venerdì 30 luglio 2010
Vivivivi? Gangangangang!
Per ventinove giorni Konrad Lorenz ha covato le sue venti preziose uova di oca selvatica. Finalmente è arrivato il gran giorno, ed eccola qua, la prima ochetta:
A lungo, molto a lungo mi fissò l'ochetta, e quando io feci un movimento e pronunciai una parolina, quel minuscolo essere improvvisamente allentò la tensione e *mi salutò*: col collo ben teso e la nuca appiattita, pronunciò rapidamente il verso con cui le oche selvatiche esprimono i loro stati d'animo, e che nei piccoli suona come un tenero, fervido pigolio.
Fin qui tutto bene. Lorenz ha già un piano: affiderà le ochette, e questa in particolare, all'oca domestica che si è piazzata nella cuccia del cane sfrattato, poraccio.
Infilai la mano sotto il ventre tiepido e morbido della vecchia e vi sistemai ben bene la piccina, convinto di aver assolto il mio compito.
Seee, macché. Non funziona così.
(...) Pochi minuti, durante i quali meditavo soddisfatto davanti al nido dell'oca, quando risuonò da sotto la biancona un flebile pigolio interrogativo: 'vivivivivi?'. In tono pratico e tranquillizzante la vecchia oca rispose con lo stesso verso, solo espresso nella sua tonalità: 'gangangangang'. Ma invece di tranquillizzarsi come avrebbe fatto ogni ochetta ragionevole, la mia rapidamente sbucò fuori da sotto le tiepide piume, guardò su con un solo occhio verso il viso della madre adottiva e poi si allontanò singhiozzando: 'fip... fip... fip... '.
Lorenz ci riprova, la ficca di nuovo sotto la biancona, ma niente: 'fip...fip...fip...' L'ochetta Martina non molla. Una 'madre' ce l'ha già, e non è la biancona. Lorenz si arrende.
Posai la cestina con la culla riscaldata proprio in un angolo della camera e mi infilai anch'io sotto le coperte. Proprio nell'attimo in cui stavo per addormentarmi udii Martina emettere, già tutta assonnata, ancora un sommessso 'virrrr'. Io non mi mossi, ma poco dopo risuonò più forte, come in tono interrogativo, quel richiamo 'vivivivi?' che Selma Lagerloef nella sua stupenda storia del piccolo Nils Holgerson, che ha avuto su di me tanta influenza quand'ero bambino, traduce con geniale, penetrante intuizione nella frase: 'io sono qui, tu dove sei?'. 'Vivivivi?: io sono qui, tu dove sei?'. Io continuai a non rispondere, rannicchiandomi sempre più tra le coltri, e sperando intensamente che la piccola si sarebbe addormentata. Macchè! Ecco di nuovo il suo 'vivivivivi?', ma ora con una mincciosa componente tratta dal lamento dell'abbandono: un 'io sono qui, tu dove sei?' pronunciato con il viso atteggiato al pianto, con gli angoli della bocca abbassati e il labbro inferiore voltato in fuori; cioè, presso le oche, con il collo tutto ritto e le piume del capo arruffate. E un istante dopo ecco uno scoppio di striduli e insistenti 'fip... fip... '. Dovetti uscire dal letto e affacciarmi sul cestino; Martina mi accolse beata salutandomi con un 'vivivivivi'. Non voleva più smettere, tanto era il sollievo di non sentirsi più sola nella notte. La posi dolcemente sotto la coperta termostatica: 'virrrr, virrrr'. Si addormentò subito, deliberatamente, e io feci lo stesso. Ma non era passata neppure un'ora (erano circa le dieci e mezzo), quando di nuovo risuonò il 'vivivivivi' interrogativo, e si ripetè la sequenza di cui sopra. E poi di nuovo alle dodici meno un quarto, e all'una. Alle tre meno un quarto mi levai e decisi di cambiare radicalmente la disposizione degli elementi nell'esperimento. Presi la culla e me la posi a portata di mano presso la testata del letto. Quando, secondo le previsioni, alle tre e mezzo si fece sentire il solito interrogativo 'io sono qui, tu dove sei?', io risposi nel mio stentato linguaggio di oca selvatica con un 'gangangangang' e diedi qualche colpetto alla coperta termostatica. 'Virrrr,' rispose Martina 'io sto già dormendo, buonanotte'. Presto imparai a dire 'gangangangang' senza neppure svegliarmi, e credo che ancor oggi risponderei così se, nel profondo del sonno, udissi qualcuno sussurrarmi sommessamente 'vivivivivi?'.
