... mai.
Credeteci. C' è pure l' eccezione della Rhodesia, cio' testimonia l' attendibilità della regola.
venerdì 4 febbraio 2011
Il ripugnante ermafrodita
Se un libertario e un pacifista s' incontrano, volano schiaffi. Forse non esistono "tipi umani" più distanti.
Anche lo iato che divarica le premesse da cui cominciano a pensare è quantomai significativo.
Eppure, nei fatti, almeno per quel che concerne il dopoguerra, le scelte in politica estera dei due coincidono in modo imbarazzante.
Se il libertario si fosse dichiarato pacifista, e viceversa, nessuno se ne sarebbe mai accorto. Non esiste offesa maggiore, eppure è così.
http://econlog.econlib.org/archives/2010/03/why_libertarian.html
Anche lo iato che divarica le premesse da cui cominciano a pensare è quantomai significativo.
Eppure, nei fatti, almeno per quel che concerne il dopoguerra, le scelte in politica estera dei due coincidono in modo imbarazzante.
Se il libertario si fosse dichiarato pacifista, e viceversa, nessuno se ne sarebbe mai accorto. Non esiste offesa maggiore, eppure è così.
http://econlog.econlib.org/archives/2010/03/why_libertarian.html
La grande battaglia contro le preferenze altrui
Provate a pensarci, quasi tutte le battaglie civili moderne contro le "discriminazioni" possono essere ridotte a battaglia contro le "preferenze" di un sotto-gruppo sociale.
Recentemente, anche grazie all' effetto-lipperini, ci siamo appassionati alle battaglie tra donne.
Abbiamo visto che se le donne del gruppo A cedono volentieri alla lusinga di veder apprezzata la loro bellezza, ecco che spuntano le donne del gruppo B pronte a stigmatizzare questa preferenza (caso Avallone).
Se le donne del gruppo A sono inclini a risolvere i loro problemi materiali mediante forme di prostituzione, ecco che le donne del gruppo B si indignano dando l' assalto a questa preferenza "degenerata" e da cambiare al più presto (caso Ruby).
[Potrei proseguire parlando delle donne a cui piace dedicarsi alla famiglia, di quelle che non amano la vita lavorativa, di quelle che rifuggono dalla competizione. Costoro saranno bersaglio indiretto di chi ha preferenze opposte o comunque diverse]
Nella forma le combattive femministe cercheranno di non mettere sul banco degli accusati le loro sorelle, ma nella sostanza sarà così.
Attenzione, sebbene queste guerre intestine siano fomentate dall' ardore moralista, non si possono escludere motivazioni egoistiche: se nella società s' imponesse lo stereotipo della donna/puttana, tanto per dire, le donne non-puttane potrebbero risentirne da un punto di vista pratico. Se nella società s' imponesse lo stereotipo della bellezza femminile, potrebbero ricevere un danno coloro che non puntano su quell' "argomento".
Ad ogni modo, di fronte ad una battaglia "contro le preferenze" altrui ci si deve porre per lo meno un paio di domande.
1. Si possono modificare?
2. Se sì, bisogna farlo?
RISPOSTA A 1.
Se la "preferenza" è genetica si sappia che un 40-60% dei nostri tratti caratteriali è influenzabile dall' ambiente (fonte 1). Ma la teoria standard (fonte 2) ci dice che per avere una vera mutazione genetica delle preferenze "profonde" del gruppo, se non vogliamo procedere come si fa per selezionare le razze canine, occorrono dai 10.000 a 500.000 anni. Di recente qualcuno (fonte 3) ha avanzato l'ipotesi che ne bastino qualche migliaio.
Morale: ne sappiamo veramente poco.
RISPOSTA A 2.
se mai la risposta al quesito precedente fosse un sonoro "sì" i casini sopraggiungerebbero inesorabilmente al quesito successivo. C' è da prendersi la testa fra le mani: infatti, se le preferenze cambiano, il metro per valutare se il cambiamento è un miglioramento del benessere è già venuto a mancare.
