mercoledì 16 febbraio 2011

Me tapino

Forse sono proprio un tapino, un tapino meschinello.

Me l' ha detto Stefano Bollani. Bè, no, non me l' ha detto direttamente ma me l' ha fatto capire.

Non posso infatti ignorare quel dispiacere che m' invade quando penso che ormai un frutto succulento come la sua musica sia diventata comune galletta per le avide e macinanti mascelle della massa, è un sentimento che m' inchioda senza scampo davanti alla degradante grettezza di un elitarismo carsico dalla cui presa non riesco a sottrarmi. Sono proprio una merda.

Aimè, una personalità d' artista tanto disinibita non si prestava alla campana di vetro; il profluvio di una fecondità sempre ad alti livelli lo ha portato inevitabilmente ad invadere l' etere, l' editoria musicale e i mille altri canali che toccano ogni giorno l' orecchio di tutti noi, anche quello degli stiliti più remoti e disconnessi.

In più, il riccioluto, è maledettamente simpatico.

In tutto questo c' è qualcosa di desacralizzante che non sopporto, qualcosa che il mio arcaico orgoglio maldigerisce. Mammmma che rabbia.

Noi, tanto per dire, avevamo idolatrato in ginocchio certi passaggi pianistici d' antan che ascoltavamo solo con tenui ceri profumanti accesi nel cuore delle notti di luna piena: adesso lui li riproduce ancor più lustri e levigati a Domenica in sotto i fari portuali dello studio TV e davanti a colli disinteressati quanto sudati. E in più, come appendice, regala pure una surreale imitazione di Paolo Conte da scompiscarsi, e come tris un riuscito scambio tra Harpo e Groucho, e se non basta si alza dallo sgabello per fare una verticale con camminata sulle mani. Ci manca solo che si tolga le mutande mostrando attributi ciclopici e il nostro ego è pronto per andare in pezzi. Noi pensavamo non si potesse aggiungere niente a quel vivace gruppetto trillato di note adamantine che fino a ieri riuscivamo a pensare come l' alef dell' universo sulla terra.



Constato depresso che certi misteri eleusini riservati agli iniziati sono ora strombazzati con aggiunta di golosi particolari ed extra-bonus-special anche a chi fino a ieri ascoltava solo il juke box, sanremo e il chopin dell' hobby & work.

Modernità, ti maledico... almeno quanto maledico il tentacolo presenzialista del genio polivalente.

Ora il Nostro puo' permettersi il lusso di suonare nei dischi con una mano sola, come uno che ha già dimostrato tutto.

Puo' permettersi cioè di fare roba così così, senza che la critica lo pettini a dovere: chi ha voglia di perder tempo a ridigere un pezzo negativo che non ferisce? Agli stroncatori piace veder scorrere il sangue e nel marmo delle statue equestri non scorre alcun genere di sangue, e nemmeno nella paglia del fantoccio superstar.

I dischi così così di solito sono quelli con poche note musicali - tutte piazzate strategicamente però, la classe non è acqua - e molte divertenti note di copertina. E' in quelle che il creatore concentra il suo maggiore sforzo creativo.

Puo' poi permettersi una band che viaggia a velocità di crociera, magari senza ali, ma con affidabile pilota automatico e GPS ultima generazione.



La sua proteiforme genealogia spiega molto: il suono corposo lo poneva sotto l' egida jarrettiana, così come gli ostinati virili sempre pronti a risolversi italianamente in lirismi dinoccolati. Ma ora che "ha dimostrato" è cambiato non poco: subentra l' amore per le marcette, per l' accenno con strizzatina d' occhiò, nonchè il debole per lo sberleffo pentagrammato; tutta roba che lo fa guardare al maestro di tutti gli stralunati clown europei ricurvi su una tastiera: Misha Mengelberg.

Stefano Bollani - Antonello Salis - L' orchestra del Titanic

http://www.goear.com/playlist.php?v=e5aebce

Meditazione libertaria sul Vangelo del 6.2.2011

Lettura del Vangelo secondo Giovanni Gv 4, 46-54

In quel tempo. Il Signore Gesù andò di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Serve a questo punto ricordare il primo miracolo di Gesù. Ebbene, grazie a quel miracolo si aveva cura di salvare l' "essenza".

Grazie invece al miracolo documentato dal Vangelo di oggi, viene salvato un corpo.

Dopo l' essenza, Gesù, guarendo il bambino, si dimostra preoccupato del corpo umano, quasi voglia indicarci i vertici della priorità.

Il corpo carnale riveste un' importanza primaria nel cristianesimo, è il mezzo attraverso cui l' essenza si manifesta ed agisce nel mondo. Senza di esso non esiste espressione, comunicazione, rivelazione. Se al Dio veterotestamentario bastava farsi rovo per parlare alla sua creatura, il Dio evangelico è tenuto ad incarnarsi per raggiungere un' intimità comparabile se non maggiore.

