Com’ è noto, raccontare la storia in termini di “buoni e cattivi” abbassa il quoziente d’ intelligenza di chi partecipa alla discussione.
Tuttavia, gli esempi di questa pessima abitudine fioccano. Mi limito a farne un paio prendendo a pretesto il tema sempre caldo del femminicidio.
1) Certo femminismo vede tutti mali del mondo contemporaneo come un lascito del Patriarcato, ovvero di un’ epoca in cui gli uomini (i cattivi) opprimevano le donne (buone). Il femminicidio, la cui denuncia è tanto in voga, non fa eccezione. Praticamente, dopo Auschwitz viene il Patriarcato.
2) Certo anti-femminismo vede la retorica femminista sul femminicidio come una cortina fumogena (cattiva) volta a nascondere la dura realtà dei fatti: in famiglia e nella coppia le donne picchiano quanto se non di più degli uomini. In questo caso i “buoni” sono coloro che senza pietà ci mettono davanti alla “dura realtà dei fatti” liberandoci del persuasore occulto che lavora indefesso in favore della lobby femminista.
Come modificare le due storielle per ripristinare il quoziente d’ intelligenza degli interlocutori? Faccio un tentativo.
1bis) Il Patriarcato è solo un assetto sociale che, in determinati contesti, realizzava, secondo le attitudini di ciascun sesso, un equilibrio nella divisione dei compiti. Oggi, in contesti mutati, ha poco senso, e la transizione verso nuovi equilibri (da scoprire) è a buon punto, bisogna solo accompagnarla senza tante isterie. Persino il femminicidio è meglio spiegato come istinto naturale che come portato culturale: l’ uomo che vede minacciato il suo status di riproduttore reagisce in modo violento (ricordiamoci sempre che il nostro cervello è stato “costruito” migliaia di anni fa per funzionare bene allora). Naturalmente è un istinto che puo’ e deve essere controllato dalla ragione, specie ora che una reazione del genere è completamente insensata.
2bis) E’ vero, nella coppia la donna picchia più dell’ uomo, ma la differenza, oltre che nei danni provocati, è anche nel significato che assumono “le botte” impartite alla controparte. La donna, in genere, vuol lanciare un segnale al suo partner, l’ uomo vuol far male. Per la donna è una forma estrema di comunicazione, a volte persino sofisticata; per l’ uomo una pura e semplice perdita di controllo.