Cultura alta e Cultura bassa.
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Halloween - La notte delle streghe
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Cultura alta e Cultura bassa.
I miracoli non vanno considerati come violazioni dell'ordine naturale da verificare scientificamente, ma come narrazioni che svolgono una funzione sociale e spirituale all'interno della comunità dei credenti. Questi racconti creano significato, ispirano speranza e rafforzano i legami comunitari. Il loro valore, una volta scartata la loro confutazione empirica, non risiede nemmeno nella loro verificabilità empirica, ma nella loro capacità di produrre effetti concreti nella vita delle persone. Inutile cercare una purezza evangelica originaria, libera dalle stratificazioni storiche. Anche perché la tradizione dei miracoli non è un'aggiunta impropria ma uno strumento che la comunità ha sviluppato per dare forma concreta all'esperienza della santità. La contrapposizione tra "etica dell'agape" ed "etica della santità" è pretestuosa: i miracoli e le canonizzazioni non sono necessariamente espressioni di un'ossessione per la perfezione individuale, ma possono funzionare come sprone a quell'attenzione agli altri che Bruni considera esclusivo. I santi non sono modelli di perfezione irraggiungibile, quanto esempi concreti di come l'amore per gli altri possa manifestarsi in modi straordinari nella vita ordinaria. Il desiderio - guidato da un improvvido complesso di inferiorità - di riformare la Chiesa eliminando gli elementi "non razionali" impoverirebbe il suo potenziale di dialogo con la contemporaneità. In un'epoca di tecnicismo e razionalismo estremo, il linguaggio dei miracoli potrebbe offrire uno spazio per esprimere dimensioni dell'esperienza umana che sfuggono alla pura razionalità strumentale. Non si tratta di opporre fede e ragione, ma di riconoscere la molteplicità dei linguaggi attraverso cui gli esseri umani danno senso alla loro esistenza.
Ecco tre strategie morali, scegliete la vostra:
DOGE
I sostenitori della politica identitaria sostengono che disuguaglianze e discriminazioni siano spesso legate all'appartenenza a gruppi specifici. In un senso banale questo è vero per definizione: se un gruppo è "specifico" riguardo a certi ambiti, otterrà in quei ambiti risultati "specifici". In un altro senso il problema è meramente empirico: le diseguaglianze sono frutto di discriminazione nel senso peggiore del termine? Di solito questa tesi viene (prevedibilmente) smentita. Dico "prevedibilmente" poiché viviamo in un ambiente dove discriminare in modo arbitrario penalizza innanzitutto chi discrimina. Esempio: se un omosessuale possiede abilità specifiche ma io lo respingo in quanto omosessuale, costui collaborerà con il mio concorrente buttandomi fuori dal mercato.
Contro l'idea di egemonia culturale.
Sull'esistenza della mente.
La biologia ci racconta una storia per cui siamo fatti per massimizzare il numero di nipoti e pronipoti, eppure noi non riusciamo nemmeno più a fare figli. Come mai? Risposta della sociobiologia: siamo troppo impegnati a pubblicizzarci come soggetti idonei ad avere tanti nipoti e pronipoti. Nei nostri "spot" esibiamo intelligenza, creatività, generosità e credenze bizzarre che impressionano gli altri. Sono tutte forme di "spreco" lussuoso che promuovono efficacemente la nostra immagine. Un obbiettivo intermedio si è trasformato in obbiettivo principale. Un po' come il gusto per lo zucchero che ieri salvava la vita e oggi ci trasforma in panzoni.
Ecco un saggio sul fenomeno delle esperienze religiose, è fatto su misura per chi va di fretta (bibliografia al terzo commento).
Siamo pesci inclini a dimenticare l'acqua dove sono immersi. Viviamo la nostra vita agitandoci in un caleidoscopio di metafore, è un universo senza gravità dove oggi il cuore è una "pompa" ma domani nulla impedirebbe che la pompa fosse un "cuore". Non c'è un' àncora da gettare in nessun luogo. Ci proviamo imponendoci dei dogmi che presto si sgretolano. Ci proviamo con la Ragione ma la metafora di mestiere divide l'universo in almeno due livelli originando così i ben noti paradossi dell'autoreferenzialità, cio' pregiudica il fondamento razionale di qualsiasi metafisica. Il loop delle metafore contamina tutto, contamina la matematica (Goedel), contamina l'arte (Escher), contamina la musica (Bach), contamina i cervelli (Hofstadter)... Eppure alla metafora non possiamo rinunciare, ci serve per muoverci, ci serve per avere una mappa, per memorizzare e identificare un "meccanismo complesso" trasformandolo in una "storia" o in una "filastrocca". "Riccardo" è un'ottima metafora di "r" + "i" + "c" + "c" + "a" + "r" + "d" + "o". Grazie ad essa ricordo il mio nome, senza di essa si trasformerebbe in un codice fiscale. Questo compito lo assolve bene, purché la si cambi all'occorrenza: ora utilizzi la metafora scientifica per buttarla al momento opportuno sostituendola con quella religiosa. C'è una mappa per tutte le occasioni. Francamente, vedo poco spazio per infondere "realismo" nella religione ma ce n'è molto per infondere anti-realismo nella scienza.
L'arte è una forma di pubblicità della nostra condizione al fine di stipulare alleanze (fandom).
1) Possiamo pubblicizzare qualità direttamente "utili": capacità narrativa, immaginativa, innovativa, di influsso inclinazione alla fertilità, alla forza...
2) Oppure la qualità "inutili" (o surplus).
Le seconde in realtà pubblicizzano il tempo libero che ci si puo' permettere. La funzione dell'arte è qui quella tipica anche dei beni di lusso.
2 > 1 perché 2 rinvia a tutte le abilità rilevanti e non ada abilità specifiche che potrebbero non essere rilevanti
2 > 1 perché consente un'arte più varia poiché lo spazio dello spreco è infinito mentre le abilità sono specifiche
2 > Se l'intelligenza e la creatività fossero così utili, è sconcertante che altre scimmie non le abbiano evolute.
Una ferita narcisistica si verifica quando il narcisista si confronta con la realtà di non essere il personaggio principale del suo film. In molti casi del genere il film diventa un eccellente film di Halloween, tipo quello al primo commento la cui visione ho in programma per dopodomani.