Lo dico subito: non credo in nessuna teoria etica.
Tutte sono altamente controverse, tutte prestano il fianco a critiche devastanti. Mi sembrano razionalizzazioni a posteriori di giudizi già presi. Da Kant a Rawls non faccio eccezioni.
Con questo non voglio fare professione di scetticismo: credo pur sempre che alcuni giudizi specifici siano veri e ben fondati e non controversi.
La cosa migliore è partire da quei giudizi.
Puo' darsi che si arrivi a conclusioni controverse ma per lo meno si è partiti da giudizi specifici di buon senso che tutti condividono.
Se le conclusioni sono controverse la controversia andrà risolta a favore di chi formula la sua tesi partendo da giudizi non controversi.
Da una combinazione di senso comune e razionalità si forma l’ etica a cui mi sento più vicino.
Come procedere per farla emergere?
1) Prendi un caso concreto in cui s’ imponga come evidente una soluzione etica, chiediti perché proprio quella soluzione sia la più sensata e cerca di trarne un principio etico generale.
2) Dopodiché testa il principio così ricavato applicandolo anche a fattispecie diverse.
3) In caso di inapplicabilità verifica cosa osta, isola le contraddizioni che ti bloccano e stabilisci priorità ed eccezioni in grado di risolvere il caso.
E’ un’ etica intuitiva poiché i giudizi in 1) e 3) discendono da intuizioni legate al buon senso.
E’ un’ etica razionale perché le valutazioni richieste in 2) e 3) richiedono un “calcolo” delle conseguenze particolarmente rigoroso. In particolare si richiede di non discriminare tra danni astratti e danni concreti.
E’ un’ etica con una componente emozionale visto che disgusto e ripugnanza legittimano il respingimento del principio generale.
E’ un’ etica aperta perché puo’ essere integrata da precetti emotivi (vedi ultimo paragrafo.
L'etica oggettiva non è necessariamente realista, puo' essere anche anti-realista, ovvero maturare i suoi giudizi nell'interiorità dell'uomo. L'oggettività è garantita da una natura oggettiva dell'animo umano. In questo senso vedi l'estetica oggettiva ma anti-realista di Roger Scruton.
E’ un’ etica senza soluzioni precotte e definitive poiché il singolo test puo’ condurci ad abbandonare nel caso specifico il principio generale. Esempio: posso individuare il principio per cui non bisogna interferire nelle scelte altrui qualora non rechino danno ad altri ma se certi comportamenti producono rischi di danno insostenibili a terzi posso intervenire stabilendo un’ eccezione.
Non è comunque un’ etica relativista poiché si crede nell’ esistenza di principi invarianti verso cui tendere. Si tratta di principi difficili da acquisire ma alla cui esistenza, ripeto, si crede. Si crede soprattutto che procedendo nei termini descritti ci si approssimi ad una verità etica.
E’ un’ etica non utilitarista poiché impegna il buon senso e in questo modo si eludono talune assurdità utilitariste.
E’ un’ etica non-naturalista, in questo modo si elude il paradigma auto-rimuovente tipico delle etiche naturaliste.
Questa etica – che è stata definita come “intuizionista” - è bersaglio di molte critiche, ma una spicca sulle altre, c’ è infatti chi la ritiene arbitraria visto che ognuno avrebbe le sue intuizioni.
Ma ne siamo poi così sicuri? Forse non è proprio così, almeno se parliamo delle intuizioni fondamentali. Il fatto che molti siano particolarmente pronti a fare eccezioni e ad applicare un doppio standard non significa che le nostre intuizioni di fondo siano arbitrarie. D’ altronde quando l’ eccezione non è più “eccezione”, allora diventa contraddizione e si esce così dall’ etica proposta.
Certo, l’ introspezione personale (esame di coscienza) giocherebbe un ruolo notevole, ma un’ introspezione autentica porta ad individuare e correggere molti errori derivanti da intuizioni superficiali. Il fatto che esistano errori e che esista la possibilità di correggerli è un buon argomento contro l’ ipotesi dell’ arbitrio diffuso.
