Perchè presupporla tale ci fa capire molte cose.
Negarlo, per contro, ci rende solo ignoranti.
Da leggere tutto. Più volte.
giovedì 17 dicembre 2009
mercoledì 16 dicembre 2009
Le 4 vie
la libertà è stata difesa dagli economisti seguendo quattro vie:
1) procura i giusti incentivi (Friedman);
2) elabora il costo soggettivo (Buchanan);
3) elabora la razionalità limitata e l' informazione dispersa (Hayek);
4) seleziona in modo efficiente (Malthus-Spencer).
1) procura i giusti incentivi (Friedman);
2) elabora il costo soggettivo (Buchanan);
3) elabora la razionalità limitata e l' informazione dispersa (Hayek);
4) seleziona in modo efficiente (Malthus-Spencer).
Anima dell' Economia ed Economia dell' Anima
1***
"Quanto costa?"
Domanda banale, solo per il contabile.
Lui crede che un SUV costi 80.000 euro per il semplice fatto che me lo danno se sgancio 80.000 euro. Illuso.
L' economista (che è un filosofo) invece sa che la questione del "costo" implica la questione dell' interiorità più recondita. Parliamo pure di Anima senza timore.
Nella vicenda ci sono implicate almeno due componenti irriducibilmente soggettive:
1. il costo opportunità
2. il costo etco (o psicologico)
2***
Se in mano ho 80.000 euro e l' unico investimento possibile è l' acquisto del SUV, allora il costo di quest' ultimo è per me nullo. L' alternativa al SUV sarebbe un bel fuocherello alimentato dalla carta (moneta).
Magari a me piacciono i fuochi, specie se di carta-moneta. Oppure della moneta mi piace l' odore. Lo trovo confortante.
Per ogni individuo e in ogni istante c' è un panorama di alternative differente e pronto a sparire non appena la scelta è compiuta.
3***
Se avessi a disposizione invece un' infinità di merci di mio gradimento dai prezzi più variegati, e, nonostante tutto, mi decidessi per il SUV, qualcuno potrebbe illudersi di avere in mano il costo reale del SUV.
Sbagliato. La mia spiccata sensibilità ambientale - faccio un esempio - fa salire il costo del SUV: inquinare mi dispiace. Se non mi dispiacesse il costo del SUV sarebbe inferiore.
4***
L' osservatore non ci capisce più niente: i costi etici sono inaccessibili e, una volta che ho speso i miei 80.000 euro, anche le alternative finiscono nel nulla. In altri termini, l' osservatore ha ben poco da osservare.
5***
Tesi: l' Anima è l' unica variabile fondamentale per il calcolo del costo economico.
6***
Il calcolo dei costi è inaccessibile perchè l' Anima delle persone è inaccessibile.
7***
Eppure il calcolo dei costi è fondamentale: sbagliarlo ci rende poveri e infelici. Gli economisti direbbero "inefficienti". Come posso produrre una Scuola, per esempio, se non so neanche quanto costa?!
8***
Dicevamo che l' Osservatore ha ben poco da osservare. Anche questo è sbagliato.
Puo' osservare le scelte dell' individuo. Sono l' unico specchio in cui si riflette l' Anima per affiorare in superficie. Se preferisco A a B, la mia Anima dà un' indicazione di costo.
9***
La scelta è al centro della società libertaria. Nessuna proibizione: diritto di scelta e centralità dell' Anima. La società libertaria è l' unica che s' inchina e rispetta l' Anima.
10***
Chalmers lo ha spiegato: chi non crede all' Anima, crede all' Uomo-zombie. Non ci sono alternative.
L' Uomo-zombie agisce come governato da un software.
11***
Chi concepisce l' uomo come uno zombie non è interessato granchè alla scelta dell' uomo, non percepisce l' utilità sociale di un tale atto; è interessato piuttosto al software che lo governa. Una volta che l' ha ricostruito, conoscerà l' esatto "costo" delle cose e saprà se vale la pena di costruire la Scuola a cui accennavamo.
12***
Lo Stato e i burocrati sono lo strumento su cui puntano gli "zombisti". Abusare dello Stato è una loro prerogativa, anche crederlo necessario rispecchia una sottovalutazione dell' Anima.
13***
Considerare la soggettività dei costi è un buon modo per difendere la Libertà. Credere nell' esistenza di un' Anima insondabile è poi il modo migliore.
14***
Le considerazione di cui sopra seguono una rilettura in treno di "Costo e Scelta" di James Buchanan. E' bello sapere che s' ispirò ai grandi scienziati delle finanze italiani.
"Quanto costa?"
Domanda banale, solo per il contabile.
Lui crede che un SUV costi 80.000 euro per il semplice fatto che me lo danno se sgancio 80.000 euro. Illuso.
L' economista (che è un filosofo) invece sa che la questione del "costo" implica la questione dell' interiorità più recondita. Parliamo pure di Anima senza timore.
Nella vicenda ci sono implicate almeno due componenti irriducibilmente soggettive:
1. il costo opportunità
2. il costo etco (o psicologico)
2***
Se in mano ho 80.000 euro e l' unico investimento possibile è l' acquisto del SUV, allora il costo di quest' ultimo è per me nullo. L' alternativa al SUV sarebbe un bel fuocherello alimentato dalla carta (moneta).
Magari a me piacciono i fuochi, specie se di carta-moneta. Oppure della moneta mi piace l' odore. Lo trovo confortante.
Per ogni individuo e in ogni istante c' è un panorama di alternative differente e pronto a sparire non appena la scelta è compiuta.
3***
Se avessi a disposizione invece un' infinità di merci di mio gradimento dai prezzi più variegati, e, nonostante tutto, mi decidessi per il SUV, qualcuno potrebbe illudersi di avere in mano il costo reale del SUV.
Sbagliato. La mia spiccata sensibilità ambientale - faccio un esempio - fa salire il costo del SUV: inquinare mi dispiace. Se non mi dispiacesse il costo del SUV sarebbe inferiore.
4***
L' osservatore non ci capisce più niente: i costi etici sono inaccessibili e, una volta che ho speso i miei 80.000 euro, anche le alternative finiscono nel nulla. In altri termini, l' osservatore ha ben poco da osservare.
5***
Tesi: l' Anima è l' unica variabile fondamentale per il calcolo del costo economico.
6***
Il calcolo dei costi è inaccessibile perchè l' Anima delle persone è inaccessibile.
7***
Eppure il calcolo dei costi è fondamentale: sbagliarlo ci rende poveri e infelici. Gli economisti direbbero "inefficienti". Come posso produrre una Scuola, per esempio, se non so neanche quanto costa?!
8***
Dicevamo che l' Osservatore ha ben poco da osservare. Anche questo è sbagliato.
Puo' osservare le scelte dell' individuo. Sono l' unico specchio in cui si riflette l' Anima per affiorare in superficie. Se preferisco A a B, la mia Anima dà un' indicazione di costo.
9***
La scelta è al centro della società libertaria. Nessuna proibizione: diritto di scelta e centralità dell' Anima. La società libertaria è l' unica che s' inchina e rispetta l' Anima.
10***
Chalmers lo ha spiegato: chi non crede all' Anima, crede all' Uomo-zombie. Non ci sono alternative.
L' Uomo-zombie agisce come governato da un software.
11***
Chi concepisce l' uomo come uno zombie non è interessato granchè alla scelta dell' uomo, non percepisce l' utilità sociale di un tale atto; è interessato piuttosto al software che lo governa. Una volta che l' ha ricostruito, conoscerà l' esatto "costo" delle cose e saprà se vale la pena di costruire la Scuola a cui accennavamo.
12***
Lo Stato e i burocrati sono lo strumento su cui puntano gli "zombisti". Abusare dello Stato è una loro prerogativa, anche crederlo necessario rispecchia una sottovalutazione dell' Anima.
13***
Considerare la soggettività dei costi è un buon modo per difendere la Libertà. Credere nell' esistenza di un' Anima insondabile è poi il modo migliore.
14***
Le considerazione di cui sopra seguono una rilettura in treno di "Costo e Scelta" di James Buchanan. E' bello sapere che s' ispirò ai grandi scienziati delle finanze italiani.
Matrix
Non l' ho capito.
Ma come fa a morire veramente chi muore in Matrix? Matrix non è solo un videogioco?
Quando muoio in sogno non muoio nella realtà. Non mi faccio neanche un graffio.
Riesco tranquillamente a concepire come verosimili anche le situazioni più improbabili: basta collocarle opportunamente lontano nel tempo.
Sono le situazioni impossibili a mandarmi in bestia.
Tutto il contrario la Sara, che si è goduta il film spassandosela come non mai incurante delle mie petulanti richieste d' informazione.
P.S. In realtà una spiegazione cervellotica esisterebbe. Giocare ai videogiochi ha anche ripercussioni reali: se perdo mi dispiaccio, per esempio. Cio' implica che la realtà virtuale puo' agire sul mio corpo reale. Mi deve bastare questo per spiegare il sangue che perdo sul cuscino quando inciampo e cado in sogno?
P.S. A proposito di film. Domani, in allegato ad un Foglio da 5.9 euro, esce il libro di Mariarosa Mancuso. Impagabile la prefa di Aldo Grasso anticipata sul corriere di oggi (link disponibile domani)(siccome oggi è domani, ecco il link).
Ma come fa a morire veramente chi muore in Matrix? Matrix non è solo un videogioco?
Quando muoio in sogno non muoio nella realtà. Non mi faccio neanche un graffio.
Riesco tranquillamente a concepire come verosimili anche le situazioni più improbabili: basta collocarle opportunamente lontano nel tempo.
Sono le situazioni impossibili a mandarmi in bestia.
Tutto il contrario la Sara, che si è goduta il film spassandosela come non mai incurante delle mie petulanti richieste d' informazione.
P.S. In realtà una spiegazione cervellotica esisterebbe. Giocare ai videogiochi ha anche ripercussioni reali: se perdo mi dispiaccio, per esempio. Cio' implica che la realtà virtuale puo' agire sul mio corpo reale. Mi deve bastare questo per spiegare il sangue che perdo sul cuscino quando inciampo e cado in sogno?
P.S. A proposito di film. Domani, in allegato ad un Foglio da 5.9 euro, esce il libro di Mariarosa Mancuso. Impagabile la prefa di Aldo Grasso anticipata sul corriere di oggi (link disponibile domani)(siccome oggi è domani, ecco il link).
Il fumo uccide. Forse.