Corollario impertinente: perchè le donne del gruppo tal dei tali anzichè "combattere" per il cambiamento delle preferenze altrui non si adoperano per cambiare le proprie? Con la loro battaglia testimoniano indirettamente la possibilità che le preferenze possano cambiare e seguendo l' impertinente suggerimento l' esito non muterebbe.
***
Conclusione teorica: se anche potessimo cambiare le "preferenze" del nostro vicino, non avrebbe comunque senso farlo.
Conclusione pratica: molte battaglie contro la discriminazione vanno combattute a testa bassa, se ci si ferma a pensare si è perduti.
p.s. su questi argomenti un autore stimolante è Aldo Rustichini.
Recentemente, anche grazie all' effetto-lipperini, ci siamo appassionati alle battaglie tra donne.
Abbiamo visto che se le donne del gruppo A cedono volentieri alla lusinga di veder apprezzata la loro bellezza, ecco che spuntano le donne del gruppo B pronte a stigmatizzare questa preferenza (caso Avallone).
Se le donne del gruppo A sono inclini a risolvere i loro problemi materiali mediante forme di prostituzione, ecco che le donne del gruppo B si indignano dando l' assalto a questa preferenza "degenerata" e da cambiare al più presto (caso Ruby).
[Potrei proseguire parlando delle donne a cui piace dedicarsi alla famiglia, di quelle che non amano la vita lavorativa, di quelle che rifuggono dalla competizione. Costoro saranno bersaglio indiretto di chi ha preferenze opposte o comunque diverse]
Nella forma le combattive femministe cercheranno di non mettere sul banco degli accusati le loro sorelle, ma nella sostanza sarà così.
Attenzione, sebbene queste guerre intestine siano fomentate dall' ardore moralista, non si possono escludere motivazioni egoistiche: se nella società s' imponesse lo stereotipo della donna/puttana, tanto per dire, le donne non-puttane potrebbero risentirne da un punto di vista pratico. Se nella società s' imponesse lo stereotipo della bellezza femminile, potrebbero ricevere un danno coloro che non puntano su quell' "argomento".
Ad ogni modo, di fronte ad una battaglia "contro le preferenze" altrui ci si deve porre per lo meno un paio di domande.
1. Si possono modificare?
2. Se sì, bisogna farlo?
RISPOSTA A 1.
Se la "preferenza" è genetica si sappia che un 40-60% dei nostri tratti caratteriali è influenzabile dall' ambiente (fonte 1). Ma la teoria standard (fonte 2) ci dice che per avere una vera mutazione genetica delle preferenze "profonde" del gruppo, se non vogliamo procedere come si fa per selezionare le razze canine, occorrono dai 10.000 a 500.000 anni. Di recente qualcuno (fonte 3) ha avanzato l'ipotesi che ne bastino qualche migliaio.
Morale: ne sappiamo veramente poco.
RISPOSTA A 2.
se mai la risposta al quesito precedente fosse un sonoro "sì" i casini sopraggiungerebbero inesorabilmente al quesito successivo. C' è da prendersi la testa fra le mani: infatti, se le preferenze cambiano, il metro per valutare se il cambiamento è un miglioramento del benessere è già venuto a mancare.
Corollario impertinente: perchè le donne del gruppo tal dei tali anzichè "combattere" per il cambiamento delle preferenze altrui non si adoperano per cambiare le proprie? Con la loro battaglia testimoniano indirettamente la possibilità che le preferenze possano cambiare e seguendo l' impertinente suggerimento l' esito non muterebbe.
***
Conclusione teorica: se anche potessimo cambiare le "preferenze" del nostro vicino, non avrebbe comunque senso farlo.
Conclusione pratica: molte battaglie contro la discriminazione vanno combattute a testa bassa, se ci si ferma a pensare si è perduti.
p.s. su questi argomenti un autore stimolante è Aldo Rustichini.
giovedì 3 febbraio 2011
Io sono qua
Il principio antropico ci mette di fronte tre opzioni, scegli:
1. Esistono infiniti universi; noi siamo qui e ci siamo necessariamente visto che da qualche parte dobbiamo pur stare.
2. Siamo il frutto di una coincidenza sorprendente, una taratura delle costanti fisiche compatibile con la vita, infatti, è altamente improbabile.