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A questo punto devo ammettere di aver descritto finora una meta-etica piuttosto che un’ etica vera e propria, di aver delineato cioé un metodo più che una dottrina. Cerco di rimediare enunciando alcuni principi concreti.
Poiché simpatizzo per un’ etica borghese, potrei allora parlare del doveroso “rispetto" (per la persona e la proprietà altrui) o della “lealtà”, o della generosità (in alternativa saremmo ostaggio del burocrate welfarista), oppure della temperanza (dote necessaria per emergere nella società borghese), oppure ancora dell' intraprendenza (così vicina allo spirito imprenditoriale).
Tuttavia esiste un principio più sofisticato che definirei della giusta ricompensa che sintetizzerei così: “ad ogni individuo spetta un compenso materiale in relazione alla ricchezza che produce nella comunità. Il marginalismo e il sistema dei prezzi sono i metodi più pratici per misurare sia il contributo che il compenso di ciascuno”.
Una specie di meritocrazia dove si riconosce però il fatto che il merito a volte è inestricabile dalla fortuna.
Non si tratta di un principio pacifico, ad esso si contrappone chi punta sulla "lotteria dei talenti", in particolare il filosofo John Rawls.
Secondo Rawls ognuno di noi partecipa ad una lotteria dei talenti, la nostra posizione nel mondo è da attribuire quindi ad un evento fortunato. Secondo Nozick, invece, una visione del genere è estremamente rischiosa: se non riconosciamo l' esistenza di un merito, e quindi di un libero arbitrio, il nostro corpo e il nostro talento diventa proprietà comune e a quel punto non avrebbe senso opporsi alla schiavitù, almeno quando ha scopi egalitari, ma la schiavitù ripugna alla nostra ragione etica, quindi la "lotteria" è una teoria da respingere. Non resta allora, secondo Nozick, che ripiegare verso una teoria della giusta ricompensa la quale, per l' appunto, distingue tra lotteria dei talenti, merito e giusta ricompensa. La nostra posizione nel mondo dipende da fortuna e merito, il principio del just desert (il male non implica ingiustizia, il merito è inestricabilmente legato alla fortuna e quindi il fortunato non va punito come un colpevole) ci garantisce così una condanna della schiavitù: noi non sappiamo come si mescolano merito e fortuna ma sappiamo che accettare il mix è corretto. Il just desert è sostenibile solo se: 1) il merito, e quindi il libero arbitrio, esiste e 2) gli effetti di merito e fortuna si mescolano inestricabilmente. Ora, il mix inestricabile appare più chiaro se sollevo alcune questioni, ecco tre esempi:
- Io posso allenare la mia volontà ma da dove deriva la volontà di allenarla, e via così in un regresso infinito, è chiaro che se le cose stanno così è difficile isolare con precisione dove comincia il libero arbitrio.
- Fino a che punto il carattere di una persona coincide con quella persona e fino a che punto invece "appartiene" a quella persona? Io sono brillante o possiedo una brillantezza? Altra domanda dalla risposta essenzialmente dubbia.
- Fino a che punto i tratti che eredito dai miei antenati dipendono dalle loro scelte? Natura e cultura si legano e interagiscono in modo inestricabile ma se noi ammettiamo l' eredità come legittima dobbiamo accettare anche questa simbiosi.
Una cosa è certa: senza libero arbitrio la teoria della giusta ricompensa non sarebbe plausibile.
Il principio della "giusta ricompensa è oggettivista (contro il contrattualismo).
Un principio del genere è compatibile con una società di mercato, anzi, la richiede.
[… I principi etici prescelti si riverberano poi nelle scelte politiche. Un diritto di proprietà naturale è incompatibile con lo stato e con le tasse, tuttavia l’ esperienza ci insegna che senza uno stato minimo il diritto di proprietà è messo a repentaglio. Forse lo stato minimo è proprio una delle eccezioni necessarie a cui accennavo più sopra. L’ impostazione proposta è dunque in grado di trasformare un’ etica dei diritti naturali in una politica dello stato minimo, e a questo punto possiamo proseguire la nostra elencazione rinviando per i dettagli al post “la mia politica”…]
Un principio del genere non si presta a radicalizzazioni (tipiche dei diritti naturali comunemente intesi).