Mi ricordo ancora della Signorina Cuorisolitari, una tipa vogliosa di "convolare" al più presto. Ma era anche una persona con la testa sulle spalle, cercava un compagno affidabile e i suoi conti li sapeva fare.
Di solito usciva il Giovedì e il Sabato, in occasione di queste serate incontrava due gruppi di potenziali consorti, i primi frequentavano la palestra, gli altri l' ambiente di lavoro.
Da fonti accurate sapeva che per conoscere un ragazzo intelligente alle feste del Giovedì, doveva approcciare uomini barbuti. Era una semplice questione di probabilità. Per le feste del sabato, invece, era bene puntare sui pelati. Barbuti il Giovedì e pelati il Sabato, gli altri venivano snobbati. Davanti al barbuto del Giovedì era tutta sorrisetti e mossettine, gelo con i glabri. Al Sabato faceva la scema con i pelati rimanendo fredda con i capelloni.
Quando fu lei ad organizzare la festa decise di invitare tutti, sia gli amici del Sabato che quelli del Giovedi. Cercò di capire se era meglio puntare sui barbutio e sui pelati ma da un rapido calcolo si accorse che solo cercando la compagnia di un capellone glabro massimizzava le probabilità di stare con una persona intelligente. Eppure erano sempre le stesse persone! Le probabilità
***
Qualcosa del genere accade ripensando agli esperimenti medici condotti sui fumatori. Quasi tutti segnalano una solida correlazione tra fumo attivo e morte. Poi, quando confrontiamo la speranza di vita dei fumatori con quella dei non-fumatori, le differenze sono irrilevanti.
Forse sui pacchetti di sigarette onestà vorrebbe si stampasse la noiosissima e illeggibile tiritera "Il fumo provoca il cancro ai polmoni", comunque meglio dell' alternativa ben poco dissuadente: "Il fumo uccide. Il non-fumo pure".
link
Di solito usciva il Giovedì e il Sabato, in occasione di queste serate incontrava due gruppi di potenziali consorti, i primi frequentavano la palestra, gli altri l' ambiente di lavoro.
Da fonti accurate sapeva che per conoscere un ragazzo intelligente alle feste del Giovedì, doveva approcciare uomini barbuti. Era una semplice questione di probabilità. Per le feste del sabato, invece, era bene puntare sui pelati. Barbuti il Giovedì e pelati il Sabato, gli altri venivano snobbati. Davanti al barbuto del Giovedì era tutta sorrisetti e mossettine, gelo con i glabri. Al Sabato faceva la scema con i pelati rimanendo fredda con i capelloni.
Quando fu lei ad organizzare la festa decise di invitare tutti, sia gli amici del Sabato che quelli del Giovedi. Cercò di capire se era meglio puntare sui barbutio e sui pelati ma da un rapido calcolo si accorse che solo cercando la compagnia di un capellone glabro massimizzava le probabilità di stare con una persona intelligente. Eppure erano sempre le stesse persone! Le probabilità
***
Qualcosa del genere accade ripensando agli esperimenti medici condotti sui fumatori. Quasi tutti segnalano una solida correlazione tra fumo attivo e morte. Poi, quando confrontiamo la speranza di vita dei fumatori con quella dei non-fumatori, le differenze sono irrilevanti.
Forse sui pacchetti di sigarette onestà vorrebbe si stampasse la noiosissima e illeggibile tiritera "Il fumo provoca il cancro ai polmoni", comunque meglio dell' alternativa ben poco dissuadente: "Il fumo uccide. Il non-fumo pure".
link
martedì 15 dicembre 2009
Nell'era Google la qualità conviene
Google fa bene alla nostra salute mentale?
Internet banalizza la nostra cultura o la estende innalzandone la qualità?
Molti sono scettici, la conoscenza "vicina" renderebbe obsoleta la fatica del memorizzare.
Le menti ne uscirebbero più fragili e meno ricettive. Tutto si svolge solo in superficie, la sonda mentale non è più chiamata ha penetrare ed diventa impotente persino di fronte alla scorza meno resistente. L' approfondimento si rarefa' fino a svanire.
Per me questo pessimismo è eccessivo.
Google sta già rendendo e renderà la nostra cultura media sempre più estesa ed approfondita, sempre più vivace e appassionata, anche se concordo sulla rarefazione delle riflessioni impegnative.
Ma io forse non faccio testo, sono un inguaribile ottimista, in passato ho già espresso la convinzione che i nostri figli saranno migliori di noi e che l' arte e la cultura prodotte oggi sono espressioni umane più raffinate, consapevoli e scandagliate che non quelle del passato. Spero solo fosse un ottimismo argomentato.
Qualcuno potrebbe pensare che abbiamo troppo "materiale" a disposizione, siamo immersi in un blob ipertrofico che ci avvinghia paralizzandoci. Ed infatti è vero: passo oggi molto più tempo di prima a "selezionare" e "classificare" e molto meno tempo a leggere-ascoltare-guardare. Alcuni dischi ricevuti giacciono incelofanati perchè sono tutto compreso dalla stesura del prossimo "ordine" da inviare. Colgo in questo comportamento una chiara spinta verso l'alienazione del consumo culturale.
Il bello è che tutto cio', lungi dall' essere un inconveniente, potrebbe trasformarsi nel punto di forza che renderà la cultura media delle generazioni a venire più sofisticata e profonda di quella delle generazioni passate.
La chiave di volta è il teorema Alchian-Allen. Cerco ora di argomentare il mio ottimismo. Lo sapevate gli australiani bevono vini italiani di qualità mediamente superiore rispetto a quelli che si bevono in Italia? Ed è vero anche il contrario (sì, esistono anche i vini australiani). E' normale che sia così, visto il teorema Alchian-Allen. Il teorema dice che se un costo fisso si aggiunge al prezzo di due beni succedanei tra loro, aumenterà il consumo di quello qualitativamente migliore. Il motivo è chiaro: la qualità costa, e l' aggiunta di un costo fisso incide meno sul psuo prezzo complessivo, cosicché diviene più conveniente. Il costo di trasporto in Australia del vino italiano è il medesimo per alta e bassa qualità.
Il mondo di google aggiunge un costo fisso ai beni culturali: è il costo legato alla ricerca. Per comprendere meglio dividiamo il costo dell' acculturamento: costo di selezione e costo di approfondimento. Google rende disponibile una marea di roba facendo impennare il costo di selezione. Ma questo costo s' impenna per tutte le potenziali fonti. E' il motivo per cui nell'era google approfondiremo solo il materiale in media qualitativamente superiore.
Personalmente lo constato tutti i giorni: come dicevo prima, passo molto meno tempo a leggere e molto di più a selezionare, ma la bontà media delle mie letture si è impennata. Leggo praticamente solo quello che mi interessa veramente, lo leggo quindi in modo veramente partecipe e formativo.
Se decido di vedere un' opera vedo solo l' atto che mi interessa - solo l' aria che m' interessa, solo il passaggio che aspettavo - tagliando il superfluo, ovvero tutto il resto. Se ascolto una sinfonia, ascolto solo il tempo che m' interessa, solo la cadenza che attendevo al varco e non vado oltre, sarebbe tempo sprecato, sarebbe tempo buttato che in passato avrei fatto passare anche ai miei occhi per "cultura" anche se era solo noia che dovevo sorbirmi per avere cio' che cercavo. Eccetera.
Vuoi giudicare la bontà culturale del tuo vicino? Difficile farlo, ma oggi ci sono un paio di spie dal contenuto informativo non trascurabile. Guarda quanti libri lascia a metà, se sono pochi diffida. Nota quanto spesso abbandona la visione di un film; farlo raramente è un brutto segno. Nota se scorre velocemente le gallerie virtuali dei musei in rete; procedere a rilento è preoccupante. Lasciare rqramente intonso il tomo, disertare pochi film iniziati, sorvolare con riluttanza quando ci si imbatte in opere d' arte, puo' segnalare un basso livello qualitativo della propria cultura, ovvero, un utilizzo improduttivo dei nuovi potentissimi strumenti a disposizione per migliorarci.
Un ottimismo del genere non è esente da critiche: spesso il mio arricchimento culturale è stato di origine casuale. Esiste una fruttuosa serendipidy anche in queste materie, magari stai leggendo un libro noioso, ed ecco un'inattesa illuminazione. Magari vai all'unico museo del tuo paese e l'esperienza forzata si trasforma in qualcosa di unico. Ci mancherà questa fertile noia? Nell'era in cui tutto è raggiungibile ci mancherà il sogno di qualcosa di irraggiungibile? Probabilmente sì, ma questo è un altro discorso.
Ah povera mamma, che memore della guerra mi fai sempre finire tutto quello che ho nel piatto, anche l' odiato ovetto, perchè "buttare è peccato"... non hai capito che oggi tutto è potenzialmente sostituibile con qualcosa di simile e migliore...
Internet banalizza la nostra cultura o la estende innalzandone la qualità?
Molti sono scettici, la conoscenza "vicina" renderebbe obsoleta la fatica del memorizzare.
Le menti ne uscirebbero più fragili e meno ricettive. Tutto si svolge solo in superficie, la sonda mentale non è più chiamata ha penetrare ed diventa impotente persino di fronte alla scorza meno resistente. L' approfondimento si rarefa' fino a svanire.
Per me questo pessimismo è eccessivo.
Google sta già rendendo e renderà la nostra cultura media sempre più estesa ed approfondita, sempre più vivace e appassionata, anche se concordo sulla rarefazione delle riflessioni impegnative.
Ma io forse non faccio testo, sono un inguaribile ottimista, in passato ho già espresso la convinzione che i nostri figli saranno migliori di noi e che l' arte e la cultura prodotte oggi sono espressioni umane più raffinate, consapevoli e scandagliate che non quelle del passato. Spero solo fosse un ottimismo argomentato.
Qualcuno potrebbe pensare che abbiamo troppo "materiale" a disposizione, siamo immersi in un blob ipertrofico che ci avvinghia paralizzandoci. Ed infatti è vero: passo oggi molto più tempo di prima a "selezionare" e "classificare" e molto meno tempo a leggere-ascoltare-guardare. Alcuni dischi ricevuti giacciono incelofanati perchè sono tutto compreso dalla stesura del prossimo "ordine" da inviare. Colgo in questo comportamento una chiara spinta verso l'alienazione del consumo culturale.
Il bello è che tutto cio', lungi dall' essere un inconveniente, potrebbe trasformarsi nel punto di forza che renderà la cultura media delle generazioni a venire più sofisticata e profonda di quella delle generazioni passate.
