Il negazionismo di chi perseguita i negazionisti.
La Columbia University di New York è tra le università che lanciano l'allarme climatico ogni tre per due, eppure non fa niente per proteggere le sue strutture da eventuali inondazioni. Non costruisce, non innalza, non si sposta altrove. Nulla. Eppure parliamo di un pericolo tutt'altro che remoto stando ai modelli che sforna e alla posizione geografica dove si trova. Come mai? La mia ipotesi è che per chi combatte contro il cambiamento climatico, la prevenzione sia in contrasto con l'adeguamento. Se cedi sul secondo (per esempio, costruisci argini, impermeabilizzi, distribuisci aria condizionata...) stai minando la causa della prevenzione (per esempio: "che tutto il mondo vada con l'auto elettrica"). Solo con la prevenzione c'è qualche speranza di cambiare il nostro "stile di vita" consumistico e capitalistico. La riluttanza della Columbia ad intervenire per adeguare le sue strutture ai rischi di inondazione che lei stessa prevede è un fenomeno che chiamerei "negazionismo di chi perseguita i negazionisti". Sì perché gli "adeguatori" sono peggio dei "negazionisti" per chi combatte il capitalismo anziché il cambiamento climatico. Ma poi, se un'istituzione progressista, con leader intellettuali liberal come Jeff Sachs e Joe Stiglitz, non è disposta a fare investimenti proattivi, possiamo essere sicuri che i "Padroni dell'Universo" di Wall Street prenderanno qualche iniziativa? Non credo proprio. L'innalzamento dei mari sarà meglio fronteggiato con argini e uno spostamento in zone più sicure delle strutture oppure dal fatto che sette miliardi di persone vadano con l'auto elettrica e si riscaldino con le pale eoliche? La risposta pare scontata, ma per molti non sembra esserlo. In miniatura, guardate un po' dove stavano gli ecologisti quando si tentava di costruire il MOSE per salvaguardare Venezia dall'acqua alta. Un piccolo caso nostrano di "negazionismo di chi perseguita i negazionisti"