Molti temono che un' immigrazione crescente possa sbancare il welfare e concludono sottolineando l' esigenza di un contenimento.
La logica di Jeffrey Miron, a cui mi sento simpatetico, è ben diversa: incentivare l' immigrazione stimolerà il contenimento del welfare.
Ricordiamoci che la multietnia limita la generosità: dove abbonda la diversità, si dà meno volentieri.
Vogliamo davvero trascurare questo fatto o vogliamo invece metterlo a frutto per una strategia coerente?
martedì 30 marzo 2010
lunedì 29 marzo 2010
Storia di un quasi-orco
Contrariamente alle mie abitudini, vorrei ora riferire un piccolo esempio concreto di come si forma una probabilità soggettiva a priori.
Sento parlare di preti pedofili e ho come la sensazione che certe cose, per quanto vere, accadano a mille miglia da me. Eppure, chi lo sa?, magari stanno succedendo adesso proprio sotto il mio naso ormai privo di olfatto.
Una cosa però è capitata veramente sotto il mio naso e l' odore (nauseabondo) l' ho percepito forte. Così come un certo sottile lezzo esalato dagli articoli di giornale che riferivano la vicenda.(Varesenews, Repubblica online, Ticino online).
Potete leggere tutto qui.
Tento ugualmente una precaria sintesi: Samuele, ragazzo in passato attivo in parrocchia, manda una raccomandata a Don Giuseppe per iniziare le pratiche dello sbattezzo, a lui non basta aver perso la fede, vuole annunciarlo al mondo. Ormai è vicino all' Oratorio dell' UAAR e verso quello della Chiesa, come di costume in questi casi, usa spesso toni sarcastici. Però, per molti particolarmente insignificante, continua a frequentare quest' ultimo poichè l' UAAR non vale certo una partita di calcio con gli amici (gonzi). Un bel giorno, mentre sta battendo un calcio d' angolo, il Don gli chiede se trova la cosa coerente (domanda opportuna visto chè è rivolta ad un neo-Razionalista). Urtato dall' interrogativo, il Nostro se ne va poichè ritiene che ci siano sufficienti elementi per considerarsi "cacciato" e poter scrivere a tutti i giornali facendo della sua vicenda un "caso".
Si badi bene, non stiamo parlando di un Prete integralista che lancia strali annunciando la dannazione eterna verso chi non osserva il digiuno pre-comunione. Non si tratta di un mostro pronto a divorare i nostri bambini. E se si sta camuffando, lo fa proprio bene.
Non si tratta nemmeno di un sanguigno Don Camillo pronto a rincorrerti con il bastone per tutta la Piazza facendoti entrare di diritto nella cronaca paesana.
Esemplifico: recentemente io e la Sara, richiesti di produrre un certificato con l' autorizzazione per sposarci fuori dalla nostra parrocchia di origine, poichè per altre pratiche c' eravamo già imbattuti in parroci "tignosi", abbiamo deciso di rivolgerci a colui che sicuramente non avrebbe sollevato questioni o messo bastoni tra le ruote: naturalmente il pensiero è corso a Don Giuseppe, che ci ha subito fatto trovare una strada in discesa.
D' accordo dunque l' accoglienza della pecorella smarrita, d' accordo la predisposizione all' ascolto, ma la comunità dei fedeli non puo' nemmeno essere un party continuo in cui è lecito recriminare se per un minuto al giorno si abbassa il volume della musica per dire un' Ave Maria. O no? [chiedo, visto che molti scuotono la testa].
Bene, riassumento, io conosco abbastanza bene il Don, conosco bene chi conosce il Don e me ne parla, conosco l' ambiente (che io stesso ho frequentato), conosco chi mi ha riferito i fatti, leggo come i giornali riportano la cosa, vedo come reagisce una persona di media intelligenza informata solo dai giornali, conosco bene o male il soggetto in questione (sintesi: voglia di lavorare saltami addosso)...
... bene, con tutto questo bagaglio di conoscenze meramente intuitive, spiegatemi come cavolo faccio a non avere per lo meno un apriori del 98% quando si parla di preti pedofili!!!!!
Penso che anche chi combatte la meritoria battaglia contro i preti pedofili (lamentando una certa "diffidenza ambientale"), debba rivolgere un pensiero non proprio riconoscente all' attivissima opera guastatrice dei tanti "Samuele" che sembrano delibare incantanti i piatti ricolmi del liquame che hanno appena desalivato all' interno loro stessi.
Sento parlare di preti pedofili e ho come la sensazione che certe cose, per quanto vere, accadano a mille miglia da me. Eppure, chi lo sa?, magari stanno succedendo adesso proprio sotto il mio naso ormai privo di olfatto.
Una cosa però è capitata veramente sotto il mio naso e l' odore (nauseabondo) l' ho percepito forte. Così come un certo sottile lezzo esalato dagli articoli di giornale che riferivano la vicenda.(Varesenews, Repubblica online, Ticino online).
Potete leggere tutto qui.
Tento ugualmente una precaria sintesi: Samuele, ragazzo in passato attivo in parrocchia, manda una raccomandata a Don Giuseppe per iniziare le pratiche dello sbattezzo, a lui non basta aver perso la fede, vuole annunciarlo al mondo. Ormai è vicino all' Oratorio dell' UAAR e verso quello della Chiesa, come di costume in questi casi, usa spesso toni sarcastici. Però, per molti particolarmente insignificante, continua a frequentare quest' ultimo poichè l' UAAR non vale certo una partita di calcio con gli amici (gonzi). Un bel giorno, mentre sta battendo un calcio d' angolo, il Don gli chiede se trova la cosa coerente (domanda opportuna visto chè è rivolta ad un neo-Razionalista). Urtato dall' interrogativo, il Nostro se ne va poichè ritiene che ci siano sufficienti elementi per considerarsi "cacciato" e poter scrivere a tutti i giornali facendo della sua vicenda un "caso".
Si badi bene, non stiamo parlando di un Prete integralista che lancia strali annunciando la dannazione eterna verso chi non osserva il digiuno pre-comunione. Non si tratta di un mostro pronto a divorare i nostri bambini. E se si sta camuffando, lo fa proprio bene.
Non si tratta nemmeno di un sanguigno Don Camillo pronto a rincorrerti con il bastone per tutta la Piazza facendoti entrare di diritto nella cronaca paesana.
Esemplifico: recentemente io e la Sara, richiesti di produrre un certificato con l' autorizzazione per sposarci fuori dalla nostra parrocchia di origine, poichè per altre pratiche c' eravamo già imbattuti in parroci "tignosi", abbiamo deciso di rivolgerci a colui che sicuramente non avrebbe sollevato questioni o messo bastoni tra le ruote: naturalmente il pensiero è corso a Don Giuseppe, che ci ha subito fatto trovare una strada in discesa.
D' accordo dunque l' accoglienza della pecorella smarrita, d' accordo la predisposizione all' ascolto, ma la comunità dei fedeli non puo' nemmeno essere un party continuo in cui è lecito recriminare se per un minuto al giorno si abbassa il volume della musica per dire un' Ave Maria. O no? [chiedo, visto che molti scuotono la testa].
Bene, riassumento, io conosco abbastanza bene il Don, conosco bene chi conosce il Don e me ne parla, conosco l' ambiente (che io stesso ho frequentato), conosco chi mi ha riferito i fatti, leggo come i giornali riportano la cosa, vedo come reagisce una persona di media intelligenza informata solo dai giornali, conosco bene o male il soggetto in questione (sintesi: voglia di lavorare saltami addosso)...
... bene, con tutto questo bagaglio di conoscenze meramente intuitive, spiegatemi come cavolo faccio a non avere per lo meno un apriori del 98% quando si parla di preti pedofili!!!!!
Penso che anche chi combatte la meritoria battaglia contro i preti pedofili (lamentando una certa "diffidenza ambientale"), debba rivolgere un pensiero non proprio riconoscente all' attivissima opera guastatrice dei tanti "Samuele" che sembrano delibare incantanti i piatti ricolmi del liquame che hanno appena desalivato all' interno loro stessi.
Uomini annodati
L' altruismo autentico è merce rara, difficile rintracciarlo ai giorni nostri. Difficile anche solo escogitare una procedura per individuarlo quando c' è. Eppure qualche esperimento si puo' fare.
Alice sa di poter donare ai poveri "attraverso lo specchio".
Lo specchio ha virtù strabilianti: chi dà, dà un euro; chi riceve, ne riceve mille.
Unico vincolo: con lo specchio si dona solo a persone lontane.
Spesso Alice è preda dello sconforto e del pessimismo, vede il suo dono manipolato e sviato da intermediari malvagi. Quando pensieri tanto foschi l' assillano, preferisce astenersi da ogni beneficienza.
Altre volte però si sente magnanima, benchè si rifiuti fermamente di donare attraverso lo specchio; in questi casi le logiche che segue la sua generosità mutano di volta in volta. Eccone un campionario limitato.
1. "lavoro sodo e contribuisco all' economia mondiale dando tutta me stessa: questo è il mio apporto".
2. "dono all' Ospedale locale, conosco chi ci lavora e in fondo una donazione vale l' altra, l' importante è farla".
3. "prediligo il consumo critico e quando compro il caffè ho in mente la foresta pluviale".
4. "perchè donare a chi è distante? Molto meglio beneficiare il mio vicino".
...
Qualsiasi sia la logica seguita da Alice, difficile pensare a lei come ad una persona altruista: come potrebbe esserlo veramente chi preferisce dare "uno" anzichè "mille"?
Ma forse al mondo il vero altruismo non esiste, infatti tutti noi abbiamo a disposizione uno specchio e anzichè 1 potremmo dare 1.000.
