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mercoledì 30 gennaio 2019

LINK Un'alternativa al PIL

Here, for example, are a bunch of welfare indicators correlated against both GDP per capita (x-axis) and AIC (y-axis). Clearly AIC does a better job of reflecting these other indicators:

giovedì 7 luglio 2016

Paperone è impazzito

Paperon de Paperoni ha dato fuoco al suo deposito riducendolo in cenere.
Domanda: si è impoverito?
Nessun sistema contabile registrerà mai alcun impoverimento, ne suo nè della comunità a cui appartiene. Perché?
Si parte da un assunto: la ricchezza è qualcosa di soggettivo.
A volte la contabilità non è in grado di registrare un arricchimento: se per esempio concepisco un bel pensiero sono più felice e realizzato ma questa ricchezza non puo’ essere “contabilizzata” in alcun modo nel PIL.
Altre volte invece è possibile farlo: quando si realizza uno scambio.
Esempio: io ho qualcosa che tu valuti di più e tu hai qualcosa che io valuto di più: se ci scambiamo questi oggetti entrambi staremo meglio, e questo arricchimento reciproco è facile da “registrare”.
Di solito, l’oggetto che io ho e a te piace non lo posseggo per caso, l’ho costruito lavorando con i muscoli e con il cervello. Per questo che dietro la ricchezza segnalata dallo scambio c’è quasi sempre sudore e innovazione.
scrooge-mcduck-swimming-in-money
Ma torniamo a noi, se la ricchezza viene segnalata dallo scambio, l’impoverimento viene segnalato da uno scambio mancato. Lo spreco non è altro che uno scambio mancato.
Nel falò di Paperone non c’è alcuno “scambio mancato”, ci sono solo dei pezzettini di carta che bruciano perché così desidera il loro proprietario. Su che basi parlare di impoverimento?
Con i 500 euro che ho in tasca potrei comprarmi uno smartphone o gettarli nel lago. Qualsiasi sia la mia scelta non creo né ricchezza né povertà.
D’altronde, pensandoci bene, che differenza fa se Paperone tiene i suoi pezzettini di carta chiusi dentro il deposito o li brucia? Nessuna.
A questo punto qualcuno potrebbe pensare che è proprio l’avarizia di paperone ad impoverire la comunità.
E’ vero l’esatto contrario: sequestrando (o bruciando) tanti verdoni, Paperone alza il valore dei verdoni in possesso degli altri. Il principio sottostante balza agli occhi: più qualcosa è raro, più è prezioso. Una volta tolti di mezzo i molti verdoni di Paperone i miei e i tuoi diventano più rari.
Il fatto che l’avaro rinunci a molto significa anche che lascia molto agli altri. Ricordiamoci che l’avaro non è l’egoista. Paperone è avaro, non egoista. L’avaro è un filantropo a prescindere dalla sua volontà.

martedì 10 marzo 2015

Pil

The Henderson Misery Index, by David Henderson http://econlog.econlib.org/archives/2015/03/steve_hankes_mi.html

venerdì 12 settembre 2014

Perchè l'economia criminale non può entrare nel Pil

Perchè l'economia criminale non può entrare nel Pil | Esposito:



'via Blog this'



Interessante. Ma non concordo.



Utile comunque per capre il rapporto tra sommerso e criminale.



In genere questi redditi vengono stimati coi consumi, senonché molti consumi (quelli illegali) sono occultati. Si capisce che la stima tramite consumi tralascia gran parte dell' economia criminale.



Utile anche per ripassare il famoso sorpasso del PIL italiano ai danni di quello inglese.



Un passaggio molto problematico:



"... se il “sommerso” potrà venire alla luce del sole con una più efficiente lotta all’evasione e con una legislazione fiscale più semplice, l’economia “criminale”, invece, non potrà mai emergere..." 


