è avvenuta con (liberanti) finanziamenti a pioggia: il finanziamento ti concede di non piacere, la “pioggia” ti concede di non giudicare. E’ nata un’arte astrusa, amorfa, solipsistica. L’assenza di una bussola ha fatto sì che alcuni si buttassero sulla mera conservazione, altra stortura. Finita la “birra gratis”, pur di avere un simulacro di pubblico si è ricorsi ad abbellire questi due “strani frutti” attraverso l’ “eventizzazione” e la ricerca di “emozioni forti”. Risultato: pubblico effimero, assenza di prospettive per il futuro, ruolo subalterno dell’Europa nella produzione artistica contemporanea. Morale: una “domanda” reale ci vuole, un libero giudizio ci vuole, una committenza privata ci vuole. Ci vuole tutto questo per avere una bussola, per sentire gli umori, per non finire soli con il proprio ombelico. Ci vuole anche se con essi arrivano anche forme sgradevoli di commercializzazione. Laddove questi elementi non sono stati annichiliti (per esempio concedendo generosi sgravi fiscali anzichè finanziamenti), le cose sono andate meglio.
(ANSA/ FILIPPO VENEZIA)
Se c’è una cosa che ci esce dalle orecchie sono le “iniziative culturali”…