BPS Research Digest: Reading comprehension just as good using a Kindle as with paper:
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martedì 11 giugno 2013
La differenza tra il pauperismo e la povertà cristiana
La differenza tra il pauperismo e la povertà cristiana | UCCR: "Cosa dice Francesco? Che chi è povero di sé, chi è povero di orgoglio, cioè chi non lega la propria “autostima”, come si dice oggi, ai fatti, alle circostanze, al successo, alla fama, al riconoscimento degli altri, è veramente lieto. Nessuno infatti può portargli via nulla, perché ciò che gli sta a cuore non sono gli sguardi degli uomini, ma il sentirsi guardato, giudicato, amato da Dio."
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Mariano risponde per interposta persona a Lipperini (senza convincere)
lunedì 10 giugno 2013
Chi sono i berlusconiani?
Chi sono i berlusconiani? – Il Blog di Vittorio Macioce: "Il berlusconismo nella storia d’Italia"
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The Problem With Psychiatry, the 'DSM,' and the Way We Study Mental Illness
Dietro le quinte dell 'esperimento Milgram
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L' antisaviano per eccellenza
Facebook: "Riccardo Mariani ha condiviso un link.
Saviano gran profeta del banale
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Riccardo Mariani L' antisaviano per eccellenza: http://www.amazon.com/Gang-Leader-Day-Sociologist-Streets/dp/1594201501/ref=pd_bbs_sr_1?ie=UTF8&s=books&qid=1199884476&sr=8-1/marginalrevol-20
Gang Leader for a Day: A Rogue Sociologist Takes to the Streets
www.amazon.com
First introduced in Freakonomics, here is the full story of Sudhir Venkatesh, th..."
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Saviano gran profeta del banale
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Riccardo Mariani L' antisaviano per eccellenza: http://www.amazon.com/Gang-Leader-Day-Sociologist-Streets/dp/1594201501/ref=pd_bbs_sr_1?ie=UTF8&s=books&qid=1199884476&sr=8-1/marginalrevol-20
Gang Leader for a Day: A Rogue Sociologist Takes to the Streets
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First introduced in Freakonomics, here is the full story of Sudhir Venkatesh, th..."
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Gang Leader for a Day
Saviano gran profeta del banale
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Saviano gran profeta del banale
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domenica 9 giugno 2013
sabato 8 giugno 2013
Primogeniti
Facebook: "Perché i figli primo geniti “funzionano” meglio degli altri fratelli?
Ipotesi più diffusa: passano più tempo da soli.
Ipotesi più suggestiva: approdano precocemente alla riflessione esistenziale.
“Quando ero piccolo, e andavo a scuola insieme a mio fratello, mia madre mi diceva di tenerlo per mano, e questo mi sembrava giusto e anche responsabile. Quello che non capivo è perché mi diceva sempre: "mi raccomando, quando passate per quella strada dove non c'è il marciapiede, mettiti sempre tu dal lato della strada, dove passano le automobili". Io lo facevo, e lo facevo con diligenza, ma ero molto dispiaciuto. Per me significava: "io spero che nessuna auto vi butti sotto, ma se proprio dovesse succedere, preferisco che muoia tu piuttosto che lui""
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Ipotesi più diffusa: passano più tempo da soli.
Ipotesi più suggestiva: approdano precocemente alla riflessione esistenziale.
“Quando ero piccolo, e andavo a scuola insieme a mio fratello, mia madre mi diceva di tenerlo per mano, e questo mi sembrava giusto e anche responsabile. Quello che non capivo è perché mi diceva sempre: "mi raccomando, quando passate per quella strada dove non c'è il marciapiede, mettiti sempre tu dal lato della strada, dove passano le automobili". Io lo facevo, e lo facevo con diligenza, ma ero molto dispiaciuto. Per me significava: "io spero che nessuna auto vi butti sotto, ma se proprio dovesse succedere, preferisco che muoia tu piuttosto che lui""
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Manifesto per la crisi
In tutti i bar dell’ Occidente avanzato la figura dominante è quella del “ben informato” che pontifica sulla crisi finanziaria.
