venerdì 13 aprile 2012

Una questione mal posta (dal Dottor House)

“Che cosa preferisci, un medico che ti tenga la mano mentre muori o un medico che ti ignori mentre migliori?”

Il motto del dottor House si pone astutamente in forma interrogativa.

Inutile dire in quale tra i due dottori si identifica il Nostro.


A me sembra comunque un motto leggermente truffaldino.


Faccio due considerazioni:


1. tra i medici di un certo livello il differenziale di competenza è minimo e quando c’ è incide ben poco sugli esiti delle cure (parliamo pur sempre di una pseudoscienza); in altri termini: le vite umane sono salvate dai “più competenti” come dai “meno competenti” in pari misura. Al contrario, il differenziale di empatia tra i medici puo’ essere anche molto esteso.


2. se la spesa sanitaria dimezzasse, la nostra salute fisica non ne risentirebbe; ovvero: quando spendiamo per la salute non stiamo chiedendo “guarigioni” in senso tecnico, almeno metà del nostro desiderio aspira ad altro.


Se i due punti sono veri, la domanda posta da House perde gran parte del suo significato, o meglio, sarebbe una domanda truffaldina. In altri termini: il dottore 1 (quello della mano) ha praticamente le stesse probabilità di guarire il paziente rispetto al dottore 2. E ancora: con la domanda posta in questi termini il paziente sceglierebbe il dottore 2 solo perché vuole “il meglio” e non tanto perché vuole guarire, basta che il dottore 1 appaia come “il meglio” e la sua scelta cambierebbe.


Oltre una certa soglia, investire in competenze significa fare un cattivo investimento, almeno se parliamo di medici. Molto meglio investire in umanità. House sembra cadere nella trappola.

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  • 50 di 63
    • Jack Lupowitz http://www.youtube.com/watch?v=0MbplBBUzY0&feature=related
      La ragione per cui la gente normale ha figli, famiglia, hobby e cosi via è perchè non conosce quella cosa speciale che dà una sferzata al tuo cuore. Per me è...
    • Riccardo Mariani
      Non capisco H. quando bacchetta la paziente religiosa per il fatto di guardare a destra e sinistra quando attraversa la strada. In generale non conosco H. da questi spezzoni sembra una persona a empatia zero, è così? Sembra invece puntare sulle competenze. Peccato, perché non penso che tra esperti di un certo livello possa mai crearsi un differenziale di competenze significativo (almeno fuori dai telefilm): uno sforzo aggiuntivo di cento frutta 1 se lo frutta, e difficilmente si produrrà mai un differenziale di 100; per questo che l' empatia diviene molto importante: è su quel campo che alla fine si gioca veramente il confronto tra i medici.
    • Jack Lupowitz
      House. Il suo manifesto (rivolto al paziente): "Che cosa preferisci, un medico che ti tenga la mano mentre muori o un medico che ti ignori mentre migliori?" "Dr House - Medical Division" di David Shore, tra le mie serie preferite, soprattutto le prime tre stagioni. Neanch'io capisco House (o David Shore, suo autore) spesso. Non è facile capirlo. Zero empatia, ma ti capisce al volo e quasi sempre ti salva, pur essendo un vero bastardo. Simone Regazzoni, filosofo, ha parlato di "iper-etica" di House (qui sopra, il musicista nero non vuole essere rianimato, e l'ateo H cerca di fargli cambiare idea), nel libro "La filosofia del dottor House".http://www.ibs.it/code/9788879289337/blitris/filosofia-del-house.html
      www.ibs.it
      La filosofia del Dr. House. Etica, logica ed epistemologia di un eroe televisivo è un libro di Blitris pubblicato da Ponte alle Grazie nella collana Saggi
    • Jack Lupowitz Ci sono stati personaggi epici e temi etici epici (eh? suona bene temi etici epici) nel corso della serie. Le sue "conversazioni" con la suora, il musicista nero, l'adolescente che vuole tenersi il bambino (e H l'aiuterà), e infine il bambino nella pancia di una donna che House vorrebbe salvare sacrificandolo, ma poi ci ripensa... http://www.youtube.com/watch?v=0DGWG3Tl7qQ
    • Jack Lupowitz sul confronto tra medici concordo, riccardo. Ma House si confronta con la malattia.
    • Jack Lupowitz Ma strepitose anche le sue conversazioni con l'amico (vero) e collega Wilson (House come Holmes, Wilson come Watson), oncologo superempatico ma non altrettanto incisivo. Nella stagione in cui "convivono", se ne vedono delle belle. http://www.youtube.com/watch?v=4zKv7esYQPY
      from House MD - Season 6 episode 9 "Wilson"
    • Jack Lupowitz Il sacro e il profano si mescolano continuamente, in questa serie, come nella vita.
    • Jack Lupowitz Un arcicattivo che "fa il bene" è già di per sé un bel temaeticoepico.
    • Jack Lupowitz ‎(p.s. per maria pia, se mi legge: Simone Regazzoni, tra i "bannati" della Terra, come noi, su LL, per aver detto che le femministe si stavano dando la zappa sui piedi con lo snoq e la militanza antivelinista...)
    • Riccardo Mariani “Che cosa preferisci, un medico che ti tenga la mano mentre muori o un medico che ti ignori mentre migliori?”

      E' il motto di House?

      A me sembra leggermente truffaldino.

      Faccio due considerazioni:

      1. tra i medici di un certo livello il differenziale di competenza è minimo e quando c’ è incide ben poco sugli esiti delle cure (parliamo pur sempre di una pseudoscienza); in altri termini: le vite umane sono salvate dai “più competenti” come dai “meno competenti” in pari misura. Al contrario, il differenziale di empatia tra i medici puo’ essere anche molto esteso.

      2. se la spesa sanitaria dimezzasse, la nostra salute fisica non ne risentirebbe; ovvero: quando spendiamo per la salute non stiamo chiedendo “guarigioni” in senso tecnico, almeno metà del nostro desiderio aspira ad altro.

      Se i due punti sono veri, la domanda posta da House perde gran parte del suo significato, o meglio, sarebbe una domanda truffaldina. In altri termini: il dottore 1 (quello della mano) ha praticamente le stesse probabilità di guarire il paziente rispetto al dottore 2. E ancora: con la domanda posta in questi termini il paziente sceglierebbe il dottore 2 solo perché vuole “il meglio” e non tanto perché vuole guarire, basta che il dottore 1 appaia come “il meglio” e la sua scelta cambierebbe.

      Oltre una certa soglia, investire in competenze significa fare un cattivo investimento, almeno se parliamo di medici. Molto meglio investire in umanità. House sembra cadere nella trappola.