La chiave di volta è il teorema Alchian-Allen. Cerco ora di argomentare il mio ottimismo. Lo sapevate gli australiani bevono vini italiani di qualità mediamente superiore rispetto a quelli che si bevono in Italia? Ed è vero anche il contrario (sì, esistono anche i vini australiani). E' normale che sia così, visto il teorema Alchian-Allen. Il teorema dice che se un costo fisso si aggiunge al prezzo di due beni succedanei tra loro, aumenterà il consumo di quello qualitativamente migliore. Il motivo è chiaro: la qualità costa, e l' aggiunta di un costo fisso incide meno sul psuo prezzo complessivo, cosicché diviene più conveniente. Il costo di trasporto in Australia del vino italiano è il medesimo per alta e bassa qualità.
Il mondo di google aggiunge un costo fisso ai beni culturali: è il costo legato alla ricerca. Per comprendere meglio dividiamo il costo dell' acculturamento: costo di selezione e costo di approfondimento. Google rende disponibile una marea di roba facendo impennare il costo di selezione. Ma questo costo s' impenna per tutte le potenziali fonti. E' il motivo per cui nell'era google approfondiremo solo il materiale in media qualitativamente superiore.
Personalmente lo constato tutti i giorni: come dicevo prima, passo molto meno tempo a leggere e molto di più a selezionare, ma la bontà media delle mie letture si è impennata. Leggo praticamente solo quello che mi interessa veramente, lo leggo quindi in modo veramente partecipe e formativo.
Se decido di vedere un' opera vedo solo l' atto che mi interessa - solo l' aria che m' interessa, solo il passaggio che aspettavo - tagliando il superfluo, ovvero tutto il resto. Se ascolto una sinfonia, ascolto solo il tempo che m' interessa, solo la cadenza che attendevo al varco e non vado oltre, sarebbe tempo sprecato, sarebbe tempo buttato che in passato avrei fatto passare anche ai miei occhi per "cultura" anche se era solo noia che dovevo sorbirmi per avere cio' che cercavo. Eccetera.
Vuoi giudicare la bontà culturale del tuo vicino? Difficile farlo, ma oggi ci sono un paio di spie dal contenuto informativo non trascurabile. Guarda quanti libri lascia a metà, se sono pochi diffida. Nota quanto spesso abbandona la visione di un film; farlo raramente è un brutto segno. Nota se scorre velocemente le gallerie virtuali dei musei in rete; procedere a rilento è preoccupante. Lasciare rqramente intonso il tomo, disertare pochi film iniziati, sorvolare con riluttanza quando ci si imbatte in opere d' arte, puo' segnalare un basso livello qualitativo della propria cultura, ovvero, un utilizzo improduttivo dei nuovi potentissimi strumenti a disposizione per migliorarci.
Un ottimismo del genere non è esente da critiche: spesso il mio arricchimento culturale è stato di origine casuale. Esiste una fruttuosa serendipidy anche in queste materie, magari stai leggendo un libro noioso, ed ecco un'inattesa illuminazione. Magari vai all'unico museo del tuo paese e l'esperienza forzata si trasforma in qualcosa di unico. Ci mancherà questa fertile noia? Nell'era in cui tutto è raggiungibile ci mancherà il sogno di qualcosa di irraggiungibile? Probabilmente sì, ma questo è un altro discorso.
Ah povera mamma, che memore della guerra mi fai sempre finire tutto quello che ho nel piatto, anche l' odiato ovetto, perchè "buttare è peccato"... non hai capito che oggi tutto è potenzialmente sostituibile con qualcosa di simile e migliore...
lunedì 14 dicembre 2009
Noccioli
L' altra sera rivisto con la Sara Colazione da Tiffany.
Sempre d' impatto, specie per chi è reduce da una scampagnata a New York e non puo' sfuggire ad una certa mitologia un po' infantile.
Il nocciolo concettuale del film sta tutto nella battuta pronunciata da lui quando esce da taxi.
Il nocciolo estetico sta tutto nel fatto che lei, quando esce dal taxi per non perdere l' uomo della sua vita, in realtà dice di cercare il gatto.
Mi piaccioni i film in cui il "nocciolo" concettuale sta in una sola battuta e il "nocciolo" estetico in una sola sequenza, non fanno perdere tempo. Gli americani sono maestri.
Dicono tutti che il libro è più bello. Per carità sono voci attendibili, anche se il fatto che finisca male mi fa dubitare. Comunque non posso leggerlo, non ho tempo.
Se avete ancora meno tempo di me, anzichè vedervi il film, riascoltatevi quella battuta cruciale messa in musica in una vecchia canzone di Johnny Cash
Sempre d' impatto, specie per chi è reduce da una scampagnata a New York e non puo' sfuggire ad una certa mitologia un po' infantile.
Il nocciolo concettuale del film sta tutto nella battuta pronunciata da lui quando esce da taxi.
Il nocciolo estetico sta tutto nel fatto che lei, quando esce dal taxi per non perdere l' uomo della sua vita, in realtà dice di cercare il gatto.
Mi piaccioni i film in cui il "nocciolo" concettuale sta in una sola battuta e il "nocciolo" estetico in una sola sequenza, non fanno perdere tempo. Gli americani sono maestri.
Dicono tutti che il libro è più bello. Per carità sono voci attendibili, anche se il fatto che finisca male mi fa dubitare. Comunque non posso leggerlo, non ho tempo.
Se avete ancora meno tempo di me, anzichè vedervi il film, riascoltatevi quella battuta cruciale messa in musica in una vecchia canzone di Johnny Cash
Chiesa ragionante
Ultimamente c' ho dato dentro nel tentativo di affrontare la prova dell' esistenza di Dio (link link link link link... basta, la tag è "dimostrazioni di Dio").
Non so se il messaggio sia riassumibile.
Forse si puo' riassumere dicendo che lo sforzo scientifico presuppone la conoscibilità dell' universo e che la struttura scientifica stessa è il frutto di una stretta sinergia tra esperienza e matematica. La matematica poi si spinge anche molto al di là di cio' che possiamo immaginare ed esiste una forte corrispondenza tra la natura e questa nostra conoscenza razionale. Poichè la natura è conoscibile scientificamente, siamo rimandati ad un' intelligenza originaria in un percorso che ci riconduce all' esistenza di Dio.
Non c' è dubbio che una simile conoscenza appare particolarmente adatta all' odierna situazione culturale nella quale gli uomini di scienza giocano un ruolo centrale.
Le obiezioni al ragionamento vengono piuttosto sollevate evidenziando i limiti alla leggibilità della natura. Il "principio di indeterminazione" ci confina in una conoscenza probabilistica, ma anche queste leggi sono una forma di conoscenza. I sistemi caotici poi, non sono assolutamente inintelleggibili e non ricomprendono l' intero universo.
Questo itinerario verso l' esistenza di Dio a partire dall' intelleggibilità della natura è certamente vicino alla quinta via di Tommaso. Non parte però dalla presenza delle finalità dell' universo, ma dalla constatazione che l' universo è matematicamente intelleggibile.
L' esistenza della grammatica poi è la prova di Dio, e attraverso questa prova si puo' dimostrare l' esistenza di Dio nel mondo moderno. Un Illuminismo privo di "fondamenti" alla fine è costretto a distruggere se stesso. Il risultato è il nichilismo. L' argomento più convincente per dimostrare l' esistenza di Dio, giunge a Dio come al garante dello spazio della verità, entro il quale il soggetto può recuperare la propria identità. La negazione di Dio comporta la negazione della verità. L' ateo non si libererà di Dio finchè non si libererà della grammatica e del concetto di verità che essa implica in modo così naturale.
Sì, in fondo molto di quello che ho detto si puo' anche riassumere con parole del genere.
Ed è una fortuna che parole del genere non siano mie ma siano del filosofo papalino Robert Spaemann e del Cardinal Ruini, che si sono incontrati Venerdì scorso a Roma al convegno "Dio Oggi". Dopo una breve introduzione che evidenzia come la Chiesa non sia nè l' Arci, nè un' agenzia intergovernativa, nè un istituto psicologico per la consolazione degli afflitti, si è cominciato a parlare di un argomento cardine che fa della Chiesa cio' che è: l' esistenza di Dio e le prove razionali per dimostrarla.
link
Ruini è tratto dal Foglio 11.12.20089 inserto primo "Ragionare etsi deus daretur"
Non so se il messaggio sia riassumibile.
Forse si puo' riassumere dicendo che lo sforzo scientifico presuppone la conoscibilità dell' universo e che la struttura scientifica stessa è il frutto di una stretta sinergia tra esperienza e matematica. La matematica poi si spinge anche molto al di là di cio' che possiamo immaginare ed esiste una forte corrispondenza tra la natura e questa nostra conoscenza razionale. Poichè la natura è conoscibile scientificamente, siamo rimandati ad un' intelligenza originaria in un percorso che ci riconduce all' esistenza di Dio.
Non c' è dubbio che una simile conoscenza appare particolarmente adatta all' odierna situazione culturale nella quale gli uomini di scienza giocano un ruolo centrale.
Le obiezioni al ragionamento vengono piuttosto sollevate evidenziando i limiti alla leggibilità della natura. Il "principio di indeterminazione" ci confina in una conoscenza probabilistica, ma anche queste leggi sono una forma di conoscenza. I sistemi caotici poi, non sono assolutamente inintelleggibili e non ricomprendono l' intero universo.
Questo itinerario verso l' esistenza di Dio a partire dall' intelleggibilità della natura è certamente vicino alla quinta via di Tommaso. Non parte però dalla presenza delle finalità dell' universo, ma dalla constatazione che l' universo è matematicamente intelleggibile.
L' esistenza della grammatica poi è la prova di Dio, e attraverso questa prova si puo' dimostrare l' esistenza di Dio nel mondo moderno. Un Illuminismo privo di "fondamenti" alla fine è costretto a distruggere se stesso. Il risultato è il nichilismo. L' argomento più convincente per dimostrare l' esistenza di Dio, giunge a Dio come al garante dello spazio della verità, entro il quale il soggetto può recuperare la propria identità. La negazione di Dio comporta la negazione della verità. L' ateo non si libererà di Dio finchè non si libererà della grammatica e del concetto di verità che essa implica in modo così naturale.
Sì, in fondo molto di quello che ho detto si puo' anche riassumere con parole del genere.