Al cospetto del popolo con la “tazzina alle labbra” costui declama ispirato urbi et orbi eziologia e ricette.
Magari comincia prendendola alla larga, con saluti frettolosi e un’ introduzione svagata sul tempo atmosferico, ma poi gira gira finisce sempre impastoiato nelle spire dell’ alta finanza speculativa.
Costui padroneggia la materia, sa tutto di subprime, di titoli tossici, di collaterali, di spread e di austerity. Ha letto con passione Zucconi e Rampini (che a loro volta hanno letto con passione - e rimaneggiano – il NYT e il WP).
Ora, aprite bene le orecchie, vi propongo di entrare stabilmente nell’ eletta schiera dei maschi alfa da bar d’ inizio millennio suggerendovi sul tema cruciale un frasario agile, fatto di affermazioni secche, incisive, icastiche e spiazzanti, ma soprattutto fondate sulla roccia.
Sulla roccia ineludibile dei fatti nudi e crudi. Cosa che impressiona molto l’ habitué, un tipo superficiale ma non ideologizzato (la chiusura mentale è roba da acculturati e colti).
Nel caso in cui il vostro bar già ospiti un cicerone della crisi finanziaria, potrete disarcionarlo in quattro e quattr’ otto. E non tentennate nell’ azione perché, come è noto, due galli in un pollaio non possono cantare senza cacofonie insopportabili.
Spread, chiusura d’ aziende, austerity, crescita, licenziamenti… tutte sciagure economiche che riempiono le prime pagine dei giornali e che voi potete trascurare, tanto di riffa o di raffa possono essere fatte risalire ad un unico innesco: la crisi dei mutui americani del 2008, la madre di tutte le sciagure. Inutile quindi disperdere le energie, concentratevi sulla causa riconosciuta, prendete fiato e attaccate sillabando in modo stentoreo:
… le crisi finanziarie sono come i terremoti…
Dovrà girarsi anche l’ avventore più lontano, quello che sta prendendo il resto alla cassa e che non avrebbe mai creduto di imparare qualcosa proprio in quel lupanare. Ripetete anche per lui e per chi era distratto il vostro Manifesto di sette parole:
… le crisi finanziarie sono come i terremoti…
Questa analogia sarà il vostro marchio di fabbrica. Da oggi, quando entrerete al bar, la gente dovrà pensare “arriva quello dei terremoti”.
Ripetiamolo allora insieme ancora una volta: “le crisi finanziarie sono come i terremoti”.
Negli ultimi 120 anni gli scienziati hanno imparato a conoscere bene la malaria. Ora sanno che è causata da un parassita e non dall’aria cattiva come si credeva un tempo; in particolare un parassita veicolato dalle zanzare. Armati di questa conoscenza i tecnici hanno cominciato ad implementare politiche efficaci: dall’ istallazione di zanzariere all’ eliminazione delle acque stagnanti. I risultati sono ottimi.
Gli studiosi conoscono bene o male le cause dei terremoti ma non sono in grado di prevedere in modo affidabile gli eventi sismici. Tuttavia è possibile arginare la forza distruttrice che scatenano: il sisma che ha colpito Frisco nel 1989 e quello che ha colpito Haiti nel 2010 sono stati della medesima scala; nel primo caso 64 morti, nel secondo 200.000. Questo perché i terremoti non uccidono nessuno, sono le case a farlo! In Giappone, forse, il macabro bilancio sarebbe stato ancora più contenuto.
Le crisi finanziarie assomigliano più alla malaria o ai terremoti?
Domanda retorica se posta a uno come voi che ha per motto:
… le crisi finanziarie sono come i terremoti…
La vostra ipotesi ha un pregio: non piace e non è ambita.