Non è del tutto vero. Basta legalizzare gioco, prostituzione, droga... Cosa, del resto, che molti chiedono da tempo. Legalizzare la prostituzione (per esempio) è una scelta politica. Proprio come sarebbe una scelta politica aumentare le tasse. Entrambe sono lì a disposizione del legislatore. E francamente non saprei nemmeno dire quale sia la più immorale.

Secondo punto: l' autore è preoccupato che si inquinino i dati confondendo i creditori.

Secondo me la misura chiarisce invece meglio le idee ai creditori

lunedì 27 gennaio 2014

Pil ed economie aperte

http://www.youtube.com/watch?v=Woz3JtRClgw

Pallante: "la gente in coda consuma carburante e fa crescere il PIL"

Evidentemente va a produrre beni che valgono molto più della coda che debbono sorbirsi.

Fini e Pallante: "Il capitalismo idolatra il PIL".

Sicuri? Poniamo che s' immetta sul mercato capitalista un prodotto come la "droga perfetta" (niente dipendenze, grandi soddisfazioni e costi bassi). Ecco che si andrebbe verso una società opulenta, capitalista e con PIL collassato. Evidentemente le tre cose sono compatibili. Il PIL, nel mondo capitalistico, ha senso solo per confrontare economie aperte.

domenica 24 novembre 2013

Le trappole del PIL

"GDP: A Bad Measure of Well-Being, by David Henderson" http://feedly.com/k/Int5An

venerdì 30 novembre 2012

Luce in fondo al tunnel

Maestro: (passando davanti alla vasca dei pesci rossi): beato quel pesciolino, guarda quanto è felice.

Discepolo: come fai a saperlo?

Maestro: come fai a sapere che non lo so?

C' è un punto in fondo all’ anima a cui accede solo l’ introspezione.

Siccome la felicità si deposita lì, risulta molto difficile misurarla, non parliamo poi se dovessimo fare confronti interpersonali.

Le difficoltà si moltiplicano anche perché confondiamo di continuo felicità e piacere: il piacere è un' onda nel cervello, la felicità è la soddisfazione interiore con cui raccontiamo la storia della nostra vita.

Per essere felici occorre un impegno esistenziale: è consigliabile immolarsi per cio' che si ritiene importante.
In questi casi la cosa difficile non sta tanto nell’ immolarsi quanto nel trovare qualcosa per cui valga la pena farlo.

E' impossibile dare importanza a compiti elementari: non ci si realizza schioccando le dita.

Molto meglio puntare su attività che ci chiedano sacrifici eccezionali compatibili con la nostra indole: una situazione in cui felicità e piacere coincidono solo in fondo al tunnel.
felic

Di solito l' omino che misura la felicità spunta per le interviste proprio quando l' uomo sulla giusta via della felicità è oberato dai suoi sacrifici (lo è quasi sempre) e gli chiede a bruciapelo: lei è felice facendo quel che sta facendo ora? L' uomo felice - stressato, sudato, sotto pressione - lo manda a quel paese. A quel punto l' omino che misura la felicità segna la crocetta nell' ultimo quadratino in basso. Dopo qualche giorno l' omino che misura la felicità torna facendo la stessa domanda, ricevendo la stessa risposta e barrando la stessa casella.

Poi pubblica tutto con gran clamore.

http://www.tnr.com/article/politics/magazine/103952/happyism-deirdre-mccloskey-economics-happiness

http://www.bostonreview.net/BR37.6/claude_fischer_happiness_economics_psychology.php


P.S.: perché su questi temi preferire Haidt a Kahneman? Il primo ha un concetto complesso di felicità. Sufficientemente complesso da non renderlo misurabile.