Un principio del genere è compatibile con un ruolo limitato dello stato limitato a produttore di beni pubblici in senso stretto e regolamentatore dei monopoli naturali. Quando parlo di “ruolo limitato dello stato” il lettore impolitico dovrebbe leggere “ruolo limitato della forza”.
Un principio del genere consente di intervenire con la tassazione per riequilibrare eventuali esternalità.
Un principio del genere implica una metafisica più soddisfacente (per me) rispetto a quella implicata da teorie rivali, ho in mente l’ esperimento mentale di Rawls, autore dal quale non si puo’ prescindere affrontando il tema della giustizia distributiva (qui un appunto critico al suo approccio).
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Finora ho parlato di etica in senso strettamente laico ma a un credente tutto cio’ non basta. Esiste allora un supplemento di verità morali a cui deve attenersi ed esse derivano dalla sua fede in Gesù e nella Chiesa Cattolica. Si tratta di adempimenti che scaturiscono essenzialmente da un’ obbedienza: Gesù è venuto per dirigerci con l’ esempio laddove la nostra ragione vacilla. Come comportarsi nel campo della sessualità? Come regolarci sul fine-vita? Come vivere nel matrimonio? Che regole seguire per l’ alimentazione? Eccetera. Solo l’ esempio di Gesù tradotto dalla Chiesa e vissuto nell’ obbedienza puo’ entrare in questi particolari.
Sebbene nella dimensione laica sia giusto definire questi doveri particolari come supererogatori, la dimensione di fede li trasforma in precetti obbligatori.
Per quanto abbia usato il termine “particolari” devo subito aggiungere che parliamo del 90% dei precetti morali a carico di un individuo, molti addirittura con la parola “etica” designano solo questa categoria di precetti, riservando per l’ altra il termine “giustizia”.
Oltretutto, non si pensi il non-credente sia esentato da questo “fardello”. Tuttaltro! In genere gli studiosi, specie gli psicologi evoluzionisti, la considerano un’ etica strettamente collegata alle emozioni. Emozioni per il non credente, obbedienza per il credente.
Si tratta in genere di rispettare tabù che se infranti non farebbero comunque vittime. ogni uomo necessita di una dimensione sacrale, e la cosa investe in tutto e per tutto anche gli atei: il “politicamente corretto” è la loro Messa, e la celebrano tutti i giorni, mica solo la domenica. Di solito sono coinvolte la dimensione del rispetto e del disgusto, che uno studioso come Jonatahn Haidt ha studiato a lungo:
“John e Mary adorano il loro Fido, un cagnolino stupendo. Purtroppo Fido viene investito da un auto, i suoi padroni hanno sentito che la carne di cane è deliziosa, così, non visti da nessuno, quella sera stessa sezionano il cadavere di Fido, lo cuociono e lo mangiano. Domanda: pensate che John e Mary abbiano agito rettamente in questa occasione?”“Un uomo va al supermercato una volta alla settimana e compra un pollo. Tornato a casa, prima di cuocerlo, ha rapporti sessuali con la carcassa del pollo. Poi lo cuoce e lo mangia. Un comportamento del genere è condannabile”
Una cosa è certa: si tratta di comportamenti che non procurano danno a nessuno dei soggetti coinvolti. Eppure noi – credenti e no – sentiamo l’ esigenza di condannarli. In nome di cosa? Se la ragione non è utilizzabile non resta che l’ obbedienza (credente) o l’ emozione (ateo).