3. All' inizio c' è lo zampino di un Dio.
Il contenuto veritativo delle tre speculazioni è paritetico e una scelta rigorosa è impossibile visto che incombe una logica circolare. Dobbiamo privilegiare quindi la spiegazione più semplice.
La prima opzione è davvero cervellotica: perchè inventarsi infiniti universi quando ne sperimentiamo solo uno?
La seconda spiegazione è insoddiscacente come tutte le spiegazioni imperniate su una "coincidenza sorprendente".*
la terza spiegazione risulta quindi la più ragionevole per la sua semplicità. In fondo Dio per l' uomo è una vecchia conoscenza - pensa solo alla Legge Morale - e trovarlo anche qui non ci sorprende, anzi, ci rassicura.
* ricordiamo che l' origine dell' universo è una "singolarità" e ad esso non si applica la logica dei grandi numeri tipica dell' evoluzione.
1. Esistono infiniti universi; noi siamo qui e ci siamo necessariamente visto che da qualche parte dobbiamo pur stare.
2. Siamo il frutto di una coincidenza sorprendente, una taratura delle costanti fisiche compatibile con la vita, infatti, è altamente improbabile.
3. All' inizio c' è lo zampino di un Dio.
Il contenuto veritativo delle tre speculazioni è paritetico e una scelta rigorosa è impossibile visto che incombe una logica circolare. Dobbiamo privilegiare quindi la spiegazione più semplice.
La prima opzione è davvero cervellotica: perchè inventarsi infiniti universi quando ne sperimentiamo solo uno?
La seconda spiegazione è insoddiscacente come tutte le spiegazioni imperniate su una "coincidenza sorprendente".*
la terza spiegazione risulta quindi la più ragionevole per la sua semplicità. In fondo Dio per l' uomo è una vecchia conoscenza - pensa solo alla Legge Morale - e trovarlo anche qui non ci sorprende, anzi, ci rassicura.
* ricordiamo che l' origine dell' universo è una "singolarità" e ad esso non si applica la logica dei grandi numeri tipica dell' evoluzione.
Consigli all' insorto minorenne
Due o tre cose in fondo le sappiamo.
Per esempio, sappiamo con ragionevole certezza che la libertà economica, ovvero il capitalismo, dove si afferma produce e diffonde ricchezza (fonte 1).
Sappiamo anche che la ricchezza incide non poco sulla felicità della popolazione beneficiata (fonte 2, fonte 3).
Non solo, sappiamo pure che la democrazia, purtropp, non è in grado di fare altrettanto; per fortuna sappiamo anche che i sentimentalisti e gli amanti della democrazia non devono preoccuparsene oltremodo visto che la ricchezza porta con sè anche la democrazia (fonte 5, fonte 6).
Ebbene, con questa picola ma solida conoscenza, cosa vi sentite di consigliare ai giovanissimi egiziani e tunisini che infiammano le piazze dei loro paesi?
Più democrazia o più libertà economica?
Per favore, facciamo vedere che dalla storia qualcosina l' abbiamo imparata.
Per esempio, sappiamo con ragionevole certezza che la libertà economica, ovvero il capitalismo, dove si afferma produce e diffonde ricchezza (fonte 1).
Sappiamo anche che la ricchezza incide non poco sulla felicità della popolazione beneficiata (fonte 2, fonte 3).
Non solo, sappiamo pure che la democrazia, purtropp, non è in grado di fare altrettanto; per fortuna sappiamo anche che i sentimentalisti e gli amanti della democrazia non devono preoccuparsene oltremodo visto che la ricchezza porta con sè anche la democrazia (fonte 5, fonte 6).
Ebbene, con questa picola ma solida conoscenza, cosa vi sentite di consigliare ai giovanissimi egiziani e tunisini che infiammano le piazze dei loro paesi?