Ed è una fortuna che parole del genere non siano mie ma siano del filosofo papalino Robert Spaemann e del Cardinal Ruini, che si sono incontrati Venerdì scorso a Roma al convegno "Dio Oggi". Dopo una breve introduzione che evidenzia come la Chiesa non sia nè l' Arci, nè un' agenzia intergovernativa, nè un istituto psicologico per la consolazione degli afflitti, si è cominciato a parlare di un argomento cardine che fa della Chiesa cio' che è: l' esistenza di Dio e le prove razionali per dimostrarla.
link
Ruini è tratto dal Foglio 11.12.20089 inserto primo "Ragionare etsi deus daretur"
Punire la persona o punire i geni?
Finalmente è successo: in sede penale ad un imputato sono state concesse delle attenuanti in quanto il suo corredo genetico era predisposto affinchè commettesse un certo crimine.
Domani, anzichè le attenuanti, secondo questa logica avremo delle vere assoluzioni. Non vedo alternative.
La cosa spaventa? Direi di sì, specie per chi considera la pena come una semplice soluzione etica.
Se un "atto" non implica volontarietà, non è più un atto "colpevole" e la persona che lo compie non merita di essere sanzionato.
Chi considera invece la pena come una soluzione economica, ha qualche chance in più di evitare questo baratro.
Per costoro punire i geni o punire la persona è indifferente, quindi queste attenuanti non hanno senso e la punizione piena resta giustificata.
Premia i cattivi e ne avrai sempre di più, puniscili e ne avrai meno. Vale per le persone, ma vale anche per i geni.
Mi fa particolarmente piacere notare che la medesima efficienza della giustizia la si ottiene postulando l' uomo come essere libero (a prescindere dai suoi geni). Ancora una volta felicità e libertà vanno a braccetto.
link
Domani, anzichè le attenuanti, secondo questa logica avremo delle vere assoluzioni. Non vedo alternative.
La cosa spaventa? Direi di sì, specie per chi considera la pena come una semplice soluzione etica.
Se un "atto" non implica volontarietà, non è più un atto "colpevole" e la persona che lo compie non merita di essere sanzionato.
Chi considera invece la pena come una soluzione economica, ha qualche chance in più di evitare questo baratro.
Per costoro punire i geni o punire la persona è indifferente, quindi queste attenuanti non hanno senso e la punizione piena resta giustificata.
Premia i cattivi e ne avrai sempre di più, puniscili e ne avrai meno. Vale per le persone, ma vale anche per i geni.
Mi fa particolarmente piacere notare che la medesima efficienza della giustizia la si ottiene postulando l' uomo come essere libero (a prescindere dai suoi geni). Ancora una volta felicità e libertà vanno a braccetto.
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L' intemperante Vallauri
La premessa di Vallauri
Esistono due Mondi: 1) mondo naturale (preesiste all' uomo) e 2) mondo artificiale (creato dall' uomo).
UNO è "continuo". Non contempla transizioni istantanee: se esco dal bosco non c' è un istante in cui passo dal "bosco" al "non-bosco". Trattasi di un mondo "intemperante".
DUE è "discreto". Prendi la città: o sei in via Mazzini o sei in via Cavour. O sei in una corsia o sei nell' altra. Sono strade "ben temperate".
La denuncia di Vallauri
Rischiamo di perdere il contatto con UNO per dedicarci unicamente a DUE. Il nostro cervello si abitua a pensare secondo i moduli di DUE e, alla lunga, le priorità di quel mondo fagocitano quelle del mondo naturale: per esempio produciamo ricchezza a scapito del pianeta.
Per capire bene questi concetti non c' è niente di meglio che ascoltare tutta la puntata. Oltre all' ambiente- in- pericolo, lo schema si applica bene a tacchi alti e tatuaggi. Come sempre interessante.
***
Posso dirlo? Per quanto senta interesse, o non capisco bene o non sono molto d' accordo. Cito tre motivazioni.
A. I nativi americani adoravano la Terra e viveno immersi in (1), eppure sovracacciagione e sovraraccolta erano la norma; le loro pratiche più comuni risultavano devastanti per l' ambinete e se non fosse stato per la loro pochezza tecnologica... (link - link...). Il discorso vale per quasi tutte le popolazioni primitive.
B. La curva di Kuznets parla chiaro: le società più avanzate hanno una maggiore sensibilità ambientale. E nelle società avanzate predomina "2".
C. Noi sappiamo perchè il pianeta è in pericolo, abbiamo una teoria solida a riguardo e ci riferiamo ad essa parlando di "tragedia dei beni comuni". Quando una risorsa non risulta privatizzata, non c' è nessun padrone che ne abbia cura. La soluzione: rintracciare espedienti per la privatizzazione. Ma in fondo "privatizzare" = "digitalizzare".
Ecco allora il paradosso: quanto più riusciremo a "digitalizzare", tanto più scongiureremo i rischi per il pianeta. In realtà tutto cio' è un paradosso per lo schema proposto da Vallauri. Per l' alternativa invece è una naturale conseguenza.
***
Vorrei offrire ora una mia considerazione conclusiva.
Vallauri parla di mondo "discreto" per riferirsi al mondo artificiale e di mondo "continuo" per riferirsi al mondo naturale. La mia sensazione è che il mondo "discreto" sia molto più semplicemente quella parte di mondo che conosciamo meglio, tanto che possiamo esprimerla parlandone con un linguaggio chiaro e intelleggibile. Non è infatti una condizione del linguaggio non ambiguo quello di essere "discreto"? Il mondo continuo è, molto più semplicemente, il mondo a noi sconosciuto.
La contemplazione della natura è per me la contemplazione del non-appropriato, del non-conosciuto. Il suo fascino si dispiega al meglio nell' animo proteso all' appropriazione e alla conoscenza.
***pspspspspspspspsps
In campo musicale riesco ad amare sia le musiche temperate...
... che quelle intemperanti
Con il giusto schema interpretativo entrambe hanno un loro fascino, in fondo la contemplazione dell' informe non necessità modalità mistiche...
Esistono due Mondi: 1) mondo naturale (preesiste all' uomo) e 2) mondo artificiale (creato dall' uomo).
UNO è "continuo". Non contempla transizioni istantanee: se esco dal bosco non c' è un istante in cui passo dal "bosco" al "non-bosco". Trattasi di un mondo "intemperante".
DUE è "discreto". Prendi la città: o sei in via Mazzini o sei in via Cavour. O sei in una corsia o sei nell' altra. Sono strade "ben temperate".
La denuncia di Vallauri
Rischiamo di perdere il contatto con UNO per dedicarci unicamente a DUE. Il nostro cervello si abitua a pensare secondo i moduli di DUE e, alla lunga, le priorità di quel mondo fagocitano quelle del mondo naturale: per esempio produciamo ricchezza a scapito del pianeta.
Per capire bene questi concetti non c' è niente di meglio che ascoltare tutta la puntata. Oltre all' ambiente- in- pericolo, lo schema si applica bene a tacchi alti e tatuaggi. Come sempre interessante.
***
Posso dirlo? Per quanto senta interesse, o non capisco bene o non sono molto d' accordo. Cito tre motivazioni.
A. I nativi americani adoravano la Terra e viveno immersi in (1), eppure sovracacciagione e sovraraccolta erano la norma; le loro pratiche più comuni risultavano devastanti per l' ambinete e se non fosse stato per la loro pochezza tecnologica... (link - link...). Il discorso vale per quasi tutte le popolazioni primitive.
B. La curva di Kuznets parla chiaro: le società più avanzate hanno una maggiore sensibilità ambientale. E nelle società avanzate predomina "2".
C. Noi sappiamo perchè il pianeta è in pericolo, abbiamo una teoria solida a riguardo e ci riferiamo ad essa parlando di "tragedia dei beni comuni". Quando una risorsa non risulta privatizzata, non c' è nessun padrone che ne abbia cura. La soluzione: rintracciare espedienti per la privatizzazione. Ma in fondo "privatizzare" = "digitalizzare".
Ecco allora il paradosso: quanto più riusciremo a "digitalizzare", tanto più scongiureremo i rischi per il pianeta. In realtà tutto cio' è un paradosso per lo schema proposto da Vallauri. Per l' alternativa invece è una naturale conseguenza.
***
Vorrei offrire ora una mia considerazione conclusiva.
Vallauri parla di mondo "discreto" per riferirsi al mondo artificiale e di mondo "continuo" per riferirsi al mondo naturale. La mia sensazione è che il mondo "discreto" sia molto più semplicemente quella parte di mondo che conosciamo meglio, tanto che possiamo esprimerla parlandone con un linguaggio chiaro e intelleggibile. Non è infatti una condizione del linguaggio non ambiguo quello di essere "discreto"? Il mondo continuo è, molto più semplicemente, il mondo a noi sconosciuto.
La contemplazione della natura è per me la contemplazione del non-appropriato, del non-conosciuto. Il suo fascino si dispiega al meglio nell' animo proteso all' appropriazione e alla conoscenza.
***pspspspspspspspsps
In campo musicale riesco ad amare sia le musiche temperate...
... che quelle intemperanti
Con il giusto schema interpretativo entrambe hanno un loro fascino, in fondo la contemplazione dell' informe non necessità modalità mistiche...
sabato 12 dicembre 2009
Infallibilità e dubbi
Ciao amici!
Con la mossa del Cavallo cercavo di dimostrare come l' impianto teologico della Chiesa Cattolica, così come lo si ricava dalla lettura del Catechismo, fosse compatibile con una visione anarco-capitalista dell' economia.
Bene, sta di fatto che per ora il vento soffia in altra direzione e qualcuno si adombra; la "compatibilità" è ben magra soddisfazione quando le strade intraprese conducono lontani dalla meta agognata, specie se si tratta di viaggi irreversibili.
Vorrei in questo post tranquillizzare i "preoccupati" ed invitarli a non deporre la speranza.
Per quanto le Encicliche esprimano alcuni fondamentali insegnamenti morali, esse hanno a che fare con questioni di natura prudenziale e contingente.
Chiunque le legga, noterà che esse sono dinamiche e sempre soggette a sviluppo. Un confronto tra la Rerum e la Centesimus (i documenti più vicini all' argomento che ci interessa) lo prova, se ce ne fosse bisogno.
La Chiesa Cattolica rivendica l' autorità del suo Magistero morale, tuttavia riconosce limiti alla propria competenza tecnica. Poichè spesso i confini sono sfumati, le capita di oltrepassarli inavvertitamente. Questo rischio, lungi dal rappresentare un limite, diventa una risorsa grazie al dibattito. E' già successo ed è già stato riconosciuto.
La pratica del prestito ad interesse era malvista. Ma cio' derivava da un' incompetenza nel giudicare uno strumento che invece si rivelò estremamente utile a perseguire fini auspicabili. L' errore tecnico è stato corretto anche grazie all' aiuto di interpretazioni in un primo momento giudicate ardite.