da L'anello di Re Salomone, di Konrad Lorenz (1949)
A lungo, molto a lungo mi fissò l'ochetta, e quando io feci un movimento e pronunciai una parolina, quel minuscolo essere improvvisamente allentò la tensione e *mi salutò*: col collo ben teso e la nuca appiattita, pronunciò rapidamente il verso con cui le oche selvatiche esprimono i loro stati d'animo, e che nei piccoli suona come un tenero, fervido pigolio.
Fin qui tutto bene. Lorenz ha già un piano: affiderà le ochette, e questa in particolare, all'oca domestica che si è piazzata nella cuccia del cane sfrattato, poraccio.
Infilai la mano sotto il ventre tiepido e morbido della vecchia e vi sistemai ben bene la piccina, convinto di aver assolto il mio compito.
Seee, macché. Non funziona così.
(...) Pochi minuti, durante i quali meditavo soddisfatto davanti al nido dell'oca, quando risuonò da sotto la biancona un flebile pigolio interrogativo: 'vivivivivi?'. In tono pratico e tranquillizzante la vecchia oca rispose con lo stesso verso, solo espresso nella sua tonalità: 'gangangangang'. Ma invece di tranquillizzarsi come avrebbe fatto ogni ochetta ragionevole, la mia rapidamente sbucò fuori da sotto le tiepide piume, guardò su con un solo occhio verso il viso della madre adottiva e poi si allontanò singhiozzando: 'fip... fip... fip... '.
Lorenz ci riprova, la ficca di nuovo sotto la biancona, ma niente: 'fip...fip...fip...' L'ochetta Martina non molla. Una 'madre' ce l'ha già, e non è la biancona. Lorenz si arrende.
Posai la cestina con la culla riscaldata proprio in un angolo della camera e mi infilai anch'io sotto le coperte. Proprio nell'attimo in cui stavo per addormentarmi udii Martina emettere, già tutta assonnata, ancora un sommessso 'virrrr'. Io non mi mossi, ma poco dopo risuonò più forte, come in tono interrogativo, quel richiamo 'vivivivi?' che Selma Lagerloef nella sua stupenda storia del piccolo Nils Holgerson, che ha avuto su di me tanta influenza quand'ero bambino, traduce con geniale, penetrante intuizione nella frase: 'io sono qui, tu dove sei?'. 'Vivivivi?: io sono qui, tu dove sei?'. Io continuai a non rispondere, rannicchiandomi sempre più tra le coltri, e sperando intensamente che la piccola si sarebbe addormentata. Macchè! Ecco di nuovo il suo 'vivivivivi?', ma ora con una mincciosa componente tratta dal lamento dell'abbandono: un 'io sono qui, tu dove sei?' pronunciato con il viso atteggiato al pianto, con gli angoli della bocca abbassati e il labbro inferiore voltato in fuori; cioè, presso le oche, con il collo tutto ritto e le piume del capo arruffate. E un istante dopo ecco uno scoppio di striduli e insistenti 'fip... fip... '. Dovetti uscire dal letto e affacciarmi sul cestino; Martina mi accolse beata salutandomi con un 'vivivivivi'. Non voleva più smettere, tanto era il sollievo di non sentirsi più sola nella notte. La posi dolcemente sotto la coperta termostatica: 'virrrr, virrrr'. Si addormentò subito, deliberatamente, e io feci lo stesso. Ma non era passata neppure un'ora (erano circa le dieci e mezzo), quando di nuovo risuonò il 'vivivivivi' interrogativo, e si ripetè la sequenza di cui sopra. E poi di nuovo alle dodici meno un quarto, e all'una. Alle tre meno un quarto mi levai e decisi di cambiare radicalmente la disposizione degli elementi nell'esperimento. Presi la culla e me la posi a portata di mano presso la testata del letto. Quando, secondo le previsioni, alle tre e mezzo si fece sentire il solito interrogativo 'io sono qui, tu dove sei?', io risposi nel mio stentato linguaggio di oca selvatica con un 'gangangangang' e diedi qualche colpetto alla coperta termostatica. 'Virrrr,' rispose Martina 'io sto già dormendo, buonanotte'. Presto imparai a dire 'gangangangang' senza neppure svegliarmi, e credo che ancor oggi risponderei così se, nel profondo del sonno, udissi qualcuno sussurrarmi sommessamente 'vivivivivi?'.
