Il problema centrale dell' epistemologia: cosa succede nella nostra mente quando percepiamo qualcosa?
Le allucinazioni esistono e una buona teoria della percezione dovrebbe darne conto.
In genere si ammette che percependo noi diventiamo coscienti di qualcosa in modo diretto e di qualcos' altro in modo indiretto.
La teoria sense-data, ricavata da Hume, è drastica: i sensi ci riportano dei dati che formano una rappresentazione mentale. Noi siamo coscienti in modo diretto di quella rappresentazione e in modo indiretto della realtà.
Una teoria del genere spiega in modo meraviglioso l' allucinazione: si produce allucinazione quando esiste una rappresentazione mentale senza che esista l' oggetto. Noi siamo coscienti in modo diretto solo della rappresentazione mentale, per cui è più che evidente, in assenza dell' oggetto, inferire una falsità.
Ma una teoria del genere sbocca necessariamente nello scetticismo sul mondo reale: se ad esso non posso accedere non potrò mai sapere se esiste o meno, se sono vittima di un' allucinazione continuata o meno.
Per molti l' assurdità dello scetticismo humaniano è qualcosa da superare poiché rappresenta una contraddizione continua nella nostra vita di tutti i giorni. Sia come sia è comunque un punto debole di Hume.
Per superare le assurdità dello scetticismo bisogna ricorrere a teorie alternative, secondo me la migliore a disposizione è quella del realismo diretto nella sua variante "intenzionalista" (intentionalism, da "intendere" o "tendere". Le intenzioni non c' entrano niente). Secondo questa teoria quando la mente percepisce si "tende" verso l' oggetto reale. E' l' oggetto reale cio' di cui diventiamo coscienti in modo diretto, la rappresentazione mentale dell' oggetto è solo un veicolo che conduce ad esso la nostra mente. L' accusa a Hume è chiara: confonde il veicolo con l' oggetto.
Nell' allucinazione non esiste un oggetto quindi non esiste un oggetto di cui essere coscienti, siamo solo le vittime di una falsa rappresentazione: la nosstra. mente si è imbarcata su un veicolo sbagliato, un veicolo che non l' ha condotta in nessun luogo.
Ma perché ci è sembrato di andare da qualche parte?
Evidentemente già il veicolo prepara in qualche modo la mente all' incontro con l' oggetto e non si puo' escludere che a volte questi preparativi siano ingannevoli. Da qui le allucinazioni. D' altronde i veicoli stessi possono essere oggetto di analisi quindi oggetto della nostra coscienza che ne puo' valutare l' attendibilità. Esiste una facoltà apposita (introspezione) che consente al soggetto di percepire i fatti mentali alla stregua di oggetti, e quindi di analizzare "veicoli" della percezione stessa.
Non che questo risolva il problema una volta per tutte poiché come ciascuno vede come intrucendo l' analisi dei veicoli si precipita in un regresso infinito. Ad ogni modo introduce una possibilità di accuratezza.
Per arginare il regresso infinito, comunque, i sostenitori dell' intenzionalismo fissano un principio di conservazione (PC) in base al quale si è giustificati, fino a prova contraria, a ritenere vere le evidenze di cui siamo in possesso. E' un principio "legalistico" come è stato osservato.
Conclusione: non c' è dubbio che la teoria sense-data spieghi meglio il fenomeno dell' allucinazione, tuttavia conduce dritta dritta nello scetticismo, cosa che appare assurda a molti. La teoria intenzionalista forse è più cervellotica quando è chiamata a spiegare l' allucinazione (c' è anche di peggio, per esempio il disgiuntivismo o l' avverbialismo) ma per lo meno non lascia aperta la possibilità che la nostra esistenza sia una mera allucinazione continuata.