Più democrazia o più libertà economica?
Per favore, facciamo vedere che dalla storia qualcosina l' abbiamo imparata.
mercoledì 2 febbraio 2011
Greater inequality, more peace
Esperimento
http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1752258
http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1752258
Il conto della crisi
Chi paga per la crisi?
Nel mondo i ricchi.
All' interno degli stati non si sa ancora, forse la classe media.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-03-27/ceti-medi-pagano-conto-081025.shtml?uuid=AaI4yvJD&fromSearch
Nel mondo i ricchi.
All' interno degli stati non si sa ancora, forse la classe media.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-03-27/ceti-medi-pagano-conto-081025.shtml?uuid=AaI4yvJD&fromSearch
Peggio del "faso tuto mì" c' è solo il "so tuto mì".
Non ci crederete ma molti professori ammettono in modo rilassato di insegnare materie dall' utilità pratica quanto meno dubbia. Ci scherzano persino su.
Fanno cio' a cuor leggero convinti di avere l' asso nella manica, ovvero di poter dimostrare che, comunque, dall' applicazione nelle loro materie, gli allievi avranno grandi benefici che si ripercuoteranno visibilmente nella vita futura fuori dai banchi.
Il concetto su cui si fonda tanta fiducia è quel mito noto come "imparare ad imparare": il latino, per esempio, serve a ben poco ma è pur sempre una "ginnastica per il cervello". In altri termini, lo studio forsennato del latino ci insegnerebbe innanzitutto ad imparare anche in altri contesti.
Purtroppo oggi sappiamo che la "conoscenza è specifica". Ovvero, chi conosce bene una certa cosa, non per questo gode di particolari vantaggi se chiamato ad apprendere un' altra in altri campi del sapere. Chi sa il latino, sa il latino. Punto. La cosa sarà utile a leggere le inscrizioni sui monumenti antichi e poco più. Vale per il latino, per la geografia, per la musica, per le scienza... vale un po' per tutte le forme di conoscenza.
Questo forse spiega lo sconcerto e l' imbarazzo per certe uscite degli intellettuali nostrani in materie che non sono le loro proprie: all' ignoranza da Bar Sport assommano evidentemente una fiducia malriposta nell' esistenza di una fantomatica "conoscenza generalizzata". Avendo studiato a fondo per una vita A, grazie al misterioso tramite della "conoscenza generalizzata", pensano che basti unno sguardo sommario, una "sensazione" per potersi pronunciare da competenti anche su B. Loro, del resto, sono convinti di aver "imaparato ad imparare", cosicchè pensano d' "imparare" all' istante qualsiasi sia la materia su cui posano lo sguardo.
L' arroganza che germoglia da questo bias molto comune, fa dell' intellettuale ignorante un super-ignorante a cui il buon senso di molti avventori del Bar Sport darebbe dei punti; ho l' impressione che ci sia proprio questo dietro un Dario Fo o un Moni Ovadia che sproloquiano di politica, un Sartori che conciona di demografia, un Camilleri che gioca a fare l' antropologo, un Claudio Magris austero moralista, un giallista che s' inventa giuslavorista teorizzando sul precariato e chi più ne ha più ne metta.
NOTA 1: letteratura sul "transfer learning". Vedi anche la voce su wikipedia.
NOTA 2: studio sull' utilità (nulla) del latino a scuola; vedi anche i lavori pionieristici di Edward Thorndike.
P.S. come evitare che in proposito venga in mente l' amato Tetlock e la sua predilezione dei ricci sulle volpi.
http://econlog.econlib.org/archives/2011/01/the_case_agains_5.html
Fanno cio' a cuor leggero convinti di avere l' asso nella manica, ovvero di poter dimostrare che, comunque, dall' applicazione nelle loro materie, gli allievi avranno grandi benefici che si ripercuoteranno visibilmente nella vita futura fuori dai banchi.
