- scopo del saggio: enfatizzare il legame lasco tra teoria dei beni pubblici e spesa pubblica. Eppure, stante la pedagogia attuale, il legame sembrerebbe invece decisivo.Evidentemente questa teoria ha dei limiti.
- Perché si vuol far apparire questo legame come importante: per non apparire dei moralisti ma degli efficientisti.
- nel collegamento bene pubblico/spesa pubblica si mescolano il concetto di non-escludibilità (non è possibile escludere dei consumatori e cio' incentiva comportamenti opportunistici. Soluzione ideale: trasferimenti volontari) e il concetto di non-rivalità nel consumo (non è desiderabile escludere è un caso particolare di monopolio naturale, il problema sta nella discriminazione dei consumatori). C' è poi un problema di finanza pubblica: come quantificare la spesa confrontando le utilità soggettive dei consumatori.
- Questo intasamento concettuale viola i principi pedagogici primari. In particolare, quello per il quale si insegna un principio alla volta. E poi quello per cui nell'insegnamento occorre procedere per gradi.
- Esempio di pedagogia ordinata del welfare: 1) concorrenza perfetta 2) buon senso del monopolista naturale 3) regolatore onnisciente 4) buon senso dei cittadini sulla produzione di beni non escludibili 5) tassatore onnisciente. Il tutto facendo notare come 3 e 5 ostacolano l'evoluzione verso 2 e 4.
- Per quanto riguarda il principio di non-rivalità: 1) ci sono beni che sono in concorrenza inaspettata con altri (es. libri) e 2) l'intervento governativo, quand'anche fosse necessario, sarebbe cmq solo di ordine regolativo. In altri termini: la spesa pubblica ha a che fare solo con i beni non escludibili
- guardando meglio i beni non escludibili scopriamo che non sono altro che esternalità ma cio' crea imbarazzo per il semplice fatto che noi viviamo immersi in esternalità che trattiamo senza il bisogno di tassare e finanziare alcunché. Evidentemente anche il legame beni non escludibili e spesa pubblica appare tutt'altro che nitido, giocano un ruolo buon senso, tradizione eccetera.
- se il buon senso dei cittadini e del monopolista appaiono una chimera perché mai dovrebbe essere realistico postulare l'onniscienza del governante e la sua infinita bontà?
- A titolo esemplificativo guardiamo alla generosità, i cittadini donano e donano tanto (l'economia non se lo spiega), inoltre non donano ai governi ma ad altri enti, evidentemente quando sono chiamati alla prova dei fatti 1) reagiscono anche se la teoria non lo prevede e 2) orientano altrove le loro preferenze rispetto al soggetto designato dalla teoria.
- Conclusione: il legame tra beni pubblici e spesa pubblica è talmente lasco che per rendere conto di quest'ultima occorrono teorie alternative.
- Dicevamo della tesi di fondo: lo stato non puo' essere giustificato come produttore di beni pubblici. Argomento: ci sono beni pubblici puri che lo stato non si sogna di produrre. Esempio? La prevenzione contro gli asteroidi.
lunedì 15 giugno 2015
Frences Volley sulla pedagogia dei beni pubblici
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