      Diana, ma tu simpatizzi con House o con il telefilm? Mi sembra talmente strano che tu possa stimare una personalità tanto anaffettiva e sprezzante, a meno che tu non lo consideri un paziente da salvare (puntando tutto sull' empatia, s' intende)..
    • Jack Lupowitz
      Certo che è una domanda truffaldina: è di House. Il paziente lo annoia, è la malattia che gli interessa. Incidentalmente, quindi, il risultato di questa insensibilità è la salvezza del truffato. Vallauri lo definirebbe un "grattacielo". Ha quella "cosa" - come gli dice il musicista nero - ma gli manca tutto il resto. Per il resto, ne riparliamo però, e ricordo l'argomento di Hanson - mi pare fosse lui - sulla sanità. Sempre brillantemente spericolato. Stimare? Stimo David Shore, il creatore di House. Rampollo di una famiglia molto interessante.... E' sprezzante ma non ipocrita, House. Infatti, i bambini che incontra - nella serie - lo apprezzano, ovviamente non riapprezzati.
    • Jack Lupowitz Sempre a proposito della domanda truffaldina, del motto di House: "House lives by the logically reasonable assumption that everyone lies, including him." http://suite101.com/article/the-philosophy-of-house-a94150
      suite101.com
      House has become one of America's favorite Prime Time characters. Understanding the way he thinks and the philosophy of his decisions sheds some light on a favorite show.
    • Maria Pia Gemelli Lo spezzone che hai postato -sono riuscita a vederlo poco fa- è molto simpatico. I bambini sono così, un po' petulanti ma anche cattivi e intelliggenti. Anzi, sono "cattivi" puri.
      La dialettica del personaggio mi sembra una tendenza di molte sit americane dove la logorrea fa da padrona e scandisce i ritmi delle puntate (penso alle Gilmor girls).
      Non ho mai visto House se non casualmente tra uno zapping e l'altro. Probabilmente questo carattere alternativo mi piacerebbe.
      Femministe come Lippa &co. forse anche personalità come la sua io le risparmierei volentieri all'umanità, ma forse il buon Dio le fa operare e iperversare sotto forma di fake per far prendere coscienza al mondo dove si annida l'ipocrisia.
      14 giugno alle ore 9.25 tramite cellulare · · 1
    • Jack Lupowitz
      p.s. una sola precisazione. Per "cattivi puri" intendi "buoni", giusto? Come House. L'effetto comico del video di Dewey (secondo me) è quello prodotto dalla dialettica scarsa e scontata della maestra adulta (ma infantilmente convinta di cavarsela con quattro paroline di circostanza) e quella affilatissima e spietata di un bambino così piccolo ma che ne ha già viste tante. "Il fatto è che chiunque sia sopravvissuto all'infanzia ha informazioni sulla vita che gli bastano finché campa." - Flannery O'Connor. E Dewey è già un sopravvissuto, nel suo comico piccolo. Il giudizio di Davide sulle competenze di Dewey (petulante e stupido) potrebbe anche essere corretto - Dewey non ha ancora avuto il tempo di dare un senso a tutte le informazioni sulla vita che ha già acquisito - solo che andrebbe esteso alle competenze della maestra. Con l'aggravante che lei di tempo per processare le informazioni sulal vita (anche sulla vita di Dewey) ne ha già avuto in abbondanza.
    • Maria Pia Gemelli
      Intendo persone che fanno cattiverie inconsapevolmente (non entro nel merito se poi nel farle ci provano gusto: la natura umana non è riconducibile a iun solo carattere standard), per sperimentare, per ignoranza, senza avere la coscienza del bene e del male (che ci viene insegnata dall'educazione) : cattiverie come torturare le formiche.
      I bambini cmq sono molto furbi: l'istinto della sopravvivenza è innato, poi l'educazione ci "incanala" e ci dà le
      istruzioni per vivere in società... credo
    • Jack Lupowitz
      Sì, ma non tutti i bambini torturano le formiche. Anche questo è un dato da registrare. Una volta, passeggiando con mia nipote Antonia, anni fa (lei avrà avuto 8-9 anni) siamo incappate in un formicaio enorme, una montagnola da cui entravano e uscivano le rappresentanti di una delle specie più violente e sanguinarie e genocide del regno animale. Era estate, la terra era riarsa e faceva molto caldo. Osservandole, Antonia mi ha detto: "Ma avranno sete, poverine. Qua non c'è acqua." Così, siamo andate a casa, abbiamo preso una bottiglia d'acqua e una vaschetta e le abbiamo portate al formicaio, lasciando la vaschetta piena d'acqua accato al suo ingresso principale. (Non avevo ancora letto il libro "Formiche", di due famosi mirmecologi, che poi è diventato un mio culto). Il giorno dopo Antonia è voluta tornare al formicaio a controllare se avevano bevuto. Ne abbiamo trovate un bel po’ che galleggiavano morte dentro l’acqua. Dura lezione di vita. E di pala. Per aiutare qualcuno, bisogna prima capire ci cosa ha bisogno o non ha bisogno. Questo per dire che Antonia e Dewey, forse, avevano avuto esperienze di vita diverse. Antonia, sorella adorata dalle sorelle e protetta dal fratello maggiore. Dewey (vedi scheda wikipedia sul personaggio), oggetto degli scherzi più crudeli dei fratelli (che però non sono solo crudeli, naturalmente, con lui e con gli altri, anzi), a loro volta cresciuti da genitori per lo meno “bizzarri” e imprevedibili. Natura e cultura – bel ginepraio. Ma l’esperienza conta sempre, secondo me. Mi limito a dire che ha un suo “peso”. http://www.ibs.it/code/9788845913075/houml;lldobler-bert/formiche-storia-esplorazione.html
      www.ibs.it
      Formiche. Storia di un'esplorazione scientifica è un libro di Hölldobler Bert; Wilson Edward O. pubblicato da Adelphi nella collana Biblioteca Adelphi
    • Jack Lupowitz ‎(p.s. per ric. In una vecchia discussione del 2007, sul blog di Hanson, si parla proprio di sanità e uno dei suoi commentatori abituali cita proprio la massima di House...)
    • Riccardo Mariani Infatti lo studio sperimentale di Hanson si intitola significativamente: "cut medicine an half"; la tesi in un rigo: visto che cercate per lo più empatia (e non guarigione), ve la pagate di tasca vostra. E' chiaro che per sostanziare il mio secondo punto, la prima parte della tesi hansoniana è manna dal cielo.
    • Maria Pia Gemelli Mi viene da dire che un medico non può neanche affezzionarsi e empatizzare con tutti i pazienti che cura... anzi non DEVE: oltee al fatto che le emozioni potrebbero sviarlo da una visione super partes e oggettiva della malattia, se partecipasse a tutti i dolori che i pazienti si portano dietro ne uscirebbe distrutto egli stesso...
    • Riccardo Mariani
      Perché preoccuparsene una volta accertato che l’ investimento in competenze rende molto meno di quel che comunemente si crede (punto 1) mentre l’ investimento in umanità rende molto di più di quel che comunemente si crede (punto 2)? Se ci sono pratiche che traslano le competenze in empatia, ben vengano, tanto di guadagnato per tutti.

      Qualora House volesse essere un buon medico, la sua condotta è semplicemente irrazionale, almeno nella realtà, ma forse non vuole affatto essere un buon medico, o forse, come è più probabile, il tutto è studiato per essere banalmente funzionale alle esigenze della fiction.

      Del resto non penso nemmeno che parliamo di “scelte” vere e proprie da prendere qui ed ora. Se una persona è empatica lo sarà necessariamente con tutti, anzi, lo sarà con tutti senza sforzo; l’ empatia non è tanto una “scelta” quanto una virtù caratteriale innata o costruita negli anni. Se House è "cattivo" poiché vede il malato come un semplice “portatore di puzzle”, difficilmente potrà mai scegliere qui ed ora di investire in bontà, anche se quello è l' investimento più razionale da fare. Ormai lui è quello che è.
    • Jack Lupowitz banalmente funzionale? Correggerei: in "brillantementefunzionale". Non credo che David Shore volesse scrivere un trattato di filosofia economica. House è irrationally rational. Uno di noi.
    • Riccardo Mariani
      Diana, metti che House anziché un medico fosse un educatore, me lo immagino come una specie di Tiger Mom anaffettiva che non vuole nemmeno vedere i bimbi che è chiamato a educare limitandosi a stendere il rigoroso protocollo delle loro attività, a infliggere punizioni e a somministrare pilloloni. A lui il bambino che accudisce non interessa, basta solo che avrà successo nella vita. Magari il suo motto sarà “preferisci un maestro con cui scherzare mentre ti segano al SAT di Harvard o un educatore che odi mentre ti assumono alla Goldman Sachs?”.

      Scommetto che in questo caso non cascheresti nella trappola perché sai bene che un’ educatore che agisce in base a quelle premesse, anche se è preparatissimo, tutto assorbito nella sua missione e concentrato sull’ aggiornamento professionale, combina solo guai, o almeno non ne combina molti di meno rispetto a chi educa guadagnandosi affetto e stima del bambino.

      Tu sai bene che se c’ è una persona a cui non ripugna una certa dose di cinismo, questa sono io. Cio’ non toglie che puntare sul cinismo nel campo della medicina come in quello educativo sia un pessimo investimento visto che qui più che altrove esistono proficue alternative.
    • Davide Curioni
      House è il CSI della medicina. Il parossismo dell'onnipotenza della scienza. È tanto divertente quanto irritante quanto irrealistico. Uno show ben fatto. Giusta l'analogia con Sherlock: due autistici asociali anaffettivi dalla mente geniale. House ricava diagnosi improbabili dagli elementi più inverosimili, e guarisce. Ovviamente la medicina reale non è così. Ma non arriverei a disprezzare del tutto la competenza. Di medici incompetenti che hanno prematuramente spedito i pazienti al Vreatore è fin troppo pieno il mondo.
      venerdì alle 23.18 tramite cellulare · · 1
    • Riccardo Mariani anche di medici "competenti" - alla house, tanto per capirci - che fanno la stessa identica cosa, è pieno il mondo.
    • Jack Lupowitz
      davide - House "tocca con mano" il mistero e lo registra. Conosce bene i limiti - suoi e della scienza. Quasi ogni episodio registra anche le sue defaillances. E' un drogato (non solo di Vicodin - l'antidolorifico da cui è dipendente), un bugiardo patologico, un misantropo, uno che ha tirato i remi in barca. Non è un manifesto ideologico o filosofico (sarebbe patetico...), ma un sopravvissuto. Nella penultima serie finirà in carcere e poi in un manicomio dove dovrà disintossicarsi. Se c'è una serie non "scientista" è House. La direttrice dell'ospedale, Cuddy, l'amico oncologo Wilson, e tutti i suoi pazienti, lo mettono ogni volta di fronte alle sue contraddizioni e alle sue magagne. E anche nell'episodio della suora... si troverà più di una volta in difficoltà. Non a caso, il suo autore viene da una famiglia iper-religiosa.
      sabato alle 7.11 ·
    • Jack Lupowitz
      ric- La serie House fa quello che fa Robin Hanson: ti costringe a riflettere sui tuoi pre-giudizi, su cose che hai sempre dato per scontate. Per questo mi piace. Se incontrassi un House nella realtà è probabile che finirebbe a botte. Eppure, la serie House mi fa riflettere sul mio "pregiudizio empatico", e vedere la cosa anche da un altro punto di vista. Allo stesso modo, la serie House e House hanno fatto riflettere anche te, sul tuo "pregiudizio antiempatico". E' il mooreeffoc! Viva David Shore
      sabato alle 7.12 ·
    • Jack Lupowitz
      p.s. per ric - House viene assunto in piccole dosi: pochi giorni nella vita del paziente, che lo slveranno da morte certa. Un maestro come House, che assorbe otto ore al giorno delal tua vita per anni, combinerebbe certamente più guai di chi educa guadagnandosi affetto e stima del bambino, visto che competenza e empatia (almeno un minimo garantito) non sono incompatibili. Cioè l'alternativa esiste, e mediamente funziona. Se poi House fosse tua madre, cioè la persona che decide di metterti al mondo e poi di sottoporti a sue dosi massicce per sempre, ab aeterno, be', sai come la penso. Ma piccole dosi di House nella vita di un adulto o anche di un bambino (ne salva molti nella serie, alcuni gli daranno anche vere e propie lezioni di vita) fanno bene - a entrambi. Soprattutto a chi mente a se stesso: in tre secondi lui ti sgama e sei costretto a ritararti.
      sabato alle 8.17 · · 1
    • Jack Lupowitz
      maria pia - hai ragione anche tu, sul distacco. Ma in questi ultimi mesi di frequentazione assidua degli ospedali. Ho visto come i medici impiegano l'80% delle loro energie a sfuggire pazienti e parenti. Gliene resta un 20% per fare il loro mestiere. Dovrebbero forse riconsiderare.... A volte sono comici. Ti vedono e scappano proprio. Imbucano il primo stanzino e scompaiono. Che strategia assurda: anziché sviluppare un protocollo ragionevole, passano la vita a scappare.
      sabato alle 8.25 · · 1
    • Riccardo Mariani
      Saranno pochi momenti, ma sono momenti cruciali in cui le parole pesano come pietre, e noi sappiamo che chi si cura chiede anche (50%) che gli vengano dette in modo sapiente ed empatico. Oltretutto, con l’ età che avanza, mi sa che passeremo anni tra le mani dei dottori, non solo “pochi momenti”.