Il concetto su cui si fonda tanta fiducia è quel mito noto come "imparare ad imparare": il latino, per esempio, serve a ben poco ma è pur sempre una "ginnastica per il cervello". In altri termini, lo studio forsennato del latino ci insegnerebbe innanzitutto ad imparare anche in altri contesti.
Purtroppo oggi sappiamo che la "conoscenza è specifica". Ovvero, chi conosce bene una certa cosa, non per questo gode di particolari vantaggi se chiamato ad apprendere un' altra in altri campi del sapere. Chi sa il latino, sa il latino. Punto. La cosa sarà utile a leggere le inscrizioni sui monumenti antichi e poco più. Vale per il latino, per la geografia, per la musica, per le scienza... vale un po' per tutte le forme di conoscenza.
Questo forse spiega lo sconcerto e l' imbarazzo per certe uscite degli intellettuali nostrani in materie che non sono le loro proprie: all' ignoranza da Bar Sport assommano evidentemente una fiducia malriposta nell' esistenza di una fantomatica "conoscenza generalizzata". Avendo studiato a fondo per una vita A, grazie al misterioso tramite della "conoscenza generalizzata", pensano che basti unno sguardo sommario, una "sensazione" per potersi pronunciare da competenti anche su B. Loro, del resto, sono convinti di aver "imaparato ad imparare", cosicchè pensano d' "imparare" all' istante qualsiasi sia la materia su cui posano lo sguardo.
L' arroganza che germoglia da questo bias molto comune, fa dell' intellettuale ignorante un super-ignorante a cui il buon senso di molti avventori del Bar Sport darebbe dei punti; ho l' impressione che ci sia proprio questo dietro un Dario Fo o un Moni Ovadia che sproloquiano di politica, un Sartori che conciona di demografia, un Camilleri che gioca a fare l' antropologo, un Claudio Magris austero moralista, un giallista che s' inventa giuslavorista teorizzando sul precariato e chi più ne ha più ne metta.
NOTA 1: letteratura sul "transfer learning". Vedi anche la voce su wikipedia.
NOTA 2: studio sull' utilità (nulla) del latino a scuola; vedi anche i lavori pionieristici di Edward Thorndike.
P.S. come evitare che in proposito venga in mente l' amato Tetlock e la sua predilezione dei ricci sulle volpi.
http://econlog.econlib.org/archives/2011/01/the_case_agains_5.html
martedì 1 febbraio 2011
Intuizioni in concorrenza
Le critiche che Christopher Chabris e Daniel Simons rivolgono alle nostre facoltà intuitive sono uno spasso, e sono anche istruttive.
A patto che ci si ricordi che noi non abbiamo altro che l' intuizione per fondare la nostra conoscenza.
Criticare un' intuizioni significa privilegiare un' intuizione alternativa.
http://econlog.econlib.org/archives/2010/10/take_notice_of.html
A patto che ci si ricordi che noi non abbiamo altro che l' intuizione per fondare la nostra conoscenza.
Criticare un' intuizioni significa privilegiare un' intuizione alternativa.
http://econlog.econlib.org/archives/2010/10/take_notice_of.html
Lo strano amore dei cristiani
Cosa chiede ad un cristiano il comandamento dell' amore?
Ci chiede una libera scelta o una scelta deliberata?
Ci chiede di rispondere ad un inclinazione o ad un senso del dovere?
E' una forma di generosità o una forma di obbedienza?
Ci chiede di assecondare la parte migliore della nostra natura o di agire secondo un calcolo?
Io, con Sant' Agostino, propenderei per la prima opzione. Ma la divisione tra i cristiani è profonda e irrisolta.
Le mie simpatie non sono certo incoraggiate dalla definizione perentoria che dell' amore fornisce Paolo:
... La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell`ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine... (Corinzi 13 4,8).
Qui sembra venir descritto un amore incondizionato, è irrilevante che la persona in questione l' abbia o no meritato, è irrilevante che sia o meno vicina alla persona che ama.