da L'anello di Re Salomone, di Konrad Lorenz (1949)
giovedì 29 luglio 2010
Il costo della scelta
Scegliere costa: http://en.wikipedia.org/wiki/Search_theory
E questo costo forse ci dice qualcosa anche sul ciclo economico: http://econlog.econlib.org/archives/2010/07/the_recalculati_2.html
Ma scegliere ci rende felici: Life goals and choices have as much or more impact on life satisfaction than variables routinely described as important in previous research, including extroversion and being married or partnered. http://www.bigquestionsonline.com/blogs/heather-wax/goals-religion-and-personal-choices-can-affect-long-term-happiness
E questo costo forse ci dice qualcosa anche sul ciclo economico: http://econlog.econlib.org/archives/2010/07/the_recalculati_2.html
Ma scegliere ci rende felici: Life goals and choices have as much or more impact on life satisfaction than variables routinely described as important in previous research, including extroversion and being married or partnered. http://www.bigquestionsonline.com/blogs/heather-wax/goals-religion-and-personal-choices-can-affect-long-term-happiness
sabato 24 luglio 2010
Due buone ragioni
Il matematico Antonio Ambrosetti ci parla dei saggi antireligiosi che sono tornati di moda in questi ultimi anni, Odifreddi, Paulos...
Questi autori si definiscono spesso come "matematici", ma la cosa andrebbe controllata.
Prendiamo Paulos, pur insegnando matematica non lo si puo' certo definire un "matematico": ha pubblicato pochissimo (due lavori), con scarsi riscontri e in ambiti diversi da quello matematico.
La sua attività principale consiste nella cura di testi anti-religiosi e nella partecipazione a dibattiti televisivi.
Il caso di Odifreddi non si differenzia granchè.
Ambrosetti prosegue spiegando quando una persona puo' definirsi "matematico": un laureato che insegna al Liceo o all' Università è fuori dal consesso. almeno quanto un laureato in economia che lavora in banca non puo' essere considerato un "economista".
Bisogna invece partecipare attivamente e con risultati di sostanza alla ricerca matematica. Non basta qualche lavoro estemporaneo.
Infine Ambrosetti spiega perchè le dimostrazioni matematiche hanno poco a che vedere con l' esistenza o l' inesistenza di Dio: ogni dimostrazione implica assiomi indimostrati e dipende da quelli. ma ci sono anche ipotesi e definizioni a complicare la faccenda.
Se non siamo tutti atei o tutti credenti non è certo a causa dell' irrazionalità dilagante, manca un accordo unanime su assiomi, ipotesi e definizioni. Per evitare di essere stucchevoli, meglio lasciar perdere le "dimostrazioni".
Da ultimo Ambrosetti spiega perchè il suo lavoro di matematico (vero) lo ha avvicinato alla fede.
I motivi sono essenzialmente due.
1. la ricerca matematica ci fa toccare con mano la finitezza delle nostre conoscenze: solo la mente divina possiede la conoscenza infinita.