      E poi che c’ entra il “salvare le vite”? Il dottore empatico ne salva quante House. Forse non ci siamo capiti.

      E’ come se nel telefilm cult dell’ anno ci dicessero che il pedagogo anaffettivo dalla sua stanza dei bottoni “realizza” più esistenze perché attua protocolli altamente scientifici. Noi però sappiamo che nella realtà il maestro empatico non è da meno. Ecco, allo stesso modo noi sappiamo che House, almeno per come stanno le cose ora, non salva affatto più vite del suo collega.

      Ripetiamo il concetto: alcune materie sono complesse e lì la nostra conoscenza più che scientifica è pseudoscientifica anche se è giusto e conveniente credere il contrario, e non a caso il nostro cervello si è evoluto spingendoci a credere il contrario.

      Se chiedo al direttore del centro di vulcanologia di prevedere il prossimo terremoto, fornirà una performance pari a quella dell’ uomo della strada che legge distrattamente i giornali.

      Se chiedo all’ ultimo premio Nobel in economia di prevedere gli sviluppi finanziari da qui a un anno, probabilmente le sue performance saranno pari a quelle dell’ uomo comune che si tiene bene o male informato.

      Se chiedo a Bernacca di prevedere il tempo che ci sarà tra un mese, non farà molto meglio dei miei amici al bar.

      Se chiedo a uno scienziato della politica chi governerà l’ Europa tra qualche anno, sarà come chiedere all’ utente dei talk show.

      Ma le ricerche di Tetlock ci hanno insegnato qualcosa oppure no?

      Ora, in medicina (e in pedagogia), non si chiede di prevedere terremoti, o di stendere scenari economico/politici/metereologici, ma, per contro, nemmeno la distanza tra colleghi in termini di competenze è quella che passa tra i pozzi di scienza di cui sopra e l’uomo del bar. Le due cose si compensano mantenendo invariata la conclusione: nessuna apprezzabile differenza di performance. Se poi uno ce la vuole mettere perché altrimenti il telefilm non “acchiappa” o non pone il dilemma morale che si vuol porre…

      p.s. all’ ospedale di Rho, dove partoriremo, l’ altro giorno il chirurgo, nel corso di un cesareo, ha sfregiato il bambino con il bisturi. Chi ha letto Tetlock non si meraviglia certo una volta saputo che si trattava del miglior chirurgo dell’ ospedale, il più efficiente e il più scientificamente preparato, quello per cui la gente faceva la coda pur di mettersi nelle sue mani e “avere il meglio”. Ci manca solo che fosse il più odioso della compagnia e abbiamo fatto tombola: grazie dei suoi servigi dottore!
      sabato alle 9.01 ·
    • Maria Pia Gemelli
      I medici, quelli reali, sono comunque persone con il loro carattere specifici e la loro vita al di fuori della professione... non sono personaggi di un telefilm: a volte sono anche "peggiori" di come è considerato House, a volte migliori etc. etc.
      Comunque da tutti gli spezzoni che hai postato di House lui è delizioso: sarò strana io ma a me non sembra anaffettivo o non empatico...
      Mi chiedo come si immagina in giro il medico ideale: a metà tra madre teresa e san francesco di assisi?
      sabato alle 9.08 tramite cellulare · · 1
    • Riccardo Mariani
      Veramente, dando un' occhiata in giro, non sembrano esserci dubbi su questo punto (che personalmente mi limitavo a ipotizzare proprio dopo aver visto gli spezzoni): House è affetto senza dubbio da senso di superiorità e scarsa empatia verso il prossimo. Si discute piuttosto (ad esempio su psichology today, con tanto di test clinici) se queste sue caratteristiche siano funzionali alla scarsa autostima o unicamente a un interesse ai limiti del morboso per l' enigma medico. In altre parole: la tendenza narcisistica è innegabile, tuttavia si discute ancora su certe sfumature. Per concludere, la mia congettura è che diana non voglia farsi curare da House, piuttosto lo vuole curare. Una specie di sindrome della crocerossina.
      sabato alle 13.00 · · 2
    • Jack Lupowitz ric - oh, non ti si può tenere nascosto niete. Sei come House.
      sabato alle 15.30 ·
    • Jack Lupowitz ‎(p.s. terribile, il piccolo sfregiato... Spero che sia una cosa recuperabile.)
      sabato alle 15.31 ·
    • Davide Curioni Ric, se le cose stessero come le metti tu andremmo dallo stregone, non in ospedale. (Ops. Ormai c'è la coda da osteopati, omeopati, iridologi, e chi più ne ha più ne metta... non vorrei darti involontariamente ragione!)

      Non credo proprio che l'esperienza e la competenza del medico siano del tutto da buttare. Poi chiunque può sbagliare, è ovvio, ed è altrettanto ovvio che certe diagnosi debbano essere approssimate. Ma il bravo medico si vede quando ti fa un'ingessatura, quando ti guarda l'analisi del sangue, quando ti prescrive l'antipiretico. Poi certo, raro è il genio che ti sa diagnosticare la misteriosa malattia tropicale guardandoti negli occhi. Ma conosco gente che è stata rovinata da ingessature sbagliate: è non c'è bisogno di essere House per farlo, ma c'è molto più bisogno di questi medici che di House. Il resto è qualunquismo e discorsi da bar. Ovviamente l'empatia aiuta, ma tra un antipatico che mi ingessa bene ed un simpaticone che mi disarticola preferisco nettamente il primo.

      (Stesso vale per gli insegnanti, ovviamente.)
      5 ore fa · · 1
    • Maria Pia Gemelli Ma non esistono solo il bianco e il nero... anzi dove sta scritto che la competenza non possa essere accoppiata a un carattete affabile e empatico?
      5 ore fa tramite cellulare ·
    • Maria Pia Gemelli E viceversa l'incompetenza e la mediocrità non siano mascherate da scarsa socievolezza verso il prossimo,
      5 ore fa tramite cellulare · · 1
    • Maria Pia Gemelli ‎?
      5 ore fa tramite cellulare ·
    • Jack Lupowitz Ma come non esistono solo il bianco e il nero? La solita relativista. (p.s. serio: Il thread è lungo, e è un po' difficile stare dietro alle varie posizioni/argomentazioni, con noi va sempre a finire così, in un gran casino. Comunque credo che tutti e tre, io davide e ric, riconosciamo l'esistenza di grigi...)
      5 ore fa ·
    • Jack Lupowitz x maria pia - E' vero, però: spesso una scarsa socievolezza è sintomo di scarsi mezzi (professionali, intellettuali, affettivi, ecc.).
      5 ore fa ·
    • Jack Lupowitz x maria pia - ah, e tieni presente che questi due che mi danno continuamente addosso, e io a loro, sono amici reali (non di FB, cioè). Pensa tu che cosa devono essere i miei nemici.
      5 ore fa ·
    • Maria Pia Gemelli Con gli amici ci si confronta dia' ;-)
      Ma state facendo pure un discorso basandovi su House che comunque è un "personaggio" antipatico/geniale ad hoc, cioè difficilmente replicabile (in competenze, manie, dipendenza, *genialità*) nella realtà VERA
      4 ore fa tramite cellulare · · 1
    • Jack Lupowitz ric, davide: vi presento Maria Pia. Mente onesta, madre di due bambine belle e furbette. Kinghiana d'assalto. Di giù, come dite voi padani.
      4 ore fa · · 1
    • Riccardo Mariani Scusate ma mi riducete all’ infamia dell’ autocitazione:

      “… oltre una certa soglia, in certi settori, tendiamo a sovra stimare la competenza e a sotto stimare l’ empatia…”

      Che ne dite? Altro che stregoni. Altro che bianco e nero.

      Come tesi si potrà anche discutere, ma quanto al colore la trovo di un’ ottima tinta fumo di Londra.

      Se uno denuncia un bias che porta a sovrainvestire in competenze (e sottoinvestire in empatia), non sta affatto denunciando la presenza di investimenti in competenze o di non investimenti in empatia. La storia degli stregoni è quindi un non sequitur evidente.

      Chiudo: certo che poi c’ è l’ ovvio: il medico competente il giusto, empatico il giusto, alto, bello e con gli occhi azzurri. Questa trovata è addirittura al di fuori dallo spettro cromatico.
      4 ore fa ·
    • Davide Curioni Ehi, mica penserai di cavartela così a buon mercato, vero? Devi dircelo: se devi farti curare, scegli il medico che secondo te è più competente, o quello secondo te più simpatico? No, perché, d'accordo che le competenze sono sovrastimate e blah blah, ma alla fine tutto si riduce a questo.

      Poi, se è pure una dottoressa gnocca con gli occhi azzurri non guasta. Però c'è una gerarchia di priorità.
      3 ore fa ·
    • Jack Lupowitz davide!
      3 ore fa ·
    • Jack Lupowitz A parità di competenze scelgo quello empatico. Ma la serie ipotizza (è una fiction) che House non abbia pari, in un ampissimo circondario. A lui vanno i casi disperati. Tipo il mio. Quindi scelgo House.
      3 ore fa ·
    • Riccardo Mariani Ma è semplicissimo (se solo fossi razionale):

      1. colleziono i giudizi sulla competenza.

