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giovedì 24 dicembre 2015

The End of Asymmetric Information di Tyler Cowen e Alex Tabarrok

The End of Asymmetric Information di Tyler Cowen e Alex Tabarrok
  • i.a. e inconvenienti nell efficienza dei mercatiù
  • i.t. appiattisce a.i. e rende inutile le regole... es. licenze
  • obiezione: il mercato esiste proprio x reperire info... se il problema info è risolto il mercato nn serve +... fortunatamente il problema info si ripresenta a livello + profondo
  • Zz
  • macchine usate... black box e raccolta dati immodificabile... chi compra sa tutto
  • sanità e selezione avversa... sensori e sequenza genoma... problema privacy e problema sociali
  • il rifiuto di disclosure crea info
  • azzardo morale: imbroglio con le info private... assicurazioni a black box
  • reputazione e record track
  • i criminali ci insegnano quanto può fare la reputazione integrata da it
  • problemi di privacy: nn hai una seconds possibiliyà... tuttavia reputazione e anonimia possono convivere
  • problemi di razionalità: nn siamo dei bayesiani naturali ma tendiamo a sovrareagire all info
  • problemi sociali: la discriminazione impazza
  • principale/agente: come ups ctrl i suoi agenti... insegnanti indiani... impiegati governativi... + monitoraggio meno rendite più assunzioni
  • intelligenza artificiale: crea un terzo imparziale a cui depositare somme e rendere eseguibili i contratti
  • Ccc
  • risposta a ely (l assicurazione conoscerà meglio le conseguenze di un certo set genetico):
  • 1 la concorrenza annulla qs privilegio
  • 2 anche qui ci sono servizi che spianano le asimmetrie
  • risposta ad ely (niente asimmetria niente mrcato)
  • 1 nn confondiamo asimmetria e dispersione
continua

giovedì 10 febbraio 2011

Gattaca

Finalmente abbiamo visto Gattaca: in un futuro futuribile, la fonte d' informazione primaria - soprattutto nei colloqui di lavoro - sono i test genetici; senonchè, anche quel settore è infestato da truffe. La corrotta natura umana arriva ovunque: fatta la legge trovato l' inganno.

Stando al film, la genetica sarebbe un buon viatico verso intollerabili discriminazioni. Gli uomini vengono divisi tra validi e non-validi.

Purtroppo non si tiene conto di un elementare considerazione: lo stereotipo della genetica, molto semplicemente, si sostituirebbe agli stereotibi che usiamo già oggi (razza, sesso...). Con un pregio: sarebbe più accurato.

Nulla ci viene mostrato circa il fatto che la disponibilità di una simile preziosa fonte di informazioni, consentirebbe il superamento di stereotipi più rozzi ma non meno indispensabili.

In combutta con la libertà contrattuale, eliminerebbe o ridurrebbe al minimo le inefficienze da asimmetria informativa e statistical discrimination.

Questo portato liberatorio sfugge al film che preferisce concentrarsi su altro.

Una pecca a cui ne aggiungo altre tre:

1. le truffe sono abbastanza inverosimili; Per chi resta chiuso ed impaurito verso questo futuro a tinte fosche, è un' illusoria consolazione pensare di trovare un alleato nelle truffe. Un po' come chi pensava che l' espansione della rete telematica fosse stoppata dal proliferare dei virus. Hai voglia...

2. il protagonista, un "non valido", sembra il più determinato di tutti (sogna il suo sogno molto più intensamente degli altri): strano visto che la "determinazione" è uno dei tratti caratteriali dove la genetica ha più da dirci.

3. il credente, per quanto dipinto con simpatia, risulta poco più di un oscurantista che agisce in dispregio della ragione.

Ma il film ha soprattutto un merito che è tipico dei film americani: ci cala nell' ambiente ideale per riflettere in modo proficuo sulle sue eventuali pecche. Ci si dissocia, forse, ma si esce senz' altro edificati.

***

Nel video: nasce un bambino di dio, uno che poi da grande dovrà "rifarsi il trucco" ogni volta che va al lavoro.

martedì 2 settembre 2008

Paternalismo libertario

Penso proprio che mi procurerò l' ultimo libro di Richard Thaler e Cass Sunstein, l' argomento m' interessa.

Fare i libertari è tanto divertente perchè puoi concederti il lusso della coerenza e del rigore. Ma è anche un po' noioso perchè tutto si esaurisce in più o meno ingegnose elucubrazioni, è difficile l' applicazione integrale di quei principi.

Ecco allora che ci si pone il problema di dove sia meglio "cedere", di quale sia la strada più proficua da imboccare per trovarsi a mezza via con i propri avversari ideologici.

Già in passato mi sono espresso accettando alcune forzature in tema di informazione. Perchè è sull' informazione che punterei.

Ho l' impressione che la teoria del "Paternalismo Libertario" che Thaler/Sunstein mettono a punto vada nella medesima direzione.

I due puntano tutto sulla "possibilità di scegliere", però constatano anche come la capacità di giudizio dei soggetti soffra di lacune ineliminabili, d'altronde sono due "economisti comportamentali".

Come conciliare le due cose? Basterebbe mantenere sempre libera la scelta ma imporre alcune modalità di default per presentarla nel modo più trasparente al candidato. E via con gli esempi, si va dalle formule del "silenzio assenso", ai caratteri delle clausole contrattuali, alla disposizione degli alimenti nei centri commerciali eccetera. Chi offre deve attenersi a delle modalità di presentare la propria merce in modo da non sfruttare i bias cognitivi dei clienti.

Certo che questo è il modo migliore per rinforzarli quei bias, per evitare che l' evoluzione lavori al fine di correggerli. inoltre sudo un po' freddo a pensare che una cosa del genere venga lasciata in mano ai politici. Mi vedo già spuntare un bias al giorno a seconda delle convenienze. Ad ogni modo i politici hanno già in mano tutto.

Naturalmente un libertario rigoroso va a nozze criticando i mille proibizionismi impliciti nel "paternalismo libertario". Io invece lo salverei considerandolo semplicemente una scelta politica più che una teoria rigorosa. Ma forse è meglio che aspetti per toccare con mano cio' di cui sto parlando.

giovedì 24 gennaio 2008

Solo con lo "switch" è competizione

Mercato dell' energia, Realismo Energetico conta gli switch in giro per l' Europa.

Se proprio bisogna porre limiti al libero mercato allora si introduca un bel "comparatore tariffario" come chioedono alcune Associazioni dei consumatori.


Ancora una volta ci viene illuminata la via maestra: se proprio motivazioni pragmatiche devono indurci a cedere dall' intransigenza liberista, che lo si faccia in direzione di una "disclosure".