Io stesso, che sono costituito ad immagine di Dio, sono la mia anima, ma agisco e compio le mie scelte attraverso l' essenziale appendice del mio corpo.

A questo punto possiamo usare le parole del nostro tempo: il corpo è la proprietà privata dell' uomo.

Ogni argomento che adottiamo per rivendicare come "nostra" la mano che sta in fondo al nostro braccio è talmente forte e convincente da poter essere generalizzato.

martedì 15 febbraio 2011

Rapa Nui

Le civiltà più stolte sono collassate distruggendo l’ ambiente in cui vivevano. Questo sostiene Jared Diamond portando il caso dell’ isola di Pasqua. Da quel momento l’ isola di Pasqua è diventata l’ epitome della sorte che ci aspetta.

Ora Diamond è confutato, quella storia va raccontata in altra maniera e l’ insegnamento capovolto:

People have done lots of environmentally destructive things, heaven knows. But there are surprisingly few cases in which societies have permanently laid waste to their own subsistence. The history of Easter Island suggests that humans generally do have a long-term capacity to work with natural systems, even in extreme cases. The exceptions (which certainly exist) tend to be in highly modified environments that require extensive human manipulation to maintain. The Petén, homeland of the classic Maya, is a leading example; Rapa Nui may be another. When wars or epidemics cause a political meltdown, it ruins the intricate network of custom and regulation that maintain these systems. Alas, an ever-increasing portion of the world is highly engineered in the way that Easter Island was.

lunedì 14 febbraio 2011

Forza Raquel!

La nana - affetti e dispetti -

Capire questo film significa innanzitutto capire se sia finito bene o male.

Prima di ogni cosa bisognerebbe sapere quel che accade: qui un buon resoconto di fatti ed emozioni.

Raquel è una serva, si accontenta di poco: una stanzetta, la sua tv, i tre peluche, le quattro foto del passato, il suo ruolo di serva...

A volte siamo orgogliosi della nostra austerità: liberi dalle cose, liberi dai bisogni!

Salvo scoprire con sorpresa che ogni giorno è una battaglia per difendere quel poco che abbiamo. Ma c' è di più: siccome quel poco è tutto, combattiamo all' ultimo sangue degradandoci fino a sprofondare in un baratro di grettezza. Una volta perso il rispetto per se stessi la caduta si autoalimenta sospingendosi da sè sempre un passo oltre, e quando tocchiamo il fondo cominciamo a scavare.

La condizione servile, con l' obbedienza che implica, è stata spesso vista come una via mistica. Una via a volte coronata da successo! Ma ci vuole un film americano per raccontare storie di quel genere. Purtroppo Raquel è capitata in un film d' ispirazione Europea - cileno, per la precisione -, che dalle pratiche mistiche importa solo i nevrotismi, tocca dunque arrangiarsi.

Per fortuna arriva Lucy a disincastrare la protagonista dall' impasse in cui è caduta, è lei che in quel ramo secco ci farà intavedere un germoglio. Come fa? Dapprima la spiazza inventendosi soluzioni sorprendenti ogni volta. Una specie di schock-therapy.

Ma soprattutto la salva grazie al fatto che l' amore è contagioso: Lucy è stata amata, è dunque pronta ad amare chi amerà, chi amerà, chi amerà...

Le scene migiori del film hanno tutte a che fare con la maldestra inaugurazione di una nuova persona.

1. Raquel ride per la prima volta, non sa bene come fare. Fa niente, Lucy sorvola su queste difficoltà.

2. Raquel è capita per la prima volta. Non sa bene come ricevere un abbraccio. Non fa nulla, Lucy abbraccia sempre e comunque.

3. Raquel vuole dire la sua felicità. Ha telefonato alla mamma lontana per vent' anni bofonchiando sempre le stesse quattro banalità di rito, ma oggi le trema la voce, vorrebbe dire altro... guardando Lucy accederà al vocabolario della naturalezza.

5. Raquel è amata ma non è pronta a dire di sì. Non fa nulla, potrà confidarsi con Lucy, rinviare finchè vuole.

6. Lucy se n' è andata e Raquel vorrebbe correre, fare Joggin come faceva l' amica: userà la sua "battuta" per scudarsi dal fastidioso stupore degli altri per questa sua "strana" trovata. Poi s' infilerà la tuta, le cuffiette, proprio come faceva Lucy, comincerà un goffo movimento catatonico che andrà via via sciogliendosi... sentirà di essere sospinta da qualcosa, non sa cosa: forse è la musica, forse è Lucy, forse siamo tutti noi.

Forza Raquel!

Non so se il film finisca bene o male, io sono abbastanza fiducioso.