      2. colleziono i giudizi sull’ empatia.

      Peso la competenza con 90 e l’ empatia con 50, dopodiché peso l’ attendibilità dei giudizi sulla competenza con uno 0.40 e quelli sull’ empatia con un 0.98., a questo punto faccio la mia scelta.

      Diciamo che con questo metodo House difficilmente mi frega visto che non do’ peso a coloro che lo descrivono come particolarmente competente. Certo, la competenza è importante e resta il primo parametro, ma è una chimera e chi si segnala per competenza ha solo investito molto in “propaganda” o comunque deve la sua fama ad altri fattori casuali.

      Certo che in tutto questo c’ è una complicazione: il punto 2 non dice semplicemente che noi andiamo dal dottore per ricevere empatia, dice, più genericamente, che il 50% della nostra domanda non riguarda la guarigione. Cio’ significa, per esempio, che noi andiamo dal dottore prestigioso anche per segnalare che “vogliamo il meglio” quando si tratta della nostra salute e dei nostri cari.

      In questo caso l’ investimento propagandistico di House – pur restando socialmente nocivo in quanto “truffaldino” – ci viene comodo e scegliamo proprio lui.
      3 ore fa ·
    • Jack Lupowitz Quando parti con "è semplicissimo" in genere c'è da mettersi le mani nei capelli. E sì, se solo fossi razionale, come dice Alberto, lo capirei.
      3 ore fa ·
    • Davide Curioni ‎"ma è una chimera e chi si segnala per competenza ha solo investito molto in “propaganda” o comunque"....

      Questo è vero. Purtroppo per giudicare la competenza altrui dobbiamo necessariamente essere competenti noi stessi. Non certo fidarci della propaganda o delle targhette sulla porta. Non ce n'è: quando vedo come certa gente sceglie gli insegnanti di musica per i figli capisco quanto sia vera questa faccenda.

      Quindi, per giudicare un medico bisognerà quantomeno essere buoni amici di un altro medico, e chiedere pareri a lui.

      Quanto a House... non mi pare che freghi nessuno: lui i pazienti di solito li guarisce!
      2 ore fa · · 1
    • Riccardo Mariani Infatti, e - tornando per l' ennesima volta a bomba - chi fa queste misurazioni in modo professionale ci dice che, oltre una certa soglia, tra i medici non esistono differenze apprezzabili nella competenza sostanziale, soprattutto per quanto riguarda gli esiti dell' operato. Punto 1). Tutto cio' si accorda con il fatto che al nostro cervello piace per sua natura pensare che simili differenze ci siano e su questa distorsione si originano molti giochetti. Poi, per completare il bluff, c' è il punto 2): quello per cui noi non cerchiamo solo un medico competente ma, tra le altre cose, un medico con l’ immagine del medico competente per sottolinare la cura che abbiamo per noi stessi.

      House guarisce? E te credo bene, altrimenti come cavolo potrebbe funzionare la serie? Come potrebbe porre con efficacia i suoi dilemmi morali se mancassero le basi materiali per farlo?

      Adesso però basta ripetere sempre le stesse cose, diciamo che la serie puo' essere divertente, di sicuro sembra poco istruttiva, e non sarò io a fare le crociate per una lacuna del genere: ho sempre simpatizzato per l’ intrattenimento come sana evasione.
      circa un minuto fa ·

sabato 7 aprile 2012

Austriaci e neoclassici: Il miracolo dello scambio

Cosa insegna un “austriaco” al “neoclassico”?
Insegna il concetto di “ordine spontaneo”, insegna il ruolo delle tradizioni, delle virtù, della biologia e dei metodi empirici. Insegna che oltre alla razionalità classica esiste una razionalità evolutiva. Guarda solo alle problematiche relative all’ equilibrio generale: il “neoclassico” arriva a dire che un equilibrio ottimale esiste ma solo con l’ apporto “austriaco” si giunge ad affermare che puo' essere raggiunto (vedi sotto).

Cosa insegna il “neoclassico” all’ “austriaco”?
Primo, che il suo approccio non difende il libero mercato come molti austriaci vorrebbero ma solo una stabilità regolativa purchessia intorno alla quale far sviluppare un libero processo evolutivo della comunità. Secondo, che ci sono alcuni percorsi adattivi più ostici di altri e le istituzioni possono servire per indirizzare la società verso i secondi.

Letture:

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Ricordate la critica di Sombard?: "il capitalismo ha una velocità innaturale e sgancia l' economia dalla morale". Ebbene, negli ultimi anni è stata riecheggiata dai molti che invocavano una decrescita.

Hayek consente di rispondere alla critica di Sombard continuando a perorare il mercato: è il capitalismo artificioso che sgancia morale e mercato. Il mercato come ordine spontaneo mantiene i ritmi dell' evoluzione e la connessione tra economia e morale. Sopportare i temporanei fallimenti del mercato è la "decrescita migliore" che si possa realizzare. Se il liberalismo diventa libertarismo, rallenta il turbocapitalismo riconducendolo a misura d' uomo.

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Buchanan e Coase sono due figure decisive per riconciliare Vienna e Chicago.

Buchanan ci dice che l' alternativa ai fallimenti di mercato sono i fallimenti di stato. Ecco allora che rientra in gioco Vienna e le sue ragioni diventano decisive per optare a favore del mercato.

Coase ci dice che alcuni percorsi presentano meno ostacoli per raggiungere l' ottimo. Ecco allora che l' evoluzionismo hayekiano puo' essere temperato dal riformismo chiacagoano: alcuni ostacoli sono insormontabili senza riformismo istituzionale. La storia, per esempio, ci ha dimostrato che lo stato alcune volte è preferibile alla libertà, almeno laddove quest' ultima conduce al familismo e al tribalismo.

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Ecco un buon modo per riconciliarsi: i “neoclassici” si occupino di “statica”, gli “austriaci" di “dinamica”.

I “neoclassici” si occupino d’ individuare i punti di arrivo, gli “austriaci” del modo tramite cui arrivarci.

L’ esempio preclaro riguarda l’ economia del benessere e l’ equilibrio generale: Walras e poi Arrow Debreu stabiliscono con metodi neoclassici che in in un sistema di mercato a libera concorrenza esiste un equilibrio efficiente. 

James Buchanan si occupa di dimostrare come un governo fallisce nel perseguire l' ottimo paretiano.

Ma oltre a questo punto, i neoclassici non possono spingersi.

Ci vuole Hayek per dimostrare come un libero mercato giunge spontaneamente all' ottimo.

E’ chiaro che Hayek deve adottare una razionalità differente, diciamo che la sua razionalità del suo operatore è di tipo  bayesiano.

I modelli dinamici - o evolutivi - sono poi molto complessi, al punto da non poter essere risolti analiticamente poiché in essi muta gradualmente anche il paradigma della scelta adottato dall' agente, per formalizzarli occorrono delle simulazioni al pc. Tutto cio’ ha penalizzato gli “austriaci” nel dibattito. Inoltre, le soluzioni "austriache" sono di lungo periodo, il che non è certo l' ideale per irrompere nel dibattito cronachistico della politica.

L’ equilibrio di Gintis (2011), con confutazione di scarf, raggiunto con razionalità bayesiana:  http://www.umass.edu/preferen/gintis/markovexchange.pdf

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A Chicago piace il mercato: è il miglior modo per sviluppare incentivi.

Piace pure a Vienna perchè fa emergere informazioni altrimenti destinate a restare sepolte.

Chicago riconosce che il mercato puo' fallire nella produzione di beni pubblici. In questo caso bisogna intervenire.

A Vienna questi interventi dispiacciono: verrebbe sabotato irreparabilmente quel prezioso crogiolo informativo costituito dal sistema dei prezzi. L' evoluzione nel giusto senso non si produrrebbe.

Per Chicago l' Uomo è tutto sommato prevedibile: il problema è quello di motivarlo spingendolo all' efficienza.

Vienna vede nell' uomo un mistero sempre pronto ad innovare cambiando tutto, anche la sua testa.

A Chicago piacciono i numeri e la matematica: qualche statistica è meglio che niente per dichiarare su basi di fatto inefficiente un mercato e far scattare l' intervento governativo.

A Vienna i numeri non servono: di interventi non ne vuole sapere, i mercati non falliscono e l' Uomo è troppo imprevedibile per essere ingabbiato in un' equazione. Come "modellizzare" una realtà in cui tutto evolve, compresi i metodi per scegliere?

Chicago è pragmatica, i fatti cambiano i suoi giudizi: un mercato efficiente nel secolo scorso puo' anche rivelarsi inefficiente oggi.

Vienna è più costante nel suo giudizio: perché cambiare idea quando cambierà la realtà e la testa degli uomini? Gli austriaci chiedono di aspettare e mantenere la calma, la verità emergerà e le previsioni giungeranno a compimento. Anche per questo la sua visione può essere agevolmente trasformata da economica a filosofica.

Non accetto richieste su chi buttare dalla torre, non saprei rispondere. Innanzitutto perchè le due visioni non sono poi così distanti e una conciliazione è possibile.

Ma poi, come potrei rinunciare al realismo di Chicago, ai suoi argomenti che consentono di intervenire con pertinenza nel dibattito contemporaneo? D' altro canto: come potrei mettere da parte la ben più ricca antropologia viennese, le sue intuizioni sulla razionalità limitata, la sua lotta culturale contro l' abuso delle conoscenze e i suoi input etico-filosofici?

Chicago e Vienna possono riconciliarsi grazie a Buchanan, ovvero alla scuola di Public Choice: se il mercato fallisce (Chicago), anche il governo fallisce (Buchanan), e allora meglio puntare sul mercato per i motivi ben evidenziati dagli austriaci! 

