Tempo di quaresima, tempo di depurazione interiore e di rivolgimenti etici.
Auspico giusto un paio di Rivoluzioni: la Grande e la Piccola.
La Grande è la più importante ma anche la più ostica. Le resistenze sembrano insuperabili, albergano probabilmente nella nostra natura più profonda. La Grande richiede il maggiore impegno ma è anche quella davvero in grado di cambiare le cose: la società, la qualità delle nostre vite e molto altro ancora. Il mio assopito spirito crociato si risveglia solo quando penso a lei.
La seconda rivoluzione (la Piccola), non dico sia facile, ma resta comunque accessoria. Qualora si realizzasse al 10% sarebbe già più che sufficiente. Certo, se arriva tanto meglio: è come la ciliegina sulla torta, sempre meglio papparsela che gettarla nell' immondizia.
Eppure, con mio vivo disappunto, noto che la prospettiva più diffusa è quella esattamente rovesciata: la Piccola Rivoluzione gode di un lustro fuori dal comune, di un prestigio a mio avviso immeritato. Tutti non fanno che fantasticare su di lei e parlare di lei alzando con fare esaltato e occhi spiritati il suo stendardo. Messi in ombra da tanto entusiasmo, i paladini della Grande indietreggiano. Scantonano per poi disperdersi, finché nessuno si ricorda più della loro esistenza.
Ma di cosa sto parlando?:
"Grande Rivoluzione Etica": trasformare l' invidia in egoismo.
"Piccola Rivoluzione Etica": trasformare l' egoismo in altruismo.