Il nome di questo specchio si chiama Interesse Composto e ci chiede solo di donare a persone bisognose che esisteranno in un lontano futuro. Ma chi è veramente altruista non pensa al "dove" e al "quando", pensa semmai al "quanto", pensa a "dare di più" secondo le proprie possibilità: lo specchio e l' Interesse consentono di dare molto di più.
Ben Franklin donò l' irrisoria cifra di 1.000 sterline alla città di Boston. Solo che lo fece nel 1790 e non donò semplicemente a "Boston" ma alla Boston del 1990. Il beneficiario passò all' incasso di... oltre duemilioni di dollari!
Chiudo con la domanda più scottante: visto che la nostra testa è quella di Alice e non certo quella di Ben Franklin, visto cioè che non ci annodiamo al prossimo per altruismo, perchè mai lo facciamo?
Alice sa di poter donare ai poveri "attraverso lo specchio".
Lo specchio ha virtù strabilianti: chi dà, dà un euro; chi riceve, ne riceve mille.
Unico vincolo: con lo specchio si dona solo a persone lontane.
Spesso Alice è preda dello sconforto e del pessimismo, vede il suo dono manipolato e sviato da intermediari malvagi. Quando pensieri tanto foschi l' assillano, preferisce astenersi da ogni beneficienza.
Altre volte però si sente magnanima, benchè si rifiuti fermamente di donare attraverso lo specchio; in questi casi le logiche che segue la sua generosità mutano di volta in volta. Eccone un campionario limitato.
1. "lavoro sodo e contribuisco all' economia mondiale dando tutta me stessa: questo è il mio apporto".
2. "dono all' Ospedale locale, conosco chi ci lavora e in fondo una donazione vale l' altra, l' importante è farla".
3. "prediligo il consumo critico e quando compro il caffè ho in mente la foresta pluviale".
4. "perchè donare a chi è distante? Molto meglio beneficiare il mio vicino".
...
Gemelli annodati (altre allucinazioni di John Jacobsmeyer)
Qualsiasi sia la logica seguita da Alice, difficile pensare a lei come ad una persona altruista: come potrebbe esserlo veramente chi preferisce dare "uno" anzichè "mille"?
Ma forse al mondo il vero altruismo non esiste, infatti tutti noi abbiamo a disposizione uno specchio e anzichè 1 potremmo dare 1.000.
Il nome di questo specchio si chiama Interesse Composto e ci chiede solo di donare a persone bisognose che esisteranno in un lontano futuro. Ma chi è veramente altruista non pensa al "dove" e al "quando", pensa semmai al "quanto", pensa a "dare di più" secondo le proprie possibilità: lo specchio e l' Interesse consentono di dare molto di più.
Ben Franklin donò l' irrisoria cifra di 1.000 sterline alla città di Boston. Solo che lo fece nel 1790 e non donò semplicemente a "Boston" ma alla Boston del 1990. Il beneficiario passò all' incasso di... oltre duemilioni di dollari!
Chiudo con la domanda più scottante: visto che la nostra testa è quella di Alice e non certo quella di Ben Franklin, visto cioè che non ci annodiamo al prossimo per altruismo, perchè mai lo facciamo?
sabato 27 marzo 2010
SS: lo Smoccolatore Supremo
Per fortuna viviamo in società che ha ancora un' idea del Male e che non consente di smoccolare impuniti la candela della vita umana.
Ma sfortunatamente l' idea predominante del Male che ci attraversa potrebbe presentare qualche deformità.
Per chi vive guardando la televisione che guardo io il culmine del crimine si chiama "genocidio". La parola va pronunciata lentamente e guardando in camera.
La Storia del Novecento pesa e il genocidio rappresenta nel nostro immaginario il Male supremo.
Ma, mi chiedo, perchè non far interagire il nostro immaginario con la nostra ragione? D' altronde il genocidio non monopolizza certo quell' incontestabile levatrice che è la Storia, anzi.
Non nego che far fuori un milione di persone a causa dell' etnia a cui appartengono sia probabilmente più crudele che ammazzarle per l' idea che professano. L' idea in fondo si puo' cambiare.
Ma questo è vero a priori. A posteriori, appena prima di compiere l' assassinio ideologico, sai ormai con certezza che la vittima non tradità mai la sua fede.
In genere si rende il concetto dicendo che, a posteriori, "i morti sono morti".
I morti sì, ma il dolore che si è creato e sparso nel mondo? Anche quello è uguale?
Forse per un utilitarista no, per lui uccidere 1 persona e ucciderne 1.000.000 non è esattamente la medesima cosa e seguendo la stessa logica arriva a dire che il dolore complessivo per le stragi non puo' essere sempre lo stesso.
Sono uscito a prendere il pane e rientrando mi sono imbattuto in un funerale con parenti affranti intorno alla bara. Se mi ricordo dell' evento anche dopo dieci minuti è solo perchè sto scrivendo ora sul "dolore", in caso contrario mi sarei dimenticato di questo insignificante - per me - episodio. Purtroppo a quella persona posso dedicare solo un pensiero fuggitivo.
Le connessioni affettive che crea l' etnia fanno preferire il "genocidio" all' "omicidio di massa": 5.000.000 di vittime scelte a caso portano al mondo più dolore rispetto ad un genocidio che spazzi via 5.000.000 di uomini: nel secondo caso periscono anche parecchie persone che sarebbero destinate a soffrire per tutta la vita.
Eppure nella nostra società questa considerazione sembra negata. Perchè?
Non tutti saranno d' accordo, eppure, chi vede nel genocidio il più alto dei crimini è spesso la persona con le carte in regola per accettare il ragionamento di cui sopra, è la persona più disponibile ad accettare che sparisca chi è destinato a soffrire tutta la vita.
Ma è una questione di "culture" che si estinguono, qualcuno opina.
Se l' omicida di massa selezionasse in base alle idee o alla classe sociale (Stalin), anche lì assisteremmo ad un' estinzione culturale.
Ma oggi - 2010 - una "cultura" particolare, vale al punto da compensare il dolore in eccedenza della selezione random?
I "finnici", come etnia, sono spariti da poco e nessuno se n' è accorto.
Un mondo libero è un mondo aperto, alcuni sostengono che in un mondo del genere le "culture" proliferano (e allora la singola cultura ha poco peso), altri che convergono (e allora si tratta di uccidere un cadavere).
Resta dunque inevaso l' interrogativo: perchè il male supremo resta per noi il Genocidio?
Bisogna rispondere alla svelta e in modo puntuale, prima che si presentino alternative impresentabili come l' Irrazionalità generalizzata o la Propaganda.
link
Ma sfortunatamente l' idea predominante del Male che ci attraversa potrebbe presentare qualche deformità.
Per chi vive guardando la televisione che guardo io il culmine del crimine si chiama "genocidio". La parola va pronunciata lentamente e guardando in camera.
La Storia del Novecento pesa e il genocidio rappresenta nel nostro immaginario il Male supremo.
Ma, mi chiedo, perchè non far interagire il nostro immaginario con la nostra ragione? D' altronde il genocidio non monopolizza certo quell' incontestabile levatrice che è la Storia, anzi.
Non nego che far fuori un milione di persone a causa dell' etnia a cui appartengono sia probabilmente più crudele che ammazzarle per l' idea che professano. L' idea in fondo si puo' cambiare.
Ma questo è vero a priori. A posteriori, appena prima di compiere l' assassinio ideologico, sai ormai con certezza che la vittima non tradità mai la sua fede.
In genere si rende il concetto dicendo che, a posteriori, "i morti sono morti".
I morti sì, ma il dolore che si è creato e sparso nel mondo? Anche quello è uguale?
Forse per un utilitarista no, per lui uccidere 1 persona e ucciderne 1.000.000 non è esattamente la medesima cosa e seguendo la stessa logica arriva a dire che il dolore complessivo per le stragi non puo' essere sempre lo stesso.
Sono uscito a prendere il pane e rientrando mi sono imbattuto in un funerale con parenti affranti intorno alla bara. Se mi ricordo dell' evento anche dopo dieci minuti è solo perchè sto scrivendo ora sul "dolore", in caso contrario mi sarei dimenticato di questo insignificante - per me - episodio. Purtroppo a quella persona posso dedicare solo un pensiero fuggitivo.
Le connessioni affettive che crea l' etnia fanno preferire il "genocidio" all' "omicidio di massa": 5.000.000 di vittime scelte a caso portano al mondo più dolore rispetto ad un genocidio che spazzi via 5.000.000 di uomini: nel secondo caso periscono anche parecchie persone che sarebbero destinate a soffrire per tutta la vita.
Eppure nella nostra società questa considerazione sembra negata. Perchè?
Non tutti saranno d' accordo, eppure, chi vede nel genocidio il più alto dei crimini è spesso la persona con le carte in regola per accettare il ragionamento di cui sopra, è la persona più disponibile ad accettare che sparisca chi è destinato a soffrire tutta la vita.
Ma è una questione di "culture" che si estinguono, qualcuno opina.
Se l' omicida di massa selezionasse in base alle idee o alla classe sociale (Stalin), anche lì assisteremmo ad un' estinzione culturale.
Ma oggi - 2010 - una "cultura" particolare, vale al punto da compensare il dolore in eccedenza della selezione random?
I "finnici", come etnia, sono spariti da poco e nessuno se n' è accorto.
Un mondo libero è un mondo aperto, alcuni sostengono che in un mondo del genere le "culture" proliferano (e allora la singola cultura ha poco peso), altri che convergono (e allora si tratta di uccidere un cadavere).
Resta dunque inevaso l' interrogativo: perchè il male supremo resta per noi il Genocidio?
Bisogna rispondere alla svelta e in modo puntuale, prima che si presentino alternative impresentabili come l' Irrazionalità generalizzata o la Propaganda.
