giovedì 13 dicembre 2018

SAGGIO Bang bang


Bang bang


Quando faccio capire che non mi piacciono le misure restrittive sulle armi vengo regolarmente escluso dal salotto buono che tanto ambisco frequentare.
Approfitto allora di questo spazio per motivare la mia opinione nel modo più semplice possibile: zero link, zero numeri.
Parto da una petizione di principio: il diritto a possedere delle armi è un diritto fondamentale e radicato nel diritto di proprietà.
Penso che fin qui siamo tutti d’accordo. Perché una pistola dovrebbe essere diversa da un’auto?
Naturalmente, si puo’ derogare anche ai diritti se ci sonosolide ragioni per farlo.
Per molti ci sono eccome  e riguardano la sicurezza pubblica. A me, invece, sembra che non ci siano. In parte questo giudizio è soggettivo ma in parte basato sull’evidenza. E allora vediamola questa evidenza.
A questo punto il dibattito vira sui numeri e si sposta negli USA, dove i numeri sono disponibile. Chiaramente si operano delle semplificazioni: la proxy per “sicurezza” sono i “morti per arma da fuoco”. Ebbene, chi difende misure restrittive fa notare che il possesso di armi è collegato con più morti per armi da fuoco. Il collegamento è solido.
La mia risposta è: tra i morti per arma da fuoco ci sono molti suicidi, se non li consideri il rapporto si capovolge: più armi, meno morti per armi da fuoco.
E’ chiaro che a questo punto occorre fare un’altra petizione di principio: chi si vuole suicidare ha diritto di farlo. I paternalisti non saranno d’accordo ma pazienza (il paternalismo non va più di moda).
Purtroppo, non è finita. Giustamente si fa notare che il confronto occorre farlo tra grandezze omogenee. Esempio: nelle campagne ci sono più armi che nelle città, ma noi sappiamo che nelle città – a parità di armi disponibili – ci sono sempre più omicidi. Altro esempio: i bianchi hanno più armi dei neri ma tra i neri i morti ammazzati sono di più a prescindere dalle armi che ci sono in casa. Altro esempio: nel nord ci sono più armi che nel sud ma nel sud si ammazza di più a prescindere. Occorre tenere il dovuto conto dei cosiddetti “confounder”
Ecco, se facciamo la tara con i “confounder” anti-gun torna il collegamento positivo: più armi da fuoco, più morti ammazzati da armi da fuoco. Ma è un collegamento ben più tenue del precedente. Nel mio giudizio soggettivo tale collegamento non è abbastanza solido per conculcare un diritto fondamentale. Teniamo anche presente che non parliamo sulla base di esperimenti (impossibili in questo ambito) ma sulla base di semplici correlazioni statistiche.    
Altri però fanno notare la differenza tra USA e Europa negli omicidi, una differenza spaventosa in favore dei proibizionisti. Io faccio notare che gli omicidi USA commessi senza l’uso di armi da fuoco sono più numerosi degli omicidi totali commessi in Francia, Germania e Australia messi insieme. E’ chiaro che negli USA c’è una cultura della violenza che prescinde dalle armi. Inoltre, negli USA ci sono stati ad alta densità di armi con un tasso di omicidi a livello europeo (esempio il Wyoming), così come ci sono stati che coniugano leggi “europee” con un numero di omicidi vertiginoso (esempio Washingon DC).
La cultura della violenza è radicata specialmente al sud e tra i neri. Se prendiamo i territori americani e li rendiamo statisticamente omogenei all’ Europa notiamo che i tassi relativi agli omicidi sono pressappoco gli stessi, a prescindere dalla libera circolazione di armi.
Ecco, con questi dati a disposizione il nazionalista non ha dubbi su quel che c’è da fare,  puo’ darsi che anche un utilitarista di stretta osservanza proponga misure restrittive. Io non me la sento, per me ci vuole qualcosa di più consistente per far fuori una libertà.