mercoledì 22 aprile 2009

Il 25 aprile come festa pagana

Torna il 25 aprile con il suo strascico di discussioni che molti giudicheranno noiose. Io però le trovo stimolanti.



LARUSSA 1: con i partigiani commemoriamo anche quei repubblichini che in buona fede credettero di servire la Patria.



E no, caro Larussa... c' era una "parte sbagliata" ed una "parte giusta". Per chi ritiene che una normale intelligenza fosse in grado di operare la distinzione, la "buona fede" conta poco.



LARUSSA 2: evitiamo di commemorare quei partigiani socialisti che combatterono per instaurare un altro regime [... praticamente la stragrande maggioranza...].



Adesso ci siamo! Teoricamente questa è la via giusta, per quanto impraticabile.



Ieri a Ballarò se n' è discusso.



Ho evitato di ascoltare i politici: avendo il dovere di perseguire la "pacificazione" sono continuamente alle prese con "nobili bugie". Ma quando la palla è passata a Paolo Mieli, storico oltrechè giornalista, ho sturato le orecchie.



Mieli nega il suo beneplacido anche a L2. Molti di quei partigiani, osserva, erano in "buona fede" e credevano di battersi per un nobile ideale: il sol dell' avvenire.



Ma la "buona fede" non l' abbiamo messa da parte censurando L1? Non devo neanche ricordare che il Fascismo al suo nascere seduceva molti proprio per il nobile ideale che incarnava. Questo vale per tutte le ideologie che flirtano con il romanticismo e la rivoluzione.



Vabbè, insiste Mieli, lasciamo pure perdere la "buona fede" e l' idealismo, diciamo allora che quei Partigiani erano dei giovanotti (20-23 anni) privi di una vera "intenzione", agivano governati dall' istinto.



Noto solo che festeggiare l' azione di uomini privi d' intenzione è un po' come festeggiare un evento atmosferico: piove! facciamo festa. Il 25 aprile si ridurrebbe ad una festa pagana.