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venerdì 26 marzo 2010
Un goccio di troppo per la consorte
Sono un fan del sito dell' UAAR!
E' semplice, chiaro e ben fatto. Lo consulto spesso per temprarmi, e dove altrove annaspo nella nebbia dei gerghi e del detto/non-detto, qui spesso trovo il sollievo della chiarezza.
Unica riserva: si ha sempre l' impressione che pretendano la botte piena e la moglie ubriaca.
Prendiamo ancora l' argomento pascaliano, altrove avevo espresso perplessità, forse dovute ai paradossi impliciti nel calcolo probabilistico.
L' UAAR non tocca questi temi, rischierebbero di gettare ombre sulla validità di un caposaldo del ragionamento logico-deduttivo.
Come si oppone, dunque?
Non c' è che l' imbarazzo della scelta, e risuona il beffardo ammonimento di Dawkins:
"...Pascal might have been joking when he put forward this argument. As a leading philosopher and mathematician it is not worthy of his more serious thoughts. There are many arguments against it, if you feel it is worth arguing against..."
Ma vediamoli questi "innumerevoli" argomenti.
... Una prima risposta è che le percentuali non sono 50-50...
Ma non è affatto necessario che lo siano affinchè l' argomento pascaliano regga.
Inoltre, questo argomento non indica in quale religione credere
Sarà una bega tra credenti. L' irrazionalità dell' ateismo non si salva certo con questa osservazione.
Peraltro, se Dio ci ha dato la sua intelligenza per credere in lui, e noi non gli crediamo, vuol dire che Dio non ci avrebbe donato abbastanza intelligenza per riuscirci
Magari non l' hai esercitata. Devi prima dimostrare di non essere libero, e la vedo mooolto dura.
... anche accettando il ragionamento di Pascal, non è assodato che Dio gradisca che gli si creda solo per un semplice calcolo di convenienza
Ma nelle scommesse non c' è mai nulla di "assodato"! Perchè mai dovrebbe essere assodato che...? Ma soprattutto, cosa potrebbe mai cambiare dopo questa osservazione che ha tutta l' aria di essere irrilevante?
... potrebbe sempre esistere una divinità che subordina la felicità eterna all’assenza di qualsiasi forma di credenza: si salverebbero solo gli atei e gli agnostici…
Ma per fare dell' ateismo/agnosticismo una scelta razionale, nell' esistenza di una divinità del genere bisogna poi crederci! In caso contrario si deve correre verso una divinità concorrente!
In ogni caso la fede nel dio-degli-atei sarebbe incongrua in sè, poichè si DEVE credere in un dio che ci chiede di "non credere".
Non pensi di salvarsi l' ateo che fa il pesce in barile su simili questioni evitando di considerarle. Dimostrerebbe solo l' irrazionalità del suo sistema decisionale.
Ultima cosa: questa eventuale fede dell' ateo nel Dio dei non-credenti, oltre ad essere incongrua (ma passiamoci sopra) farebbe di lui un dogmatico, crederebbe infatti in qualcosa che non puo' assolutamente dimostrare vera.
Gli innumerevoli argomenti che ci venivano ventilati per difendere ateismo e agnosticismo sembrano ridursi sul sito dell' UAAR sempre allo stesso, con varianti dovute a giochi di parole.
Uno modo per "sconfiggere" Pascal in realtà ci sarebbe e chiunque lo scorge: consiste nel dimostrare con rigore l' inesistenza di un "dio portatore di felicità eterna".
Auguri.
La scommessa di Pascal non aiuta granchè la fede del cristiano, eppure conserva la sua lezione principale: si puo' essere atei, si puo' essere razionali, si puo' essere pure anti-dogmatici... ma non si puo' essere atei/razionali/anti-dogmatici. A meno di costruirsi l' Universo in casa su misura.
Purtroppo è proprio la pretesa dell' UAAR: atei/razionalisti/anti-dogmatici.
E qui mi tocca rinviare alla splendida mogliettina ubriaca di cui sopra.
E' semplice, chiaro e ben fatto. Lo consulto spesso per temprarmi, e dove altrove annaspo nella nebbia dei gerghi e del detto/non-detto, qui spesso trovo il sollievo della chiarezza.
Unica riserva: si ha sempre l' impressione che pretendano la botte piena e la moglie ubriaca.
Prendiamo ancora l' argomento pascaliano, altrove avevo espresso perplessità, forse dovute ai paradossi impliciti nel calcolo probabilistico.
L' UAAR non tocca questi temi, rischierebbero di gettare ombre sulla validità di un caposaldo del ragionamento logico-deduttivo.
Come si oppone, dunque?
Non c' è che l' imbarazzo della scelta, e risuona il beffardo ammonimento di Dawkins:
"...Pascal might have been joking when he put forward this argument. As a leading philosopher and mathematician it is not worthy of his more serious thoughts. There are many arguments against it, if you feel it is worth arguing against..."
Ma vediamoli questi "innumerevoli" argomenti.
... Una prima risposta è che le percentuali non sono 50-50...
Ma non è affatto necessario che lo siano affinchè l' argomento pascaliano regga.
Inoltre, questo argomento non indica in quale religione credere
Sarà una bega tra credenti. L' irrazionalità dell' ateismo non si salva certo con questa osservazione.
Peraltro, se Dio ci ha dato la sua intelligenza per credere in lui, e noi non gli crediamo, vuol dire che Dio non ci avrebbe donato abbastanza intelligenza per riuscirci
Magari non l' hai esercitata. Devi prima dimostrare di non essere libero, e la vedo mooolto dura.
... anche accettando il ragionamento di Pascal, non è assodato che Dio gradisca che gli si creda solo per un semplice calcolo di convenienza
Ma nelle scommesse non c' è mai nulla di "assodato"! Perchè mai dovrebbe essere assodato che...? Ma soprattutto, cosa potrebbe mai cambiare dopo questa osservazione che ha tutta l' aria di essere irrilevante?
... potrebbe sempre esistere una divinità che subordina la felicità eterna all’assenza di qualsiasi forma di credenza: si salverebbero solo gli atei e gli agnostici…
Ma per fare dell' ateismo/agnosticismo una scelta razionale, nell' esistenza di una divinità del genere bisogna poi crederci! In caso contrario si deve correre verso una divinità concorrente!
In ogni caso la fede nel dio-degli-atei sarebbe incongrua in sè, poichè si DEVE credere in un dio che ci chiede di "non credere".
Non pensi di salvarsi l' ateo che fa il pesce in barile su simili questioni evitando di considerarle. Dimostrerebbe solo l' irrazionalità del suo sistema decisionale.
Ultima cosa: questa eventuale fede dell' ateo nel Dio dei non-credenti, oltre ad essere incongrua (ma passiamoci sopra) farebbe di lui un dogmatico, crederebbe infatti in qualcosa che non puo' assolutamente dimostrare vera.
Gli innumerevoli argomenti che ci venivano ventilati per difendere ateismo e agnosticismo sembrano ridursi sul sito dell' UAAR sempre allo stesso, con varianti dovute a giochi di parole.
Uno modo per "sconfiggere" Pascal in realtà ci sarebbe e chiunque lo scorge: consiste nel dimostrare con rigore l' inesistenza di un "dio portatore di felicità eterna".
Auguri.
La scommessa di Pascal non aiuta granchè la fede del cristiano, eppure conserva la sua lezione principale: si puo' essere atei, si puo' essere razionali, si puo' essere pure anti-dogmatici... ma non si puo' essere atei/razionali/anti-dogmatici. A meno di costruirsi l' Universo in casa su misura.
Purtroppo è proprio la pretesa dell' UAAR: atei/razionalisti/anti-dogmatici.
E qui mi tocca rinviare alla splendida mogliettina ubriaca di cui sopra.
Pentiti!
Pentiti! - e prega - Il giorno del giudizio è vicino.
Aperta parentesi.
Ogni cabina numerata da 1 a 100 è predisposta per ospitare una persona ignara del suo numero.
Dio lancia la moneta: se esce Testa in ogni cabina metterà una persona, se esce Croce riempirà solo le prime 10 cabine.
Chiuso nella mia cabina, mi è dato di uscire. Corro subito a leggere il mio numero: 7!
Croce? Sì, almeno con una propabilità del 91%.
Chiusa parentesi.
Passeggiando per la città ne incontro di tutti i tipi, ma due categorie m' incuriosiscono: alcuni pregano e postulano la Grazia, la fine è vicina e non rimane che pregare devotamente e pascalianamente sperando in un' inspiegabile salvezza. Altri gozzovigliano e si mostrano sprezzanti: se è andata bene fin ora, perchè darsi pena? E poi noi che ne sappiamo di queste cose...
Millenaristi e Ottimisti. Chi ha ragione secondo la ragione?
Per il mio amico Millenarista non più di 200 bilioni di uomini hanno visto/vedono/vedranno la luce. Per lui il verdetto della Moneta divina è chiaro: Croce, Croce. Dio ha scelto di creare pochi uomini, è la logica a dircelo.
Per il mio amico Ottimista non c' è da preoccuparsi, almeno 200 trilioni di uomini, tra morti, in salute e nascituri, mi terranno compagnia nel club dell' Umanità. E forse anche di più! Su con la vita, è uscita Testa e l' energia creativa del nostro Dio non ha limiti.
Ho fatto quattro conti anch' io, mi sono cioè liberato dall' involucro che m' impediva di vedere il numero della cabina che mi racchiudeva. Ora lo vedo con terrore: 70b. Sono il 70 bilionesimo uomo che calca il palcoscenico terrestre.
Cristo, aiuto! la fine del mondo è qui, pietà... è uscito Croce... Croce!
Al 91%.
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Aperta parentesi.