L' imitazione dopotutto è una buona via per giungere alla felicità. Non lo dico io. Affidarsi ad un progetto originalmente concepito ci mette nelle mani dei nostri mille bias cognitivi che sulla lunga distanza si fanno via via giganteschi. Lo dico anche guardandomi allo specchio: dopo mille peripezie mi sono sposato ed è arrivata la mia bambina, cosa ho mai fatto per meritarlo? Nessuna impresa, ho fatto quello che fanno tutti! Anche Raquel sembra avere l' umiltà di mollare il suo micragnoso progetto abbarbicato intorno a strani totem quali il telecomando o i peluche. Sembra aver radunato le forze per seguire passo passo la luce di quella strana cometa che ha visto come in un' epifania baluginare negli occhi di Lucy. Sembra pronta ad "affidarsi". Raquel ha fatto un incontro, direbbe un ciellino. Anche se l' inizio è una pedissequa quanto tenera imitazione ho l' impressione che presto anche Raquel potrà correre come un' antilope dell' altopiano.

Forza Raquel!



p.s. adesso un paio di avvertenze per chi guarda il video: 1. Raquel chiude regolarmente fuori casa le colleghe di cui è gelosa. Ma un giorno arriva Lucy come aiuto, verrà spiazzata dalla strana reazione della ragazza ai dispetti che hanno annichilito i suoi predecessori. 2. Raquel usa la varichina per disinfettare con rabbia e in modo ostentato la vasca dove la collega ha appena fatto il bagno. Lucy, e qui non è la sola, si accorge che in questo atteggiamento qualcosa non va. Lucy, e qui è invece la sola, si accorge che manca un abbraccio.

"Dignità"... quanti crimini in tuo nome.

Drizzo le antenne ogni volta che leggendo un testo m' imbatto nel termine "dignità", i miei sensori in questi casi segnalano chiara la presenza di una certa disonestà intellettuale.

Perchè mai sempre più frequentemente ci si appella alla "dignità" anzichè ai "diritti" o all' "autonomia" della persona? Il rispetto della dignità di Pincopalla non è forse il rispetto dei suoi diritti e della sua autonomia?

Domanda cruciale. Evidentemente la pulce nell' orecchio ce l' aveva anche Giovanna Cosenza se ha ritenuto di scrivere questo allarmato post a latere della manifestazione di ieri facendo notare come nel manifestino propagandistico compariva ripetutamente la fatidica parolina appesantita da tutto il suo fascio di ambiguità.

In merito mi sono permesso solo di precisare che "dignity is a useless concept", e a dircelo senza mezzi termini sono i bioeticisti visto che da tempo hanno smascherato questo insidioso cavallo di Troia con tutto l' arsenale di trappole che si trascina dietro; loro più di altri sanno come offuscare tramite questo virus lessicale la chiarezza di una discussione delicata come quella che anima i loro disaccordi.

L' utilizzo del termine "dignità" è, detto in parole povere, un espediente per aggirare gli inconvenienti derivanti di un concetto come quello di "diritto" (o come quello di "autonomia"): mentre il diritto costringe a battersi per la tutela di TUTTI, parlare di "dignità" consente di combattere battaglie in nome di una PARTE contro l' altra senza apparire di primo acchito faziosi.

Ed è proprio cio' che serviva al neo femminismo nostrano in versione 2011: un movimento puritano e anti-berlusconiano come quello deve combattere CONTRO l' immoralità e il berlusconismo, ma deve farlo in silenzio se non vuole essere squalificato, deve agire facendo passare la sua battaglia come la battaglia di e per TUTTI.

Qui bisogna ricorrere alla retorica e bisogna farlo in modo avveduto. Ma per fortuna in questo campo le risorse non scarseggiano.

Non si puo' assolutamente invocare il "diritto" poichè esiste pur sempre un diritto ad essere IMMORALI e BERLUSCONIANI. Ecco allora che per le esigenze di propaganda capita a meraviglia la parolina "dignità". Ovvero: tu sei una donna come me e, poichè la tua esistenza intacca la mia dignità, io sono pur tenuta a difenderla; bada bene, non combatto contro di te sebbene ti apponga la famigerata lettera scrlatta, combatto per la mia dignità. Non mi limito a vivere secondo il mio modello lasciando che tu viva secondo il tuo: ti boicotto strepitando, ne va della mia dignità.

Ecco, avete visto come in nome della "dignità" il noioso quanto imbarazzante concetto di "diritto" possa essere aggirato? Avete notato quanto sia facile sentirsi autorizzati ad infastidire il prossimo colpevole di esercitare un proprio diritto? Semplice, no?.