2. la ricerca matematica ci fa toccare con mano la non arbitrarietà della nostra conoscenza: solo un Dio puo' star dietro e condividere un significato tanto forte.
Non si tratta di dimostrazioni matematiche, è vero, ma sono comunque DUE BUONE RAGIONI per cui un matematico puo' sentirsi chiamato verso la fede.
Antonio Ambrosetti, Giovanni Prodi, Ennio De Giorgi - e mi fermo qui - sono forse le nostre menti matematiche più creative ed hanno seguito proprio quel richiamo.
Tutto cio' è rassicurante.
Antonio Ambrosetti - la matematica e l' esistenza di Dio - Lindau
Questi autori si definiscono spesso come "matematici", ma la cosa andrebbe controllata.
Prendiamo Paulos, pur insegnando matematica non lo si puo' certo definire un "matematico": ha pubblicato pochissimo (due lavori), con scarsi riscontri e in ambiti diversi da quello matematico.
La sua attività principale consiste nella cura di testi anti-religiosi e nella partecipazione a dibattiti televisivi.
Il caso di Odifreddi non si differenzia granchè.
Ambrosetti prosegue spiegando quando una persona puo' definirsi "matematico": un laureato che insegna al Liceo o all' Università è fuori dal consesso. almeno quanto un laureato in economia che lavora in banca non puo' essere considerato un "economista".
Bisogna invece partecipare attivamente e con risultati di sostanza alla ricerca matematica. Non basta qualche lavoro estemporaneo.
Infine Ambrosetti spiega perchè le dimostrazioni matematiche hanno poco a che vedere con l' esistenza o l' inesistenza di Dio: ogni dimostrazione implica assiomi indimostrati e dipende da quelli. ma ci sono anche ipotesi e definizioni a complicare la faccenda.
Se non siamo tutti atei o tutti credenti non è certo a causa dell' irrazionalità dilagante, manca un accordo unanime su assiomi, ipotesi e definizioni. Per evitare di essere stucchevoli, meglio lasciar perdere le "dimostrazioni".
Da ultimo Ambrosetti spiega perchè il suo lavoro di matematico (vero) lo ha avvicinato alla fede.
I motivi sono essenzialmente due.
1. la ricerca matematica ci fa toccare con mano la finitezza delle nostre conoscenze: solo la mente divina possiede la conoscenza infinita.
2. la ricerca matematica ci fa toccare con mano la non arbitrarietà della nostra conoscenza: solo un Dio puo' star dietro e condividere un significato tanto forte.
Non si tratta di dimostrazioni matematiche, è vero, ma sono comunque DUE BUONE RAGIONI per cui un matematico puo' sentirsi chiamato verso la fede.
Antonio Ambrosetti, Giovanni Prodi, Ennio De Giorgi - e mi fermo qui - sono forse le nostre menti matematiche più creative ed hanno seguito proprio quel richiamo.
Tutto cio' è rassicurante.
Antonio Ambrosetti - la matematica e l' esistenza di Dio - Lindau
venerdì 23 luglio 2010
Il creazionista giuridico
Il creazionista giuridico crede che al di fuori della legge di governo ci sia solo il comando morale. Il diritto si occupa della prima, l' etica dei secondi.
Chi si oppone alla legge puo' farlo solo in nome dell' etica.
Cosa è in grado di provare l' infondatezza di questa posizione?
Innanzitutto il fatto che esistono fior di diritti senza governi.
Recentemente leggevo Moby Dick, in particolare le pagine in cui Melville si dilunga sul diritto che regola la caccia alle balene.
Non esisteva un "governo" dei balenieri, eppure esisteva un diritto. Il diritto che tanto appassiona lo scrittore si era sedimentato nella pratica concreta dell' esecizio di quella professione.
E non parliamo certo di "norme etiche": parliamo del diritto ad inseguire la balena per 8 miglia che acquisisce chi scaglia il primo arpione che attinge la bestia.
Si possono fare decine di esempi simili al diritto dei balenieri. Decisamente troppi per non considerare tutto cio' un' "overwhelming evidence" contro l' ipotesi del creazionista giuridico.
