Ecco due proposizioni convincenti e rilevanti per l'evangelizzazione:
1) tra 10 anni i "poveri" penseranno quello che i "ricchi" pensano oggi (link omessi);
2) tra i ricchi (élite) l'ateismo è più diffuso che tra i poveri (link omessi).
Ergo: occorre occuparsi del "centro" (i ricchi), non delle "periferie" (i poveri).
E adesso il post vero e proprio.
Titolo: IL PRIMO PASSO (rubrica: evangelizzare l'élite)
Puo' l'ateo materialista compiere un primo passo verso l'idea di un Creatore? Sì, in molti modi. In genere lo si invita a meditare sull'origine dell'universo e sul fine tuning. Qui, invece, lo invito a meditare l'idea di simulazione.
Viviamo in una simulazione? Penso che l'ateo materialista e razionalista debba accordare un certo credito a questa ipotesi.
Innanzitutto, è possibile creare una realtà virtuale? Un presupposto comune nella filosofia della mente è quello dell' "indipendenza dal substrato". L'idea è che gli stati mentali possano "emergere" da configurazioni complesse di qualsiasi substrato fisico. In natura emergono dal carbonio ma potrebbero emergere anche dal silicio dei computer. Al momento non abbiamo né hardware sufficientemente potente né il software necessario per creare menti coscienti nei computer ma alcuni autori sostengono che questa fase è a pochi decenni di distanza da noi. Simulare l'intero universo a livello quantistico è ovviamente impossibile ma per ottenere una simulazione realistica dell'esperienza umana serve molto meno - solo tutto ciò che è necessario per garantire che gli umani simulati, interagendo in modi normali con il loro ambiente simulato, non notino alcuna irregolarità.
Secondo punto, è necessario ipotizzare che una civiltà in grado di realizzare la simulazione esista e ne produca una quantità significativa. Considerate le potenziali della nostra civiltà è del tutto ragionevole pensare che possano esistere nell'universo civiltà post-umane tecnologicamente matura e con un'enorme potenza di calcolo; se anche una piccola percentuale di loro dovesse eseguire "simulazioni di antenati", il numero totale di antenati simulati eccederebbe di gran lunga quello degli antenati reali In tali condizioni e in assenza di altre informazioni, dobbiamo presumere di appartenere alla categoria più numerosa, quella dei "simulati".
Terzo punto: ma una civiltà avanzata è anche interessata a produrre simulazioni? Si può ipotizzare un divieto etico di eseguire simulazioni di antenati a causa della sofferenza che verrebbe inflitta a costoro. O forse molti dei nostri desideri umani saranno considerati stupidi da chi accede alla condizione post-umana. Tuttavia, è più plausibile pensare ad una civiltà curiosa che finisce per fare cio' che pio' fare, ovvero realizzare mondi.
Per dirla in sintesi: è del tutto razionale pensarci come menti simulate. Anzi, se non lo facciamo perdiamo il diritto a credere che avremo discendenti in grado di eseguire molte di queste simulazioni. Non penso che un ateo razionalista e materialista voglia perdere questo diritto, specie se ha grande fiducia nella tecnologia. In altri termini, l'ateo razionalista dovrebbe concludere che la presenza di miracoli e di esseri creatori onnipotenti e onniscienti sia un'ipotesi meritevole di difesa. In un certo senso, i post-umani che eseguono una simulazione sono come divinità in relazione alle persone che abitano la simulazione: i post-umani hanno creato il mondo che vediamo; sono di intelligenza superiori; sono “onnipotenti” nel senso che possono interferire nel funzionamento del nostro mondo anche in modi che violano le sue leggi fisiche (miracoli); e sono “onniscienti” nel senso che possono monitorare tutto ciò che accade. Ulteriori ruminazioni su questi temi potrebbero culminare in una teogonia naturalistica.
Ma com'è ragionevole comportarci nei confronti del nostro creatore? Nonostante alcune sconcertanti scoperte, le implicazioni sui comportamenti non sono poi così radicali. La nostra migliore guida su come i nostri creatori post-umani hanno scelto di creare il nostro mondo è lo studio empirico standard dell'universo che vediamo. Le revisioni alla maggior parte delle nostre reti di credenze sarebbero piuttosto lievi e sottili. Certo che una relazione di riverenza verso chi ci ha dato la vita è tutt'altro che insensata, anche per gli atei materialisti e razionalisti.
Questo scenario non coincide certo con quello delle religioni ma per lo meno avvicina la sensibilità atea all'idea di un creatore. Certo, il primo contrasto che mi viene in mente con la teologia classica è che quest'ultima ci parla di un Dio fuori dal tempo mentre il creatore di simulazioni vive nel tempo. Tuttavia, l'immagine classica del Dio come Triangolo è combattuta già oggi anche nei dibattiti tra cristiani. Chi vede il Dio cristiano come una persona che agisce nel tempo (teologia personale) - e qui ammetto le mie simpatie - attenua, almeno su questo punto, il contrasto con il Simulatore.
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