Parlare dell' uomo tramite i numeri. Ovvero, la matematizzazione delle scienze sociali.
Molti vedono tutto cio' come fumo negli occhi e sono contenti come bambini non appena i conti non tornano o la previsione fa cilecca, credono forse di avere a che fare con il Teorema di Pitagora.
Inoltre la pratica è stata criticata da personaggi autorevoli e cio' rende la lagnanza a priori accettabile.
Il mio sospetto è che la volgarizzazione di queste geniali critiche le deteriori alquanto fino a cambiarne la natura, al punto che nei due fronti (pro e contro) si arruolano una schiera d' infiltrati abusivi.
Manco a dirlo sono i più rissosi.
Anzichè delle "scienze umane" dirò due parole sull' economia perchè 1) conosco la situazione un cicinino meglio 2) è sempre sotto tiro e oggi più che mai 3) costituisce una zona franca dove tutti hanno diritto di parola.
E poi, in economia, esiste una scuola specifica che ha sacrificato tempo e genio per condurre la sua critica contro la matematizzazione tanto in voga presso gli O(rtodossi). Sto parlando del cosiddetti economisti "A(ustriaci)". Il conflitto tra A e O racchiude secondo me il succo della questione.
La prima osservazione sembrerà scontata: chiunque osservando la realtà dell' uomo se ne faccia un' idea (teoria) sufficientemente complessa e coerente, puo' formalizzare la sua idea con lo strumento matematico. Anche le idee di A sono dunque suscettibili al trattamento. Ma A, avendo i suoi bravi motivi, si oppone. Vediamo perchè.
La costruzione dei Modelli matematici implica l' ideazione di funzioni e ciascuna funzione contiene dei PARAMETRI (costanti). Prendiamo la funzione più importante per un economista: le "preferenze". Anche queste funzioni possiedono dei parametri. Pur essendo goloso di ravioli non apprezzo mai molto il quarto piatto che mi viene servito. Ma di quanto è calato il mio apprezzamento rispetto al primo piatto? Dipende da un parametro.
Siamo già alla prima conclusione: il modello matematico non viene costruito per formalizzare un' idea, altrimenti anche A si farebbe il suo. Il modello serve a coordinare una serie di parametri (o costanti) che saranno suscettibili di stime statistiche. Dopo la stima statistica avremo un quadro più completo della realtà specifica.
"Realtà specifica", capito bene? La matematizzazione ha senso solo in quanto necessario preludio a statistiche e intervento in una realtà specifica.
Ma "A" non ha questa concezione dell' economia. Per "A" l' economia serve solo a capire la realtà umana, "intervenire" è insensato e fuorviante, cosicchè diviene insensata e fuorviante la matematizzazione della disciplina.
"A" si rifiuta di formalizzare, non perchè la sua idea sia incoerente ma perchè assume che l' oggetto d' analisi non possa essere sottoposto a stima statistica.
Facciamo il caso delle preferenze soggettive. Per A non ha senso stimarle ed immaginarle più o meno costanti nel tempo: sono soggettive in modo radicale. Per A la soggettività è un dogma. Non dovendo ordinare dei parametri in vista di statistiche future, A respinge la matematizzazione dell' economia.
Faccio solo notare che nella realtà noi non osserviamo il dogma di A. Se devo fare un regalo di compleanno non tiro i dadi, cerco di valutare (stimare) le preferenze del festeggiato e mi comporto di conseguenza. Di solito noi postuliamo la presenza di costanti: se il festeggiato è un filatelico da anni, probabilmente gradirà ricevere un raro francobollo. Per A questo regalo non ha senso: il festeggiato è un uomo e le sue preferenze sono radicalmente soggettive. Per noi no, concepiamo la soggettività radicale solo in quel soggetto schizofrenico che cambia personalità ad ogni momento. Un tipo raro da incontrare e con cui è difficilissimo fare amicizia.
I postulati di A sono irrealistici ma la sua critica non per questo viene sminuta. Inoltre mi sembra l' unica critica possibile in materia. Le altre hanno poco senso e secondo me catturano solo granchi.
Mi sia consentita una breve rassegna per individuare le brecce attraverso cui molti infiltrati entrano abusivamente nel dibattito dando fuoco alle polveri senza capire di cosa si parla.
1. "La matematizzazione serve per ricoprire con vesti preziose una conoscenza fragile quando non sterile". Fino ad adesso ho tentato di dimostrare che questo non puo' essere vero. A ha un' idea della realtà forse più complessa di O, eppure rifiuta lo strumento matematico. La "matematizzazione" non illustra una logica ma ordina i parametri in vista delle statistiche per agire nel caso specifico.
2. "Non è possibile rendere oggettiva una disciplina come l' economia". E chi ha di queste pretese?: ogni statistica ha margini di errore anche ampi, ogni rischio rappresenta un costo e la valutazione dei costi resta radicalmente soggettiva.
3. "Buttiamola in politica: lasciarsi governare da un algoritmo è a dir poco disumano". Ma questa implicazione rimane estranea al conflitto. Un conto è valutare la sensatezza di un algoritmo, un altro è stabilire se debba essere messo in mano al governo. Non mescoliamo i diritti con la convenienza.
4. "L' alternativa non si pone tra "matematizzazione" e "lancio dei dadi"; per scegliere ci si puo' sempre affidare al buon senso e al pragmatismo". Non mi sembra proprio: l' matematizzazione, e la statistica che segue necessariamente, non sono altro che una forma curata di buon senso e pragmatismo.
P.S. le più recenti evoluzioni di A hanno contribuito a mutare la sua critica: la sua opposizione non avverrebbe più in nome del "soggettivismo radicale" non sottoponibile ad alcuna statistica. Si perde qualcosa in "filosofia" per riguadagnarlo in "politica": sarebbe il Governo - ovvero colui che decide per tutti - a dover dismettere lo strumento statistico al fine di sospingere tutti sulla medesima strada, la migliore presunta. Il fatto è che moltiplicare le strade percorribili significa moltiplicare le esperienze, e moltiplicare le esperienze osservabili significa moltiplicare i dati statistici che ciascuno ha a disposizione per le sue scelte future: blindare lo strumento matematico-governativo rende più riglogliosa la conoscenza. Nessun algoritmo governativo, dunque, senza negare la sensatezza di algoritmi privati. E' la privatizzazione della matematica?