Molti cristiani, ispirati anche da questo passo, pensano così che la forma di amore più puro e in linea con il Vangelo consista nell' amare persone ripugnanti o sgradevoli e sostengono che Gesù abbia amato i peccatori più di chiunque altro.
In questo modo fanno dell' amore una scelta calcolata, visto che la sgradevlezza e la ripugnanza possono essere aggirate solo da un calcolo.
Questa china, maggioritaria, non è innocente: se l' amore è sentito più come un "dovere" che come una "virtù", presto sarà oggetto di un decreto legge.
Ci chiede una libera scelta o una scelta deliberata?
Ci chiede di rispondere ad un inclinazione o ad un senso del dovere?
E' una forma di generosità o una forma di obbedienza?
Ci chiede di assecondare la parte migliore della nostra natura o di agire secondo un calcolo?
Io, con Sant' Agostino, propenderei per la prima opzione. Ma la divisione tra i cristiani è profonda e irrisolta.
Le mie simpatie non sono certo incoraggiate dalla definizione perentoria che dell' amore fornisce Paolo:
... La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell`ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine... (Corinzi 13 4,8).
Qui sembra venir descritto un amore incondizionato, è irrilevante che la persona in questione l' abbia o no meritato, è irrilevante che sia o meno vicina alla persona che ama.
Molti cristiani, ispirati anche da questo passo, pensano così che la forma di amore più puro e in linea con il Vangelo consista nell' amare persone ripugnanti o sgradevoli e sostengono che Gesù abbia amato i peccatori più di chiunque altro.
In questo modo fanno dell' amore una scelta calcolata, visto che la sgradevlezza e la ripugnanza possono essere aggirate solo da un calcolo.
Questa china, maggioritaria, non è innocente: se l' amore è sentito più come un "dovere" che come una "virtù", presto sarà oggetto di un decreto legge.
lunedì 31 gennaio 2011
Compratela!
Ci sono mercati criminali la cui esistenza disturba, ma a volte la miglior soluzione per contenere l' effetto disturbante consiste nell' allargarli consentendo l' ingresso a tutti.
Mi vengono in mente, con un brivido, le aste che si tengono per certe bambine... ma ora, finalmente, l' ingresso è esteso anche ai buoni.
Qui le loro offerte. Fate in modo che fiocchino.
Mi vengono in mente, con un brivido, le aste che si tengono per certe bambine... ma ora, finalmente, l' ingresso è esteso anche ai buoni.
Qui le loro offerte. Fate in modo che fiocchino.
Cosa c' è che non va con il principio di precauzione?
Innanzitutto è irrazionale.
Non solo, noi sapiamo bene anche il perchè: semplice status quo bias.
Andiamo avanti: è eticamente è inacettabile per un liberale visto che antepone la sicurezza (e quindi l' autorità) alla libertà. Il PP si adotta in condizioni d' incertezza, ovvero quando non è possibile provare in modo fondato nessuna tesi in campo. Ma l' onere della prova non spetta sempre a chi vuole imporsi con la violenza limitando le libertà altrui? Quindi...
Emergendo in situazioni difficilmente valutabili implica la regolazione di ambienti complessi, e sappiamo bene i problemi che comporta una simile ambizione.
Da ultimo, diciamolo francamente: c' è di meglio.
Insomma, cosa trascura il PP? Non considera che ogni successo umano è preceduto da fallimenti. Funziona così, purtroppo: chi non l' ha imparato è condannato a sparire insterilito dal PP o da similare fuffa.
http://www2.warwick.ac.uk/alumni/knowledge/themes/04/failure_opportunity/
Non solo, noi sapiamo bene anche il perchè: semplice status quo bias.
Andiamo avanti: è eticamente è inacettabile per un liberale visto che antepone la sicurezza (e quindi l' autorità) alla libertà. Il PP si adotta in condizioni d' incertezza, ovvero quando non è possibile provare in modo fondato nessuna tesi in campo. Ma l' onere della prova non spetta sempre a chi vuole imporsi con la violenza limitando le libertà altrui? Quindi...
