Ci si fa belli tacendo sulla "bellezza", o guardando male chi ha l'impudicizia di parlarne apertamente. L'arte ha da tempo rotto i ponti con la sua sorella gemella. In queste condizioni non è facile essere propositivi sull'argomento, ci vuole un bel coraggio per sbottonarsi. Provo ugualmente a porre qualche domanda in merito e a selezionare le risposte che più mi hanno convinto.
- Come posso identificare (e valutare) la bellezza artistica? Un buon metodo consiste nel chiedersi se l'opera adempie in modo soddisfacente alla sua funzione.
- Grazie, ma il problema si è solo spostato: come posso identificare la funzione dell'opera artistica? Un buon metodo consiste nel chiedersi qual è la sua origine.
- Grazie ancora, ma il problema ha solo fatto un ulteriore passettino più in là restando intatto: come posso identificare l'origine dell'attività artistica? Non si è spostato invano visto che qui è già più agevole formulare delle ipotesi. La più attendibile vede l'attività artistica come un riciclo dei linguaggi scartati nel corso di quel processo evolutivo che ha poi selezionato i linguaggi naturali parlati oggi.
- E perchè mai dovremmo "riciclare" dei materiali linguistici di scarto? Poichè si tratta di linguaggi lacunosi a causa della loro approssimazione, rappresentano una palestra ideale per chi intende dedicarsi ad "esercizi di vaghezza".
- Non capisco proprio perchè mai l'uomo dovrebbe sentire la necessetà di applicarsi a questo genere di esercizi. Allora? Perchè la vaghezza, per quanto una sua presenza eccessiva deteriori la comunicazione, conserva pur sempre una funzione cruciale anche nei linguaggi naturali. Dominarla è un'abilità decisiva per l'essere parlante.
- E qual è la funzione della vaghezza nei linguaggi naturali? Qui viene la parte difficile, una risposta sintetica è impossibile, mi limito a dire che la funzione è duplice e ce la spiegano i teorici dei giochi:1) corrobora la ricerca collettiva della verità e 2) consolida la coesione del gruppo. Ricerca e comunione.
- L'opera riuscita è dunque l'opera che scopre una verità? No, l'emersione della bellezza richiede "ricerca" (nella giusta direzione) più che "scoperta". Richiede una ricerca infinita, un viaggio da scoperta a scoperta: non risponde a quiz ma a domande esistenziali del tipo: "chi sono io?".
- Cos'è allora l'arte? Una ricerca di se stessi (ricerca identitaria) attraverso l'incontro con l'altro, ovvero l'artista.
- E la bellezza? L'esperienza di chi vive questo evento. Attenzione, la bellezza è dunque un'esperienza umana e non una proprietà formale dell'oggetto artistico.
- Ma queste considerazioni come si concretizzano, quali possono essere dei criteri specifici di giudizio? Qui posso solo fare congetture, non chiedermi di andare oltre. Io, per esempio, do un certo peso all'originalità dell'opera e alla contaminazione che si realizza in essa.
- Perché la novità? Poiché l'esperienza artistica è un'esperienza essenzialmente identitaria, aderendo ad un'opera vogliamo dire chi siamo, e poiché ci riteniamo "unici" cerchiamo qualcosa di "unico", ovvero di "nuovo". Cio' che è vecchio e risaputo ci respinge poichè ci chiama ad aderire a cio' a cui hanno già aderito le generazioni passate. La bellezza "inaugura", questo elementare processo è evidente anche nelle esperienze comuni, guarda solo alle classifiche dei dischi o dei libri, se la gente cercasse solo "buona musica" o "buona letteratura" sarebbe assurda la netta prevalenza della novità. Guarda poi alla scuola: difficile sperimentare il bello quando, nel tempio dell'ortodossia consolidata, ti vengono proposte opere col "visto" allegato. Ecco, sono solo esempi (con tutte le eccezioni del caso), spero solo sia chiara l'interazione tra opera e fruitore, è un processo che si realizza sia tra i fruitori occasionali che tra quelli professionali.
- E perché la contaminazione? Perché la novità si realizza perlopiù con accostamenti inediti.
- Quindi cos'è un capolavoro, chi è un grande artista? Chi inaugura una genealogia, chi fa una proposta originale e fertile, in grado cioè di produrre un seguito nella storia e ispirazioni a catena.
- L'arte ha il monopolio della bellezza? No, poiché la bellezza è un' "esperienza" e non una "forma" particolare, noi possiamo provarla anche in natura. Ci sono poi alcune esperienze molto vicine all'esperienza estetica, quella religiosa, per esempio: arte e religione sono amiche da sempre, qualcuno arriva a dire che sono due facce della stessa medaglia.