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lunedì 12 novembre 2012

La sete di governo dei libertari

Diversamente dagli anni 70-80, per alcuni libertari di oggi le dimensioni del governo non sembrano essere la bestia nera per eccellenza.

In passato andava di moda una lezione chiara. più il governo lavora male, meno domanda di governo ci sarà presso i cittadini.

Logico no? Peccato che le evidenza non confermino: a chiedere più governo sono proprio i cittadini che vivono in paesi con governi molto difettosi (l' Italia, per esempio). Come spiegarlo?

Forse chi abita in un paese retto da governi corrotti non auspica una drastica riduzione ma una moralizzazione. D' altro canto laddove il governo è più competente si accorgerà presto che una qualche forma di "privatizzazione" è auspicabile.

D' altro canto è bene che i libertari s' innamorino del governo: diverranno più esperti di politica e la cosa volgerà a loro vantaggio allorché proporranno le riforme. Una privatizzazione dilettantesca rischio di rinfocolare lo statalismo.

La narrativa passata dei libertari ha un rischio evidente: divide tra buoni (imprenditori) e cattivi (burocrati). Nessuna persona smaliziata crederà mai a nulla del genere. E anche gli ingenui non constateranno mai come i cattivi stiano solo da una parte.

L' urlo di battaglia si trasforma così da "tagliare" a "competenza"!

Qualcuno evidenzia un paradosso libertario: la libertà produce ricchezza e la sempre maggiore ricchezza produce domanda di governo. Ancora più chiaro chi formula in questo modo: la libertà produce innovazione e l' innovazione rende meno costosa la centralizzazione del potere.

I due dogmi libertari ("la libertà è bella" e "il governo è cattivo") andrebbero differenziati: il primo è molto più importante. A volte ci si è talmente spinti oltre su questa strada fino a fare l' apologia delle libertà positive, francamente il tutto suona come un rinnegamento dei principi libertari, senza contare che molti temi che mettono in imbarazzo i libertari (riscaldamento globale, proprietà intellettuale) possono rivelarsi inaspettatamente proficui alla causa. Non a caso uno dei massimi pensatori libertari fu Julian Simon, uno studioso che si dedicò anima e corpo proprio a queste tematiche "imbarazzanti".

LETTURE:

http://reason.com/archives/2010/01/13/five-reasons-why-libertarians/print

http://econlog.econlib.org/archives/2010/02/five_responses.html

http://econlog.econlib.org/archives/2010/02/why_arent_the_i.html

http://www.economics.harvard.edu/faculty/shleifer/files/NBER_Regulation%20and%20Distrust.pdf

http://www.cato-unbound.org/2007/03/11/tyler-cowen/the-paradox-of-libertarianism/

http://econlog.econlib.org/archives/2007/03/worst_advice_to.html

lunedì 9 gennaio 2012

Inutili guantoni

La mentalità libertaria è mal vista in gran parte degli ambienti cattolici, difficile nasconderselo; sempre più spesso preti e perfino vescovi, a volte addirittura dal pulpito, non esitano a lanciare strali e condanne esplicite. Avranno le loro ragioni, ma certo anche molti falsi miti contribuiscono a intralciare la comprensione reciproca. I più ostinati sono i soliti sei.

Mito 1: i libertari sono libertini.

Il libertario, in quanto tale, è solo scettico verso la tassazione dei "vizi".

Mito 2: i libertari odiano i poveri.

In realtà si prende sul serio il principio per cui “la legge è uguale per tutti”.

Mito 3: i libertari trascurano la solidarietà.

In realtà solo quella fatta con le risorse altrui. Per il resto la generosità è il pilone centrale della società libertaria.

Mito 4: i libertari sostengono la libertà solo perché fa loro comodo.

Le soluzioni libertarie sono entrate nelle accademie da un bel po’ di tempo e sono quindi soggette al vaglio del dibattito scientifico.

Mito 5: i libertari perseguono i cristiani.

Si predica invece una neutralità dei governi, per quanto possibile, rispetto alle religioni, in modo da non falsarne la concorrenza.

Mito 5: i libertari non sono pro-life.

Il dogma centrale dei libertari sancisce l’ inviolabilità della persona: una buona base per la difesa del nascituro.

Tirando le somme, un libertario potrebbe essere anche un libertino, abortista, avaro, opportunista, odiatore di poveri e di cristiani… potrebbe essere anche calvo e con i brufoli, ma sarebbe tutto cio’ indipendentemente dal suo credo ideologico.

Non diamo retta al gatto e alla volpe, trascuriamo il consiglio dei sobillatori e rifiutiamoci di indossare i guantoni.

Guang Yang

p.s. Ryan McMaken approfondisce.