Emergendo in situazioni difficilmente valutabili implica la regolazione di ambienti complessi, e sappiamo bene i problemi che comporta una simile ambizione.
Da ultimo, diciamolo francamente: c' è di meglio.
Insomma, cosa trascura il PP? Non considera che ogni successo umano è preceduto da fallimenti. Funziona così, purtroppo: chi non l' ha imparato è condannato a sparire insterilito dal PP o da similare fuffa.
http://www2.warwick.ac.uk/alumni/knowledge/themes/04/failure_opportunity/
Pagare o far pagare?
Abbiamo già incontrato Roland Fryer e sappiamo che le sue ricerche ruotano intorno alla domanda: pagare gli studenti migliora le loro prestazioni?
Non sembra ci siano risposte definitive in merito.
Le cose appaiono più chiare rettificando leggermente il tenore della domanda: far pagare gli studenti migliora le loro prestazioni? Ebbene:
... uno studio fatto su studenti dell'Università Bocconi dimostra che il rendimento degli studenti migliora, e di molto, quando aumentano le tasse universitarie pagate direttamente dalla famiglia dello studente stesso. Invece, quando le rette universitarie vengono pagate dal contribuente, gli incentivi degli studenti si annacquano assai...
La via da intraprendere adesso sembra più chiara.
Fonte:
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-01-28/disagio-figli-solo-colpa-084729.shtml?uuid=Aaqf1a3C&fromSearch
Non sembra ci siano risposte definitive in merito.
Le cose appaiono più chiare rettificando leggermente il tenore della domanda: far pagare gli studenti migliora le loro prestazioni? Ebbene:
... uno studio fatto su studenti dell'Università Bocconi dimostra che il rendimento degli studenti migliora, e di molto, quando aumentano le tasse universitarie pagate direttamente dalla famiglia dello studente stesso. Invece, quando le rette universitarie vengono pagate dal contribuente, gli incentivi degli studenti si annacquano assai...
La via da intraprendere adesso sembra più chiara.
Fonte:
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-01-28/disagio-figli-solo-colpa-084729.shtml?uuid=Aaqf1a3C&fromSearch
domenica 30 gennaio 2011
Immagini neuronali
Qual è l' osservazione che più di altre si è costretti a ripetere ossessivamente?
Candidata numero uno: sapere cosa accade nel cervello quando pensiamo non ci dice nulla sull' origine dei pensieri.
http://gisrael.blogspot.com/2011/02/se-la-morale-e-un-fatto-di-neuroni.html
Candidata numero uno: sapere cosa accade nel cervello quando pensiamo non ci dice nulla sull' origine dei pensieri.
http://gisrael.blogspot.com/2011/02/se-la-morale-e-un-fatto-di-neuroni.html
sabato 29 gennaio 2011
Meditazione libertaria sul Vangelo del 30.1.2011
Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 22-33
In quel tempo. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio «una coppia di tortore o due giovani colombi», come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo / vada in pace, secondo la tua parola, / perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, / preparata da te davanti a tutti i popoli: / luce per rivelarti alle genti / e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
Oggi si celebra la Famiglia. La Chiesa ci spiega continuamente che la Famiglia è un' istituzione NATURALE.
Il non credente non capisce, ma che significa esattamente l' aggettivo "naturale"?
Risposta: significa che risponde al volere del Signore.
Ma una risposta del genere ha il solo effetto di troncare di botto ogni comunicazione con il non credente.
E allora, risposta alternativa: significa che è la soluzione oggettivamente più corretta al problema della convivenza umana.
Ma il non credente è scettico di fronte a giudizi di valore tanto drastici e, per lui, arbitrari.
Risposta conclusiva: è la soluzione ad un problema posto dalla natura.
La natura pone solo problemi complessi, ovvero problemi che contemplono soluzioni evolutive che coinvolgano una pluralità di intelligenze. Le soluzioni evolutive sono le "soluzione naturali" per eccellenza.