Ogni cabina numerata da 1 a 100 è predisposta per ospitare una persona ignara del suo numero.
Dio lancia la moneta: se esce Testa in ogni cabina metterà una persona, se esce Croce riempirà solo le prime 10 cabine.
Chiuso nella mia cabina, mi è dato di uscire. Corro subito a leggere il mio numero: 7!
Croce? Sì, almeno con una propabilità del 91%.
Chiusa parentesi.
Passeggiando per la città ne incontro di tutti i tipi, ma due categorie m' incuriosiscono: alcuni pregano e postulano la Grazia, la fine è vicina e non rimane che pregare devotamente e pascalianamente sperando in un' inspiegabile salvezza. Altri gozzovigliano e si mostrano sprezzanti: se è andata bene fin ora, perchè darsi pena? E poi noi che ne sappiamo di queste cose...
Millenaristi e Ottimisti. Chi ha ragione secondo la ragione?
Per il mio amico Millenarista non più di 200 bilioni di uomini hanno visto/vedono/vedranno la luce. Per lui il verdetto della Moneta divina è chiaro: Croce, Croce. Dio ha scelto di creare pochi uomini, è la logica a dircelo.
Per il mio amico Ottimista non c' è da preoccuparsi, almeno 200 trilioni di uomini, tra morti, in salute e nascituri, mi terranno compagnia nel club dell' Umanità. E forse anche di più! Su con la vita, è uscita Testa e l' energia creativa del nostro Dio non ha limiti.
Ho fatto quattro conti anch' io, mi sono cioè liberato dall' involucro che m' impediva di vedere il numero della cabina che mi racchiudeva. Ora lo vedo con terrore: 70b. Sono il 70 bilionesimo uomo che calca il palcoscenico terrestre.
Cristo, aiuto! la fine del mondo è qui, pietà... è uscito Croce... Croce!
Al 91%.
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giovedì 25 marzo 2010
Perchè sono Cristiano?
Non è solo per il disagio di restare appeso ad un filo nel vuoto...
... non è solo per la sete di libertà...
è soprattutto perchè...
... perchè per saperne di più sulla struttura dell' atomo chiedo all' insigne professore di Fisica. E' nella miglior posizione per "conoscere".
Così, per saperne di più su Dio, chiedo e ascolto chi compie miracoli. E' nella posizione migliore per conoscere.
Tra gli annunciatori della fede - ce ne sono tanti - è Cristo a fondare tutto, ma veramente tutto il suo messaggio su un miracolo concreto e specifico avvenuto nella storia: la Resurrezione.
... non è solo per la sete di libertà...
è soprattutto perchè...
... perchè per saperne di più sulla struttura dell' atomo chiedo all' insigne professore di Fisica. E' nella miglior posizione per "conoscere".
Così, per saperne di più su Dio, chiedo e ascolto chi compie miracoli. E' nella posizione migliore per conoscere.
Tra gli annunciatori della fede - ce ne sono tanti - è Cristo a fondare tutto, ma veramente tutto il suo messaggio su un miracolo concreto e specifico avvenuto nella storia: la Resurrezione.
Povero Alain
ALAIN CONNES: nella mia esperienza gli oggetti matematici hanno una purezza tale che li rende liberi da ogni involucro culturale. La lista dei numeri primi, tanto per fare un esempio, ha una realtà più stabile e permanente di ogni realtà che ci circonda: è un fatto bruto se mai ne esistano al mondo.
JEAN-PIERRE CHANGEUX: non siamo piuttosto di fronte a strumenti che l' uomo si è costruito nella sua testa, chiedo allo specialista?
AC: non bisogna confondere la realtà con gli strumenti. Attingendo alla matematica ci costruiamo degli strumenti (sistema metrico decimale, datazione...), ma la matematica è una realtà. Ci sono "continenti" matematici, penso ai corpi "piadici", che non sono mai serviti a nulla ma sono stati "scoperti" da tempo e indagati nel dettaglio.
JPG: eppure la matematica ha una storia...
AC: il sapere matematico ha una storia, ma la matematica non sembra averne: quando una conoscenza si stabilizza la sua architettura resta poi immutabile, questo è cio' che osserviamo. Una realtà stabile e permanente, dunque. Neanche le geometrie iperboliche hanno mai sconvolto la coerenza della geometria euclidea. La sua idealità sembra proprio preesistere all' uomo.
JPG: non mi spingo ad accostare il tuo atteggiamento a quello di Teilhard de Chardin ma quando dici che il matematico "scopre" una realtà senza sotria (evolutiva) intravedo una sorta di "finalismo". Anche noi biologi in laboratorio utilizziamo metafore finalistiche per semplificare la comunicazione, ma ci guardiamo bene dal prenderle alla lettera. La tua mentalità mi sembra invece "creazionista".
AC: intendiamoci sul concetto di evoluzione: in matematica le conoscenze evolvono ma la realtà sottostante non cambia. Che cosa c' entra il finalismo con tutto cio'?
Povero ingenuo Alain, sarai anche il più grande matematico vivente, ma ancora non hai capito che in molti cervelli l' idea darwiniana si è trasformato da paradigma scientifico in teologia? E a quanto pare il biologo con cui dialoghi si è trasformato in teologo e ti sta dando a ragione del miscredente: credi fermamente che esista un grosso pezzo di realtà che non "evolve" affatto. Ahi, Ahi.
Povero ingenuo Alain, sarai anche il più grande matematico su cui oggi puo' contare l' umanità, ma ti sfugge che quando i neo-bio-teologi evoluzionisti ti danno del "finalista" è come se il capo-cupola ti desse dell' infame. L' infame ha fatto la "soffiata", il che è male per le sorti della cosca, il "finalista" crede nell' esistenza di "strane coincidenze", il che è male per le sorti dell' umanità tutta.
Ed è inutile - povero e caro Alain - che ingenuamente all' oscuro del gergo mafioso, vieni a dirci: "... cosa c' entra il Finalismo?...".
"Finalista" è colui che rivela l' esistenza di "strane coincidenze" e tu, nel corso del colloquio, non fai altro che stupirti per la "sorprendente efficacia della matematica", non fai che raccontare aneddoti su matematici che trovano soluzioni a problemi che ancora non esistono.
Il tuo inascoltabile racconto del reale così come lo avvisti dalla tua postazione di genietto è una sequela di "coincidenze", di "permanenze", di "stabilità", di "coerenze" del tutto indipendenti dall' uomo e dal suo pensiero; una pappa decisamente indigeribile dallo struzzo evoluzionistoide! Ma con tutto cio' cosa pretendi? Per carità, nessun problema con l' evoluzionismo, ma non puoi pretendere di evitare grane con quella strana e imbarazzante appendice che è la casta sacerdotale del darwinismo. Come minimo la scomunica di Caifa dovevi aspettartela!
Povero, ingenuo Alain...
JEAN-PIERRE CHANGEUX: non siamo piuttosto di fronte a strumenti che l' uomo si è costruito nella sua testa, chiedo allo specialista?
AC: non bisogna confondere la realtà con gli strumenti. Attingendo alla matematica ci costruiamo degli strumenti (sistema metrico decimale, datazione...), ma la matematica è una realtà. Ci sono "continenti" matematici, penso ai corpi "piadici", che non sono mai serviti a nulla ma sono stati "scoperti" da tempo e indagati nel dettaglio.
JPG: eppure la matematica ha una storia...
AC: il sapere matematico ha una storia, ma la matematica non sembra averne: quando una conoscenza si stabilizza la sua architettura resta poi immutabile, questo è cio' che osserviamo. Una realtà stabile e permanente, dunque. Neanche le geometrie iperboliche hanno mai sconvolto la coerenza della geometria euclidea. La sua idealità sembra proprio preesistere all' uomo.
JPG: non mi spingo ad accostare il tuo atteggiamento a quello di Teilhard de Chardin ma quando dici che il matematico "scopre" una realtà senza sotria (evolutiva) intravedo una sorta di "finalismo". Anche noi biologi in laboratorio utilizziamo metafore finalistiche per semplificare la comunicazione, ma ci guardiamo bene dal prenderle alla lettera. La tua mentalità mi sembra invece "creazionista".
AC: intendiamoci sul concetto di evoluzione: in matematica le conoscenze evolvono ma la realtà sottostante non cambia. Che cosa c' entra il finalismo con tutto cio'?
Povero ingenuo Alain, sarai anche il più grande matematico vivente, ma ancora non hai capito che in molti cervelli l' idea darwiniana si è trasformato da paradigma scientifico in teologia? E a quanto pare il biologo con cui dialoghi si è trasformato in teologo e ti sta dando a ragione del miscredente: credi fermamente che esista un grosso pezzo di realtà che non "evolve" affatto. Ahi, Ahi.
Povero ingenuo Alain, sarai anche il più grande matematico su cui oggi puo' contare l' umanità, ma ti sfugge che quando i neo-bio-teologi evoluzionisti ti danno del "finalista" è come se il capo-cupola ti desse dell' infame. L' infame ha fatto la "soffiata", il che è male per le sorti della cosca, il "finalista" crede nell' esistenza di "strane coincidenze", il che è male per le sorti dell' umanità tutta.
Ed è inutile - povero e caro Alain - che ingenuamente all' oscuro del gergo mafioso, vieni a dirci: "... cosa c' entra il Finalismo?...".
"Finalista" è colui che rivela l' esistenza di "strane coincidenze" e tu, nel corso del colloquio, non fai altro che stupirti per la "sorprendente efficacia della matematica", non fai che raccontare aneddoti su matematici che trovano soluzioni a problemi che ancora non esistono.