C’ è nell’ uomo, nella sua natura, un disgusto per l’ impuro, un’ attrazione per la purezza e la perfezione. Negarlo sarebbe inutile, e la scienza conferma. Forse perché quel che finora ho chiamato “carico” o “fardello” in realtà non è altro che la possibilità di migliorarsi sempre e di avere una meta. Qualcosa che anziché “gravarci” sulle spalle ci rende felici e ci realizza.
L’ etica come “comando divino” offre poi tre vantaggi che fanno pendere la bilancia del mio giudizio in suo favore: se rettamente interpretata ci scuda dal moralismo garantendo laicità e liberalismo.
In conclusione, dopo quanto detto, qualcuno potrebbe chiedersi: “ma allora la nostra meta-etica dovrà essere “cognitiva” (fondata sulla ragione) o non-cognitiva (fondata sul sentimento?
Dopo quanto detto, non si puo' negare che il sentimento di ripugnanza abbia un ruolo in molti giudizi etici. In questo senso l' etica puo' essere vista come divisa in due: principi di base (cognitivi) e limiti ai principi + precetti ulteriori (non cognitiva). Deontologia e virtuismo possono convivere e forse proprio questa distinzione è la base di una sana laicità.
Elenco dei punti da approfondire in relazione a merito, giustizia, fortuna ecc.
- La predisposizione conta per un 50%, lo sforzo per un altro 50% ma la volontà è in buona parte genetica, anche se si puo' allenare.
- Sulla volontà incide molto la motivazione, e quindi la passione e la competizione. Chi è ben motivato sa produrre grande sforzo, a prescindere dalle sue predisposizioni.
- Growing mindset. Molti ritengono che, al di là di come stiano le cose, credere nel lavoro motivi di più e faccia produrre uno sforzo supplementare. La teoria sembra valida e resiste tutt' ora a molti attacchi. Accettare che la fortuna giochi un ruolo importante renderebbe la società più povera.
- Bias. E' presumibile che a causa del fenomeno growing mindset si produca un bias nella divulgazione delle percentuali nature/nurture.
ADD1 L'utilitarista gli aborre ma ci sono almeno due motivi per difenderli:
- allenano ai sacrifici utili. la volontà infatti si allena come un muscolo. del resto la scuola non è altro che un allenamento allo sforzo intellettuale: le nozioni che s'imparano sono per lo più inutili per lo più inutili. c'è da aggiungere che chi sta in fondo alle gerarchie sociali ed è privo di grandi talenti ha nella capacità di sacrificarsi l'unica sua arma per non perdere il contatto con chi sta sopra di lui.
- sono fonte di soddisfazione quando ci legano e ci identificano strettamente ad un valore che sentiamo profondamente: la mamma che non fa l'epidurale offre questo suo dolore al figlio e si sente realizzata.
continua
ADD2 The Moral Sense di James Q. Wilson
ADD2 The Moral Sense di James Q. Wilson
- la virtù ha una brutta fama: x i giovani è il contrario del divertimento x i vecchi un arma politica o nostalgica. eppure il moralismo spopola. come è possibile?
- nascondiamo il tipico linguaggio della morale dietro il linguaggio sui caratteri...
- tesi: l uomo ha una sua natura morale e ad essa si appella ogni discorso etico convincente.
- perchè i discorsi moralisti ci infastidiscono? forse xchè riteniamo che nn siano nè razionali nè scientifici. domanda molto fondandosi sul nulla.
- darwin: siamo solo degli egoisti ipocriti. così almeno la vulgata di qs autore
- freud: il senso di colpa è sintomo di repressione.
- marx: contano solo i rapporti di forza.
- x la moralità nn c è posto in qs autori che hanno forgiato la modernità. la loro scienza sfida il senso comune.
- fallacia naturalistica: scienza e morale sono separate da un abisso. in campo etico possiamo avere solo opinioni ma nessuna conoscenza...
- antropologia: ci mostra quanto vari sono i costumi. nn esiste una natura umana...
- inoltre è sbagliato giudicare i costumi altrui...
- filosofia: impazza il relativismo e il pensiero debole...
- conclusione maggioritaria: l uomo moderno si affida unicamente alla pancia o al calcolo egoistico..