Chiudo con una curiosità. In questi anni il liberalismo è sotto assalto, specie quello chicagoano. Lo difendo volentieri ma resto spiazzato quando le accuse, portate da autentici nemici del mercato, echeggiano quelle che i viennesi, veraci amici del mercato, rinfacciano di solito ai loro cugini.

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La libertà puo' essere difesa perché genera buoni incentivi (chicagoani) o perché consente di affrontare al meglio la complessità (austriaci). Gli psicologi ridimensionano il rilievo degli incentivi e i tecnocrati di Big Data sperano di risolvere anche i problemi più complessi con il calcolatore. Sono loro che svuotano di senso il concetto di libertà.

***

I libertari lodano il libero mercato attribuendogli un doppio merito.

Se i comportamenti sono indotti dagli Incentivi e dalla Cultura, questa istituzione è in grado di agire in modo virtuoso su entrambe le variabili.

Anzi, il discrimine più eloquente per individuare le due principali scuole liberiste consiste proprio nel ricondurle al fulcro che eleggono come decisivo.

Il "viennese" (sponda hayekiana) punta sulla cultura, il "chicagoano" sugli incentivi.

I due approcci naturalmente sono interconnessi: la costante presenza di un incentivo di gruppo, alla lunga, produce "cultura". Un modo credibile per strutturare gli incentivi non puo' prescindere dalla "cultura" già presente. Lo si vede bene nell' economia dello sviluppo. Oggi c' è anch chi parla espressamente di "biologia dei popoli". Una manna per l' approccio austriaco.

Chicago ci avverte della presenza di soluzioni ottimali, restano pur sempre un obiettivo. Vienna ci avvisa che non tutto puo' essere progettato: esiste una cultura che reagisce alle istituzioni, il gradualismo si rende necessario.

Vienna ci garantisce la sopravvivenza delle società di mercato, Chicago garantisce i modi per costruirla al meglio.

***

Un ponte tra Vienna e Chicago. Vediamo se si riesce a costruirlo sul filo di qualche osservazione snocciolata in ordine sparso.
  1. La critica che Caplan rivolge a Rothbard e Mises non mi sembra tacitata dalle risposte che ha ricevuto.
  2. Caplan lascia in disparte Hayek. Evidentemente è su di lui che va costruito il primo pilastro del ponte.
  3. Come riconciliare Hayek con l' Homo Economicus di Chicago?
  4. Innanzitutto incorporando la razionalità limitata dell' agente haykiano nelle sue preferenze. In un mondo complesso l' uomo fa appello alle sue preferenze, ed esse sono spesso autoreferenziali (mi piace avere certe preferenze, mi piace essere irrazionale...).
  5. Poi introducendo forme di evoluzione delle preferenze.
  6. Poi enfatizzando la distinzione tra breve e lungo periodo.
  7. Poi criticando con Buchanan le alternative al mercato.
  8. Infine dando centralità alla figura dell' innovatore.
  9. Hayek, e quindi la scuola austriaca, ha avuto il merito di affiancare al concetto di competizione quello di evoluzione. Cio' ci consente di vedere i "gusti" (anche e sopratutto quelli etici) come qualcosa di endogeno. Ecco il circolo: l' ambiente incide sul profilo etico e l' etica incide sulla ricchezza. La ricchezza, a sua volta, incide sull' ambiente circostante che tenderà ad uniformarsi ai modelli vincenti. 
***
Fischer Black è uno studioso che colma bene il gap tra neoclassici e austrici, lo fa proponendo il concetto di noise (derivato dalla finanza). L' informazione imperfetta è la causa del ciclo economico che ha sempre una causa reale e deriva da un mismatch tra tecnologia, gusti, educazione eccetera. C' è molto di austriaco, almeno in senso lato, in questo resoconto. Il suo articolo è facilmente reperibile in rete.

***
L'economia è una scienza? Possibile risposta: è una scienza imprecisa (come le scienze umane in genere).

Le scienze di questo genere adottano un metodo scientifico giungendo a conclusioni approssimative.

Una conseguenza di tutto cio' è piuttosto frustrante: molto spesso il profano  "prevede" meglio dello scienziato rigoroso (il rigore qui riguarda il metodo d'indagine seguito, non certo le conclusioni). Questo non giova certo allo status dello "scienziato impreciso".

Tuttavia, ci sono altre conseguenze galvanizzanti: lo "scienziato impreciso" è costretto a penetrare meglio la metodologia e l'epistemoloigia della sua ricerca. Cio' che in un ambito di scienze esatte è scontato al buon senso, in un ambito di scienze imprecise deve essere guadagnato sul campo. Lo scienziato impreciso deve quindi anche essere  un po' filosofo, o per lo meno più ferrato nella materia.

C'è poi un'avvertenza che lo scienziato impreciso dovrebbe seguire: limitarsi a previsioni generali e generiche senza con questo declinare le scommesse.

***

Bourgeois dignity di Dreidre McCloskey - contro North - Chicago e la Public Choice
  • North: l economia applicata alla storia. Sulla scia di fogel
  • Stregato dai costi di trans di coase
  • Tesi north sulla riv ind: buone ist che comprimono i costi trans
  • X uno come north tutto è incentivo: incent.ben indirizzati creano ricchezza
  • X north l istituz esprime un vincolo a max u
  • X  altri l istituz esprime civiltá umanità cultura
  • Spesso la miglior spiega rinvia ad un mutamento nei valori sociali
  • Islam: incentivi o onore?
  • Incentivi esteriori o interiori? Utile o identità? Utilità sui beni o sulle altre utilità? La cultura esiste?
  • Religione x north: nn un modo x dare senso ma un altro modo x fare affari.
  • L economicismo è a sua volta una religione che snobba la strada breve x allungare il percorso pEr di seguite i suoi rituali.
  • Xchè le riforme sono tanto difficili? Perchè ci sono i valori culturali.
  • Tesi: le istituzioni nn sono vincoli hanno a che fare con il senso e l identità
  • Il crimine è fatto di incentivi? Il broken windows effect nn si spiega con l incentivo
  • La prudenza è una virtù ma x l economista è l unica!
  • Il semaforo: il rosso co fa fermare x nn fare incidenti. Ma xchè si è scelto il colore rosso?
  • Chiamalo: animal spirit comittment o virtù
  • Il regno della prudence only: chicago e public choice
  • Il significato conta negli affari quanto l amore nel matrimonio.
  • La libertà: un contratto o uno status?
  • Per un antico nn si è liberi anche per una dipendenza potenziale (un simbolo più che un vincolo)
continua

***

venerdì 6 aprile 2012

Un radioso futuro (alle spalle)