***

p.s. Peccato che del "trucco" si siano innamorate, in altri contesti, anche le alte gerarchie cattoliche. Non sarà un caso che vedo citato il termine incriminato puntualmente in passaggi che fanno scuotere la testa.

p.s. Femministe contro? Basterebbero le divisioni documentate sul Corriere per testimoniare che c' è anche chi ragiona. Ma c' è pure chi sa bene quanta perplessità divoratrice di energie produca ogni forma di pensiero e preferisce quindi liquidare come "giornalismo miserabile" chi dà la parola per un nano secondo all' altra campana, quella dai rintocchi sgraditi.

p.s. Lo studioso più impegnato nell' analisi scientifica del neo-puritanesimo progressista è John Haidt, lo ispira la visione di Avatar, cosicchè il suo campo d' indagine si concentra sul "neo-sacro", ovvero cibo e ambiente; ma presto dovrà occuparsi anche del "sacro conteso", ovvero quella sacralità che la sinistra vorrebbe ora sottrarre alla destra, parlo del "sesso" naturalmente.

add:

davide:



diana:



ric:

venerdì 11 febbraio 2011

Paleo TV vol. I... con coda horror

Un assaggino di paleo tv tanto per gradire.



Ligio al detto in caudam venenum, la tossica chicca arriva in fondo (10 pezzo): i tre finali dei tre migliori film horror italiani anni 70 ("La casa dalle finestre che ridono", "Profondo rosso", "Non si sevizia un paperino"), occhio agli spoiler ma penso che conosciate già tutto a menadito. Visto che in epoca internettiana la mia collezione è svalutatissima devo in qualche modo compensare con una giunta. Ma mi piaceva anche il contrasto: erano anni in cui il pianeta-TV e il pianeta-cinema orbitavano a galassie di distanza. Uscire di casa per imbucarsi al cine era davvero dare l' addio alla famiglia e alle mura domestiche per incontrare i propri fantasmi.



http://www.goear.com/playlist.php?v=e61e1d8

giovedì 10 febbraio 2011

Gattaca

Finalmente abbiamo visto Gattaca: in un futuro futuribile, la fonte d' informazione primaria - soprattutto nei colloqui di lavoro - sono i test genetici; senonchè, anche quel settore è infestato da truffe. La corrotta natura umana arriva ovunque: fatta la legge trovato l' inganno.

Stando al film, la genetica sarebbe un buon viatico verso intollerabili discriminazioni. Gli uomini vengono divisi tra validi e non-validi.

Purtroppo non si tiene conto di un elementare considerazione: lo stereotipo della genetica, molto semplicemente, si sostituirebbe agli stereotibi che usiamo già oggi (razza, sesso...). Con un pregio: sarebbe più accurato.

Nulla ci viene mostrato circa il fatto che la disponibilità di una simile preziosa fonte di informazioni, consentirebbe il superamento di stereotipi più rozzi ma non meno indispensabili.

In combutta con la libertà contrattuale, eliminerebbe o ridurrebbe al minimo le inefficienze da asimmetria informativa e statistical discrimination.

Questo portato liberatorio sfugge al film che preferisce concentrarsi su altro.

Una pecca a cui ne aggiungo altre tre:

1. le truffe sono abbastanza inverosimili; Per chi resta chiuso ed impaurito verso questo futuro a tinte fosche, è un' illusoria consolazione pensare di trovare un alleato nelle truffe. Un po' come chi pensava che l' espansione della rete telematica fosse stoppata dal proliferare dei virus. Hai voglia...

2. il protagonista, un "non valido", sembra il più determinato di tutti (sogna il suo sogno molto più intensamente degli altri): strano visto che la "determinazione" è uno dei tratti caratteriali dove la genetica ha più da dirci.

3. il credente, per quanto dipinto con simpatia, risulta poco più di un oscurantista che agisce in dispregio della ragione.

Ma il film ha soprattutto un merito che è tipico dei film americani: ci cala nell' ambiente ideale per riflettere in modo proficuo sulle sue eventuali pecche. Ci si dissocia, forse, ma si esce senz' altro edificati.

***

Nel video: nasce un bambino di dio, uno che poi da grande dovrà "rifarsi il trucco" ogni volta che va al lavoro.

L' alternativa ai sindacati

http://cafehayek.com/2011/02/the-alternative-to-unions.html

mercoledì 9 febbraio 2011

Storia d' Italia: come ti racconto Berlusconi.

Serpeggia da anni una "narrazione" che riassume così la recente Storia d' Italia: Berlusconi, con le sue TV, ha plasmato l' immaginario degli italiani al fine di dare la scalata al potere politico. Noi sani, che siamo rimasti indenni da questa "colonizzazione" dobbiamo adoperarci politicamente per decostruire questa opera mediatica maligna smontando i modelli di cui è portatrice.