Una prima distinzione da notare è quella tra "pronunciamenti autorevoli" e "pronunciamenti infallibili". Una seconda tra insegnamento "solenne" (straordinario) e insegnamento "ordinario". Nel primo caso mi riferisco alle dottrine pronunciate ex-cathedra o nel Concilio Ecumenico dei Vescovi.
Spremendo il succo osservo che i documenti che hanno favorito altre "mosse" rispetto a quella del Cavallo, non rivendicano per sè nè l' infallibilità, nè la solennità. Non riguardano in alcun modo la sfera dogmatica della Chiesa.
In alto i cuori dunque, e speriamo per il meglio.
***
Sui gradi del Magistero e i suoi vincoli consiglio questo libro.
Con la mossa del Cavallo cercavo di dimostrare come l' impianto teologico della Chiesa Cattolica, così come lo si ricava dalla lettura del Catechismo, fosse compatibile con una visione anarco-capitalista dell' economia.
Bene, sta di fatto che per ora il vento soffia in altra direzione e qualcuno si adombra; la "compatibilità" è ben magra soddisfazione quando le strade intraprese conducono lontani dalla meta agognata, specie se si tratta di viaggi irreversibili.
Vorrei in questo post tranquillizzare i "preoccupati" ed invitarli a non deporre la speranza.
Per quanto le Encicliche esprimano alcuni fondamentali insegnamenti morali, esse hanno a che fare con questioni di natura prudenziale e contingente.
Chiunque le legga, noterà che esse sono dinamiche e sempre soggette a sviluppo. Un confronto tra la Rerum e la Centesimus (i documenti più vicini all' argomento che ci interessa) lo prova, se ce ne fosse bisogno.
La Chiesa Cattolica rivendica l' autorità del suo Magistero morale, tuttavia riconosce limiti alla propria competenza tecnica. Poichè spesso i confini sono sfumati, le capita di oltrepassarli inavvertitamente. Questo rischio, lungi dal rappresentare un limite, diventa una risorsa grazie al dibattito. E' già successo ed è già stato riconosciuto.
La pratica del prestito ad interesse era malvista. Ma cio' derivava da un' incompetenza nel giudicare uno strumento che invece si rivelò estremamente utile a perseguire fini auspicabili. L' errore tecnico è stato corretto anche grazie all' aiuto di interpretazioni in un primo momento giudicate ardite.
Una prima distinzione da notare è quella tra "pronunciamenti autorevoli" e "pronunciamenti infallibili". Una seconda tra insegnamento "solenne" (straordinario) e insegnamento "ordinario". Nel primo caso mi riferisco alle dottrine pronunciate ex-cathedra o nel Concilio Ecumenico dei Vescovi.
Spremendo il succo osservo che i documenti che hanno favorito altre "mosse" rispetto a quella del Cavallo, non rivendicano per sè nè l' infallibilità, nè la solennità. Non riguardano in alcun modo la sfera dogmatica della Chiesa.
In alto i cuori dunque, e speriamo per il meglio.
***
Sui gradi del Magistero e i suoi vincoli consiglio questo libro.
Piccola storia economica dell' uomo
Sempre utile sapere la versione dell' accademia.
E la rivoluzione industriale è tutto:
Per Jared Diamond conta solo 2): geografia e animali addomesticabili sono tutto. E allora perchè la Rivoluzione Industriale non ha rappresentato una liberazione per l' Africa? No Jared, non ci convinci.
Per Douglass North contano solo le istituzioni: proprietà privata + rule of law e il benessere è assicurato. Ma le "istituzioni giuste" c' erano anche altrove - sia nel tempo che nello spazio - e non solo nell' Europa di fine '700. Evidentemente contano anche le teste.
- Fino al neolitico l' economia dell' uomo è imperniata sulla caccia e la raccolta (C/R).
- Nel neolitico scoppia la rivoluzione agricola (A). Dove? Dove le condizioni geografiche e la presenza di animali addomesticabili lo consente (Europa e Asia).
- La società R/C è egualitaria. La diseguaglianza predomina invece in A.
- A non muta in modo sensibile il tenore di vita dell' uomo. Ad ogni accenno di miglioramento cresce la popolazione e segue un impoverimento (trappola malthusiana).
- Con A l' uomo diventa "produttore" e nasce quindi la cultura della "produzione" e del "lavoro".
- Le diseguagliane create da A fanno emergere una classe "superiore" che coltiva al meglio taluni valori funzionali alla produzione (razionalità, onestà, pazienza, lavoro...).
- A incentiva gli scambi e la concentrazione degli insediamenti (ovvero più malattie e meno igiene).
- Le condizioni igieniche dell' Europa sono particolarmente precarie. Siamo i più sporchi al mondo e questo si riflette in alti tassi di mortalità.
- In Europa, specie in Gran Bretagna, sono i ricchi a fare i figli, molto più che i poveri. La mobilità sociale è dunque verso il basso e si crea una classe media.
- 7-8-9 favoriscono alta rotazione demografica e mobilità verso il basso (anche dei valori).
- L' alchimia genetica spiega il perchè del protrarsi della trappola malthusiana, il perchè la rivoluzione industriale scoppi proprio in GB e perchè l' Africa e il Sudamenrica stentino a "convergere" ancora oggi.
E la rivoluzione industriale è tutto:
Per Jared Diamond conta solo 2): geografia e animali addomesticabili sono tutto. E allora perchè la Rivoluzione Industriale non ha rappresentato una liberazione per l' Africa? No Jared, non ci convinci.
Per Douglass North contano solo le istituzioni: proprietà privata + rule of law e il benessere è assicurato. Ma le "istituzioni giuste" c' erano anche altrove - sia nel tempo che nello spazio - e non solo nell' Europa di fine '700. Evidentemente contano anche le teste.
venerdì 11 dicembre 2009
La ripugnanza
Quando mi è stato descritto per sommi capi in cosa consisteva la clonazione, la mia prima reazione è stata: "bleah. Ma il presunto crimine dov' è?".
Un vero schifo. Eppure niente feti raschiati, niente embrioni smembrati. Ero pronto ad oppormi ma non capivo bene cosa avrei dovuto dire. Insomma, il presunto crimine dov' è?
Al silenzio sbigottito di chi era chiamato a rispondere è seguita qualche interiezione indignata, poi, finalmente, qualche parola. Ma si trattava purtroppo solo di "giri" di parole o poco più.
Certo, il futuro è un' incognita, a volte ci sentiamo angosciati. Ma questo vale di fronte a tutte le innovazioni.
Lo stesso canovaccio si ripete spesso parlando di compravendita degli organi. Reni e midollo vanno per la maggiore.
Anche lì prendo più sul serio chi si limita all' indignazione che non chi la fa seguire da argomentazioni appiccicate con lo sputo e pensate chiaramente dopo che è già stata pensata la conclusione a cui si vuole arrivare.
Ma questi sono solo esempi, mi servono per dire che in certe materie etiche noi eleggiamo a supremo giudice la ripugnanza dell' argomento.
La clonazione e la compravendita di organi ci ripugnano. Punto e basta. Le aggiunte pseudorazionali con cui condiamo questo sentimento primitivo sono meramente ipocrite e malferme. Fanno danno anzichè aiutare.
Trattasi di istintiva ripugnanza e solo di quella, quindi.
A dirlo sembra di mascherare un malfattore, ma non è così. La ripugnanza, da maschera per l' assenza di argomenti, in alcuni filosofi avvertiti diventa argomento in sè.
Leon Kass, probabilmente il massimo bioeticista d' Oltreoceano, nonchè consigliere di Bush, è l' epitome di quanto vado dicendo:
Repugnance is the emotional expression of deep wisdom, beyond reason's power fully to articulate it. Can anyone really give an argument fully adequate to the horror which is father-daughter incest (even with consent), or having sex with animals, or mutilating a corpse, or eating human flesh, or even just (just!) raping or murdering another human being?
Eppure cio' che ieri ci ripugnava oggi non ci ripugna più. Chi dà peso alla ripugnanza dà peso al relativismo, non c' è nulla da fare. Perfino Kass coglie il punto fermandosi in tempo per non trarre l' elementare conseguenza:
Revulsion is not an argument; and some of yesterday's repugnances are today calmly accepted -- though, one must add, not always for the better...
L' indignazione è la maschera più comune del relativismo. E' davvero sorprendente questa parentela, eppure viene alla luce con una naturalezza tale che...
Anche la ripugnanza e l' intuizione sembrano saldamente connesse, ma è solo un apparenza, basta un piccolo approfondimento per capirlo.
Personalmente, nel campo della morale, do' grande peso all' intuizione. Se condanno lo stupro in fondo è solo per un' intuizione. Un' intuizione però che ritengo oggettiva. Nella ripugnanza, per quanto detto dallo stesso Kass più sopra, c' è ben poco di oggettivo.
Sarà per questo che snobbo le mie "ripugnanze", al punto che qualcuno potrebbe anche scambiarmi per un cinico. Capita a volte che anch' io mi senta tale, inutile nasconderlo.
In breve, mentre credo che l' ituizione colga valori oggettivi, ritengo la ripugnanza come qualcosa di eminentemente soggettivo.
La ripugnanza significa spesso mettersi nelle mani della mera intuizione, ovunque ci si trovi. Spesso la ripugnanza tenta il pigro che con quella sensazione puo' chiudere ogni discorso (di solito sono discorsi appena iniziati, il pigro non va oltre).
In etica l' intuizione è una necessità, la ripugnanza una comodità.
L' intuizione è il grado zero del discorso, la ripugnaza compare a qualsiasi grado del discorso, viene buona sempre.
Ma cos' è questo grado zero? Semplice, quando due "ripugnanze" confliggono, una deve essere sacrificata. Al grado zero solo un' intuizione fondamentale resta valida e funge da fondamento.
Esempio: la clonazione mi fa schifo e la bandirei. Ma per farlo, in concreto devo esercitare una violenza fisica sui "colpevoli", altra cosa che mi ripugna profondamento. Chiamato a scegliere, sfoltisco le mie intuizioni e dalla Torre getto la prima. Di fatto autorizzo la clonazione.
Per il soggettivista "indignato di professione" è molto più semplice: appena incontra l' oggetto della sua indignazione emana verdetto inappellabile trascurando le conseguenze.
L' edificio razionale si costruisce su alcune intuizioni, non c' è alternativa. Sulla ripugnanza non si costruisce niente, non si suda. Si prende dall' istinto un giudizio già confezionato lo si fa proprio. Fine.