Isaac Newton disse che aveva potuto vedere lontano grazie al fatto di stare “sulle spalle di giganti”. Ho l’ impressione che avrebbe potuto vedere ben poco se fosse stato costretto a pagare questo privilegio..
He who receives an idea from me, receives instruction
himself without lessening mine; as he who lights his
taper at mine, receives light without darkening me.
That ideas should freely spread from one to another
over the globe, for the moral and mutual instruction of
man, and improvement of his condition, seems to have
been peculiarly and benevolently designed by nature,
when she made them ... like the air in which we
breathe, move, and have our physical being, incapable
of confinement or exclusive appropriation
Thomas Jefferson
Alex Tabarrok: Launching the innovation renaissance
Per chi vuol capire il segreto di una società dinamica e innovativa, la cosa migliore è guardare alla Firenze del Rinascimento:
… Thus, in Florence, the epicenter of the Renaissance, we see five factors propelling that city's innovation: patents, prizes, education, global markets, and cosmopolitanism, an openness to ideas from around the world…
Kang Duck-Bong
La tentazione di liquidare il problema è forte: vuoi più innovazione? Rafforza i brevetti. Comincio allora con le conclusioni e tiro le somme sull’ utilità di questo strumento:
After hundreds of years of experience, there is surprisingly little evidence that patents actually do promote the progress of science and the useful arts…
Sono affermazioni pesanti, ma fatte sulla scorta di un attento vaglio dei dati… “nel nome della rosa”, per esempio:
roses are a good test for the power of patents because, whether they are patented or not, roses are registered so we have good data on rose innovation as well as on rose patents.9 In fact, a majority of new roses created between 1930 and 1970 — 84 percent in total — were never patented.10 Thus, most rose innovation is not due to patents, and even without patents we would have plenty of new roses…
Ma peggio sembrano i cosiddetti “brevetti difensivi”:
Defensive patenting, as this practice is called, is basically a waste. It's a prisoner's dilemma in which two (or more) firms spend resources patenting only in order to trade patent rights with each other — the same outcome that would happen under a system of weaker patent rights. 
Ma com’ è mai possibile che i brevetti non stimolino l’ innovazione?
Rather than increase innovation, however, firms with lots of patents seemed to decrease research and development.13 To understand why this might occur, imagine an industry where patents are weak and innovation is rapid, so firms must innovate just to survive. In this kind of environment, firms will not hesitate to introduce technologies even if the new technologies make their own previous technologies redundant. Firms innovate because they know that if they don't, someone else will. In this kind of industry, instead of stimulating innovation strong patents may create a "resting on laurels" effect. A firm with strong patents may reduce innovation, secure in the knowledge that patents protect it.
Tutto risolto? Tutto chiarito? Magari, i brevetti funzionano piuttosto bene in molti settori (peccato):
Patents have a better track record for generating innovative pharmaceuticals. Pharmaceutical innovation is expensive; it costs about $1 billion to research and develop the average new drug.18 The costs of imitating a new drug, however, are very low. A billion dollars for the first pill, 50 cents for the second. As a result, it's not surprising that the managers of pharmaceutical firms — unlike those in almost all other industries — report that patent protection is important for innovation.
In sintesi: i brevetti funzionano dove il rapporto tra costi d’ innovazione e costi d’ imitazione è particolarmente elevato. A questo punto qualcuno trasecola pensando ai “costi di copiatura”: è così facile copiare, basta dare una sbirciatina. Esatto? No:
Thomas Keller has been called the best chef in America. His restaurant, the French Laundry, is regularly listed among the world's finest. There are only 14 tables so it's nearly impossible to get a seat, and if you do get a seat, the prices are high. But why bother? In The French Laundry Cookbook Keller presents his exact recipes. Stay at home, follow the recipe, save yourself the time and trouble of traveling to Napa, and you can still enjoy a meal every bit as good as at the French Laundry. Convinced? I hope not. Imitation is not as easy as it appears even with an exact recipe. What is true about recipes and the French Laundry is also true about innovation in general.
Inventare contemporaneamente all’ insaputa dell’ altro sembra una coincidenza sbalorditiva. Tutt’ altro:
In reality, the majority of patent cases do not involve copying but independent invention.23 In the paradigmatic patent case the alleged infringer not only doesn't copy the patented idea, the alleged infringer doesn't even know that a patent on the idea exists. Independent invention is common. Well-known cases
include Newton and Leibniz with the calculus and Alexander Graham Bell, Elisha Gray and Johann Philipp Reis with the telephone. We think that Carl Benz and Gottlieb Daimler worked together to produce the gasoline-powered
automobile, but they never met. Their invention was simultaneous (Daimler-Benz became a company only years later). If independent invention i  the norm for worldclass innovations, is it any surprise that independent invention is the norm for more ordinary innovation?
Ora sappiamo che spesso i brevetti non stimolano l’ innovazione; resta da affrontare i casi più paradossali: quelli in cui la riducono!
In addition to often being unnecessary, patents can reduce innovation. In many industries, innovation is a
cumulative process with new innovations building on older innovations. The problem is that under a strong patent
regime, old innovators can block new competitors. Instead of promoting innovation, patents have become a way to veto innovation. In the software, semiconductor and biotech sectors, for example, a new product can require the use of hundreds or even thousands of previous patents, giving each patent owner veto-power over innovation…
Per altri i brevetti assolvono a una funzione rilevante… che non è “innovare”, bensì per “litigare”:
In 2011 Apple, HTC, RIM, Nokia and Google were all suing one another in various combinations over patent rights to smartphone technology… To protect themselves from thousands of potential veto threats, big firms like Google, Microsoft and Apple have gone on a patent buying spree, paying billions for patent arsenals. Firms aren't buying the arsenals to gain access to new technology. They are buying old patents so that they can threaten to counter-sue any firm trying to veto their innovation…
E in tutto questo bailamme, chi ci rimette le penne?
Small firms are often the source of radical innovation, the type of innovation that threatens big firms, so the rise of the patent arsenal could decrease truly important innovations.
Poi ci sono i brevetti sui “mezzi” per innovare, il caso dei topolini brevettati per sperimentare medicinali contro il cancro è esemplare:
What the tale of the OncoMouse tells us is that patents in research tools and fields with cumulative innovation can be much costlier than patents for consumer products. A patent on a new toaster, a new rose or even a new pharmaceutical will reduce the consumption of these products, but a patent on a new mouse reduces new ideas.
Morale:
Innovators need time to recoup their sunk costs, but why should every useful, non-obvious and novel idea be granted a 20-year patent? Maximizing innovation requires treating different industries differently.
Pensiamo ora a qualche soluzione: innanzitutto meglio brevettare le cose piuttosto che le idee:
Edison famously said "genius is one percent inspiration, ninety-nine percent perspiration."31 A patent system should reward the 99 percent perspiration, not the 1 percent inspiration. In inventing the light bulb, for example, Edison laboriously experimented with some 6,000 possible materials for the filament before hitting upon bamboo. If Edison were to patent the light bulb today, he would not need to go to such lengths. Instead, Edison could patent the use of an "electrical resistor for the production of electromagnetic radiation," a patent that would have covered oven elements as well as light bulbs… Broad claims reduce the incentives of future inventors to invest the sunk costs that are necessary to create actual working products. What has happened in recent decades is that the patent court has allowed much broader claims, and just as the 1895 Supreme Court described, this has created injustice and discouraged innovation…
Proseguiamo con i premi:
On April 4, 2004, SpaceShipOne rocketed more than 100 kilometers into space, launching private space exploration into the 21st century and winning Burt Rutan and his team the $10 million Ansari X-Prize. After falling into disuse in the 20th century, prizes have seen a resurgence in the 21st…
Cosa c’ è che non va con i premi:
The major vice of a prize fund is that it replaces a decentralized process for rewarding innovation with a political process. Under patents, many thousands of medical consumers decide which products to buy or not buy, generating a flow of payments that in sum total rewards producers for medical innovation. No one person
or group is in charge of deciding which pharmaceuticals to reward or by how much to reward them. In contrast, under a prize fund both the size of the innovation fund and how it is divided became political decisions… The Medical Innovation Prize Fund, as a mandatory replacement for patents, has two problems: It's a) difficult to estimate the true value of a patent and b) difficult to avoid politicization of the reward process…
Soluzioni:
The economist Michael Kremer has made a clever proposal that avoids both of these problems.44 Kremer suggests that patents be auctioned, much like electromagnetic spectrum bands or timber licenses are auctioned today. In an open auction with plenty of bidders, the winning bid will be a good estimate of the true value of the patent. In Kremer's proposal, after holding the auction the government will then roll, say, a 10-sided die. Nine times out of 10 the patent would not be sold to the high bidder but to the government at the auction price plus a markup.
Altra soluzione: puntare sull’ intelligenza delle persone. Ora come ora andiamo malino, persino nella patria che da sempre accoglie i cervelli migranti:
Productivity means working smarter, getting more from the same inputs of labor and capital. From 1947 to about 1973 productivity increased rapidly; we were working smarter and getting the benefits in the post-WWII boom. Beginning around 1973, however, productivity grew more slowly and more of our economic growth came from working harder; for example, from increasing the share of women in the workforce. Nothing wrong with hard work, but if productivity had continued to grow along the 1947-1973 trend then wages today would be more than 50% higher than they are now. In terms of innovation, if productivity had continued to grow along the 1947-1973 trend then we would be living today in the world of 2076 instead of the world of 2011. The post-1973 period has been called the Great Stagnation…
Dobbiamo cominciare con l’ ammettere che oggi l’ università è sopravvalutata, persino nella patria delle università:
College has been oversold, and in the process the amount of education actually going on in college has declined as colleges have dumbed down classes and inflated grades to accommodate students who would be better off in apprentice and on-the-job training programs. As the number of students attending college has grown, the number of workers with university education but high school jobs has increased. Baggage porters and bellhops don't need college degrees, but in 2008 17.4 percent of them had at least a bachelor's degree and 45 percent had some college education… More than half of the college graduates in the humanities end up in jobs that do not require a college degree. Not surprisingly, these graduates do not get a big "college bonus."…
Paradosso: vanno meglio i paesi che hanno puntato su diplomi e scuole professionali:
It may seem odd that at the same time that the United States is failing to get people through high school, it is also pushing too many students into college. But let's compare the situation with Germany's. As we said earlier, 97 percent of German students graduate from high school, but only a third of these students go on to college. In the United States we graduate fewer students from high school, but nearly two-thirds of those we graduate go to college, almost twice as many as in Germany.73 So are German students undereducated? Not at all…
E poi ricordate: non conta la laurea (a volte nemmeno dove la prendete): conta il tipo di laurea:
American students are also not studying the fields with the greatest potential for increasing economic growth. In 2009 the U.S. graduated 37,994 students with bachelor's degrees in computer and information science. Not bad, but here is the surprise: We graduated more students with computer science degrees 25 years ago! In comparison, the U.S. graduated 89,140 students in the visual and performing arts in 2009 — more than double the number of 25 years ago! Figure three shows some of the relevant data. Few fields have been as revolutionized in recent years as microbiology, but in 2009 we graduated just 2,480 students with bachelor's degrees in microbiology — about the same number as 25 years ago. Who will solve the problem of antibiotic resistance? There is nothing wrong with the arts, psychology and journalism, but graduates in these fields are less likely to
find work in their field than graduates in computer science, microbiology and chemical engineering…
Rischiamo di perderci il meglio, per evitaro: puntare sull’ immigrazione qualificata:
The U.S. policy toward high-skill immigrants is truly bizarre. Annually we allow approximately 120,000 employment visas, which cover people of extraordinary ability, professionals with advanced degrees, and other skilled workers. The number is absurdly low for a country with a workforce of 150 million. As a result, it can be years, even decades, before a high-skilled individual is granted a U.S. visa…
Altra soluzione: migliori insegnanti, migliori studenti, migliore società… capite bene il brivido che ci percorre quando si viene a sapere che:
Teachers used to come from the top ranks of their college classes, but today 47 percent of America's teachers come from the bottom one-third of their college classes…
Innovazione contro welfare-warfare:
But at the level of government, the innovation nation competes with the warfare and welfare state
innovation welfarewarfare
E’ forse questo uno stato che mette l’ innovazione al suo centro?
Altro freno: le regole. Esempio nel campo delle costruzioni:
Building in the United States today, for example, requires navigating a thicket of environmental, zoning and aesthetic regulations that vary not only state by state but also county by county. If building a house is difficult, try building an airport. Passenger travel has more than tripled since deregulation in 1978, but in that time only one major new airport has been built, namely, Denver's. That airport is now the fourth busiest in the world. Indeed the top seven busiest airports are all in the United States, not so much because we are big but because without new construction we are forced to overcrowd our existing infrastructure.89 The result is delays and inefficiency. Meanwhile, China is building 50 to 100 new airports over the next 10 years.
Da dove arriverà l’ innovazione di domani:
Education is stagnating in the United States but booming in China. In 1998, Chinese universities were accepting a million new students a year; today it's closer to 6 million. Needless to say, Chinese students are not majoring in dance and sociology; 41 percent of the undergraduate degrees and 50 percent of the graduate degrees are in science and engineering. There are now more scientists and engineers in China than in the United States.
Più consumatori di idee, più idee:
The United States benefits not just from more idea creators in China, India and the rest of the world but also from more idea consumers. Recall the problem of rare diseases. People with a rare disease are doubly unlucky: They have a disease and only a few people with whom to share the costs of developing a cure. Misery loves company because company can help pay for research and development. More consumers mean a greater willingness to pay for ideas, ideas that benefit the world. Consider, if China and India were as rich as the United States is now, the market for cancer drugs would be 8.3 times as large as it is now. Larger markets mean greater incentives to invest in research and development, and that means more innovation.
Tirando le somme, ecco allora la ricetta per un problema che in realtà non puo’ avere ricette: puntare solo sui brevetti è illusorio, bisogna innovare le politiche dell’ innovazione ricorrendo a premi, aste e quant’ altro; insegnanti, abbiamo bisogno di voi, sveglia! Finché rattrappite sotto l’ ala del sindacato sarete sempre inservibili, sottopagati e vittime di uno strisciante disprezzo sociale; l’ università di massa è un tappo: più selezione, più diplomi qualificati e più scuola professionale per liberare le accademie; rivedere a fondo il sistema di immigrazione per favorire i talenti che vengono da fuori; welfare e innovazione sono come botte piena e moglie ubriaca: decidiamo cosa vogliamo essere e dove vogliamo investire; anche le regole migliori, quando si cumulano, ostruiscono l’ azione dei più innovativi; costruire un unico mondo, un unico mercato, è la cosa migliore per avere “idee uniche”.
gillette-razor-patent



