P.S. illusioni ottiche nella misurazione della felicità: 1. siamo cattivi predittori affettivi 2. esiste il cosiddetto adattamento edonico 3. l' invidia conta più dell' egoismo in queste faccende

P.S. "possiamo anche fare una montagna di brain scan ma non saprò mai se le tue sensazioni quando vedi il colore rosso sono pari alle mie"

P.S. come si fanno i test? Domanda e risposta con tre opzioni: 1. infelice 2. felice 3. molto felice. Caso classico in cui significanza statistica  e significanza scientifica divergono.

P.S. se vuoi considera pure gli studi sulla felicità ma non permetterti di usarli per elaborare policy: dovresti redistribuire dal brahmino al taccagno.

P.S. la felicità non è fungibile, è multipla e si manifesta su varie dimensioni. L' amore per mio padre non si coniuga con la voglia che ho di andare all' Università. Non si possono fare scambi qui.

p.s. esperimento mentale: vuoi connetterti alla macchina della felicità o tornare a casa? Rispondi e cerca di comprendere la natura della felicità.

p.s. gli studi seri non fanno regressioni ma studianoi casi da vicino. Risultato: la gente è felice quando esercita le virtù.

p.s. come rispondere a chi presenta i problemi del consumismo? Dicendo che sono i problemi di sempre. Tutte le società gli anno avuti. Rispetto al passato abbiamo solo più strumenti per realizzarci e più ambiti dove farlo.

p.s. nota bene, tutto il discorso sull' impossibilità di misurare la felicità è un discroso pro pil

lunedì 19 novembre 2012

Doppia introduzione: al CPI bias e a Serge Latouche

Nell' Eden il PIL è pari a zero.

Domanda: quanto più una nazione si avvicina al paradiso in terra tanto più il suo pil decresce?

Cos' è il CPI bias: http://econlog.econlib.org/archives/2011/02/existence_enhan.html


mercoledì 27 gennaio 2010

Il Brutto e il Migliore

Brusco sul pil come misura di ricchezza. Solita diagnosi: purtroppo il meglior indicatore che abbiamo.

martedì 22 dicembre 2009

La qualità misurata

Sotto l' egida di un padre nobile come Zanzotto, Fahre in questi anni era solita mettere in fila scrittori e romanzi italici portatori di un messaggio che ripetevano in modo compulsivo: il nord est è spacciato e va lentamente trasformandosi in un inferno a cielo aperto (Covachich, Scarpa...). Fine del pascolo, della stalla, delle lucciole, domina la fabbrichetta e la mentalità da fabbrichetta (quella di Maso, per intenderci. Non quella che ha consentito di togliere la polenta dal cassetto dei pettini).

Ora si scopre che a Nord-Est si vive meglio.

Approfittiamone per riscoprire che gli scrittori non hanno nulla di serio da dirci sulla realtà, anche se adesso, sull' onda di Saviano e Paolini, si sono messi a fare reportages a tutto spiano. Lo so, basterebbe il Magris del Corriere per chiudere il discorso sul punto. Ma questo del nord-est era un fenomeno di massa e mi piaceva segnalarlo. Spero sia utile a farvi correre veloce quando Lucarelli e Genna vi inseguiranno con il ditino alzato per insegnarvi la contro-Storia d' Italia.

Ho molti dubbi che l' arte mi abbia "edificato", di sicuro non mi ha mai "informato". L' ho capito presto e, ringraziando iddio, ascoltando il buffone che parlava del "sociale" l' ho sempre trovato buffonesco, com' era del resto nella natura delle cose.

***

Bottom line: non credo comunque neanche alla qualità quantificata e con Alesina grido: "a ridatece il vecchio PIL".


add: Wolfer difende il pil

lunedì 2 giugno 2008

Realisti senza realtà. La vendetta dell' idealista libertario.

L' anatema più celebre contro i libertari fu lanciato dal grande filosofo Thomas Hobbes, l' autore del Leviatano.

Secondo lui l' istituzione statale, per quanto spiacevole, s' imponeva come necessaria.

Fuori dallo stato c' è solo cio' che definiva "società naturale", un ambiente in cui:

"... la vita dell' uomo si fa solitaria, povera, perfida, brutale e breve".