Per il creazionista giuridico non puo' esister un ordine giuridico senza un dio. Pardon, senza un legislatore che tenga tutto sotto controllo dall' alto.
Il creazionista giuridico non riesce a concepire che l' evolouzione relazionale tra i soggetti è in grado di produrre ordini sofisticati. Eppure disponiamo ormai di una lunga serie di esemplificazioni concrete. Quella che in passato poteva essere considerata un' ipotesi, oggi è poco più che una superstizione.
Un testo che esprime al meglio questi concetti è il classico di Bruno Leoni: "La libertà e la legge". Purtroppo per molti anni da noi il creazionista Bobbio ha oscurato l' evoluzionista Leoni.
Vorrei solo aggiungere una cosa.
A volte mi capita di auspicare che una certa legge giuridica possa venir trasgredita, anche se so in anticipo che cio' condurrà Tizio alla rovina.
Facciamo un esempio che ci capiamo meglio: auspico che l' uso della droga sia liberalizzato anche se so che in questo modo Tizio si distruggerà.
Francamente non penso che questo mio auspicio abbia natura etica, al contrario. Eppure sono pronto alla disobbedienza civile per perorare quella causa. Ma a cosa mi appello se non mi appello all' etica?
Chi si oppone alla legge puo' farlo solo in nome dell' etica.
Cosa è in grado di provare l' infondatezza di questa posizione?
Innanzitutto il fatto che esistono fior di diritti senza governi.
Recentemente leggevo Moby Dick, in particolare le pagine in cui Melville si dilunga sul diritto che regola la caccia alle balene.
Non esisteva un "governo" dei balenieri, eppure esisteva un diritto. Il diritto che tanto appassiona lo scrittore si era sedimentato nella pratica concreta dell' esecizio di quella professione.
E non parliamo certo di "norme etiche": parliamo del diritto ad inseguire la balena per 8 miglia che acquisisce chi scaglia il primo arpione che attinge la bestia.
Si possono fare decine di esempi simili al diritto dei balenieri. Decisamente troppi per non considerare tutto cio' un' "overwhelming evidence" contro l' ipotesi del creazionista giuridico.
Per il creazionista giuridico non puo' esister un ordine giuridico senza un dio. Pardon, senza un legislatore che tenga tutto sotto controllo dall' alto.
Il creazionista giuridico non riesce a concepire che l' evolouzione relazionale tra i soggetti è in grado di produrre ordini sofisticati. Eppure disponiamo ormai di una lunga serie di esemplificazioni concrete. Quella che in passato poteva essere considerata un' ipotesi, oggi è poco più che una superstizione.
Un testo che esprime al meglio questi concetti è il classico di Bruno Leoni: "La libertà e la legge". Purtroppo per molti anni da noi il creazionista Bobbio ha oscurato l' evoluzionista Leoni.
Vorrei solo aggiungere una cosa.
A volte mi capita di auspicare che una certa legge giuridica possa venir trasgredita, anche se so in anticipo che cio' condurrà Tizio alla rovina.
Facciamo un esempio che ci capiamo meglio: auspico che l' uso della droga sia liberalizzato anche se so che in questo modo Tizio si distruggerà.
Francamente non penso che questo mio auspicio abbia natura etica, al contrario. Eppure sono pronto alla disobbedienza civile per perorare quella causa. Ma a cosa mi appello se non mi appello all' etica?
giovedì 22 luglio 2010
Come uccide l' italiano?
Per calcolo.
Occorre mandare segnali a destra e a manca, la colpevolezza della vittima è secondaria.
Per passione.
Occorre sfogare l' odio che inietta il sangue negli occhi, e che vada in malora il test kantiano dell' universalità.
Per disperazione.
Compromesso il valore supremo (la Famiglia), tutto è perduto e muoia sansone con i filistei.
Ma dove trovare un' adeguata illustrazione degli omicidi italian style?
Come vertice propongo "Fratelli" di Abel Ferrara.