- chi parla di virtù è invitato ad abbassare la voce e si becca del rozzo se nn del fanatico...
- conclusione del libro: l uomo moderno conserva la sua natura morale ma tenta di schermirla o sprezzarla. quando l occultamento nn è più possibile esplode in tirate moralistiche salvo utilizzare linguaggi della politica della giustizia eccetera...
- a volte l occultamento del senso morale deriva dalla sensazione che parlare di giusto o sbagliato faccia male e opprima, specie i bimbi. in molti casi si stigmatizza il bene e il male parlando di semplificazione..
- i bambini sono invece invitati a discutere: value clarification. senonchè la cosa li manda in confusione più che essere un chiarimento...
- di fronte a tanto relativismo sbandierato è normale che un ragazzo si droghi bari ai test o? sospendiamo il giudizio. il libro non parla di qs è troppo difficile legare la cultura ai comportamenti effettivi.
- tema del libro: siamo veramente dei relativisti etici? e perchè ci teniamo tanto a dirci tali? è importante xchè potremmo anche diventare ciò che crediamo di essere...
- oggi la parola valore predomina. ha emarginato la virtù, ma cosa si intende? si parli di divorzio figli illegittimi droga crimine media il dibattito è sempre sui valori.
- la parola valori ci disimpegna sviando il discorso sulle preferenze sui gusti...
- ma nessuno crede veramente a qs altrimenti nn difenderebbe i suoi valori con tanta forza. nn si difendono i propri gusti alzando il pugno.
- da un lato siamo scettici quando sentiamo pontificare sui valori dall altro scegliamo le ns compagnie in base ai valori...
- gli studi sullo sviluppo infantile evidenziano l emergenza di un senso morale...
- tesi: siamo dei moralisti naturali. il giudizio morale per noi è inevitabile...
- il fatto che puoi parlare di morale con tutti significa che tutti capiscano di cosa si parla...
- tesi: molti giudizi espressi nn sono sentiti affatto come relativi...
- senso morale: intuizione morale...
- il senso morale è una predisposizione nn si identifica con nessun obbligo specifico...
- esempi di senso morale: senso del dovere della correttezza della simpatia dell autocontrollo...
- maestri: david hume adam smith. dobbiamo integrare con biologia e nuove conoscenze...
- quali evidenze segnalano l esistenza di un senso morale?…
- i comportamenti valgono più di mille parole..
- qual è la fonte del senso morale?: natura famiglia cultura...
- il dilemma della cultura: come è nata in occidente l idea universalista (quella x cui tutti sono formalmente uguali)??.…
- conclusione: esiste una natura etica umana. è fragile e va coltivata e protetta...
- oltre all egoismo (il ns peccato originale) esiste in moi il desiderio di essere lodati e di meritarci le lodi x la ns correttezza
conclusioni
ADD3 I valori morali dell' uomo cambiano e tendono a convergere.
È segno che esistono dei valori oggettivi (ipotesi Huemer)?
Oppure è sefno che la ricchezza crescente delle nostre società trascina con sè anche i valori?
Ricordiamoci la lezione di Dreidre McCloscky aylla eivoluzione industriale: fu una svolta etica a produrla.
Testing Moral Progress http://www.overcomingbias.com/2015/10/testing-moral-progress.html
ADD4 Ethical intuitionism di Michael Huemer
- Intro
- Metaetica: studia la natura dei giudizi etici
- Oggettività di un giudizio: che nn dipende dal soggetto
- 5 metaetiche: 1 nn cognitivismo 2 soggettivismo 3 nichilismo 4 naturalismo 5 intuizionismo
- La 5 è l unica etica dualista
- Intuizionismo: i valori etici sono oggettivi e vengono intuiti dalla ragione senza passione. Il libro è una difesa di 5
- Cap2 nn cognitivismo 1
- Per 1 il giud di valore è un imperativo istintivo
- Una teoria sottoponibile a prova empirica
- La prova linguistica: il linguaggio che usiamo x l etica depone x la sua razionalità
- Xchè un giudizio istintivo dovrebbe essere vero?