Nelle mie recenti frequentazioni del sito Lipperatura vedo che questo quadretto è dipinto con diligente iterazione. Si rimpiange e s' invoca un' azione politica forte (paternalismo) che funga da antidoto alla pregressa offensiva commerciale e mercificante delle TV berlusconiane, un' azione politica che liberi così milioni di italiani dalla malia che li seduce, dal piffero che li imbambola.

A proposito di media pervasivi, avevamo già inventariato i programmi di approfondimento politico notando come ci fosse un chiaro squilibrio a favore degli anti-berlusconiani. Dall' inventario è evidente che l' "incantatore" deve agire altrove, fuori dalla politica, e la vulgata che ho riportato ha il pregio di tener presente questa esigenza.

E' una versione dei fatti che non sposo dal punto di vista filosofico; per quanto il mio élitarismo sia pronunciato, quel "noi sani" mette i brividi.

Poi però ci sono i fatti. Ma anche su quel versante i conti non quadrano affatto e la "narrazione" frana da tutte le parti.

Mi concentro sul concetto della "colonizzazione dell' immaginario".

Certo, per carità, sia nelle vesti di compratori che in quelle di elettori noi soffriamo di bias cognitivi, e spesso è facile che la controparte sfrutti la nostra irrazionalità tramite "frames" adeguati messi a punto da "menti malvage".

Le tassonomie di Daniel Kahneman e Amos Tversky ormai sono note e sbandierate da tutti, i loro esperimenti di laboratorio volti a mettere in luce comportamenti irrazionali vengono raccontati a cena per destare l' interesse dei commensali e ottenere l' oooh interiore che tutti cercano in queste occasioni.

Si conosce molto meno John List, uno studioso di prim' ordine con l' hobby delle figurine.

Fin da piccolo John fu un ingordo collezionista, frequentava le fiere con il suo banchetto scambiando, speculando e accumulando un patrimonio di "figu" di cui ora va molto orgoglioso.

Ebbene, forte di questa esperienza sul campo, non riusciva del tutto a ritrovarsi negli esiti di K&T, secondo lui indagare la realtà avrebbe dato esiti ben diversi da quelli ottenuti negli asettici e astratti laboratori della psicologia sperimentale.

Manco a dirlo, la sua intuizione si rivelò esatta; attraverso "esperimenti sul campo" cominciò a smantellare via via una serie di bias ritenuti sistematici.

[ Facciamo solo un esempio e prendiamo il "bias da dotazione": ciascuno di noi tende a dare maggior valore a cio' che possiede. Ebbene, sul campo, questo bias non resse: gli avidi scambisti di figurine non mostravano affatto un bias del genere. Evidentemente il fatto che non fossero degli studentelli reclutati a caso per fare un esperimento psicologico contava. Rispetto allo studentello, il globe trotter delle figurine aveva in più Interesse e Esperienza ]

Ebbene, la nuova versione di "bounded rationality" era messa a punto: in presenza di un interesse e di un' esperienza (scambio ripetuto), i bias tendono a dissolversi. Permangono e possono essere sfruttati solo nelle situazioni "one shot".

Ma l' interesse e la ripetizione caratterizzano proprio lo scambio commerciale: l' acquirente è toccato direttamente da cio' che acquista, visto che se lo porta a casa, e in più è chiamato tutti i giorni a ripetere l' acquisto.

Diverso discorso per la politica: qui l' acquirente non è interessato a cio' che compra, direi che per lui è addirittura irrazionale recarsi alle urne. Oltretutto è chiamato molto "sporadicamente" a farlo. Dirò di più, nella politica è addirittura razionale essere irrazionali.

Le considerazioni di cui sopra fanno saltare la narrazione preferita di molto anti-berlusconismo elitario: la colonizzazione dell' inconscio delle TV è inverisimile visto che è proprio la natura commerciale della fattispecie ad indebolire i bias cognitivi che il persuasore occulto intenderebbe sfruttare.

Al contrario, la propaganda politica, ovvero l' arma di difesa contro questo nemico tanto debole, proprio su questo tavolo gioca al meglio.

L' allarmismo piagnucolante è dunque infondato, se mai si registra una sproprzione è in favore delle armi di difesa brandite dalle povere vittime.

FONTI: In questo post vari link sulla disgiunzione necessaria tra psico-bias e politiche paternaliste. Raccomando soprattutto questo paper di Glaeser che valuta e boccia la giustificazione comportamentista al paternalismo. Tutta l' opera dell' economista sperimentale John List è preziosa e supporta la tesi per cui l' evoluzione di mercato è il miglior modo per assorbire i bias cognitivi (overcoming bias!).

"Così fan tutti"

Nei blog di Loredana Lipperini e Giovanna Cosenza si soppesa il reale valore dell' argomento "così fan tutti" in relazione alla questione femminile e alla pubblicità sessista.

Io penso che non sia poi così difficile perorarlo.