Occorre mandare segnali a destra e a manca, la colpevolezza della vittima è secondaria.
Per passione.
Occorre sfogare l' odio che inietta il sangue negli occhi, e che vada in malora il test kantiano dell' universalità.
Per disperazione.
Compromesso il valore supremo (la Famiglia), tutto è perduto e muoia sansone con i filistei.
Ma dove trovare un' adeguata illustrazione degli omicidi italian style?
Come vertice propongo "Fratelli" di Abel Ferrara.
mercoledì 21 luglio 2010
L' antimiracolo di Lourdes
Lourdes.
E' Dio ad essere muto o è il credente ad essere sordo?
Di certo tra i due, in questo lugubre film, la comunicazione sembra irrimediabilmente compromessa.
Se il black out di cui sopra fosse una presa d' atto, le simpatie dell' ateo sarebbero giustificate; se fosse un monito, ad essere giustificato è l' omaggio reso dai credenti che hanno premiato il film (pur senza colpi d' ala, resta dignitoso).
Ma forse non siamo di fronte ad un Dio muto: il miracolo c' è.
Forse non siamo noi credenti ad avere i sensi ottusi: il miracolo lo vediamo eccome.
Dio è pronto a rispondere, noi abbiamo orecchie per ascoltarlo...
... Purtroppo non abbiamo più bocche e cuore con la voglia giusta di "chiedere". La nostra ambizione di felicità si è debilitata e non va oltre Al Bano e& Romina.
I prodigi dell' Altissimo ci interessano relativamente: lui ci risolleva dalle carrozzelle... e noi ci ricadiamo pesantemente dentro, è troppo comodo farci spingere, è troppo comodo spingere.
E' Dio ad essere muto o è il credente ad essere sordo?
Di certo tra i due, in questo lugubre film, la comunicazione sembra irrimediabilmente compromessa.
Se il black out di cui sopra fosse una presa d' atto, le simpatie dell' ateo sarebbero giustificate; se fosse un monito, ad essere giustificato è l' omaggio reso dai credenti che hanno premiato il film (pur senza colpi d' ala, resta dignitoso).
Ma forse non siamo di fronte ad un Dio muto: il miracolo c' è.
Forse non siamo noi credenti ad avere i sensi ottusi: il miracolo lo vediamo eccome.
Dio è pronto a rispondere, noi abbiamo orecchie per ascoltarlo...
... Purtroppo non abbiamo più bocche e cuore con la voglia giusta di "chiedere". La nostra ambizione di felicità si è debilitata e non va oltre Al Bano e& Romina.
I prodigi dell' Altissimo ci interessano relativamente: lui ci risolleva dalle carrozzelle... e noi ci ricadiamo pesantemente dentro, è troppo comodo farci spingere, è troppo comodo spingere.
martedì 20 luglio 2010
Perchè sono diventato anti-meritocratico
Perchè, gratta gratta, ho scoperto meglio cosa intendono per "meritocrazia".
Intendono "Meritocrazia".
C' è uno che non c' entra niente con te, chiamiamolo "burocrate", che ti "misura ufficialmente" e ti dice quanto vali. Quello è il tuo valore e nessuno deve metterci becco.
In un mondo del genere vige il Metodo Unico e le maiuscole abbondano: il burocrate deve essere chiamato Burocrate, la misurazione si scrive Misurazione; l' ufficiale è Ufficiale e il valore deve essere pensato come Valore.
Preferisco essere valutato dalle persone che mi vedono all' opera e per cui faccio qualcosa. Sarà una valutazione con la minuscola, varrà solo per quelle persone, ma io mi fido di più.
Al "Valore" preferisco il "valore", ma soprattutto al mondo che sta intorno al "Valore" preferisco il mondo che sta intorno al "valore".
Il pensiero di Dio "serve" anche a questo, serve a dire al "burocrate" che non abbiamo bisogno quaggiù di gente dedita alla costruzione della maiuscole.
link
Intendono "Meritocrazia".