- La prova introspettiva: ul giudizio etico assomiglia più a una credenza che a un emozione
- Cap3 soggettivismo 2
- 2: le proprietà del giudicante si riflettono nel giudizio
- 2 implica che i nazisti abbiano ragione. Relativismo culturale
- 2 confonde le credenze con la verità
- Cap4 riduzionismo o naturalismo
- R: i giudizi etici possono tradursi in descrizioni e dalla descrizione possiamo capire se sono veri
- Il riduzionismo è confutato da moore (arg.1) con il is ought gap o legge di hume
- moore: chiedere "qual è la formula chimica dell acqua" ha senso, chiedere "qual è la formula chimica dell' H2o" no. Evidentemente acqua e h2o non sono la stessa cosa
- R. sintetico: possiamo dire cos è la bontà descrivendola
- Critica (arg.2): la bontà nn si tocca annusa sente...
- Altra critica al riduzionismo (arg.3): le prop etiche sembrano molto diverse da quelle naturali. Onere della prova. Il resoconto riduzionista sembra fallire ogni test concreto
- Cap5 la conoscenza etica
- Principio di conservazione: le cose sono come appaiono
- Conoscenza intuitiva: con immediata delle apparenza
- I. nn pretende che l i.sia infallibile. I.dà un ruolo anche alla conoscenza calcolante
- Ob: i. è arbitraria. Argomento nichilista: nn abbiamo altro che i.
- Genealogia di i.: reid e il realismo diretto in gnoseologia
- Altri esempi di i.: gli universali. Nn sono fisici ma noi li conosciamo con certezza
- Cap6 disaccordi ed errori
- Ci sono molti disaccordi morali sia tra società che nelle società
- Idiot veto: se un idiota nn condivide significa che il valore è soggettivo?
- Chi critica i. con l arg del disaccordo spesso fa una caricatura di un i. infallibile e immediato
- Ci sono anche molti disaccordi nn etici. Es chi ha causato la prima guerra mondiale? Chi ha ucciso kennedy?
- Le fonti degli errori sono abbastanza note: bias ecc. Gli errori sono prevedibili. Cultura religione..
- Ob: l i. nn risolve i disaccordi
- R: solo sulle i. fondamentali. Ma qs vale sempre in ogni caso. Anche x le altre teorie. La preoccupazione è sopravvalutata
- Si è in disaccordo anche sulla metaetica migliore. Chi propone l arh del disaccordo è in contraddizione
- Il dis è più un prob x gli anti realisti che nn hanno armi x affrontarlo
- Cap7 ragioni pratiche
- Critica di hume: nessun desiderio nessuna azione
- R: anche la ragione motiva. Oggi lo riconoscono anche parecchi seguaci di h.
- È il credere di nn avere ragioni che nn motiva
- Xchè noi adduciamo ragioni x quel che vogliamo? Evidentemente il desiderio nn è tutto
- Xchè nn rinunciamo ad informarci su ciò che riteniamo spiacevole
- Nn siamo indifferenti alle contraddizioni
- H nn può criticare le scelte altrui. Una pratica comune
- Desiderio ed egoismo. Perchè l etica si distanzia dall ego?
- Arbitrarietà dell etica di h
- I. può spiegare la debole volontà. H. no
- La domanda: xchè comportarsi bene è un nonsense x h
- Cap.8 altre ob
- Mackie: i. è una teoria bizzarra.
- Le prop morali di un fatto sembrerebbero emergere dalle prop fisiche. C è chi tavvisa dualismo. E allora? Anche la logica emerge
- Strawson contesta l argomento prima facie
- Come nasce nei bimbi il senso del giusto? Con gli esempi sempre più numerosi che incontrano
- Ob evoluzionista. Il resoconto ev è rozzo e infalsificabile
- La spiega ev smaschera l illusione delle stelle? No. Allo stesso modo nn smaschera la morale.
continua
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ADD5