Riccardo Mariani:
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Sul piano delle formulazioni politiche, quindi, Hitler si rifugiava in apparenza dietro una concezione «laica» (del resto condivisa da molti governi europei seguiti alla rivoluzione francese) dei rapporti fra le Chiese e lo stato. Da una parte, riteneva giusto accordare una libertà di culto limitata soltanto dal rispetto della legge, dall’altra esigeva che le autorità ecclesiastiche si astenessero dall’influire in un qualunque modo sulla politica e ribadiva con fermezza che la fede religiosa doveva restare un problema di coscienza personale. Posizione coerente e moderata soltanto in teoria: ché, per essere tradotta in pratica, avrebbe preteso da parte delle Chiese il più acquiescente silenzio nei confronti delle scelte radicalmente anticristiane del nazionalsocialismo (prima fra tutte la legislazione razzistica) e da parte dei sudditi cristiani del Terzo Reich l’obbedienza a norme che ferivano le loro coscienze in cambio della libertà di culto esteriore.
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