C' è uno che non c' entra niente con te, chiamiamolo "burocrate", che ti "misura ufficialmente" e ti dice quanto vali. Quello è il tuo valore e nessuno deve metterci becco.
In un mondo del genere vige il Metodo Unico e le maiuscole abbondano: il burocrate deve essere chiamato Burocrate, la misurazione si scrive Misurazione; l' ufficiale è Ufficiale e il valore deve essere pensato come Valore.
Preferisco essere valutato dalle persone che mi vedono all' opera e per cui faccio qualcosa. Sarà una valutazione con la minuscola, varrà solo per quelle persone, ma io mi fido di più.
Al "Valore" preferisco il "valore", ma soprattutto al mondo che sta intorno al "Valore" preferisco il mondo che sta intorno al "valore".
Il pensiero di Dio "serve" anche a questo, serve a dire al "burocrate" che non abbiamo bisogno quaggiù di gente dedita alla costruzione della maiuscole.
link
Come capire se non si capisce l' economia
Tizio e Caio vengono messi in isolamento, dopodichè a Tizio vengono dati 20 euro: dovrà proporre a Caio una ripartizione di quella somma. Se Caio accetterà, si terranno i soldi; in caso contrario se ne andranno a casa tutti con le pive nel sacco.
Di solito non si offre oltre il 50%, sebbene un' offerta di quel tipo sarebbe prontamente accettata. Considerando solo le offerte realistiche, le persone accettano per ripartizioni pari al 50% o di poco inferiori, altrimenti declinano e perdono tutto.
Il giochino è noto come "the ultimate game" e molti lo considerano come una prova sperimentale in grado di confutare la razionalità umana. L' uomo non sarebbe davvero come lo dipingono gli economisti.
Non mi interessa tanto l' ultimate game, quanto chi conclude come ho detto. Si tratta di un modo molto diffuso di equivocare il lavoro degli economisti.
Secondo chi interpreta come ho detto gli esiti sperimentali dell' "ultimate game", se raccolgo un euro da terra e lo restituisco al legittimo proprietario che se l' era perso, io sarei una persona "irrazionale".
Di solito non si offre oltre il 50%, sebbene un' offerta di quel tipo sarebbe prontamente accettata. Considerando solo le offerte realistiche, le persone accettano per ripartizioni pari al 50% o di poco inferiori, altrimenti declinano e perdono tutto.
Il giochino è noto come "the ultimate game" e molti lo considerano come una prova sperimentale in grado di confutare la razionalità umana. L' uomo non sarebbe davvero come lo dipingono gli economisti.
Non mi interessa tanto l' ultimate game, quanto chi conclude come ho detto. Si tratta di un modo molto diffuso di equivocare il lavoro degli economisti.
Secondo chi interpreta come ho detto gli esiti sperimentali dell' "ultimate game", se raccolgo un euro da terra e lo restituisco al legittimo proprietario che se l' era perso, io sarei una persona "irrazionale".
L' attacco ai diritti
Come riconoscere chi minaccia più da vicino i diritti fondamentali dei cittadini?
In genere si tratta di gente dedita ad inventarsi un "diritto" al giorno.
Ieri il ministro Brambilla si è inventato il "diritto alle vacanze" per tutti.
[sito dedicato al buono vacanze]
In genere si tratta di gente dedita ad inventarsi un "diritto" al giorno.
Ieri il ministro Brambilla si è inventato il "diritto alle vacanze" per tutti.
[sito dedicato al buono vacanze]
lunedì 19 luglio 2010
Chi proibisce di più?
Per un libertario la tabella qui sopra è in qualche modo indicativa?
Non penso proprio, l' unica cosa che conta è il gradi di laicità che ciascuna religione è disposta a tollerare.
Tenuto conto del parametro fondamentale le cose potrebbero ribaltarsi.
Storia d' Italia
Limitiamoci alla storia finanziaria.
Limitiamoci alla storia dagli anni sessanta.
Limitiamoci ad una storia con un solo "cattivone" (il centro-sinistra).