Il tuo inascoltabile racconto del reale così come lo avvisti dalla tua postazione di genietto è una sequela di "coincidenze", di "permanenze", di "stabilità", di "coerenze" del tutto indipendenti dall' uomo e dal suo pensiero; una pappa decisamente indigeribile dallo struzzo evoluzionistoide! Ma con tutto cio' cosa pretendi? Per carità, nessun problema con l' evoluzionismo, ma non puoi pretendere di evitare grane con quella strana e imbarazzante appendice che è la casta sacerdotale del darwinismo. Come minimo la scomunica di Caifa dovevi aspettartela!
Povero, ingenuo Alain...
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mercoledì 24 marzo 2010
Una roba violacea
L' abortista ritiene di poter sopprimere la vita umana nel suo stadio iniziale: "quella roba violacea", ognuno la chiami come vuole, non ha nessun diritto, nemmeno quello fondamentale di sopravvivere.
D' altro canto l' abortista ritiene ripugnante sopprimere "quella roba violacea" per il fatto che da essa nascerà una femmina (aborto selettivo).
Come conciliare queste due posizioni? O il "purple haze" ha dei diritti o non li ha.
A quanto pare non si scappa, l' abortista è anche sessista: "quella roba lì" ha qualche diritto giusto se catalogabile come "femmina".
Che fatica raddrizzar banane!
link
D' altro canto l' abortista ritiene ripugnante sopprimere "quella roba violacea" per il fatto che da essa nascerà una femmina (aborto selettivo).
Come conciliare queste due posizioni? O il "purple haze" ha dei diritti o non li ha.
A quanto pare non si scappa, l' abortista è anche sessista: "quella roba lì" ha qualche diritto giusto se catalogabile come "femmina".
Che fatica raddrizzar banane!
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Trappoloni
I tre trappoloni più ricorrenti in cui cade il lettore di statistiche.
1. La "significatività" statistica indica che esiste una probabilità del 5% che la Relazione supposta non esista in presenza dei Dati sperimentali. Il che non significa una probabilità del 95% dell' esistenza di R in presenza di D. Infatti se sposando un non-biondo ho il 5% di possibilità di sposare un uomo intelligente, non significa che sposando un biondo le probabilità di accasarmi con un tipo brillante siano del 95%!**
2. La singola relazione deve essere testata in un modello. Specie nelle scienze sociali i Dati sperimentali sono ballerini e contengono essi stessi numerosi bias. In questo senso la conoscenza è olistica.
3. La lettura dei dati deve essere bayesiana, quasi sempre questo sfugge.
**Consider this simplified example. Suppose a certain dog is known to bark constantly when hungry. But when well-fed, the dog barks less than 5 percent of the time. So if you assume for the null hypothesis that the dog is not hungry, the probability of observing the dog barking (given that hypothesis) is less than 5 percent. If you then actually do observe the dog barking, what is the likelihood that the null hypothesis is incorrect and the dog is in fact hungry?
Answer: That probability cannot be computed with the information given. The dog barks 100 percent of the time when hungry, and less than 5 percent of the time when not hungry. To compute the likelihood of hunger, you need to know how often the dog is fed, information not provided by the mere observation of barking
1. La "significatività" statistica indica che esiste una probabilità del 5% che la Relazione supposta non esista in presenza dei Dati sperimentali. Il che non significa una probabilità del 95% dell' esistenza di R in presenza di D. Infatti se sposando un non-biondo ho il 5% di possibilità di sposare un uomo intelligente, non significa che sposando un biondo le probabilità di accasarmi con un tipo brillante siano del 95%!**
2. La singola relazione deve essere testata in un modello. Specie nelle scienze sociali i Dati sperimentali sono ballerini e contengono essi stessi numerosi bias. In questo senso la conoscenza è olistica.
3. La lettura dei dati deve essere bayesiana, quasi sempre questo sfugge.
**Consider this simplified example. Suppose a certain dog is known to bark constantly when hungry. But when well-fed, the dog barks less than 5 percent of the time. So if you assume for the null hypothesis that the dog is not hungry, the probability of observing the dog barking (given that hypothesis) is less than 5 percent. If you then actually do observe the dog barking, what is the likelihood that the null hypothesis is incorrect and the dog is in fact hungry?
Answer: That probability cannot be computed with the information given. The dog barks 100 percent of the time when hungry, and less than 5 percent of the time when not hungry. To compute the likelihood of hunger, you need to know how often the dog is fed, information not provided by the mere observation of barking
Disegnando nuovi incastri famigliari
1. Ogni donna nasce con 300.000 ovuli. Dopo i 30 anni gliene resta il 12%, dopo i 40 il 3%.
2. I rischi di diabete gestazionale, ipertensione, anomalie cormosomiche, autismo crescono con l' età della mamma.
3. I figli di mamme anziane riscuotono un maggiore successo socio-economico. Ma se introduciamo variabili quali reddito ed istruzione familiare, il legame con l' età svanisce.
4. La maternità tardiva stronca anche la carriera meglio avviata.
5. Le maternità non volute si concentrano in giovane età. Un figlio indesiderato spesso è causa di povertà.
Se questo è il quadro, come disegnare un piano razionale?
Forse, per avere una nuova ed efficace riforma familiare, qualche tradizione andrebbe rispolverata e qualche innovazione introdotta.
SCHIZZO IPOTETICO: sposarsi e filiare tra i 16-22 anni. Riprendere gli studi successivamente e intraprendere la propria carriera in modo lineare.
Per rendere la proposta concreta basta poco.
STRUMENTO 1: trasferimenti di reddito nella famiglia verticalmente allargata.
STRUMENTO 2: scuole e università in grado di gestire e valorizzare la sospensione degli studi.
Veniamo alle conseguenze dell' incastro parentale proposto.
EFFETTO 1. Figli più sani.
EFFETTO 2. Figli più numerosi.
EFFETTO 3. Figli inattesi meno numerosi: l' età critica coincide con quella in cui i figli si cercano.
EFFETTO 4. Meno bamboccioni: ci si sposa e si esce di casa presto.
EFFETTO 5. Meno asili: genitori, nonni e bisnonni più numerosi ed energici.
EFFETTO 6. Meno pensioni: i vecchi hanno un nugolo di giovani in forze che pensano a loro.
EFFETTO 7. Famiglie più estese, compatte e solidali: nonni e bisnonni sono cruciali nel dare aiuto alimentando l' obbligazione morale di figli e nipoti.
EFFETTO 8. meno ghetti nel ciclo di vita: oggi si "studia" nella giovinezza e poi non si prende più in mano un libro per l' intera vita.
EFFETTO 9. Carriere più lineari e (quindi) reddito famigliare maggiore.
EFFETTO 10. Meno discriminazioni sul lavoro: si assume e si responsabilizza con la certezza che la donna non avrà figli, oggi c' è la certezza contraria.
EFFETTO 11: Meno divorzi? Non saprei dire, non ho dati in merito... ma forse "crescendo insieme"...
2. I rischi di diabete gestazionale, ipertensione, anomalie cormosomiche, autismo crescono con l' età della mamma.
3. I figli di mamme anziane riscuotono un maggiore successo socio-economico. Ma se introduciamo variabili quali reddito ed istruzione familiare, il legame con l' età svanisce.
4. La maternità tardiva stronca anche la carriera meglio avviata.
5. Le maternità non volute si concentrano in giovane età. Un figlio indesiderato spesso è causa di povertà.
Se questo è il quadro, come disegnare un piano razionale?
Forse, per avere una nuova ed efficace riforma familiare, qualche tradizione andrebbe rispolverata e qualche innovazione introdotta.
SCHIZZO IPOTETICO: sposarsi e filiare tra i 16-22 anni. Riprendere gli studi successivamente e intraprendere la propria carriera in modo lineare.
Per rendere la proposta concreta basta poco.
STRUMENTO 1: trasferimenti di reddito nella famiglia verticalmente allargata.
STRUMENTO 2: scuole e università in grado di gestire e valorizzare la sospensione degli studi.
Veniamo alle conseguenze dell' incastro parentale proposto.
EFFETTO 1. Figli più sani.
EFFETTO 2. Figli più numerosi.
EFFETTO 3. Figli inattesi meno numerosi: l' età critica coincide con quella in cui i figli si cercano.
EFFETTO 4. Meno bamboccioni: ci si sposa e si esce di casa presto.
EFFETTO 5. Meno asili: genitori, nonni e bisnonni più numerosi ed energici.
EFFETTO 6. Meno pensioni: i vecchi hanno un nugolo di giovani in forze che pensano a loro.
EFFETTO 7. Famiglie più estese, compatte e solidali: nonni e bisnonni sono cruciali nel dare aiuto alimentando l' obbligazione morale di figli e nipoti.
EFFETTO 8. meno ghetti nel ciclo di vita: oggi si "studia" nella giovinezza e poi non si prende più in mano un libro per l' intera vita.
EFFETTO 9. Carriere più lineari e (quindi) reddito famigliare maggiore.
EFFETTO 10. Meno discriminazioni sul lavoro: si assume e si responsabilizza con la certezza che la donna non avrà figli, oggi c' è la certezza contraria.
EFFETTO 11: Meno divorzi? Non saprei dire, non ho dati in merito... ma forse "crescendo insieme"...
lunedì 22 marzo 2010
Insider Trading? Don't worry.
Tre argomenti pro:
1. non crea danno per gli investitori di lungo periodo;
2. internalizza l' innovazione e la funzione imprenditoriale;
3. rende disponibili a tutti le informazioni.
Fonte: Henry Manne - The collected works of HM - Liberty Fund
1. non crea danno per gli investitori di lungo periodo;
2. internalizza l' innovazione e la funzione imprenditoriale;
3. rende disponibili a tutti le informazioni.
Fonte: Henry Manne - The collected works of HM - Liberty Fund
Diritto fantasma
Tempo fa un sacerdote mi accennò al fatto che non avere bambini è riprovevole. Lo fece in amicizia, lo ritenevo un invito alla riflessione e lo accettai per tale.