giovedì 5 aprile 2012

Libri sull’ irrilevanza dei libri

Orma ci si sente in dovere di scovare una causa materiale per tutto: dietro ogni fenomeno si annida un gene, un neurone, un interesse (materiale, per l’ appunto) che lo spiega al meglio.

Il fatto curioso è che ci si sente anche in dovere di scrivere libri per annunciare al mondo le proprie scoperte e convincere il prossimo. Evidentemente si ripone una certa fiducia nelle proprie idee.

Un attimo, ma le idee non sono oggetti immateriali?

libri

Per il materialista duro e puro “scrivere un libro” suona un po’ come un’ autodenuncia.

… after all, he and I write books trying to change people's minds. If we were consistent materialists we would put down our pens and start offering people large bribes to become xyz…

Deirdre Mccloskey parla di  Matt Riedley

mercoledì 4 aprile 2012

Un buon titolista

I clienti dei ristoranti dovrebbero poter fumare?

Gli studenti delle scuole dovrebbero imparare l’ evoluzionismo o l’ Intelolligent Design?

I cattolici dovrebbero sussidiare la pratica dell’ aborto?

Dovrei togliermi le scarpe quando entro in casa tua?

smoke art

smoke art

Ho come l’ impressione che tutte e quattro le domande abbiano la stessa risposta. Il saggio per illustrarla non saprei scriverlo, anche se conosco già il titolo: "How Property Rights Solve Problems".

martedì 3 aprile 2012

Vanità delle vanità

… we generally choose to use vague terms like “tall” or “red” even though the English language allows us to say “6 foot 5.2 inches” or to define a color in terms of CMYK…

Il perché di questa scelta è avvolto in un mistero mai dipanato a dovere.

vague

E a nulla vale ipotizzare l’ utilità della parola vaga nell’ opera di depistaggio di chi ascolta: il linguaggio vago viene usato anche in contesti dove gli interessi degli interlocutori sono perfettamente allineati.

Ma forse, per capire meglio il "mistero” di cui parlo, è utile un esempio:

… for example, the speaker may need the listener to pick up a friend at the airport, and want to describe the friend’s height. Both players have the same utility function, so there is no conflict of interest…

E il problema dove sta (dirà ancora qualcuno)?

In this story, a vague statement is just a strange strategy… for example, imagine the message space is “tall” and “short”. A vague language has the speaker say “tall” when the friend is above six feet, say “short” if below five foot eight, and play a mixed strategy if the height is inbetween. A precise strategy picks some cutoff, says “tall” is above the cutoff, and “short” otherwise.

A one-line proof shows that the precise language always gives higher utility to both players than the vague language.

L’ esempio è utile poiché illustra quanto siano poco calzanti quelle spiegazione che troviamo naturali di primo acchito:

So what explains vagueness…?

It’s not a matter of using a more limited vocabulary: in the example above, “tall” and “short” are the only words in both the vague or the precise cases.

It’s also not a matter of context-flexibility. In both the vague and precise cases, we still need some sense of what tall means when referring to coffee and what tall means when referring to NBA players.

It’s not even a matter of the impossibility of precision: the phrase “tall” can precisely refer to an interval, or precisely refer to a distribution…

Primo tentativo di soluzione:

… may be people use vague speech because they have a vague understanding of the world; that is, people do not actually form, say, a subjective probability distribution over the height of who they are talking about…

Direi poco soddisfacente: perché mai un’ incertezza non potrebbe tradursi in una probabilità soggettiva?

Veniamo a qualcosa di meglio:

… vagueness can actually help search…

Un modo per minimizzare il rischio di malintesi. Esempio:

Imagine asking someone to grab a blue book for you, and imagine that we have slight perceptual differences in how we see color.

If blue is precisely defined, then your friend will first look through your blue books (as he perceives them), and if he does not see the book you want, will have to search through the rest of your collection at random.

If blue is vaguely defined, your friend will first look through all the books he considers “bluish”, and only after doing that will search the rest of your collection. When there is a sufficient lack of overlap in our conceptions of blue, the vague search will be quicker….

Bart Lipman - Why is language vague?

