lunedì 14 dicembre 2015
Neuroscienze e libero arbitrio
Il prof. Michael Gazzaniga, da molti identificato come il neuroscienziato più famoso al mondo, ha affermato: «Siamo persone, non cervelli. Ho un grandissimo rispetto per quello che i filosofi hanno detto sul libero arbitrio. Sarebbe assurdo rigettare d’un colpo tutta la riflessione svolta fino a oggi. La classica domanda “siamo liberi?” sembra sempre più mal posta, se non insensata. Tutti devono essere considerati responsabili delle proprie azioni. È a livello sociale che risiede la responsabilità, con buona pace delle neuroscienze. Allo strato mentale va aggiunto quello della cultura in cui siamo immersi. Le neuroscienze devono quindi capire i propri limiti e il livello a cui si muovono con la propria spiegazione». Oltre ai limiti delle neuroscienze, citate da Gazzaniga, non c’è nessun argomento sostenibile contro al libero arbitrio e le tesi materialiste sono state da tempo confutate. Come ha concluso il prof. Filippo Tempia, ordinario di Fisiologia presso l’Università di Torino, «allo stato attuale delle conoscenze non si può scientificamente negare il libero arbitrio nell’uomo» (“Siamo davvero liberi?”, Codice edizioni 2010, p. 108). Non vogliamo qui addentrarci in una questione molto lunga, che abbiamo già trattato altre volte: a chi volesse approfondire consigliamogli articoli (anche questo) del prof. Eddy Nahmias, filosofo e neuroscienziato della Georgia State University, nonché il recente libro “Free: Why Science Hasn’t Disproved Free Will” (Oxford University Press 2015) del prof. Alfred R. Mele, docente di filosofia presso la Florida State University (recensitoanche sul nostro sito web).