Devo dire che, una volta ponderate, queste velate accuse mi convincevano ben poco: certo, in alcuni casi dietro un comportamento rinunciatario puo nascondersi dell' egoismo, lo ammetto, ma dell' egoismo che non danneggia nessuno è veramente malvagio? No, la storia del "soffrire per soffrire" non passa il vaglio del mio setaccio razionale.
Il bambino che non esiste non esiste. Una cosa che non esiste non puo' essere nè bianca, nè rossa, nè larga, nè lunga.
E' il motivo per cui chi maltratta i bambini è un criminale mentre chi non ha bambini pur potendoli avere è in una condizione ben diversa, per quanto il bambino maltrattato preferisca "esserci" che "non esserci".
O no?
Purtroppo mi accorgo ora che ci sono alcuni controesempi inquietanti a questa conclusione che ritenevo pacifica. Mi limito ad enunciarne uno e a lasciarvi con l' inquietudine, visto che non ho soluzioni da proporre.
Giovanni ha un bambino ma questo bambino avrebbe preferito non nascere, la sua vita è grama, tant' è che ora vorrebbe morire. Il bambino cresce nella sofferneza e conferma anche da adulto la sua funesta "preferenza". La conferma finchè riesce a farla finita e a morire, solo sapendo che sta per morire ha un piccolo moto di sollievo.
Per motivi che non c' interessano supponiamo adesso che Giovanni sapeva con precisione come sarebbero andate le cose ben prima che il bambino nascesse.
Il buon senso ci dice che Giovanni, con la conoscenza posseduta, avrebbe dovuto rinunciare a procreare. Oso dire che quello era un "dovere" a tutti gli effetti, un "dovere" morale.
Fila? Mi sembra di sì.
Spiacevole sorpresa: questa conclusione è in clamoroso contrasto con quella che ci impedisce di equiparare chi maltratta i bambini con chi non ne ha. Se davvero le preferenze di chi non esiste sono irrilevanti, allora nulla di nulla si puo' rimproverare al Giovanni che decide consapevolmente di diffondere sofferenza!
Ach! Come uscirne?
Precisazione. Le questioni dell' aborto sono in questo caso irrilevanti: che una persona venuta ad esistenza abbia dei diritti è pacifico, ma qui trattiamo invece di fantasmi puri e dei loro diritti. A quanto pare potrebbero averne e potrebbero pesare più del cemento! Ma allora, come considerarli?
Non ho cambiato opinione rispetto a prima, certo che ora le rotelle del ragionamento non sono più lubrificate come una volta.
Landsburg ha un bel po' di pelo sullo stomaco, se vogliamo l' enunciazione chiara di una verità scomoda è la persona adatta. Eppure nemmeno lui cava un ragno dal buco e resta con il dubbio.
Devo dire che, una volta ponderate, queste velate accuse mi convincevano ben poco: certo, in alcuni casi dietro un comportamento rinunciatario puo nascondersi dell' egoismo, lo ammetto, ma dell' egoismo che non danneggia nessuno è veramente malvagio? No, la storia del "soffrire per soffrire" non passa il vaglio del mio setaccio razionale.
Il bambino che non esiste non esiste. Una cosa che non esiste non puo' essere nè bianca, nè rossa, nè larga, nè lunga.
E' il motivo per cui chi maltratta i bambini è un criminale mentre chi non ha bambini pur potendoli avere è in una condizione ben diversa, per quanto il bambino maltrattato preferisca "esserci" che "non esserci".
O no?
Purtroppo mi accorgo ora che ci sono alcuni controesempi inquietanti a questa conclusione che ritenevo pacifica. Mi limito ad enunciarne uno e a lasciarvi con l' inquietudine, visto che non ho soluzioni da proporre.
Giovanni ha un bambino ma questo bambino avrebbe preferito non nascere, la sua vita è grama, tant' è che ora vorrebbe morire. Il bambino cresce nella sofferneza e conferma anche da adulto la sua funesta "preferenza". La conferma finchè riesce a farla finita e a morire, solo sapendo che sta per morire ha un piccolo moto di sollievo.
Per motivi che non c' interessano supponiamo adesso che Giovanni sapeva con precisione come sarebbero andate le cose ben prima che il bambino nascesse.
Il buon senso ci dice che Giovanni, con la conoscenza posseduta, avrebbe dovuto rinunciare a procreare. Oso dire che quello era un "dovere" a tutti gli effetti, un "dovere" morale.
Fila? Mi sembra di sì.
Spiacevole sorpresa: questa conclusione è in clamoroso contrasto con quella che ci impedisce di equiparare chi maltratta i bambini con chi non ne ha. Se davvero le preferenze di chi non esiste sono irrilevanti, allora nulla di nulla si puo' rimproverare al Giovanni che decide consapevolmente di diffondere sofferenza!
Ach! Come uscirne?
Precisazione. Le questioni dell' aborto sono in questo caso irrilevanti: che una persona venuta ad esistenza abbia dei diritti è pacifico, ma qui trattiamo invece di fantasmi puri e dei loro diritti. A quanto pare potrebbero averne e potrebbero pesare più del cemento! Ma allora, come considerarli?
Non ho cambiato opinione rispetto a prima, certo che ora le rotelle del ragionamento non sono più lubrificate come una volta.
Landsburg ha un bel po' di pelo sullo stomaco, se vogliamo l' enunciazione chiara di una verità scomoda è la persona adatta. Eppure nemmeno lui cava un ragno dal buco e resta con il dubbio.
venerdì 19 marzo 2010
Rosario miracoloso
In vista di esami delicati vengo invitato a dire un Rosario per la bambina in arrivo affinchè tutto vada per il meglio, si tratterà di una preghiera per "chiedere".
Secondo mio costume lo farò solo se trovo la cosa razionale, e devo dire che di primo acchito le ingiunzioni specifiche alla divinità mi mettono un po' a disagio.
La piccola è lì e si sviluppa secondo le leggi naturali, se qualcosa non va per il giusto verso, solo un miracolo puo' intervenire per correggere il decorso.
Vediamo allora di approfondire un po'.
Per chi trova ragionevole credere in Dio, è ragionevole anche credere nei miracoli, sarebbe incoerente il contrario. Di fronte a certe evidenze storiche, il miracolo è la spiegazione che da persona razionale mi sento di privilegiare.
Ma la ragione mi dice anche un' altra cosa: i miracoli sono rarissimi, altrimenti il male non potrebbe generare il bene: come potrebbe l' uomo "conoscere" se l' ordine venisse turbato di frequente? Se il malato di cancro venisse graziato non avremmo mai una ricerca, e magari neanche una cura.
Noi non viviamo semplicemente in un mondo "buono", noi viviamo nel migliore dei mondi possibili. D' altronde il cristiano sa bene di essere salvo grazie ad una preghiere non esaudita: quella del Cristo nell' Orto degli Ulivi.
Ci sono due motivi, dunque, per cui stasera dirò il Rosario: primo, trovo sensato chiedere un miracolo; secondo, trovo ragionevole che Dio non lo esaudisca.
Il primo motivo mi protegge dall' irrazionalità, il secondo dall' eventuale delusione.
P.S. lettura consigliata sul tema: Response to a Statistical Study of the Effect of Petitionary Prayer.
Secondo mio costume lo farò solo se trovo la cosa razionale, e devo dire che di primo acchito le ingiunzioni specifiche alla divinità mi mettono un po' a disagio.
La piccola è lì e si sviluppa secondo le leggi naturali, se qualcosa non va per il giusto verso, solo un miracolo puo' intervenire per correggere il decorso.
Vediamo allora di approfondire un po'.
Per chi trova ragionevole credere in Dio, è ragionevole anche credere nei miracoli, sarebbe incoerente il contrario. Di fronte a certe evidenze storiche, il miracolo è la spiegazione che da persona razionale mi sento di privilegiare.
Ma la ragione mi dice anche un' altra cosa: i miracoli sono rarissimi, altrimenti il male non potrebbe generare il bene: come potrebbe l' uomo "conoscere" se l' ordine venisse turbato di frequente? Se il malato di cancro venisse graziato non avremmo mai una ricerca, e magari neanche una cura.
Noi non viviamo semplicemente in un mondo "buono", noi viviamo nel migliore dei mondi possibili. D' altronde il cristiano sa bene di essere salvo grazie ad una preghiere non esaudita: quella del Cristo nell' Orto degli Ulivi.
Ci sono due motivi, dunque, per cui stasera dirò il Rosario: primo, trovo sensato chiedere un miracolo; secondo, trovo ragionevole che Dio non lo esaudisca.
Il primo motivo mi protegge dall' irrazionalità, il secondo dall' eventuale delusione.
P.S. lettura consigliata sul tema: Response to a Statistical Study of the Effect of Petitionary Prayer.
Grazie di esistere
Il giorno che troveremo una cura per il cancro dovremo formulare molti ringraziamenti. Innanzitutto ringrazieremo il cancro stesso per "esserci stato".
Ma come? Se il cancro non fosse esistito, nemmeno avremmo dovuto combatterlo?
Già, ma cosa valuti di più, il bene della conoscenza aquisita e della libertà esercitata in questa lotta, o il male che il cancro ha portato tra noi?
Se per te pesa di più il bene, hai in tasca una magnifica teodicea, ovvero una giustificazione del male. Non sono cose che servono molto quando si soffre ma in altre occasioni possono venir comode.
Il cancro insegna a sintetizzare nuove medicine come a soffrire. Il suo magistero è vasto.
Senza storture, niente raddrizzamenti.
Il male potrebbe dunque non essere insensato, serve per conoscere e per arricchire l' esercizio della nostra libertà. Esistono beni più preziosi? Fatemelo sapere.