Non piace agli amici del bar come ai giornalisti, ma non piace nemmeno agli accademici.
L’ ipotesi “malaria” seduce molto di più, e vedremo presto perché.
Ma non preoccupatevi dell’ accoglienza tiepida, anzi, rallegratevene perché questa idiosincrasia istintiva si tramuterà presto in vibrate proteste con un sottofondo denigratorio che innescheranno la vostra esibizione fino a consentirvi di sgranare una splendida ruota multicolore.
Il fatto è che alla gente piacciono le storie e per mettere insieme una storia purchessia occorrono attori all’ altezza della situazione; i terremoti si prestano poco al ruolo di “attore protagonista”, al massimo possono fungere da quinta sullo sfondo. Le persone in carne ed ossa funzionano molto meglio: persone cattive e persone buone; persone forti e persone deboli; persone arroganti e persone umili. E’ questa la materia prima che richiede una buona storia. Il terremoto travolge tutti e alza un polverone che ingrigisce le vacche senza poter più distinguere le oneste dalle disoneste. Con il terremoto non metti in piedi uno straccio di sceneggiatura, è risaputo presso gli addetti ai lavori.
Incuranti di questo fatto continuerete imperterriti ad attacchinare il vostro Manifesto della crisi:
… le crisi finanziarie sono come i terremoti…
Intanto, intorno a voi ferverà la ricerca di “cattivi”, il primo ad attaccare la solfa è sempre quel malfidente del Bruno: “… ieri da Formigli intervistavano un negretto… che gli avevano portato via la casa… questo qui diceva di aver firmato non so più quali carte del mutuo… che pensava di poterselo permettere… poi invece com’ è come non è non ha più potuto pagare… e adesso vive teoricamente sotto un ponte (praticamente dalla suocera…. che è peggio)… quei mutui lì te lo dico io (che tra l’ altro ho letto Stille) erano già congegnati per saltare in aria… va là… e per incassare le commissioni e prenderti alla gola dopo… quando meno te l’ aspetti… prendi i soldi e scappa insomma… va là…”
Voi:
… Fatto: la stragrande maggioranza delle insolvenze si è realizzata in costanza della rata di mutuo…
Entra il Cerutti che ripete sguaiatamente quel che ha appena origliato nel bar in piazza (dove ha un conto troppo lungo per stzionare tutta la mattinata senza spiacevoli conseguenze): “… quei mutui lì, l’ ho sentito da Santoro che c’ aveva l’ esperto in studio (Brancaccio?) erano una novità talmente incasinata che chi firmava non poteva mica capirli fino in fondo…”
Voi:
… Fatto: nessuna innovazione si registra nel settore dei mutui… almeno nel XXI secolo…
Il Battista, anarchico, molla per un attimo la Gazza: “lì c’ era il governo che strizzava l’ occhiolino alle banche dicendo presta presta che se i poveri cristi non si fanno almeno la casetta poi si fanno la rivoluzione, che è anche peggio… e allora presta presta…”
Voi:
… Fatto: le politiche governative in materia di mutui non sono mutate dal dopo guerra…
Al Giovannino va quasi di traverso il Campari: “… l’ altro giorno la Gabanelli l’ ha spiegato bene… è in gamba quella lì (tutti annuiscono)… i furbi delle banche stipulavano i mutui, poi li impacchettavano per benino in altri titoli e gli rivendevano ai gonzi… per questo non gli fregava niente se la controparte era solvibile o meno… capito il busillis?… Poi mia moglie ha girato su Gerri e ho perso il filo ma la ciccia sta lì…”
Voi:
… Fatto: allo scoppio della bolla gli “stipulanti” detenevano una quota di mutui superiore a quella che oggi la legge (Dodd-Frank) impone loro di detenere… l’ impacchettamento dei mutui ha solo agevolato uno scambio consapevole che si sarebbe realizzato comunque…