Sono parole immortali. Sono parole passate a prverbio e talmente vicine al buon senso - se solo si pensa ai primitivi - che ormai in pochi si peritano di soppesare.

Restano comunque i libertari e il loro idealismo un po' fanciullesco.

Ma forse il grande realista britannico non aveva visto bene la realtà. Forse non ne aveva nemmeno i mezzi.

Oggi li abbiamo e Gregory Clark è uno dei più abili nel maneggiarli.

Basterebbe osservare "la storia dell' uomo in un diagramma" per notare subito come il tenore di vita dei nostri simili non sia mai significativamente cambiato dalla preistoria al 1800.

Infatti GC lo nota. Ripetutamente. Anche perchè vorrebbe spiegare la singolare vicenda.

Forse è meglio ripeterlo: nell' Inghilterra del 1651 - anno in cui il grande filosofo proferiva il suo motto eterno - non si disponeva di mezzi materiali (case, cibo, vestiti...) granchè superiori rispetto a quelli di cui disponeva l' uomo del medioevo o il babilonese.

Neanche l' introduzione dell' agricoltura, che in molte zone soppiantò la caccia e la raccolta, fu in grado di alzare significativamente il tenore di vita. Il motivo è abbastanza semplice e mi permetto di non soffermarmi su di esso.

Semmai l' agricoltura introdusse alcuni istituti "capitalistici" da cui derivò una forte differenziazione all' interno dei componenti della società. Cominciarono a distinguersi proprietari e lavoratori.

Questa differenziazione distorce la prospettiva con cui guardiamo al nostro passato.

Dai romanzi, dai quadri spesso veniamo a contatto con lussuose tolette, con stoffe di pregio, con vestiti eleganti e quant' altro.

Ma non sappiamo di avere a che fare con un ceto elevato composto da una sparuta minoranza isolatasi grazie ai meccanismi sopra accennati parlado della rivoluzione agricola del neolitico.

In una tribù primitiva niente del genere è riscontrabile, cio' non toglie valore all' equivalenza fatta circa i living standard delle due società.

venerdì 30 maggio 2008

La storia dell' uomo in un diagramma



Se proprio vogliamo scegliere, questo mi sembra buono. Misura la ricchezza pro capite nella storia ed è il trampolino da cui Gregory Clark prende l' abbrivio per la sua analisi.

Non è proprio tutta la "storia dell' uomo" ma andiamo dall' anno 1000 prima di cristo ad oggi. Mi sembra possa bastare come capacità di sintesi.

Concentrarsi sulle condizioni materiali dell' uomo fa storcere il naso a molti.

Hanno torto gli scettici: c' è ampia evidenza di come la ricchezza influenzi lo stile di vita delle persone.

Se so che il reddito del Btswana raddoppierà sotto deboli vincoli distributivi nel prossimo decennio, sono in grado di presumere i comportamenti sociali che andranno affermandosi (detto in soldoni, la società del Botswana si avvicinerà alla nostra).

Le previsioni economiche a lunghissimo termine, tutto sommato, non sono poi così difficili. Basta vedere come vive l' elite dei più ricchi oggi e pensare che presto quelle abitudini si allargheranno ai molti. E' stato così per secoli e molto probabilmente lo sarà ancora. Faccio solo un esempio e passo ad altro: il turismo.

Certo che se questo diagramma illustra veramente la "storia dell' umanità", allora si tratta di una storia molto semplice: basta capire cosa è successo negli anni dell' impennata.

Da notare che c' è una descrizione da associare all' impennata: Rivoluzione Industriale. Cio' significa che il grande salto è concentrato nel tempo ma anche nello spazio: Inghilterra fine 700.

Anche i libri di idee sono un po' gialli. Allora dirò solo che... GC non crede in uno schock, per lui qualcosa covava da secoli...