Adesso, finalmente, il non-credente non puo' far finta di non capire, ma puo' sempre obiettare: e dov' è mai il processo evolutivo che designa la Famiglia come soluzione naturale? Dov' è la selezione che filtra la pluralità dei competitori? e dove sono i candidati che ad essa si sottopongono? Io vedo solo un modello che, carico di privilegi, "concorre" in modo sleale.
Chi nega il valore della Famiglia, nega un valore prezioso e se ne assume le responsabilità; ma chi non facilità l' instaurazione di un processo evolutivo, chi nega la naturalità e quindi la competizione tra Famiglia Tradizionale e soluzioni alternative, oltre a testimoniare la sua scarsa fede nell' istituto, impedisce al non credente di trasformarsi in un Simeone entusiasta. E ne risponderà.
In quel tempo. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio «una coppia di tortore o due giovani colombi», come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo / vada in pace, secondo la tua parola, / perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, / preparata da te davanti a tutti i popoli: / luce per rivelarti alle genti / e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
Oggi si celebra la Famiglia. La Chiesa ci spiega continuamente che la Famiglia è un' istituzione NATURALE.
Il non credente non capisce, ma che significa esattamente l' aggettivo "naturale"?
Risposta: significa che risponde al volere del Signore.
Ma una risposta del genere ha il solo effetto di troncare di botto ogni comunicazione con il non credente.
E allora, risposta alternativa: significa che è la soluzione oggettivamente più corretta al problema della convivenza umana.
Ma il non credente è scettico di fronte a giudizi di valore tanto drastici e, per lui, arbitrari.
Risposta conclusiva: è la soluzione ad un problema posto dalla natura.
La natura pone solo problemi complessi, ovvero problemi che contemplono soluzioni evolutive che coinvolgano una pluralità di intelligenze. Le soluzioni evolutive sono le "soluzione naturali" per eccellenza.
Adesso, finalmente, il non-credente non puo' far finta di non capire, ma puo' sempre obiettare: e dov' è mai il processo evolutivo che designa la Famiglia come soluzione naturale? Dov' è la selezione che filtra la pluralità dei competitori? e dove sono i candidati che ad essa si sottopongono? Io vedo solo un modello che, carico di privilegi, "concorre" in modo sleale.
Chi nega il valore della Famiglia, nega un valore prezioso e se ne assume le responsabilità; ma chi non facilità l' instaurazione di un processo evolutivo, chi nega la naturalità e quindi la competizione tra Famiglia Tradizionale e soluzioni alternative, oltre a testimoniare la sua scarsa fede nell' istituto, impedisce al non credente di trasformarsi in un Simeone entusiasta. E ne risponderà.
Smontando e rimontando che Mahler ti fo?
Sotto il patrocinio Deutsche Grammophon, l' acerrimo guastatore s' intrufola nella sinfonia per disseminare i suoi sabotaggi. Pentagrammi intocchi, armonie e melodie intatte, si lavora su contesto e orecchie dell' ascoltatore. Il capolavoro vibra in ambienti insoliti, a partire dal capanno svizzero in cui fu composto. La decima avvistata dietro schermi che la filtrano grazie ad una fantasmagoria di infidi pixel.
Gustav Mahler recomposed By Matthew Herbert - Symphonie No. 10 Philharmonia Orchestra-Giuseppe Sinopoli
http://www.goear.com/playlist.php?v=56acaca
Gustav Mahler recomposed By Matthew Herbert - Symphonie No. 10 Philharmonia Orchestra-Giuseppe Sinopoli
http://www.goear.com/playlist.php?v=56acaca
venerdì 28 gennaio 2011
Libertarianis A-Z: difesa nazionale
Anche un libertario deve arrendersi all’ evidenza che un bene come la difesa nazionale sia pubblico.
Cio’ non esclude una serie di problemi: l’ attacco preventivo fa parte della difesa? E la guerra umanitaria? Si tratta di guerre che hanno forti costi e deboli benefici, eppure sono molto popolari presso gli intellettuali più impegnati.
L' invasione delle Ultrapappe. Omaggio a Lars Hollmer.
Iscriviti a:
Post (Atom)