L’ Ernesto, ex leghista in disarmo, lappa quieto la sua crema caffé, ma non rinuncia a dire la sua: “… il veleno erano tutte quelle architetture finanziarie che non hanno fatto capire più niente a nessuno… l’ ha spiegato bene Floris a Ballarò…”
Voi:
…. Fatto: MBS, CDO, come gli altri titoli strutturati coinvolti nel collasso, sono diffusi da decenni…
Ma per fortuna che c’ è il Riccardo che nell’ altra stanza gioca da solo al biliardo. Alza gli occhi dalla stecca, spinge la paglia nell’ angolo delle labbra e fa: “… si comprava alla cazzo senza essere adeguatamente informati… e magari trascurando i rischi che c’ erano sotto… una nebbia che poi… quando si è alzata ci siamo trovati all’ inferno…”
Voi:
… Fatto: chi ha investito in titoli tossici erano per lo più soggetti ben informati e in grado di maneggiare modelli avanzati nel calcolo dei rischi… le carte oggi sono disponibili e i calcoli fatti erano sia eleganti che corretti…
Irrompe anche un tipo fulminato, Beppe, appena arrivato da Genova, lui dice che fa il rappresentante, di che cosa nessuno lo sa: “… sono quei bastardi azzeccagarbugli dei banchieri esperti nello smerciare merda complicatissima al profano boccalone… e intanto ci lasciano qui a grattarci le pulci mentre loro vanno a godersi la liquidazione alle Maldive… vaffa, vaffa e ancora vaffa agli azzeccagarbugli…”
Voi:
… Fatto: su tutta questa vicenda la borsa ha emesso i suoi verdetti: i perdenti sono gli “esperti azzeccagarbugli” (insider) di cui sopra mentre i vincenti sono investitori (Paulson, Burry…) che avevano sempre evitato il settore dei mutui ipotecari entrandoci solo all’ ultimo momento con qualche buona scommessa e da perfetti profani (outsider)…
Ecco buon ultimo il Giuliano, noto per fare i gargarismi col rabarbaro Zucca: l’ avete sentita ieri la Gabanelli… ha messo in riga le agenzie di rating… è in gamba quella lì (mormorio di approvazione)… alla fine saltano fuori gli altarini e i conflitti d’ interesse, altroché…”.
Voi:
Ma l’ ultima a prendere la parola è nientemenno che la Regina d’ Inghilterra (a quell’ ora passa sempre di lì): “… ma dov’ erano gli economisti quando la casa crollava?…”… Fatto: le cartolarizzazioni top rate dei mutui hanno performato bene, le collateralizzazioni sono state un disastro… non ha senso sfruttare un conflitto d’ interesse concentrando gli errori in modo che siano più appariscenti… senza dire che gli algoritmi per la valutazione dei titoli sono gli stessi da trent’ anni…
Voi:
… ma perché sua maestà, in occasione dei terremoti, non rompe i coglioni anche ai sismologi?…
Bruno, Ernesto, Riccardo, Beppe, la Regina, il Cerutti, Giovannino, Battista, Giuliano, come un sol uomo: “… e allora dillo te quello che c’ è che non va… visto che sai tutto te…”
Voi (con aplomb mentre sfogliate la Prealpina senza guardarla):
… troppo ottimismo… decisioni sbagliate per troppo ottimismo… troppo ottimismo sui prezzi delle case…
Bisbigli.
“Decisioni sbagliate per troppo ottimismo”. L’ idea non piace, che ce ne facciamo del “troppo ottimismo”? Non se ne trae alcuna morale da una storia del genere.
In realtà, a cercar bene, un insegnamento morale esiste, e di prim’ ordine:
… intelligenza e buon senso divorziano spesso e volentieri…
Chi ha disegnato scenari meticolosi dimostrando di padroneggiare complicatissimi modelli per il calcolo del rischio, poi, quando si è trattato di attribuire una probabilità di buon senso a ciascuno scenario, si è dimostrato a dir poco avventato.