Limitiamoci alla storia che più riesco a condividere.
Ecco, con tutti questi limiti, la migliore che riesco ad immaginare è all' incirca così.
Limitiamoci alla storia dagli anni sessanta.
Limitiamoci ad una storia con un solo "cattivone" (il centro-sinistra).
Limitiamoci alla storia che più riesco a condividere.
Ecco, con tutti questi limiti, la migliore che riesco ad immaginare è all' incirca così.
Le puttane della lettura
Pagare gli studenti migliora le loro prestazioni?
Non si capisce bene: non sembra che chi legge un libro a pagamento abbia un profitto superiore rispetto a chi lo legge gratis.
Però chi è pagato è più probabile che legga rispetto a chi lo deve fare gratis.
link
Non si capisce bene: non sembra che chi legge un libro a pagamento abbia un profitto superiore rispetto a chi lo legge gratis.
Però chi è pagato è più probabile che legga rispetto a chi lo deve fare gratis.
link
sabato 17 luglio 2010
La Classe
"Amici", il programma TV di Maria De Filippi, è tacciato di essere altamente diseducativo. Ne intuisco i motivi senza capirli appieno.
Dapprima si additava la competitività: lo strss ambientale che crea finisce per macinare i ragazzi.
Ma questa accusa non ha retto a lungo, aveva i piedi d' argilla.
Si è passati a qualcosa di più calibrato: il programma mostra l' allievo in perenne conflitto con l' insegnante. Le due
figure non ricoprono con chiarezza il ruolo canonico, questo puo' confondere e spiazzare il ragazzo che guarda ed assimila.
Però anche un film quotato come "La Classe" mostra allievi che si mettono sullo stesso piano dell' insegnante ed entrano in perenne conflitto con lui.
Come distinguere allora l' "autentico" dalla "spazzatura". Cos' è che "edifica" e cos' è che "mortifica"?
Non sarà mica solo un affare di "movimenti di macchina", spero?
La forma è davvero tutto? E se la forma non è tutto, aiutatemi a distinguere la sostanza.
Faccio la mia ipotesi: mentre nel film la selvaggia vis polemica viene da fuori e "La Classe" è un ambiente dove si cerca di arginarla/ordinarla/indirizzarla, nel programma TV si ha l' impressione che l' insolenza sia un prodotto endogenamente crato.
Ma una differenza qualitativa tanto abissale puo' fondarsi solo su "impressioni" tanto fuggevoli?
Nel frattempo propongo un passaggio su argomenti noti: la misurazione delle competenze.
Dapprima si additava la competitività: lo strss ambientale che crea finisce per macinare i ragazzi.
Ma questa accusa non ha retto a lungo, aveva i piedi d' argilla.
Si è passati a qualcosa di più calibrato: il programma mostra l' allievo in perenne conflitto con l' insegnante. Le due
figure non ricoprono con chiarezza il ruolo canonico, questo puo' confondere e spiazzare il ragazzo che guarda ed assimila.
Però anche un film quotato come "La Classe" mostra allievi che si mettono sullo stesso piano dell' insegnante ed entrano in perenne conflitto con lui.
Come distinguere allora l' "autentico" dalla "spazzatura". Cos' è che "edifica" e cos' è che "mortifica"?
Non sarà mica solo un affare di "movimenti di macchina", spero?
La forma è davvero tutto? E se la forma non è tutto, aiutatemi a distinguere la sostanza.
Faccio la mia ipotesi: mentre nel film la selvaggia vis polemica viene da fuori e "La Classe" è un ambiente dove si cerca di arginarla/ordinarla/indirizzarla, nel programma TV si ha l' impressione che l' insolenza sia un prodotto endogenamente crato.
Ma una differenza qualitativa tanto abissale puo' fondarsi solo su "impressioni" tanto fuggevoli?
Nel frattempo propongo un passaggio su argomenti noti: la misurazione delle competenze.
venerdì 16 luglio 2010
La pecora verde
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