Una sintesi per punti
- La verità divulgata: 1) le razze non esistono e 2) non esiste evoluzione recente in grado di diversificare l'uomo. Le affermazioni di Lewotin sorreggono il primo punto: le variazioni genetiche sono minime, meramente cosmetiche e del tutto irrilevanti. Gould è alla base del secondo: dacchè l'uomo è uscito dall'Africa non c'è stato il tempo materiale per avere differenziazioni significative. L'analisi del genoma ha ribaltato queste credenze. C'è poi l'argomento avanzato da Jared Diamond: poichè esistono criteri diversi per individuare le potenziali razze e questi criteri giungono a conclusioni diverse ciò significa che tutti questi criteri sono inattendibili. Esempio: perchè non consideriamo una razza quella composta da nigeriani+italiani+greci? Tutti e tre qs popoli posseggono il gene antimalaria!
- Partiamo da Diamond, il suo argomenta non sembra maolto serio ma motivato dal desiderio di gettare confusione. 1) nessuno ha mai tentato dimisolare le razze sulla base di un singolo tratto. Esiste il concetto di cluster omogeneo. È con quello che si lavora. 2) il carattere proposto da Diamond, poi, è una mutazione recente (4-6000 anni) e superficiale che non può certo costituire un elemento di distinzione razziale. La diaspora del continente africano è ben più vecchia.
- Un esperimento è bastato a confutare Lewotin, sebbene la sua obiezione sia più seria rispetto a quella di Diamond. Frammenti di genoma sono stati sottoposti a un pc col compito di raggruppare i 5 cluster più rilevanti. Ebbene coincidevano con le 5 razze e i 5 continenti. Si tratta quindi di differenziazioni cardine, altro che irrilevanti. Ma soprattutto si tratta di differenziazioni costanti e correlate con l'ipotetica razza e quindi altamente esplicativi. Inoltre in altri animali differenziali simili a quelli umani vengono ritenuti più che sufficienti a introdurre più specie.
- Per quanto riguarda Gould oggi sappiamo che i tempi evolutivi sono molto più rapidi di quanto pensavamo: i tibetani, tanto per farr un esempio presentano adattamento genetico all altitudine a neanche 3000 anni dal loro insediamento. Non solo, sappiamo anche che dalla diaspora almeno il 15% del genoma è sotto pressione evolutiva e sono ed esso ricomprende anche geni correlati allo sviluppo cerebrale.
- Il fatto che le razze abbiano una base biologica non implica che abbiano una base genetica. I geni sono sequenze proteiche che si trasmettono attraverso la riproduzione. Le sequenze esatte non sono sempre conosciute (nn si sa con esattezza dove un gene inizia e dove finisce) e a volte tale conoscenza è trascurabile. Naturalmente le sequenze più brevi sono anche le più facilmente controllabili e le più facilmente trasmissibili. Ebbene, tutte le razze condividono gli stessi geni (persino gli stessi alleli, ovvero le variazioni sui geni base). Ciò che cambia è la frequenza con cui si presentano taluni alleli. La differenza è dunque di tipo statistico.
- C'è un esperimento semplice semplice ma molto indicativo. Si considerano tot. genomi umani e si classificano in base alla ricorrenza di certi alleli componendo così dei cluster omogenei. I cinque maggiori coincidono con i 5 continenti che coincidono con le 5 razze. Tutto ciò nn può essere un caso? I geni prescelti nell'esperimento sono per così dire "neutrali", incidono poco sulla personalità ma noi sappiamo che 1) molti geni decisivi sono sotto pressione evolutiva (ovvero tendono a differenziarsi) 2) i tempi evolutivi sono molto più bre i di quel che pensavamo (2-3000 anni anzichè 30-40000) risultando compatibili con la differenziazione razziale della specie umana e 3) la pressione evolutiva si esercita a livello regionale.
- Per classificare l'uomo il metodo migliore consiste nel procedere con il concetto di razza, esattamente come aveva intuito Linneo.
- L'avversione verso questi studi è comprensibile, spesso hanno suscitato o si sono accompagnati a teorie sociali discutibili se non ripugnanti. Ciò non toglie che la scienza resti bloccata ancora a lungo. L'eugenetica non è lo sbocco necessario dello studio delle razze, in fondo noi sappiamo quali caratteri beneficiano di più la società. IMHO: esistono anche motivi etici, eh.
- Il razzista tende ad ordinare gerarchicamente le razze in modo immutabile. In un certo senso nn è un ignorante, va distinto da chi nutre semplicemente dei pregiudizi. Ma soprattutto il razzista non ragiona in termini statistici bensì individuali.
- L'innovazione di questo libro rispetto a quelli suoi "compagni"(pinker, deary, murray): partire dal genotipo anzichè dal fenotipo.