Immaginatevi in queste condizioni: operate in una società libera e dovete scegliere una linea di condotta, di fronte voi si stagliano due opzioni:

1. posizione "così fan tutti";

2. posizione "eticamente nobile".

Notate altresì che la posizione 1 è di gran lunga la preferita da chi "sceglie" avento interessi materiali in gioco.

Per contro la posizione 2. è caldeggiata da una minoranza che si limita a professare un' ideologia.

Ora, noi sappaimo che chi ha interessi in gioco privilegia soluzioni razionali, mentre chi è guidato da un credo etico-ideologico è più facilmente vittima di distorsioni cognitive. Anzi, per questi ultimi puo' essere razionale comportarsi irrazionalmente.

Sulla base di questa considerazione, qualora per voi la razionalità abbia un valore normativo, l' opzione 1 si fa preferire.

Il pesce dello spirito

Se c' è un uomo che mette in imbarazzo i "New Atheist", questi è Francis Collins.

FC è un "leading scientist" del nostro tempo, uno che le scoperte le fa davvero (recentemente ha mappato il genoma umano). In più si occupa di DNA ed evoluzione umana - i devoti all' ateismo stravedono per questa disciplina.

Solo che FC è anche un fervente religioso sul confine del bigottismo. Non crede solo in Dio ma anche in un Dio buono che ama le sue creatura, crede nella Legge Morale, nei Miracoli e in tutto il resto.

FC non si limita a dominare la sua disciplina, non insegna l' evoluzionismo da una cattedra come Dawkins, lui l' evoluzionismo lo affronta in campo aperto, costruendo e scoprendo oggi cio' che verrà insegnato domani. Insomma, parliamo di uno scienziato, non di Dawkins o Odifreddi.

Con il suo libro: "The language of God" è sceso in campo per difendere le ragioni della sua fede.

E' un libro in cui FC vuole spiegare come uno studioso di genetica possa diventare credente.

Vuole soprattutto prevenire l' ipotesi che molti a questo punto fanno per spiegarsi dei casi simili: la fede ricevuta in ambiente familiare è una gabbia che non consente fughe neanche successivamente. FC, infatti, era ateo e la sua conversione è andata in parallelo con la pratica scientifica.

Forse anche per questo, secondo FC, Dio è complementare alla scienza, non solo compatibile.

FC ha rifiutato l' ateismo a causa dei dogmi stringenti insiti in questa posizione. Infatti, poichè Dio è un essere sopranaturale, la scienza non puo' provare o confutare la sua esistenza. Per questa semplice ragione FC considera l' ateismo, con tutto il contorno di pronunciamenti radicali intorno all' esistenza di Dio, una "fede cieca".

L' agnosticismo poi, almeno nella sua versione "forte", è una rinuncia alla ricerca, qualcosa di disumano e sterile. Chi cerca, infatti, deve in qualche modo "credere" nell' esistenza di cio' che cerca, altrimenti la sua ricerca sarebbe insensata.

Per FC l' evoluzione è semplicemente il modo che Dio ha scelto per creare il corpo dell' uomo e le altre creature. L' evoluzionismo non è altro che il linguaggio divino, Dio è all' origine della creazione e ad essa dà senso.

E il caso? Dio vede il mondo stando fuori dal tempo e dallo spazio, lui del mondo conosce ogni dettaglio, dal suo punto di vista non esiste il caso. La presenza del caso incita invece l' uomo alla ricerca e al miglioramento delle proprie conoscenze.

Con FC abbiamo l' occasione di farci una cavalcata dall' astronomia alle particelle fino alla biologia passando per il principio antropico. Per la parte teologica si ispira soprattutto ad un geniale divulgatore come C.S. Lewis, il che è una garanzia.

Mi è sembrata un' esposizione semplice e chiara su argomenti involuti e complessi. Direi che se uno volesse limitarsi ad acquistare il libro di un contemporaneo che lo introduca alle relazioni tra fede e scienza, io consiglierei questo.

Lo spirito che lo pervade è ben racchiuso in questa citazione dell' astronomo Arthur Eddington:

... uno scienziato si apprestò a studiare la vita negli abissi marini, lo fece approntando una gabbia lunga mezzo metro da calare a quelle remote profondità... con un complesso marchingegno potè attuare il suo progetto e fu in grado di recuperare strane e meravigliose creature che vivevano in un ambiente tanto ostile. Nel redigere il suo rapporto ebbe cura di precisare che negli abissi non nuotano pesci più lunghi di mezzo metro... ebbene, se indaghiamo la realtà avvalendoci della "gabbia scientifica" non facciamo poi passare come "conclusione razionale" il fatto che non abbiamo riscontrato l' esistenza del "pesce spirituale"...


Eccola lì!

