Visualizzazione post con etichetta mancuso. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta mancuso. Mostra tutti i post

sabato 2 luglio 2011

Condannati alla difesa?

Credere nella religione tradizionale africana equivaleva a giocare sempre in difesa. Non c’ era una dottrina a cui appellarsi; c’ era soltanto il sentimento del valore dei costumi antichi, della sacralità della terra natale. Assomigliava, in dimensioni ridotte, al conflitto in atto tra cristianesimo e paganesimo nel quarto e quinto secolo, all’ epoca della conversione del mondo classico. Il paganesimo non poteva diventare una Causa. In favore dei vecchi dèi e dei loro templi si poteva al massimo dire che esistevano da sempre e che avevano reso un buon servizio all’ umanità. Il cristianesimo, per contro, poggiava su un fondamento filosofico e poteva essere spiegato. La religione tradizionale africana non aveva dogmi; si esprimeva nelle sue pratiche e in cose come i cento amuleti che gli stregoni offrirono a Meutsa I prima della battaglia navale con i Wavuma.
V.S. Naipaul
All’ epoca in cui la squadra del cristianesimo mieteva trofei ovunque, era trascinata all’ attacco da un centravanti di peso – la ragione.
La ragione affiancava al sentimento una solida dottrina. La ragione collegava la Causa con l’ Effetto, la ragione procurava uno stabile fondamento filosofico.
Con questa punta di diamante tutto era possibile e il cristianesimo conquistò la coppa del mondo. Le sue coorti atteggiate a testuggine sfondavano le linee nemiche facendo volare per aria le bancarelle zeppe di amuleti.
La strategia – ora… da qualche secolo - è quella di svendere il nostro bomber rassegnandoci al catenaccio.
Certo, è una testa calda, a volte crea problemi nello spogliatoio, ma una volta venduto perderemo per sempre l’ occasione di disciplinarlo.
[… se ci mutiliamo della ragione come potremo denunciarne gli abusi?…]
Non trovate che sia esagerato confinare il ragionamento sulla fede ad esperienza adolescenziale che evapora una volta che al liceo s’ incontrano Marx, Freud e Nietzsche?
Si finisce per sedimentare istinti che posti davanti ad una pretesa “conoscenza” fanno scattare il deleterio riflesso di bollarla a prescindere come strumento di potere e causa di superbia.
Su questa via l’ intelligenza si degradata passando da dinamico trapezio in grado di proiettarci nelle  braccia di un altrettanto dinamico catcher a trampolino rabberciato che ci slancia all’ insù verso il nulla quando va bene, all’ ingiù verso il lastrico di una piscina prosciugata quando va male.
Leggendo il libro di Valter Binaghi e Giulio Mozzi10 buoni motivi per essere cattolici, mi sembra però di cogliere un certo fervore per il cambio di strategia.
I due blogger cattolici puntano molto sulla bellezza del racconto evangelico.
L’ atto di fede sembra essere innanzitutto l’ adesione a narrazioni meravigliose ed appaganti. Il cattolicesimo come bella immaginazione.
C’ è la favola triste della cacciata dall’ Eden e c’ è la favola terribile del diluvio universale. Poi ce ne sono molte altre di fattura altrettanto pregevole. Rapiti da questo fascino, sorvoliamo con naturalezza sulle incongruenze.
Ok, mi viene da dire, ma mentre nelle favole accadono tante cose prodigiose che c’ incantano, cosa succede nella realtà?
Rinunciando al nostro centravanti diventa difficile giocare partite del genere.
Non per questo, secondo gli autori, la voglia di dirsi cattolici scema; al contrario, monta perché… la storia della creazione è avvincente e aspettare la fine del mondo mantiene alta la tensione umana.
Perché la vicenda di Gesù è un’ appassionante storia d’ amore con un unico comandamento: ama!
Dubbio (mio): siamo sicuri però che l’ amore mondano sia svincolato dal fare il bene? E che il fare il bene nel mondo implichi anche una riflessione operativa e un calcolo? E’ da escludersi che l’ intenzione lastricherà mai alcuna via diretta all’ inferno?
[chi se lo ricorda?: L' enigma di San Francesco. Cristianesimo, Povertà e Teologia della Liberazione. … se il link non funziona, citofonare diana]
L’ apologetico duo prosegue con la delicata faccenda dell’ incarnazione.
L’ attacco è quanto mai appropriato: Gesù non è un supereroe.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=NWRrL2YJbLM]