Se qualcosa mi ripugna, sento di essere appena all' inizio di un lungo lavoro di decostruzione. Molti invece sono già alla fine, aspettano solo che quel sentimento bussi alla loro porta e provano subito il sollievo di uno schiarimento, di un arrivo, di un riposo disturbato solo da persone moleste e prive di buon senso.
Parlando di compravendita degli organi e di clonazione, parlo di cose che mi ripugnano. Eppure, se riconduco tutto alle mie intuizioni più profonde, non vedo motivi validi per un bando. E faccio tutto cio' mettendo al centro un' intuizione, ma un' intuizione a cui mi arrendo quando sono al grado zero del discorso, non quando mi hanno appena descritto in cosa consista la clonazione o l' incesto.
Strategie per superare un non-argomento come quello della ripugnanza di massa: link
Un vero schifo. Eppure niente feti raschiati, niente embrioni smembrati. Ero pronto ad oppormi ma non capivo bene cosa avrei dovuto dire. Insomma, il presunto crimine dov' è?
Al silenzio sbigottito di chi era chiamato a rispondere è seguita qualche interiezione indignata, poi, finalmente, qualche parola. Ma si trattava purtroppo solo di "giri" di parole o poco più.
Certo, il futuro è un' incognita, a volte ci sentiamo angosciati. Ma questo vale di fronte a tutte le innovazioni.
Lo stesso canovaccio si ripete spesso parlando di compravendita degli organi. Reni e midollo vanno per la maggiore.
Anche lì prendo più sul serio chi si limita all' indignazione che non chi la fa seguire da argomentazioni appiccicate con lo sputo e pensate chiaramente dopo che è già stata pensata la conclusione a cui si vuole arrivare.
Ma questi sono solo esempi, mi servono per dire che in certe materie etiche noi eleggiamo a supremo giudice la ripugnanza dell' argomento.
La clonazione e la compravendita di organi ci ripugnano. Punto e basta. Le aggiunte pseudorazionali con cui condiamo questo sentimento primitivo sono meramente ipocrite e malferme. Fanno danno anzichè aiutare.
Trattasi di istintiva ripugnanza e solo di quella, quindi.
A dirlo sembra di mascherare un malfattore, ma non è così. La ripugnanza, da maschera per l' assenza di argomenti, in alcuni filosofi avvertiti diventa argomento in sè.
Leon Kass, probabilmente il massimo bioeticista d' Oltreoceano, nonchè consigliere di Bush, è l' epitome di quanto vado dicendo:
Repugnance is the emotional expression of deep wisdom, beyond reason's power fully to articulate it. Can anyone really give an argument fully adequate to the horror which is father-daughter incest (even with consent), or having sex with animals, or mutilating a corpse, or eating human flesh, or even just (just!) raping or murdering another human being?
Eppure cio' che ieri ci ripugnava oggi non ci ripugna più. Chi dà peso alla ripugnanza dà peso al relativismo, non c' è nulla da fare. Perfino Kass coglie il punto fermandosi in tempo per non trarre l' elementare conseguenza:
Revulsion is not an argument; and some of yesterday's repugnances are today calmly accepted -- though, one must add, not always for the better...
L' indignazione è la maschera più comune del relativismo. E' davvero sorprendente questa parentela, eppure viene alla luce con una naturalezza tale che...
Anche la ripugnanza e l' intuizione sembrano saldamente connesse, ma è solo un apparenza, basta un piccolo approfondimento per capirlo.
Personalmente, nel campo della morale, do' grande peso all' intuizione. Se condanno lo stupro in fondo è solo per un' intuizione. Un' intuizione però che ritengo oggettiva. Nella ripugnanza, per quanto detto dallo stesso Kass più sopra, c' è ben poco di oggettivo.
Sarà per questo che snobbo le mie "ripugnanze", al punto che qualcuno potrebbe anche scambiarmi per un cinico. Capita a volte che anch' io mi senta tale, inutile nasconderlo.
In breve, mentre credo che l' ituizione colga valori oggettivi, ritengo la ripugnanza come qualcosa di eminentemente soggettivo.
La ripugnanza significa spesso mettersi nelle mani della mera intuizione, ovunque ci si trovi. Spesso la ripugnanza tenta il pigro che con quella sensazione puo' chiudere ogni discorso (di solito sono discorsi appena iniziati, il pigro non va oltre).
In etica l' intuizione è una necessità, la ripugnanza una comodità.
L' intuizione è il grado zero del discorso, la ripugnaza compare a qualsiasi grado del discorso, viene buona sempre.
Ma cos' è questo grado zero? Semplice, quando due "ripugnanze" confliggono, una deve essere sacrificata. Al grado zero solo un' intuizione fondamentale resta valida e funge da fondamento.
Esempio: la clonazione mi fa schifo e la bandirei. Ma per farlo, in concreto devo esercitare una violenza fisica sui "colpevoli", altra cosa che mi ripugna profondamento. Chiamato a scegliere, sfoltisco le mie intuizioni e dalla Torre getto la prima. Di fatto autorizzo la clonazione.
Per il soggettivista "indignato di professione" è molto più semplice: appena incontra l' oggetto della sua indignazione emana verdetto inappellabile trascurando le conseguenze.
L' edificio razionale si costruisce su alcune intuizioni, non c' è alternativa. Sulla ripugnanza non si costruisce niente, non si suda. Si prende dall' istinto un giudizio già confezionato lo si fa proprio. Fine.
Se qualcosa mi ripugna, sento di essere appena all' inizio di un lungo lavoro di decostruzione. Molti invece sono già alla fine, aspettano solo che quel sentimento bussi alla loro porta e provano subito il sollievo di uno schiarimento, di un arrivo, di un riposo disturbato solo da persone moleste e prive di buon senso.
Parlando di compravendita degli organi e di clonazione, parlo di cose che mi ripugnano. Eppure, se riconduco tutto alle mie intuizioni più profonde, non vedo motivi validi per un bando. E faccio tutto cio' mettendo al centro un' intuizione, ma un' intuizione a cui mi arrendo quando sono al grado zero del discorso, non quando mi hanno appena descritto in cosa consista la clonazione o l' incesto.
Strategie per superare un non-argomento come quello della ripugnanza di massa: link
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Intuitus Personae
Nel precedente post presentavo una piccola divergenza con il pensiero di Don Giussani in tema di fede e ragione.
Gius enfatizza le differenze tra l' uomo comune e lo scienziato quando si tratta di "pensare" e "decidere". Non mi ha convinto, ritengo infatti che i meccanismi in gioco siano i medesimi, cambiano solo contesto e circostanze.
Rispondendo alla domanda "è avvelenato il risotto che mi serve la mamma?" io decido, magari a livello intuitivo, ma pur sempre su un intuito formatosi in base ai "precedenti", esattamente la via maestra che percorre la scienza a caccia di regolarità.
Contro Giussani sono portato a credere che lo scienziato nei panni dell' uomo comune pensi fondamentalmente come lui e viceversa. Non ci sono "metodi" diversi ma solo "panni" (circostanze) diverse. Gli uomini sono tutti uguali ed uguale è la loro ragione.
***
Ma vediamo come il Gius utilizza la sua premessa.
Incontro Gesù e devo decidere se costui dice la verità
La domanda, in questo caso, non è tanto "il risotto della mamma è avvelenato?", ma piuttosto "posso prestare 100 euro a Tizio?". Si tratta di una questione legata all' intuitus personae.
Gesù è affidabile? Tizio è affidabile? Il Cristiano e il Banchiere sono di fronte allo stesso problema, sebbene le poste in gioco siano differenti.
Ricordiamoci a questo punto la lezione del Gius, per questo genere di domande lui ritiene che esista solo il metodo dell' uomo comune, ovvero il metodo intuitivo.
Gius: Gesù è affidabile perchè intuisco che è buono e non mi tradirebbe.
Ma non basta! Un Gesù buono potrebbe ingannarmi in buona fede.
E allora il Gius scatena la sua intuizione anche sulla sapienza di Gesù. Gesù è buono e sapiente, me lo dice l' intuito, e dunque mi fido di lui. Il Gius è a posto.
E io, che ho dichiarato il disaccordo di cui sopra, come reagisco incontrando Gesù?
Bè, si tratta di questioni cruciali, devo usare tutta la mia memoria e la mia capacità di calcolo, inoltre non devo lesinare il tempo. Tempo e capacità non sono infinite, quindi l' intuizione non puo' mai essere del tutto espulsa, ma io, se voglio essere coerente con quanto detto prima, devo mettere in campo la mia razionalità calcolante oltre a quella intuitiva.
Per credere a Gesù sulle questioni chiave - quelle che, non prestandosi a verifiche, richiedono solo la fede - devo valutare al meglio come il mio dirimpettaio si esprime sulle altre.
Per credere se Gesù è figlio di Dio (inverificabile) devo ascoltare cosa mi dice Gesù sulla questione cruciale di Dio (questione che presenta molti punti verificabili). Lo confronterò con cio' che già so grazie alla ragione e metterò alla prova il mio presunto benefattore.
Ebbene, Gesù mi parla dell' esistenza del Dio unico, creatore del cielo e della terra, di un Dio che mi parla e si fa capire. Ma questa è una verità che io verifico mediante la ragione, quindi Gesù è un tale che dice la verità quando entrano in gioco questioni cruciali. Dunque è un uomo sommamente affidabile!
Molti mi parlano affermando l' esistenza di Dio, ma solo Gesù l' afferma in modo tanto perentorio, espressivo e chiaro. Cio' lo rende affidabile.
Gesù mi fornisce un precedente della sua credibilità. L' affermazione sull' esistenza di Dio è talmente complessa e articolata che in realtà sintetizza una miriade di affermazioni, una miriade di precedenti.
Con questi precedenti di inestimabile valore, con l' intuizione della sua bontà e l' alta posta in gioco, io posso finalmente deporre la ragione ed abbandonarmi nelle sue mani di uomo buono e sapiente.
Gius enfatizza le differenze tra l' uomo comune e lo scienziato quando si tratta di "pensare" e "decidere". Non mi ha convinto, ritengo infatti che i meccanismi in gioco siano i medesimi, cambiano solo contesto e circostanze.
Rispondendo alla domanda "è avvelenato il risotto che mi serve la mamma?" io decido, magari a livello intuitivo, ma pur sempre su un intuito formatosi in base ai "precedenti", esattamente la via maestra che percorre la scienza a caccia di regolarità.
