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sabato 18 ottobre 2008

Per favore, sai dirmi quali sono i miei gusti?

C' è qualcosa che lega Baricco a Surowiecki? Direi di sì, ne parlo a Fahreunblog.

Conta più l' esperto o il popolo? Era inevitabile che si finisse lì.

martedì 8 gennaio 2008

Democrazia e ricerca del consenso

Surowieki, a pag. 202 del suo The Wisdom of Crowds, nel tentativo di difendere le pratiche democratiche, pone un discrimine essenziale tra Democrazia - da una parte - e ricerca del consenso - dall' altra.

E' una distinzione per cui si cerca di definire la democrazia in termini che vadano oltre quelli procedurali al fine di considerarla come pratica efficiente in tema di scelte collettive.

Chi fa della democrazia una semplice ricerca di consenso, la spingerebbe inevitabilmente nella palude della discussione infinita, prima tappa per giungere alla successiva sclerosi di tutti i processi decisionali.

Ma come passare dal consenso alla democrazia? Semplice, la democrazia dovrebbe essere caratterizzata da una responsabilizzazione diretta dei decisori.

Il micro-decisore di base che fonda il regime democratico è l' elettore.

E qui cominciano i problemi visto che la sua responsabilizzazione è molto scarsa poichè gli effetti delle sue decisioni cadono a pioggia sulla più vasta platea dell' intera cittadinanza.

Come internalizzarli?

E' necessario produrre incentivi (costi o ricavi) affinchè le sue scelte siano ben dirette.
Mi limito ad una tripletta di idee canoniche per chidere con una quarta idea recentemente venuta alla ribalta.


  1. Rendere il voto negoziabile. Attraverso lo scambio il diritto di voto verrà assegnato a chi è in grado di valorizzarlo al meglio. Un semplice mercato dei voti presenta però diversi inconvenienti poichè gli opportunisti si scatenerebbero. Si poptrebbero creare delle macro-agenzie di compravendita dei voti con una loro governance interna democratica.
  2. Diffondere l' autogoverno nelle diverse comunità attraverso un decentramento dei poteri. Sarebbe un modo per creare quelle macro-agenzie di cui parlavo al punto precedente.
  3. Liberalizzare il finanziamento della politica. A questo punto l' elettore diventa investitore, quindi un individuo responsabile.
  4. Fare dell' elettore un investitore creando un mercato delle scommesse elettorali. Le elezioni sarebbero tenute in due tempi. Nel primo si vota democraticamente per selezionare un set di obiettivi. E' un po' come se si scegliesse l' arma con cui i candidati dovranno battersi. Nel secondo step l' elettore non si recherebbe alle urne, bensì presso una "borsa elettorale" a fare le sue scommessa sulla base delle specificazioni-pesate che ciascun candidato avrà fatto sulla base del set di obiettivi pre-selezionato nel primo tempo. Le elezioni saranno vinte dal candidato che "crea più valore" nella "borsa elettorale". Già oggi, in effetti, l' elettore esprime la sua previsione circa la possibilità che un certo candidato raggiunga certi obiettivi. Solo che lo fa con la bocca e non con il portafoglio. farlo anche con i soldi internalizza le conseguenze delle sue decisioni.
In quanto precede c' è molta utopia (spero di quella buona) e molte difficoltà da affrontare mediante uno smussamento di alcuni concetti che espressi in modo tanto lapidario appaiono come insopportabilmente radicali; eppure spero che un' utilità ci sia: per esempio quella di mostrare l' intima natura della democrazia quando la si voglia tenere ben distinta da una semplice modalità per attrarre consensi.