Nel suo tran tran sboccia cio’ che ha di meraviglioso la banalità dell’ umano.
Puo’ farlo grazie alla normalità di Gesù, grazie alla vita appartata condotta fino alla soglia estrema del "gran finale", grazie al Gesù figlio di un piccolo imprenditore che impara un mestiere sul bancone del falegname pestandosi le dita con il martello. Un bravo ragazzo che sbaglia, soffre, inciampa, si rialza… e sempre in compagnia.
Peccato che, chiamati al passo successivo, ovvero a riconoscere il banale umano che tutti i giorni affonda i suoi gomiti nei nostri fianchi, anziché simpatizzare e intenerirsi per le mille manchevolezze che lo affliggono, si preferisce esorcizzarlo dipingendo lo sprezzante quadretto di una piccola borghesia dietro la cui maschera si occultano mille meschinità riprovevoli.
Altra riserva mi permetto di porla sul sospetto gettato di continuo verso ogni forma di umana organizzazione esteriore di chi vive la fede (nel mirino è la Chiesa istituzionale).
Operazione che stride con l’ omaggio alla carne.
Cosa significa organizzarsi se non far campare la carne? Non è un caso se persino il corpo puo’ essere sommariamente descritto come un’ organizzazione naturale.
Una volta accettata l’ incarnazione e l’ uomo-dio, la forma non puo’ più essere del tutto bandita nel discorso sulla fede. Ostinarsi a farlo segnala un’ ostia mal trangugiata.
Passiamo alla Grazia.
Nell’ atto di fede la Grazia gioca un ruolo decisivo, ok. La cosa è ben sottolineata.
Ma insistere nello svilire l’ azione dell’ intelligenza e della psicologia in queste faccende, deprezza quanto di umano c’ è in quell’ atto. Per evitare un simile rischio si potrebbe far notare come tutti i giorni ognuno di noi, indipendentemente dalle sue affiliazioni, compia atti di fede formalmente simili a quello cattolico senza che intervenga alcuna grazia. Basta il senso comune!
In altri termini, qualsiasi uomo ha dimestichezza con l’ atto di fede, qualsiasi uomo esperisce ogni giorno il naturale legame che quell’ atto intrattiene con la ragione. Questo Signor Qualsiasi potrebbe essere disorientato se ci impuntiamo su un desertificante monopolio da conferire alla Grazia.
Chiudo.
Narrazioni, immaginario, favole, bellezza…
E il vero, che fine ha fatto? Così come il reale, sembra defilarsi un po’ troppo in questo resoconto.
Il nostro centravanti non c’ è più, e forse questo incide sulla reticenza.
Come si lega la bellezza al vero?  A quanto pare non grazie alla naturalezza visto che “il pensiero naturale non ci serve a nulla”. Una pratica cruciale resta dunque in buona parte inevasa.
Possiamo davvero lasciare tutto slegato e puntare una posta tanto elevata sull’ appagamento estetico?
Mmmmmmmmmm.
Ho paura che chiudendosi in difesa prima o poi un gol lo becchiamo.
love link
Come al solito l’ entusiasmo con cui si obietta prende la mano, e alla fine il quadretto fornito è orribilmente deforme.
Non ci sono, infatti, solo perplessità. Tutt’ altro.
Dapprima fatemi notare come i coautori ci tengano a distinguere i loro testi. Chissà, forse la scelta non dipende solo dall’ irriducibile differenza stilistica (leggiadro quello di Mozzi, puntuale quello di Binaghi).
Sta di fatto che in alcune pagine più che in altre, non posso negarlo, agiscono potenti anticorpi in grado di opporsi virilmente alle derive paventate. Basti pensare a quando si parla del cristianesimo come mito compatibile con teologia e scienza, o quando si depreca l’ inane sociologismo che riconduce il male alla cattiveria, o alla brillante e interamente condivisibile tirata contro Mancuso e il Modernismo.
Dici poco!




venerdì 27 agosto 2010

Berlusconismo latente

Vito Mancuso recentemente ha messo in guardia l' intellighenzia italica: chi scrive per Mondadori "collabora con il nemico".

Il teologo si è svegliato un po' tardi ma non ha certo tutti i torti.

Come puoi un giorno dire che Berlusconi è il male in terra e il giorno dopo fare affari con lui finanziandolo?