Contro Giussani sono portato a credere che lo scienziato nei panni dell' uomo comune pensi fondamentalmente come lui e viceversa. Non ci sono "metodi" diversi ma solo "panni" (circostanze) diverse. Gli uomini sono tutti uguali ed uguale è la loro ragione.
***
Ma vediamo come il Gius utilizza la sua premessa.
Incontro Gesù e devo decidere se costui dice la verità
La domanda, in questo caso, non è tanto "il risotto della mamma è avvelenato?", ma piuttosto "posso prestare 100 euro a Tizio?". Si tratta di una questione legata all' intuitus personae.
Gesù è affidabile? Tizio è affidabile? Il Cristiano e il Banchiere sono di fronte allo stesso problema, sebbene le poste in gioco siano differenti.
Ricordiamoci a questo punto la lezione del Gius, per questo genere di domande lui ritiene che esista solo il metodo dell' uomo comune, ovvero il metodo intuitivo.
Gius: Gesù è affidabile perchè intuisco che è buono e non mi tradirebbe.
Ma non basta! Un Gesù buono potrebbe ingannarmi in buona fede.
E allora il Gius scatena la sua intuizione anche sulla sapienza di Gesù. Gesù è buono e sapiente, me lo dice l' intuito, e dunque mi fido di lui. Il Gius è a posto.
E io, che ho dichiarato il disaccordo di cui sopra, come reagisco incontrando Gesù?
Bè, si tratta di questioni cruciali, devo usare tutta la mia memoria e la mia capacità di calcolo, inoltre non devo lesinare il tempo. Tempo e capacità non sono infinite, quindi l' intuizione non puo' mai essere del tutto espulsa, ma io, se voglio essere coerente con quanto detto prima, devo mettere in campo la mia razionalità calcolante oltre a quella intuitiva.
Per credere a Gesù sulle questioni chiave - quelle che, non prestandosi a verifiche, richiedono solo la fede - devo valutare al meglio come il mio dirimpettaio si esprime sulle altre.
Per credere se Gesù è figlio di Dio (inverificabile) devo ascoltare cosa mi dice Gesù sulla questione cruciale di Dio (questione che presenta molti punti verificabili). Lo confronterò con cio' che già so grazie alla ragione e metterò alla prova il mio presunto benefattore.
Ebbene, Gesù mi parla dell' esistenza del Dio unico, creatore del cielo e della terra, di un Dio che mi parla e si fa capire. Ma questa è una verità che io verifico mediante la ragione, quindi Gesù è un tale che dice la verità quando entrano in gioco questioni cruciali. Dunque è un uomo sommamente affidabile!
Molti mi parlano affermando l' esistenza di Dio, ma solo Gesù l' afferma in modo tanto perentorio, espressivo e chiaro. Cio' lo rende affidabile.
Gesù mi fornisce un precedente della sua credibilità. L' affermazione sull' esistenza di Dio è talmente complessa e articolata che in realtà sintetizza una miriade di affermazioni, una miriade di precedenti.
Con questi precedenti di inestimabile valore, con l' intuizione della sua bontà e l' alta posta in gioco, io posso finalmente deporre la ragione ed abbandonarmi nelle sue mani di uomo buono e sapiente.
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Manifesto per una Destra Divina
Camillo Langone scende in campo e verga il Manifesto per una Destra Divina (tutto maiuscolo).
Non perdetelo! I suoi libri si succhiano come calippi, figuriamoci che refrigerio i suoi Manifesti.
Lui, l' impagabile esponente del cristianesimo più irrazionalista ed estetizzante, scende in campo a giocare da solo, visto che non c' è nessuno. E se anche ci fosse qualcuno, non conterebbe.
Scende in campo, in un campo vuoto, buio. Si fa lume sol suo duce preferito: Pasolini, lo spirito che gratta gratta sente più affine.
Sorpresa? E' naturale che sia così in Italia, un paese dove alla fine del novecento Antonio Tabucchi s' è inventato per i lettori da Libreria Feltrinelli un Pessoa quasi democratico! Ma i lettori boccaloni sono tanti e tutto è possibile.
E cosi Langone e il suo Mentore incedono scortandosi con la fierezza dei mangia-atei, avanzano verso la riva come Orche a caccia di foche.
In realtà non scende in campo contro gli atei - ormai perduti e da lasciar perdere perchè fungano da monito eterno - ma contro la destra.
Quale destra? Le sue parole non lasciano spazio ad equivoci.
La destra che entra negli antichi borghi con SUV neri e lunghi come carri funebri.
La destra che invoca leggi severe contro gli scippatori ma si ritrae come una lumaca nel guscio a sentir parlare di Pena di Morte.
La destra spaventata dai musulmani in preghiera a Piazza del Duomo che però il giorno dopo anzichè a Messa va al centro commerciale e al multisala.
La destra che invece di comportarsi virilmente va dall' avvocato.
La destra che dice "weekend" e poi addirittura li fa!
La destra che dice "centrodestra" e va alle mostre pensando che sia arte.
La destra che per dire "ateo" dice "laico".
La destra che a vent' anni punta alla laurea e a cinquanta alla pensione.
La destra dei ristoranti di pesce.
La destra che pur di evacuare il proprio risentimento invidioso arriva a militare nello schieramento avverso (vedi Antonio Di Pietro).
La destra che non crede più in niente se non in varianti del niente come la Costituzione o la Coscienza.
La destra che crede nell' "etica laica" e la pronuncia facendosela girare in bocca come un Brunello di Montalcino riserva 1988 - "etica laica"... ma dove?... roba che funziona solo negli editoriali di Claudio Magris, nella realtà non potrebbe nemmeno reggere un condominio, figuriamoci un popolo...
E' in gioco una battaglia dei simboli e il Lango intende combatterla all' arma bianca, spingendosi con la sua baionetta nella trincea avversaria.
Si tratta di rimpiazzare il "sesso sicuro" con "l' amore rischioso".
Si tratta di detronizzare la Psicanalisi in favore della Confessione.
Il Culto si avvicenderà al mito della Cultura.
la Messa dovrà desertificare le Mostre.
La Gonna è chiamata ad oscurare il ricordo del Pantalone.
Mai più un festeggiamento per il Compleanno. Solo Onomastici.
Le Domeniche eclisseranno il Weekend.
Se lo sforzo è comune ce la faremo.
"Comune"? Ho l' impressione che se anche un sol uomo si accostasse al fante Langone, questi perderebbe almeno metà delle motivazioni; nella lotta comune tradirebbe il suo credo elitista.
Come al solito un Langone da leggere... e basta. E basta?
No, anche da ascoltare. In appendice l' Ipod del militante immaginario di Destra Divina:
Edoardo Bennato: Torre di Babele
Angelo Branduardi: Il cantico delle creature
Calle della Morte: Symbolum 77
Banda dei Carabinieri: Inno al Re delle Due Sicilie
Luca Carboni: La mia ragazza
Alessandra Celletti: Salmo 55
Clapton/Winwood: Presence of the Lord
John Coltrane: Psalm
David Crosby: Orleans
CSI: Del Mondo
Francesco De Gregori: Finestre Rotte
Bob Dylan: Ring them bells
Marco Frisina: I cieli narrano
Jan Garbarek: Parce mihi Domine
Kasabian: Heroes
Mike Oldfield: The bells
Dolores O'Riordan: God be with you
PGR: Cronaca montana
Pride of Murray Pipe Band: Highland Cathedral
Padre Marcelo Rossi: Hino Nacional
Lynard Skynyrd: Sweet home Alabama
Bruce Springsteen: When the saints go marching in
Davide Van De Sfroos: Pora Italia.
Io per non sbagliare il cd me lo sono fatto... qualche assaggino:
Si prosegue con i film, non mancano naturalmente Il Cattivo Tenente e Apocalypse now...
Non perdetelo! I suoi libri si succhiano come calippi, figuriamoci che refrigerio i suoi Manifesti.
Lui, l' impagabile esponente del cristianesimo più irrazionalista ed estetizzante, scende in campo a giocare da solo, visto che non c' è nessuno. E se anche ci fosse qualcuno, non conterebbe.
Scende in campo, in un campo vuoto, buio. Si fa lume sol suo duce preferito: Pasolini, lo spirito che gratta gratta sente più affine.
Sorpresa? E' naturale che sia così in Italia, un paese dove alla fine del novecento Antonio Tabucchi s' è inventato per i lettori da Libreria Feltrinelli un Pessoa quasi democratico! Ma i lettori boccaloni sono tanti e tutto è possibile.
E cosi Langone e il suo Mentore incedono scortandosi con la fierezza dei mangia-atei, avanzano verso la riva come Orche a caccia di foche.
In realtà non scende in campo contro gli atei - ormai perduti e da lasciar perdere perchè fungano da monito eterno - ma contro la destra.
Quale destra? Le sue parole non lasciano spazio ad equivoci.
La destra che entra negli antichi borghi con SUV neri e lunghi come carri funebri.
La destra che invoca leggi severe contro gli scippatori ma si ritrae come una lumaca nel guscio a sentir parlare di Pena di Morte.
La destra spaventata dai musulmani in preghiera a Piazza del Duomo che però il giorno dopo anzichè a Messa va al centro commerciale e al multisala.
La destra che invece di comportarsi virilmente va dall' avvocato.
La destra che dice "weekend" e poi addirittura li fa!
La destra che dice "centrodestra" e va alle mostre pensando che sia arte.
La destra che per dire "ateo" dice "laico".
La destra che a vent' anni punta alla laurea e a cinquanta alla pensione.
La destra dei ristoranti di pesce.
La destra che pur di evacuare il proprio risentimento invidioso arriva a militare nello schieramento avverso (vedi Antonio Di Pietro).
La destra che non crede più in niente se non in varianti del niente come la Costituzione o la Coscienza.
La destra che crede nell' "etica laica" e la pronuncia facendosela girare in bocca come un Brunello di Montalcino riserva 1988 - "etica laica"... ma dove?... roba che funziona solo negli editoriali di Claudio Magris, nella realtà non potrebbe nemmeno reggere un condominio, figuriamoci un popolo...
E' in gioco una battaglia dei simboli e il Lango intende combatterla all' arma bianca, spingendosi con la sua baionetta nella trincea avversaria.
Si tratta di rimpiazzare il "sesso sicuro" con "l' amore rischioso".
Si tratta di detronizzare la Psicanalisi in favore della Confessione.
Il Culto si avvicenderà al mito della Cultura.
la Messa dovrà desertificare le Mostre.
La Gonna è chiamata ad oscurare il ricordo del Pantalone.
