Il matematico de Finetti, dopo una serie di calcoli, arrivò a considerare il Lotto una tassa sugli imbecilli. Solo una scelta irrazionale ci spinge a giocare (e a pagare).
Purtroppo grava prevalentemente sui poveri (le statistiche sono univoche). Il bello è che in questi anni si è pensato di girare gli introiti verso le "attività culturali", ovvero verso un servizio fruito prevalentemente dai ceti abbienti (le statistiche sono univoche).
Così alla tassa sugli imbecilli assommiamo la ridistribuzione più imbecille che ci sia: quella che trasferisce verso i ricchi le risorse dei poveri.
Tanta irrazionalità potrebbe essere perlomeno sfruttata per la lotta all' evasione facendo di ogni scontrino un biglietto della lotteria. Il montepremi sarebbe pari ad una quota delle tasse raccolte. A Taiwan hanno già cominciato.
Funziona? I dubbi sarebbero fugati se il metodo fosse sostitutivo anzichè integrativo, ma per fare cio' bisognerebbe licenziare una quota dei controllori battuti dall' efficienza ritrovata.
Particolari nell' articolo di Massarenti sul 24 ore.