Ma come? Se il cancro non fosse esistito, nemmeno avremmo dovuto combatterlo?
Già, ma cosa valuti di più, il bene della conoscenza aquisita e della libertà esercitata in questa lotta, o il male che il cancro ha portato tra noi?
Se per te pesa di più il bene, hai in tasca una magnifica teodicea, ovvero una giustificazione del male. Non sono cose che servono molto quando si soffre ma in altre occasioni possono venir comode.
Il cancro insegna a sintetizzare nuove medicine come a soffrire. Il suo magistero è vasto.
Senza storture, niente raddrizzamenti.
Il male potrebbe dunque non essere insensato, serve per conoscere e per arricchire l' esercizio della nostra libertà. Esistono beni più preziosi? Fatemelo sapere.
Fuori dalle grinfie
Che peso dare alle statistiche descrittive del comportamento umano? Parlare dell' uomo usando i numeri divide.
Alcuni rifiutano ogni forma di "matematizzazione" dell' umano (gruppo 1 - G1), per altri è l' unico strumento per "sapere": se non "i dati", cosa? (gruppo 2 - G2).
La matematica è una fastidiosa ragnatela da spazzare con la scopa (G1) o, pur piena di buchi, cattura l' insetto e ci fa mangiare?
Pensando a cosa sia la scienza mi dissocio da entrambi i gruppi per privilegiarne un terzo (gruppo bayesiano); e mi spiego con l' esempio di Pierino.
Pierino diffida dello "scandalo" sui preti pedofili, ci vede un attacco alla Chiesa. Certo, ci sono dei "casi", ma di "casi" ce ne sono ovunque. Per lui i Preti sono pur sempre persone moralmente superiori alla media e cio' deve valere anche per la pedofilia.
Dogma? No, Pierino non è il tipo; lui è "quasi" sicuro e pensa che la sua ipotesi sia vera... al 98%.
Poi Pierino s' imbatte in un autorevole studio statistico di Princeton che evidenzia una particolare propensione alla pedofilia dei Preti Cattolici.
Se Pierino appartenesse al G1 riterrebbe lo studio irrilevante e lo userebbe per lanciarsi nel suo cavallo di battaglia: la ciarlataneria di chi spara numeri quando si occupa dell' Uomo.
Se Pierino appartenesse al G2 direbbe che prima non aveva in mano nulla e ora ha "qualcosa", per quanto "qualcosa" d' incerto. A questo "qualcosa" è razionale uniformare la propria credenza.
Poniamo invece che Pierino abbia una mentalità bayesiana.
Di fronte allo studio non puo' sminuirlo, non puo' intrupparsi nel G1.
Certo, la materia è complessa, le variabili in campo sono molte, individuare un gruppo di controllo da paragonare ai Preti è difficile. D' altro canto si tratta di professori prestigiosi e dalla tecnica impeccabile, anche il campione è nutrito e scelto con oculatezza, in più le serie storiche si presentano complete.
Che probabilità ci sono che in presenza di uno studio simile i Preti abbiano veramente una propensione alla pedofilia maggiore rispetto a gruppi sociali simili? Pierino risponde: 70%.
D' altra parte Pierino non puo' nemmeno farsi arruolare in G2: non è vero che prima non aveva in mano niente! Aveva in mano quel 98%.
A Pierino non resta che applicare il teorema di Bayes: lo studio impatta sulle credenze e quel 98% passa a 95%. Avete notato che piccola variazione?
Bravo Pierino! Grazie ad alla tua mentalità scientifica sei sfuggito dalle grinfie dei dogmatici evitando di ricadere in quelle dei creduloni. Mi piacerebbe proprio essere un topolino guizzante come te.
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Alcuni rifiutano ogni forma di "matematizzazione" dell' umano (gruppo 1 - G1), per altri è l' unico strumento per "sapere": se non "i dati", cosa? (gruppo 2 - G2).
La matematica è una fastidiosa ragnatela da spazzare con la scopa (G1) o, pur piena di buchi, cattura l' insetto e ci fa mangiare?
Pensando a cosa sia la scienza mi dissocio da entrambi i gruppi per privilegiarne un terzo (gruppo bayesiano); e mi spiego con l' esempio di Pierino.
scrittura disegnata (cat+mouse)
Pierino diffida dello "scandalo" sui preti pedofili, ci vede un attacco alla Chiesa. Certo, ci sono dei "casi", ma di "casi" ce ne sono ovunque. Per lui i Preti sono pur sempre persone moralmente superiori alla media e cio' deve valere anche per la pedofilia.
Dogma? No, Pierino non è il tipo; lui è "quasi" sicuro e pensa che la sua ipotesi sia vera... al 98%.
Poi Pierino s' imbatte in un autorevole studio statistico di Princeton che evidenzia una particolare propensione alla pedofilia dei Preti Cattolici.
Se Pierino appartenesse al G1 riterrebbe lo studio irrilevante e lo userebbe per lanciarsi nel suo cavallo di battaglia: la ciarlataneria di chi spara numeri quando si occupa dell' Uomo.
Se Pierino appartenesse al G2 direbbe che prima non aveva in mano nulla e ora ha "qualcosa", per quanto "qualcosa" d' incerto. A questo "qualcosa" è razionale uniformare la propria credenza.
Poniamo invece che Pierino abbia una mentalità bayesiana.
Di fronte allo studio non puo' sminuirlo, non puo' intrupparsi nel G1.
Certo, la materia è complessa, le variabili in campo sono molte, individuare un gruppo di controllo da paragonare ai Preti è difficile. D' altro canto si tratta di professori prestigiosi e dalla tecnica impeccabile, anche il campione è nutrito e scelto con oculatezza, in più le serie storiche si presentano complete.
Che probabilità ci sono che in presenza di uno studio simile i Preti abbiano veramente una propensione alla pedofilia maggiore rispetto a gruppi sociali simili? Pierino risponde: 70%.
D' altra parte Pierino non puo' nemmeno farsi arruolare in G2: non è vero che prima non aveva in mano niente! Aveva in mano quel 98%.
A Pierino non resta che applicare il teorema di Bayes: lo studio impatta sulle credenze e quel 98% passa a 95%. Avete notato che piccola variazione?
Bravo Pierino! Grazie ad alla tua mentalità scientifica sei sfuggito dalle grinfie dei dogmatici evitando di ricadere in quelle dei creduloni. Mi piacerebbe proprio essere un topolino guizzante come te.
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giovedì 18 marzo 2010
Storia della Musica in Soldoni
La Musica è quella Occidentale e i Soldoni sono quelli sonanti, non abbiamo tempo per le metafore.
Iniziamo saltando l' inizio, chi vuole se lo puo' ascoltare.
Dopo la falsa partenza, partiamo sul serio.
La Musica nasce con il Capitalismo. Anche il luogo è il medesimo: Francia del Nord, Paesi Bassi.
C' è bisogno di carta e di stampa per buttar giù le note, solo una società ricca e innovativa se la puo' permettere.
Purtroppo la Musica, diversamente dalla Pittura, non fu da subito un bene privatizzabile. Cio' fece del musicista uno straccione. Monteverdi, dopo 20 anni di onorato servizio a Mantova, se ne andò che aveva ancora le pezze al culo. Intanto i suoi amici con il pennello in mano se la tiravano.
La grande risorsa del musicista erano i piedi. Dove le distanze tra una corte e l' altra si accorciavano, il musico prosperava.
Nei Paesi frammentati le distanze erano brevi, in Germania massimamente brevi, in più nel frattempo era arrivato il capitalismo. Bach cambiò non so più quanti padroni, c' era sempre qualcosa che non andava e poteva farlo.
A Lubecca i bottegai già organizzavano i primi concerti pubblici, gli organi e la musica venivano trascinati fuori dalle Chiese. Il musico benedice l' iniziativa e passa all' incasso salutando benevolo questa nuova fonte d' introito.
Principi, concerti e commissioni private: comincia la bella vita.
Le nazioni che non producono talenti se li comprano: l' Inghilterra si compra Haydn e Handel. Ad Haydn viene chesto come mai non avesse composto quintetti, rispose il milionario: "nessuno me l' ha chiesto".
Il cattolicesimo porta gaiezza nei costumi e il capitalismo ricchezza negli averi. Dove la concentrazione di cattolicesimo e capitalismo è massima fiorisce anche la musica. Nasce l' opera italiana.
In Francia la musica è cosa per burocrati di stato. I burocrati sono prevedibili, si organizzano sempre alla stessa maniera, una bella piramide e via. Sul vertice della piramide ci piazzarono Lully, si suonava solo roba sua o dei suoi favoriti. Conseguenze: Venezia metteva in scena una dozzina di opere all' anno, la Francia una, del solito di Lully.
Ma cattolicesimo e capitalismo c' erano anche a Vienna, ecco spiegato Mozart, un compositore benestante che ebbe qualche problema economico solo quando scoppiò la guerra con i turchi e si ammalò tutta la famiglia di botto (che sfiga). Morì comunque vagliando offerte che gli venivano un po' dappertutto (Londra, Russia, Amsterdam, Ungheria).
Bach al suo Principe: "alla Vostra esaltante, magnanima e sublime Altezza dal vostro umile schiavo...". Beethoven al suo "... senta se le va bene è così, ci sono 100 principi e un solo Beethoven".
Affianco di commissioni e concerti, arriva il copyright. Si era capito?
L' Ottocento è per l' artista un secolo all' insegna della libertà creativa. Beethoven, con gli ultimi quartetti, tenta di liberarsi anche degli ascoltatori inaugurando la separazione tra musica alta e musica bassa. Sarà Brahms a perfezionarla scrivendo roba talmente astrusa che - scandalo! - non poteva essere eseguita in casa. Schoenberg e Stranvisky, seguendo il solco, evacuano diverse sale da concerto e Cage siglerà il tutto dicendo: "se qualcuno accetta la mia musica, è segno che devo spingermi oltre".