lunedì 2 aprile 2012

Troppa avanguardia? An Economic Theory of Avant-Garde and Popular Art

#cowen

Molti amanti della musica lamentano da sempre la presenza ingombrante di avanguardie artistiche astruse e incomprensibili. Si puo’ liquidare questa posizione come retrograda, oppure si puo’ giustificarne il senso. Oggi provo a simpatizzare con la seconda opzione.
NODI
Il mondo dell’ arte è davvero strano, difficilmente inquadrabile negli schemi tradizionali:
… Artists both produce and consume their own work… artists seek not only profit, but also fame, critical praise, the satisfaction of creating works that speak to them personally and the enjoyment which flows from artistic labor. Most generally, artists produce works of a type which pleases themselves, in addition to pleasing the market…
Per un qualche motivo capita che l’ artista cessi di rivolgersi al pubblico per concentrarsi unicamente sulla sua musa:
… Beethoven wrote his late string quartets to satisfy his creative urges, knowing the works were too complex to satisfy a wide public audience at the time. Donatello and Michelangelo, perhaps the best-known sculptors from the Italian Renaissance, would walk away from commissions if they could not determine the content of the project… James Joyce chose a level of esoterica for his Finnegans Wake that excluded most of the world’s readers, even intellectually inclined ones…
Cominciamo innanzitutto a capire come mai artisti e intellettuali in genere odino l mercato:
The trade-off between pecuniary and non-pecuniary benefits may help to explain the notorious antipathy of many artists towards the market. The market “disciplines” the artist and forces him to pay a price for producing the art he most desires. Artists typically feel that market incentives lower the quality of art… and forces him to pay a price for producing the art he most desires. Artists typically feel that market incentives lower the quality of art… Intuitively, the more the artist works in the art sector the more income he loses from a shift to higher satisfaction, but less saleable, art. An amateur artist who receives most of his income from labor in the manufacturing sector can afford to produce his own brand of art at little loss in income….
Ora è chiaro perché gli artisti più significativi – almeno un tempo – fossero ricchi di famiglia: l’ arte pura è una melodiosa sirena soprattutto per l’ ereditiere:
French cultural activity, for instance, relied heavily upon family funds and bequests. French painters who lived from family wealth include Delacroix, Corot, Courbet, Seurat, Degas, Manet, Cezanne, Toulouse-Lautrec, and Moreau; the list of writers includes Baudelaire, Verlaine, Flaubert, and Proust…
Capiamo anche perché certe avanguardie un po’ cervellotiche siano possibili soprattutto in presenza di sussidio governativo; il fatto è che tutto cio’ crea una spirale perversa:
… The dependence of artistic satisfaction on government support introduces a possible bias into decision making. As government support increases, artists turn away from market sales and art wages fall. Thus, as government support increases, the market appears to become more philistine and the argument for government funding appears stronger…
Ma cos’ è esattamente l’ avanguardia?
…Art is typically considered avant-garde if the style is offbeat and the product appeals to a select few. John Cage’s compositions or James Joyce’s Finnegans Wake provide paradigmatic examples of avant-garde art. We can hypothesize that artists prefer these styles for their artistic complexity and novelty, the same factors that make them inaccessible to the public and popular with high-brow critics…
Si ha sempre la sensazione che le arti visive guidino lo sviluppo delle arti in generale. I pittori son sempre più “avanti”, seguono i musicisti, poi arriva il teatro e buoni ultimi i cineasti. La spiegazione è abbastanza semplice:
… When creative labor accounts for only one percent of total cost, however, an offer to lower artistic wages to zero will probably not induce the shareholders to move in less popular directions. Thus, artistic products tend to fit into money-making popular culture genres when shareholders have a strong influence on the final product, and tend more towards the avant-garde when shareholders are absent or have little influence…
Film is a more capital intensive medium than theatre and theatre is a more capital intensive medium than painting.
Si noti anche che l’ avanguardia è un fenomeno tipico dei paesi ricchi:
avant-garde art have flourished to such a considerable degree in wealthy capitalist countries.
High art in general has flourished in relatively prosperous societies. The high art of the Renaissance came from Florence and the Italian city-states, the richest part of the Western world in their day. Periclean Athens was a relatively wealthy trading city. Shakespeare, Mozart, Beethoven, and the French Impressionists all relied upon growing propserity to sustain their activities…
Avant-garde art, a product of recent times, tends to flourish only in extremely wealthy societies. Avant-garde artists such as John Cage or Nam June Paik can earn a living in wealthy capitalist societies; we cannot imagine such artists having managed to support themselves in Colonial America, for instance.
Il motivo è abbastanza semplice:
… In 1875 it required 1800 hours of labor to earn enough income to feed oneself, today it requires just 260 hours (Fogel, 1999). This effective increase in income is used to purchase “leisure time,” time to do what we like rather than what we must. One application of this general result is that as the wealth of society increases the number of market sales required to support an artist decreases. Thus, the wealthier the society the more liberated the artist…
Un altro fenomeno dell’ arte contemporanea è la forte divergenza tra cultura alta e cultura bassa (cultural split):
Mozart, Haydn, and Beethoven were very successful with public audiences, both in the concert arena and with their sheet music. Today we have many renowned composers - Carter, Boulez, Babbitt, and many others - who receive high critical plaudits but have virtually no public audience. At the same time many popular artists - George Michael, Michael Bolton, Paula Abdul - sell millions of recordings but may not pass into the history books or receive critical praise. We observe similar phenomena in painting and literature. The most renowned painters of the Italian Renaissance created styles that appealed to a broad public, whereas the most renowned painters today have moved in a less popular direction. Similarly, John Grisham sells more copies than Gabriel Garcia Marquez or Claude Simon does. In earlier times, renowned writers, such as Dickens, Balzac, or Hugo were the bestselling authors of their day but this phenomena appears to become progressively rarer. An examination of modern best-seller lists also illustrates this tendency…
Spiegazione:
The divergence between high and low culture over time follows from several factors… as an artist’s income increases, whether from general economic growth or an increase in the demand for art, the artist becomes more willing to sacrifice income in return for the non-pecuniary benefits of higher satisfaction art. Economic growth also tends to lower capital costs and so… the preferences of artists come to play a larger and larger… role in genres once considered purely popular. For the artist, economic growth brings liberation from the market…
But not all artists are motivated by non-pecuniary benefits. As the size of the market increases, many artists become more avant-garde but the number of “crowd pleaser” artists will increase as well. Mass culture will attain greater size and scope. As both popular and avant-garde sectors grow, we will observe an apparent divergence of high and low culture. The avant-garde artists have a smaller chance of taking the greatest market share, and the crowd pleaser artists have a smaller chance of winning critical acclaim…
Come colmare lo iato? Estendere i mercati e rendere l’ arte “riproducibile” puo’ aiutare
… A uniform increase in the size of market will therefore tend to homogenize the choices of artists. Artist’s previously focused on market sales will take some of their higher wages in the form of aesthetic satisfaction while artist’s who previously focused only on satisfying their own tastes will be induced to conform more closley to market demands…
Un’ ultima osservazione: le tasse incrementano la qualità dell’ arte prodotta:
Taxes can increase the number of artists and the quality of art because taxation increases non-pecuniary returns relative to pecuniary returns… The intuition behind proposition 3.2 is straightforward - a tax on money income leaves the non-pecuniary return to labor in the arts untaxed… Consider, for example, a wage tax of 100%; in such a case every artist would produce only to satisfy their own aesthetic demands.
Modern governments, therefore, provide very considerable incentives for avant-garde and high art, to the extent that creators pursue non-pecuniary benefits. High marginal rates of income taxation encourage artists to increase the supply of avant-garde and high art. This indirect support of high art and the avant-garde may be far greater than the direct effects of government support.
Insomma, un paese ad alta tassazione e con una cultura in buona parte sussidiata produce un eccesso di avanguardie e di qualità artistica: la lamentazione di molti musicofili sarebbe quindi giustificata.
Tyler Cowen Alexander Tabarrok - An Economic Theory of Avant-Garde and Popular Art, or High and Low Culture

venerdì 30 marzo 2012

Insegnare San Tommaso o Don Ciotti?

Nelle scuole italiche, come alternativa alla tanto paventata “ora di legalità”, si potrebbe proporre l’ “ora di illegalità”: il contenuto edificante è assicurato, soprattutto alle elementari.
A volte - lo avete notato anche voi? - i paesaggi “deturpati” dagli imbrattatori sono più creativi di quelli “deturpati” dalle ordinanze.
OakOak
Fatevi solo una domanda: Italia, addì, anno del Signore 2012… è più civile infrangere una legge o promulgarla?
Today my guess is that making laws is on average worse than breaking them…
Vediamo ora, dopo aver predicato, come razzoliamo. Dilemma: per educare la bimba, meglio nascondere o ostentare la presenza in macchina di un segnalatore-autovelox?
… my colleague Alan Stockman faced this dilemma when his oldest daughter Gwendolyn turned three and curious.

Alan opted for the hide-the-detector strategy, lest Gwendolyn get the idea that all rules are made to be broken.
The truth, of course, is that some rules are made to be broken and others are not, but philosophers as subtle as Saint Thomas Aquinas have grappled with the question of where to draw the line.
For Aquinas the key criterion was conformity with natural law, which is all well and good for a
sophisticated adult, but Alan didn’t think his three-year-old was quite prepared to grasp the concept of a natural speed limit.

So to maintain his daughter’s respect for the rule of law, Alan lived without a radar detector for a few years. There would be time enough, as Gwendolyn grew older, to show her that between black and white there are many shades of gray.


I told Alan he had the analysis half right and half wrong. The part he had right was this: It’s true that a very young child is likely to be confused if you tell her that some laws are bad while others are good. But it’s wrong to conclude, as Alan did, that very young children should be allowed to
believe that all laws are good.
My own inclination is to go the opposite route, by teaching the very young that all laws
are bad. As those children grow older and more sophisticated, they can be gradually introduced to the advanced Aquinean concept that some laws are actually just.


You walk a thin line with these things. I do want my daughter to know that policemen are good, in the sense that if you are lost they will help you find your way home. But I also want her to know that policemen are bad, in the sense that they enforce a lot of bad laws. I’ve talked to her
about this paradox, and she has no trouble grasping it.

mercoledì 28 marzo 2012

0,45… e altri numeretti

Gesù è Dio?

Ci sono buone probabilità che sia così. Io direi un 45%.

Nelle meditazioni sul “Credo” si sgranano alcuni argomenti-a-priori che rendono la comparsa e l' azione di Gesù prevedibile, almeno in parte.

Manteniamoci prudenti e ammettiamo che questi argomenti consentano di stimare vera al 25% una storia come quella dell’ uomo/dio morto sulla croce per redimerci dai peccati e giudicarci al termine della nostra vita terrena.

Passando poi all' evidenza storica, la testimonianza dell’ esistenza di Gesù ci è data dai Vangeli, ma quanto è sensato appoggiarsi a documenti del genere?

Lo scettico non crede alla divinità di Gesù, ma nemmeno si meraviglia che esista qualcosa come i Vangeli: si tratta pur sempre di storie empatiche che l’ uomo potrebbe produrre indipendentemente dai fatti o condizionato dai suoi bias una volta esposto a fatti ben diversi da quelli che riporta.

Adottiamo pure una prospetiva moderatamente scettica e diciamo che l’ esistenza dei Vangeli, a prescindere dall’ esistenza reale di Gesù, sia probabile al 50%.

Certo che, proprio per quanto appena detto in una prospettiva scettica, se poi Gesù è esistito e ha realmente fatto quel che narrano i Vangeli, allora l’ esistenza della scritture non sorprende più nessuno: diciamo che è un fatto probabile al 90%.

Con questi tre numeretti possiamo ora calcolare la probabilità che Gesù sia Dio: 45%. Niente male per essere una tra le tante ipotesi in campo!

I numeretti sono provocatori, forse a questo punto è meglio usare le parole e dire che l’ ipotesi di un Gesù/Dio è plausibile.

numeri

altri numeretti molto “umani”…

Ma questo calcolo serve alla fede?

Secondo alcuni sì:

many… believe that there is a God on the basis of testimony; that is, because their parents or teachers or priest tell them that there is a God, and they think their parents or whoever are knowledgeable and trustworthy.

It seems to me that religious experience provides a good reason for believing—so long as that experience is overwhelming, and you don’t know of any strong objections to the existence of God. If we didn’t believe that what it seems to us obvious that we are experiencing is really there, when there are no good reasons for doubting that that thing is really there, we couldn’t believe anything. And the testimony of others that there is a God also provides a good reason for believing—so long as everyone tells us the same thing, and we don’t know of any strong reasons why they might be mistaken.

If we didn’t believe what others told us, for example, about history or geography, until we had checked it out for ourselves, we would have very few beliefs.

But I think that very few people have overwhelming religious experiences, and in the modern world most people come into contact not merely with those who tell them that there is a God but also with those who tell them that there is no God, and most people are aware of strong objections to the existence of God.


So I think that most people in the modern world need to have their experiences or the testimony of others reinforced by reasons to suppose that the objections to the existence of God do not work. But instead or as well as such reasons, they also need a positive argument for the existence of God which starts from very obvious observable data if they are to have good reason to believe that there is a God…

Di altro avviso sembra essere Don Giussani:

… non è il ragionamento astratto che fa crescere, che allarga la mente, ma il trovare nell’umanità un momento di verità raggiunta e detta. È la grande inversione di metodo che segna il passaggio dal senso religioso alla fede: non è
più un ricercare pieno di incognite, ma la sorpresa di un fatto accaduto nella storia degli uomini…

Sia chiaro, se Gesù diventa una mera “sorpresa”, allora il 25% di cui sopra si comprime drammaticamente indebolendo ogni base razionale per la fede in lui.