... anche nella sua fase più esoterica il jazz moderno si mantenne fedele al suo dinamismo e alla sua energia fisica... Tale spirito si rivelò irresistibile per i giovani compositori che cercavano una via d' uscita dal labirinto di Schoenberg... il jazz era intuitivo, profondo, comunitario, la concezione che ne stava alla base era seria ma l' esecuzione giocosa e ispirata... Steve Reich ricorda di aver frequentato lezioni di composizione durante le quali gli studenti sfoggiavano partiture bizantine discutendone le fondamenta intellettuali fino alla nausea... poi andava ad ascoltare Coltrane che suonava alla sera... amava l' idea che Coltrane potesse arrivare col suo sassofono, improvvisare a ruota libera su un paio di armonie, e sparire nella notte... disse Reich: "la musica viene semplicemente fuori... non c' è niente di cui discutere... eccola lì... tutto cio' mi metteva di fronte ad una scelta in quanto essere umano, una scelta quasi etica, morale..."... i musicisti contemporanei hanno preso vari spunti dal funk, dal punk, dall' heavy matal, dalla musica elettronica, dall' hip hop... così i Bang in a Can riassumono il loro pensiero: "abbiamo la semplicità, l' energia e l' impeto del pop nelle orecchie... l' abbiamo sentito dalla culla, non vogliamo e non possiamo levarcelo da dosso... ma avevamo anche l' idea, dovuta alla nostra formazione classica, che la composizione andasse esaltata..."

Alex Ross

Francamente non ho mai amato troppo Reich, e non riesco a concepire una distanza musicale maggiore di quella che separa la sua arte da quella di Coltrane. Ad ogni modo mi ritrovo in pieno nel suo itinerario di ascoltatore e pensatore di musica.

martedì 8 febbraio 2011

Pratiche anti-discriminatorie a caccia di discriminati

Bella bastonata in testa ai discriminati. Colpa delle leggi aniti-discriminazione.

Assicurazioni più elevate per le donne poichè è vietato valorizzare la loro prudenza alla guida.

http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002217.html

lunedì 7 febbraio 2011

Spirito/nebbia/occhi/torrente/scimmie

Aguirre furore di Dio -

Degrada lo spirito popol vuh, che dapprima sublima nella nebbia, che poi trasogna l' occhio, che infine inzacchera il fiume, che da ultimo svilisce nei disordini della scimmia.

Il furore di cui al titolo noi non lo vediamo all' opera, ma per appurarne l' esistenza ci basta avvistarlo che cova in fondo alla pupilla visionaria di Aguirre.

Sappiamo così per certo che presto la maestosa lentezza della nebbia andina sarà turbata dalla compulsiva curiosità di quell' anomalo babbuino che viene dall' Europa.

Sappiamo che l' antimisticismo cattolico, corredato da una teleologia torrentizia e fangosa, sconvolgerà il sonnolento moto circolare che culla l' imperturbabile stagno dell' imbambolato indigeno.

Ci sarà sempre un tradimento, una testa mozzata, un sabotaggio che darà la svolta agli eventi, che accelererà l' evoluzione in direzioni impreviste, che farà saltare equilibri secolari, che sbarrerà di nuovo l' occhio ambizioso nel miraggio dell' Eldorado.

Aguirre fallisce e finisce pazzo, scosso dal suo muto sogno, grottesco comandante di una zattera di scimmiette che antepone le noccioline alla condivisione del sogno.

Ma il film non dice questo, il film dice che verrannno altri dopo di lui.

Quella stirpe non è fatta per la rinuncia. Quegli occhi sono un potente fertilizzante che garantisce frutti anche nella sconfitta, un fertilizzante che è la vera novità portata da oltreatlantico e imposta al mondo: la "distruzione creativa".



P.S. Intervento critico della Sara: ma Kinski non assomiglia a Sallusti?

sabato 5 febbraio 2011

Noi sani

"... rimane poi il problema insoluto della immensa folla dei deficienti e dei criminali, che pesano interamente sulla popolazione sana... dobbiamo affrontare con coraggio questo problema... perchè la società non usa sistemi più economici per la cura dei criminali e dei pazzi?... potremmo far scomparire la pazzia e la delinquenza con una migliore conoscenza dell' uomo... con l' eugenetica..."

La socialdemocrazia svedese si arrovellò a lungo sul dilemma dei costosissimi "tarati", dopodichè, sotto l' alto patrocinio della Nobel/coppia Gunnar e Alva Myrdal, si buttò convinta sull' eugenetica (1935-1975): aborto, sterilizzazione e castrazione costituirono i tre pilastri in grado di conciliare esigenze economiche e di sicurezza.