Ma ci sono anche i revival bachiani di Mendelssohn, mai nessuna epoca aveva suonato la musica del passato.
Rivoluzione: il novecento porta radio e dischi. Rivoluzione: la musica si trasforma. Prima era fatta di suoni, ora diventa una performance. Non sarà più quella di prima.
Mi piace quella canzone di Iggy Pop, ma deve essere lui ad inscenarla/cantarla. Non ha senso che io la riproduca strimpellando la mia chitarra, non ha senso avere la partitura, non ha senso ascoltare una cover band. Voglio lui! Non si celebrano messe senza sacerdoti.
Solo radio e dischi mi danno "lui".
Il 90% della musica classica diffusa oggi da Radio e Dischi è stata scritta nel passato. Ma non ingannatevi, spesso è musica contemporanea. Gould che suona Gibbons non è barocco, è musica contemporanea.
La "scelta artistica" per eccellenza non è più la scelta compositiva. Diventa centrale invece la "scelta interpretativa", "la scelta strumentale" (Gardiner, Harnoncourt)... Il capitalismo è performance, l' avete capito o no?
Rivoluzione: la musica non è più suono, è performance. Coltrane o Parker, pescano dal bussolotto cosa suonare stasera, e a noi va benone, cio' che non conta puo' ben essere casuale, non siamo interessati a quello, siamo interessati a Coltrane e Parker che si "esibiscono" evocando lo spirito della loro grande arte.
Intanto tutto è accessibile schioccando le dita, e al negozio di Cocquio Trevisago ritrovo oscuri compositori come Pousser, Aho, Scelsi....
Rivoluzione: nel novecento uno strumento s' impone su tutti: lo studio di registrazione.
Come potrà mai giudicare chi ascolta senza avere un' idea di come suona questo strumento? I Beatles compongono in fretta e furia le canzoni di Sgt. Pepper's, poi spendono 40.000 sterline per registrarlo fondendo 700 ore di nastro. Il 20% dell' arte sta nella prima operazione, l' 80% nella seconda. Nel doppio bianco si passa al rapporto 10/90.
Milton Babbit scrive il manifesto: "Composer as specialist". Intanto Ligeti scrive canoni per 56 voci con "virtuosismi compositivi" inauditi e inudibili. Microtoni e cluster sono il pane quotidiano. Con l' elettronica si andrà oltre. Con il rumore ancora oltre.
Conosciamo bene la legge che domina la società capitalista: divisione del lavoro. Il compositore ha una perizia con cui domina partiture che fanno sembrare rudimentali i grandi capolavori del passato.
L' esito è elitario? Poco male: se la diffusione è a costo zero e il mercato vasto, c' è una nicchia per tutti.
Allam Bloom si lamenta: la musica di oggi è nichilista.
La musica del capitalismo parla di libertà, anticonformismo e scetticismo verso l' autorità. Nazisti e Sovietici spingevano a manetta Bach, Mozart e Beethoven, ma si guardavano bene dal rock e dal jazz, la colonna sonora del capitale. Come il Savonarola, che osteggiava la grande pittura del suo tempo, in fondo avevano fiuto.
Iniziamo saltando l' inizio, chi vuole se lo puo' ascoltare.
Dopo la falsa partenza, partiamo sul serio.
La Musica nasce con il Capitalismo. Anche il luogo è il medesimo: Francia del Nord, Paesi Bassi.
C' è bisogno di carta e di stampa per buttar giù le note, solo una società ricca e innovativa se la puo' permettere.
Purtroppo la Musica, diversamente dalla Pittura, non fu da subito un bene privatizzabile. Cio' fece del musicista uno straccione. Monteverdi, dopo 20 anni di onorato servizio a Mantova, se ne andò che aveva ancora le pezze al culo. Intanto i suoi amici con il pennello in mano se la tiravano.
La grande risorsa del musicista erano i piedi. Dove le distanze tra una corte e l' altra si accorciavano, il musico prosperava.
Nei Paesi frammentati le distanze erano brevi, in Germania massimamente brevi, in più nel frattempo era arrivato il capitalismo. Bach cambiò non so più quanti padroni, c' era sempre qualcosa che non andava e poteva farlo.
A Lubecca i bottegai già organizzavano i primi concerti pubblici, gli organi e la musica venivano trascinati fuori dalle Chiese. Il musico benedice l' iniziativa e passa all' incasso salutando benevolo questa nuova fonte d' introito.
Principi, concerti e commissioni private: comincia la bella vita.
Le nazioni che non producono talenti se li comprano: l' Inghilterra si compra Haydn e Handel. Ad Haydn viene chesto come mai non avesse composto quintetti, rispose il milionario: "nessuno me l' ha chiesto".
Il cattolicesimo porta gaiezza nei costumi e il capitalismo ricchezza negli averi. Dove la concentrazione di cattolicesimo e capitalismo è massima fiorisce anche la musica. Nasce l' opera italiana.
In Francia la musica è cosa per burocrati di stato. I burocrati sono prevedibili, si organizzano sempre alla stessa maniera, una bella piramide e via. Sul vertice della piramide ci piazzarono Lully, si suonava solo roba sua o dei suoi favoriti. Conseguenze: Venezia metteva in scena una dozzina di opere all' anno, la Francia una, del solito di Lully.
Ma cattolicesimo e capitalismo c' erano anche a Vienna, ecco spiegato Mozart, un compositore benestante che ebbe qualche problema economico solo quando scoppiò la guerra con i turchi e si ammalò tutta la famiglia di botto (che sfiga). Morì comunque vagliando offerte che gli venivano un po' dappertutto (Londra, Russia, Amsterdam, Ungheria).
Bach al suo Principe: "alla Vostra esaltante, magnanima e sublime Altezza dal vostro umile schiavo...". Beethoven al suo "... senta se le va bene è così, ci sono 100 principi e un solo Beethoven".
Affianco di commissioni e concerti, arriva il copyright. Si era capito?
L' Ottocento è per l' artista un secolo all' insegna della libertà creativa. Beethoven, con gli ultimi quartetti, tenta di liberarsi anche degli ascoltatori inaugurando la separazione tra musica alta e musica bassa. Sarà Brahms a perfezionarla scrivendo roba talmente astrusa che - scandalo! - non poteva essere eseguita in casa. Schoenberg e Stranvisky, seguendo il solco, evacuano diverse sale da concerto e Cage siglerà il tutto dicendo: "se qualcuno accetta la mia musica, è segno che devo spingermi oltre".
Ma ci sono anche i revival bachiani di Mendelssohn, mai nessuna epoca aveva suonato la musica del passato.
Rivoluzione: il novecento porta radio e dischi. Rivoluzione: la musica si trasforma. Prima era fatta di suoni, ora diventa una performance. Non sarà più quella di prima.
Mi piace quella canzone di Iggy Pop, ma deve essere lui ad inscenarla/cantarla. Non ha senso che io la riproduca strimpellando la mia chitarra, non ha senso avere la partitura, non ha senso ascoltare una cover band. Voglio lui! Non si celebrano messe senza sacerdoti.
Solo radio e dischi mi danno "lui".
Il 90% della musica classica diffusa oggi da Radio e Dischi è stata scritta nel passato. Ma non ingannatevi, spesso è musica contemporanea. Gould che suona Gibbons non è barocco, è musica contemporanea.
La "scelta artistica" per eccellenza non è più la scelta compositiva. Diventa centrale invece la "scelta interpretativa", "la scelta strumentale" (Gardiner, Harnoncourt)... Il capitalismo è performance, l' avete capito o no?
Rivoluzione: la musica non è più suono, è performance. Coltrane o Parker, pescano dal bussolotto cosa suonare stasera, e a noi va benone, cio' che non conta puo' ben essere casuale, non siamo interessati a quello, siamo interessati a Coltrane e Parker che si "esibiscono" evocando lo spirito della loro grande arte.
Intanto tutto è accessibile schioccando le dita, e al negozio di Cocquio Trevisago ritrovo oscuri compositori come Pousser, Aho, Scelsi....
Rivoluzione: nel novecento uno strumento s' impone su tutti: lo studio di registrazione.
Come potrà mai giudicare chi ascolta senza avere un' idea di come suona questo strumento? I Beatles compongono in fretta e furia le canzoni di Sgt. Pepper's, poi spendono 40.000 sterline per registrarlo fondendo 700 ore di nastro. Il 20% dell' arte sta nella prima operazione, l' 80% nella seconda. Nel doppio bianco si passa al rapporto 10/90.
Milton Babbit scrive il manifesto: "Composer as specialist". Intanto Ligeti scrive canoni per 56 voci con "virtuosismi compositivi" inauditi e inudibili. Microtoni e cluster sono il pane quotidiano. Con l' elettronica si andrà oltre. Con il rumore ancora oltre.
Conosciamo bene la legge che domina la società capitalista: divisione del lavoro. Il compositore ha una perizia con cui domina partiture che fanno sembrare rudimentali i grandi capolavori del passato.
L' esito è elitario? Poco male: se la diffusione è a costo zero e il mercato vasto, c' è una nicchia per tutti.
Allam Bloom si lamenta: la musica di oggi è nichilista.
La musica del capitalismo parla di libertà, anticonformismo e scetticismo verso l' autorità. Nazisti e Sovietici spingevano a manetta Bach, Mozart e Beethoven, ma si guardavano bene dal rock e dal jazz, la colonna sonora del capitale. Come il Savonarola, che osteggiava la grande pittura del suo tempo, in fondo avevano fiuto.
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