Mai più un festeggiamento per il Compleanno. Solo Onomastici.
Le Domeniche eclisseranno il Weekend.
Se lo sforzo è comune ce la faremo.
"Comune"? Ho l' impressione che se anche un sol uomo si accostasse al fante Langone, questi perderebbe almeno metà delle motivazioni; nella lotta comune tradirebbe il suo credo elitista.
Come al solito un Langone da leggere... e basta. E basta?
No, anche da ascoltare. In appendice l' Ipod del militante immaginario di Destra Divina:
Edoardo Bennato: Torre di Babele
Angelo Branduardi: Il cantico delle creature
Calle della Morte: Symbolum 77
Banda dei Carabinieri: Inno al Re delle Due Sicilie
Luca Carboni: La mia ragazza
Alessandra Celletti: Salmo 55
Clapton/Winwood: Presence of the Lord
John Coltrane: Psalm
David Crosby: Orleans
CSI: Del Mondo
Francesco De Gregori: Finestre Rotte
Bob Dylan: Ring them bells
Marco Frisina: I cieli narrano
Jan Garbarek: Parce mihi Domine
Kasabian: Heroes
Mike Oldfield: The bells
Dolores O'Riordan: God be with you
PGR: Cronaca montana
Pride of Murray Pipe Band: Highland Cathedral
Padre Marcelo Rossi: Hino Nacional
Lynard Skynyrd: Sweet home Alabama
Bruce Springsteen: When the saints go marching in
Davide Van De Sfroos: Pora Italia.
Io per non sbagliare il cd me lo sono fatto... qualche assaggino:
Si prosegue con i film, non mancano naturalmente Il Cattivo Tenente e Apocalypse now...
giovedì 10 dicembre 2009
L' arte in punta di forchetta
C' è il migliore nel campo "forchette scolpite" che vende le sue sculture a prezzi modici. Che barba i regali.
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La certezza matematica per Giussani
Don Giussani su fede e ragione:
"... la certezza morale, diversamente da quella matematica, si fonda sull' intuizione..."
In realtà Godel ha dimostrato che anche la certezza matematica, lungi dall' essere analitica, si fonda sull' intuizione.
"... la certezza morale, diversamente da quella matematica, si fonda sull' intuizione..."
In realtà Godel ha dimostrato che anche la certezza matematica, lungi dall' essere analitica, si fonda sull' intuizione.
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La Ragione in Don Giussani
Giussani sulla ragionevolezza della fede:
"... la ragione come capacità di conoscere certi tipi di verità, segue un certo metodo; per altri tipi di verità, segue metodi diversi. Gente esperta in un metodo puo' essere deficitaria nell' altro..."
Secondo don Giussani c' è un "procedimento" che segue la Ragione particolarmente importante, è quello che ci aiuta a rispondere (ragionevolmente) a quesiti del tipo:
L' America esiste veramente?
Mi vuole bene mia mamma?
Il risotto cucinato da mia mamma è avvelenato?
Ancora il Gius sul punto:
"... non è attraverso dimostrazioni scientifiche che giungiamo a risposte certe per questo genere di domande, eppure la ragione gioca anche qui un ruolo decisivo. C' è un metodo che porta a certezze matematiche, un metodo che porta a certezze scientifiche, un metodo che porta a certezze filosofiche e uno che porta a certezze sull' "umano comportamento". Quest' ultimo è paragonabile al metodo del genio e a quello dell' artista: da un piccolo segno si passa ad un' intuizione universale..."
Davvero il metodo scientifico e il "genio dell' umano" si giustappongono?
Io penso di no: l' "umanista" è solo uno scienziato con meno "tempo" e "memoria" per il calcolo.
Ammettiamo che sia lo scienziato che l' umanista intuitivo siano persone razionali.
Togliete tempo e memoria allo scienziato e si convertirà al metodo intuitivo; date tempo e memoria all' intuitivo e per le sue conclusioni si affiderà al metodo scientifico.
"... la ragione come capacità di conoscere certi tipi di verità, segue un certo metodo; per altri tipi di verità, segue metodi diversi. Gente esperta in un metodo puo' essere deficitaria nell' altro..."
Secondo don Giussani c' è un "procedimento" che segue la Ragione particolarmente importante, è quello che ci aiuta a rispondere (ragionevolmente) a quesiti del tipo:
L' America esiste veramente?
Mi vuole bene mia mamma?
Il risotto cucinato da mia mamma è avvelenato?
Ancora il Gius sul punto:
"... non è attraverso dimostrazioni scientifiche che giungiamo a risposte certe per questo genere di domande, eppure la ragione gioca anche qui un ruolo decisivo. C' è un metodo che porta a certezze matematiche, un metodo che porta a certezze scientifiche, un metodo che porta a certezze filosofiche e uno che porta a certezze sull' "umano comportamento". Quest' ultimo è paragonabile al metodo del genio e a quello dell' artista: da un piccolo segno si passa ad un' intuizione universale..."
Davvero il metodo scientifico e il "genio dell' umano" si giustappongono?
Io penso di no: l' "umanista" è solo uno scienziato con meno "tempo" e "memoria" per il calcolo.
Ammettiamo che sia lo scienziato che l' umanista intuitivo siano persone razionali.
Togliete tempo e memoria allo scienziato e si convertirà al metodo intuitivo; date tempo e memoria all' intuitivo e per le sue conclusioni si affiderà al metodo scientifico.
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mercoledì 9 dicembre 2009
Bobbio è affidabile?
Professor Bobbio, che secolo è stato il Novecento?
Sintesi della risposta:
Riassunto della sintesi: il secolo più violento della Storia umana.
Sembra una risposta scontata, in fondo l' abbiamo sentita ripetere più volte. Già dalla scuola ce l' hanno ficcata in testa.
Ma probabilmente l' abbiamo sentita ripetere fino a farla diventare un luogo comune proprio perchè a proferirla dall' alto è un papa Laico come Bobbio.
Eppure a me risulta diversamente: la guerra e la violenza segnano un costante declino da almeno duemila anni. Novecento compreso.
Naturalmente non parlo dei numeri assoluti, sarebbe infantile giudicare in base a quelli.
Se il Novecento avesse seguito il buon ritmo dei primi secoli, tanto per dire, avrebbero dovuto morire in guerra 2 bilioni di persone, quando invece ne sono morte "solo" 100 milioni.
Odiate la guerra e potete scegliere il secolo in cui venire al mondo? Non date troppo retta a Bobbio e scegliete pure il Novecento a discapito dei precedenti. Il rischio di morte violenta è mediamente più contenuto.
Mi chiedo dove stiano i fatti nelle affermazioni di Bobbio. Perchè siamo tanto abituati a far parlare i nostri intellettuali senza chiedere loro conto? Siamo forse innamorati della musica delle loro parole? Si tratta di avvenimenti troppo vicini e ci serve deformarli per costruire una mitologia che funzioni? So bene che l' amore per la verità non aiuta a vivere, eppure...
Bobbio forse è stato uno dei più placidi e convincenti costruttori di mitologie. E parlo di chi da noi avrebbe dovuto rappresentare la cultura positivista!
Sintesi della risposta:
Riassunto della sintesi: il secolo più violento della Storia umana.
Sembra una risposta scontata, in fondo l' abbiamo sentita ripetere più volte. Già dalla scuola ce l' hanno ficcata in testa.
Ma probabilmente l' abbiamo sentita ripetere fino a farla diventare un luogo comune proprio perchè a proferirla dall' alto è un papa Laico come Bobbio.
Eppure a me risulta diversamente: la guerra e la violenza segnano un costante declino da almeno duemila anni. Novecento compreso.
Naturalmente non parlo dei numeri assoluti, sarebbe infantile giudicare in base a quelli.
Se il Novecento avesse seguito il buon ritmo dei primi secoli, tanto per dire, avrebbero dovuto morire in guerra 2 bilioni di persone, quando invece ne sono morte "solo" 100 milioni.
Odiate la guerra e potete scegliere il secolo in cui venire al mondo? Non date troppo retta a Bobbio e scegliete pure il Novecento a discapito dei precedenti. Il rischio di morte violenta è mediamente più contenuto.
Mi chiedo dove stiano i fatti nelle affermazioni di Bobbio. Perchè siamo tanto abituati a far parlare i nostri intellettuali senza chiedere loro conto? Siamo forse innamorati della musica delle loro parole? Si tratta di avvenimenti troppo vicini e ci serve deformarli per costruire una mitologia che funzioni? So bene che l' amore per la verità non aiuta a vivere, eppure...
Bobbio forse è stato uno dei più placidi e convincenti costruttori di mitologie. E parlo di chi da noi avrebbe dovuto rappresentare la cultura positivista!
La comunità scientifica litiga per stabilire se è pacifica
Sempre global warming... sempre scienza politicizzata...
In un recente editoriale sul WSJ il climatologo Richard Lindzen dice che in ambito scientifico i conti sul global warming non quadrano...
... ed è subito bagarre.
Cosa inferire?
Un modello di rigore e di sintesi viene dalla lettera spedita da un lettore:
If a respected MIT scientist like Mr. Lindzen argues that “the science isn’t settled,” and other scientists disagree, then doesn’t the very dispute itself prove that the science isn’t settled?
La cosa ricorda il filosofo relativista Richard Rorty, il quale affermava:
“La Verità è cio' che i vostri contemporanei vi lasciano dire senza opinare"
Naturalmente molti opinavano su questa stessa affermazione, il che ci consente di buttarla nel cesso.
Allo stesso modo butterei nel cesso quella (pseudo) scienza che risponde: "la comunità scientifica su questo punto è pacifica...". Vale per l' evoluzionismo come per il global warming.
In un recente editoriale sul WSJ il climatologo Richard Lindzen dice che in ambito scientifico i conti sul global warming non quadrano...
... ed è subito bagarre.
Cosa inferire?
Un modello di rigore e di sintesi viene dalla lettera spedita da un lettore:
If a respected MIT scientist like Mr. Lindzen argues that “the science isn’t settled,” and other scientists disagree, then doesn’t the very dispute itself prove that the science isn’t settled?
La cosa ricorda il filosofo relativista Richard Rorty, il quale affermava:
“La Verità è cio' che i vostri contemporanei vi lasciano dire senza opinare"
Naturalmente molti opinavano su questa stessa affermazione, il che ci consente di buttarla nel cesso.
Allo stesso modo butterei nel cesso quella (pseudo) scienza che risponde: "la comunità scientifica su questo punto è pacifica...". Vale per l' evoluzionismo come per il global warming.
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