D' altronde, il welfare, qualcuno lo deve pur pagare: i nazisti decisero di concentrare i costi sugli ebrei (prima dei forni, a qualcuno piace dimenticare, c' era stata l' ipertassazione, e prima delle insegne che ricordassero quanto "il lavoro nobilita", c' erano quelle che ricordavano quanto "le tasse sono belle"). La socialdemocrazia nordica punta altrove, per fortuna, anche se poi non molto lontano.

Allora occhio, da adesso se hai il "padre alcolizzato" rischi di non avere eredi. Ma anche se hai "imparato a camminare a due anni", o se hai "il nonno della madre internato". Se qualquno dei tuoi avi è classificato come "strano" sei un buon candidato alla castrazione. E cerca di non "piangere quando racconti" al funzionario medico la storia della tua famiglia, evita poi di esporre in modo "complesso" e "prolisso". Se davvero desideri un figlio, cerca di non farti sorprendere mentre "parli da solo". Essere "gracili, sensibili e senza tenacia" è un indizio che graverà a lungo si di te; e anche "avere cattivi voti a scuola o al catechismo" non aiuta di certo. I "lenti" e i "maldestri" non sono graditi, sebbene vi consentiranno, qualora lo desideriate, di accedere all' aborto welfaristico, quello al settimo mese. La razza zingara è particolarmente sotto tiro, sulle donne di quella specie, al primo passo falso, incombe il raschiamento ovarico... Non c' è che dire, i dodici "case study" sono la parte migliore del libro.

Dell' eugenetica svedese, protrattasi fino agli anni settanta, non si parla più molto visto che i "trattati" - parliamo di 65.000 persone - firmavano pur sempre un consenso, va detto. Ma quando quel consenso, e relativo intervento chirurgico, erano barattati con la libertà di uscire finalmente dalle "strutture", capiamo meglio il valore che avesse. Inoltre, una buona parte di loro era dichiarata (senza il loro consenso) "incapace" e il modulino lo firmava il fuzionario medico locale, al quale l' autorità sovraordinata, ma guarda un po', indicava in anticipo il numero-obiettivo da raggiungere nell' annata. Ultimo particolare: la socialdemocrazia svedese, sempre rispettosa del gentil sesso, ritenne che le donne costituivano il 93-95% del gruppo Idioti-Imbecilli-Deficienti (le tre categorie di cittadini costosi su cui si intervenne). Strana distribuzione che non suona molto scientifica.

Ma la storia del welfare svedese è santa e guai a chi la tocca, meglio non metterci becco.

Un pochino l' hanno macchiata due imprudenti studiosi italiani: Luca Dotti e Piero Colla, entrambi imbeccati dalla professoressa svedese Marija Runcis (origine lettone) e dal giornalista culturale del Dagens Nyheter (principale quotidiano svedese) Maciej Zaremba (origine belga).

Luca Dotti - L' utopia eugenetica del welfare state svedese (1934-1975) - Il programma socialdemocratico di sterilizzazione, aborto, castrazione -

Odio/Amore





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venerdì 4 febbraio 2011

Soluzione possibile al trolley problem

Il trolley problem è uno dei dilemmi morali più noti.

Inutile tornare ad illustrarlo: sia google che le etichette del blog lo fanno a dovere.

Ecco la soluzione in termini di "preferenze": per quanto ritenga "etico" gettare il grassone, non lo faccio perchè mi ripugna anche solo il pensarlo data la mia natura empatica. Il fatto è che mi ripugna anche pensare di essere una persona non-etica. Solo l' introspezione rimette al loro posto i tasselli.

Evasione in contrazione

il problema dell’evasione fiscale in Italia – una piaga sin dall’inizio del claudicanmte edificio statuale unitario , e preesistente nei precedenti ordinamenti territoriali – è IN CONTRAZIONE e non in espansione... E se il tasso di abbattimento dell’evasione resta ancora lento , ciò si deve alla complessità, tortuosità e discrexioalità della legislazione vessatoria posta in essere dallo Stato: la Banca d’Italia correttanmente lo ammette

Asia: all’ appello mancano 160 milioni di bambine

Dobbiamo incolpare il femminismo all’ occidentale?

Then I looked into it, and discovered that what I thought were right-wing conspiracy theories about the nexus of Western feminism and population control actually had some, if very distant and entirely historical, basis in truth. As it turns out, Western advisors and researchers, and Western money, were among the forces that contributed to a serious reduction in the number of women and girls in the developing world. And today feminist and reproductive-rights groups are still reeling from that legacy… feminists in Asia worry that as women become scarce, they will be pressured into taking on domestic roles and becoming housewives and mothers rather than scientists and entrepreneurs… But what happens to women is only part of the story. Demographically speaking, women matter less and less. By 2013, an estimated one in 10 men in China will lack a female counterpart… Four decades ago, Western advocacy of sex selection yielded tragic results. But if we continue to ignore that legacy and remain paralyzed by heated U.S. abortion politics, we're compounding that mistake

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