Il mercato in fondo è una democrazia capillare e sofisticata in cui votiamo tutti i giorni. Non solo, possiamo pure pesare il nostro voto.

Mancuso si è accorto solo oggi di votare tutti i giorni per Berlusconi, e di farlo pure con un voto assai "pesante" (chissà che impressione). Da qui i suoi problemi di coscienza.

Ben arrivato sulla terra!, viene voglia di dire.

Altri "berlusconiani" che scrivono per Mondadori e per Einaudi hanno reagito, ne abbiamo sentite di tutti i colori. Sorvolo.

Non sorvolo però su un "berlusconiano" sorprendente, Eugenio Scalfari.

Anche lui accorda da anni l' autorevole preferenza a Berlusconi, e la giustifica dicendo:

1) che il problema resta quello del “gigantesco conflitto di interessi del capo del Governo in carica";

2) che finché Einaudi (Scalfari scrive per Einaudi) mantiene l’attuale autonomia rispetto alla proprietà, lui, Scalfari, e con lui tanti altri resteranno con Berlusconi;

3) che se ne andrà quando queste condizioni non siano più in essere.

Riassunto: il conflitto d' interesse è un problema, ma finchè non crea problemi, come problema possiamo trascurarlo. Da ultimo, si riserva in futuro, forse, di non votare più il magnate di Arcore.

?

Quanto riportato non è una gaffe fatta pensando tra sè e sè, non sono pensieri privati. E' la solita pallosissima articolessa che inizia in prima pagina di Repubblica e non si sa mai dove finisce, quel periodico fiume di parole squinternate quanto si vuole ma "ufficiali" che quasi nessuno leggerebbe in assenza della sintesi di zelanti sbobinatori.

E adesso, prima delle conclusioni, una parola sul "fratello scemo", ovvero il voto che non conta: quello politico che affido ogni tot anni alla mia volatile scheda elettorale.

La sua scarsa rilevanza è facilmente compresa: 1) non incide sull' esito finale 2) non mi responsabilizza in modo concreto 3) non ha molto senso meditarne l' uso: me lo regalano e m' impongono di regalarlo.

Detto questo, chiunque capisce che qualora il voto accordato con la scheda e il voto accordato con il portafoglio divergesse, per capire le reali preferenze dell' individuo dovremmo guardare al secondo.

Conclusioni: Scalfaro è molto più "berlusconiano" di me.

Viene voglia di dire: ma caro Barbapapà... ma perchè hai triturato i coglioni ai berlusconiani per decenni quando poi ti fai bastare una giustificazioncina tanto banale per continuare integerrimo la militanza berlusconiana?

In altri termini, avendo votato Berlusconi in questi anni, potrei avvalermi degli argomenti suggeriti da Scalfaro, ma non ne sento poi tanto l' esigenza, in fondo non sono berlusconiano a tal punto da potermi equiparare a Scalfaro, Mancuso e a parecchi altri pezzi da novanta... praticamente dei gerarchi. Solo chi si è spinto così in là nel sostegno a leader discutibili è chiamato a giustificarsi. Solo per loro ci sarà forse in futuro la Norimberga che tanto vorrebbero.

mercoledì 16 dicembre 2009

Matrix

Non l' ho capito.

Ma come fa a morire veramente chi muore in Matrix? Matrix non è solo un videogioco?

Quando muoio in sogno non muoio nella realtà. Non mi faccio neanche un graffio.

Riesco tranquillamente a concepire come verosimili anche le situazioni più improbabili: basta collocarle opportunamente lontano nel tempo.

Sono le situazioni impossibili a mandarmi in bestia.

Tutto il contrario la Sara, che si è goduta il film spassandosela come non mai incurante delle mie petulanti richieste d' informazione.

P.S. In realtà una spiegazione cervellotica esisterebbe. Giocare ai videogiochi ha anche ripercussioni reali: se perdo mi dispiaccio, per esempio. Cio' implica che la realtà virtuale puo' agire sul mio corpo reale. Mi deve bastare questo per spiegare il sangue che perdo sul cuscino quando inciampo e cado in sogno?

P.S. A proposito di film. Domani, in allegato ad un Foglio da 5.9 euro, esce il libro di Mariarosa Mancuso. Impagabile la prefa di Aldo Grasso anticipata sul corriere di oggi (link disponibile domani)(siccome oggi è domani, ecco il link).