C’ è sempre qualcuno che vuol conoscere il nesso tra ottimismo e terremoti.
Facile:
… dove e come si formi un concentrato di opinioni sbagliate nessuno lo sa, esattamente come nessuno sa come e dove si scatenerà la scossa di terremoto…
A questo punto ci sta bene un bel salmo responsoriale. Attaccano loro (indignati): avidità, avidità! Replicate voi (rilassati): irrazionalità, irrazionalità! Insistono loro (fff): egoismo, egoismo! Seguite voi (ppp): ignoranza, ignoranza. Riprendono loro (in orgasmo): etica, etica! Chiudete voi (senza punti esclamativi): saggezza, saggezza.
Tutti: e così sia.
***
Colpo di coda dell’ uditorio deluso: trasparenza! Ecco la parola magica che ci sfuggiva, ecco di cosa abbiamo bisogno per svoltare, di trasparenza.
Voi:
… la trasparenza va sempre bene, in mancanza di meglio… purché si sappia che i “titoli tossici” erano di una trasparenza disarmante rispetto a molti altri strumenti finanziari che hanno retto benone…
***
“Il manifesto della “bolla pura”, così potremmo chiamare il vostro verbo innovativo.
Non piacerà, lo abbiamo già detto e ridetto, ma non potrà mai essere snobbato perché è l’ unico modello in grado di “fittare” tutti i fatti stendendoli come birilli (srike!). E anche l’ unico in grado di rispondere alla Regina!
Continuamente presi di mira, sarete via via identificati come l’ autentico centro gravitazionale intorno a cui orbiterà la chiassosa vita del bar. Quando avrete qualcosa da dire vi offriranno la pedana dietro il bancone.
Contenti?
La teoria della bolla pura non piace perché non offre morali, ma anche perché non offre ricette.
In realtà non offre “ricette preventive”, tuttavia indica chiaramente la via maestra, ricordate Frisco e Haiti?: “se non puoi prevenire l’ urto, impara a rimbalzare”.
Le case californiane rimbalzano bene sul terreno che sussulta sotto di loro.
Nel caso delle crisi, per “rimbalzare” bene e reagire con forza ad eventi disastrosi quanto imponderabili occorre un sistema economico flessibile e un bel materasso imbottito con moneta fresca di stampa.
Come mai gli USA, dove nel 2008 scoppiò la bomba, oggi stanno meglio dell’ Europa che è stata investita di risulta?
Perché gli USA rimbalzano meglio (nonostante le zavorre di Obama).
***
Non puo’ mancare un’ appendice sull’ austerity, tema di gran moda. Richiesti a riguardo, ora che avrete guadagnato il rispetto di tutti, lasciate cadere dall’ alto queste distratte parole:
… l’ austerity fiscale non è il problema…
Segue mormorio di disapprovazione.
Niente paura, avete un asso nella manica, il solito Fatto: gli USA hanno appena registrato la loro miglior performance dopo aver varato una mega-austerity. In poche parole: hanno sepolto il moltiplicatore fiscale keynesiano piantandoci sopra una pesante croce di frassino (anche se, non facciamoci illusioni, parliamo dello zombie più riesumato della storia economica).
“Ma…”
e a questo vostro “ma” si sente un ssst prolungato in tutto il locale… “ma…” proseguirete con tono della voce calante per stimolare il silenzio e con incedere ieratico verso la zuccheriera…
… ma l’ austerity deve essere accompagnata da politiche monetarie fortemente espansive…
Oooolé, urla maltrattenute di giubilo (qualcuno si affaccia a veder quel che succede).
In altre parole, più soldi freschi per le banche!
L’ entusiasmo si smorza, Beppe sviene dietro il bancone, è stata una giornata di emozioni forti e altalenanti per lui. E non solo per lui.
“E due parole sull’ Italia non ce le dici?”, imploreranno i cattedratici del cappuccino ormai disposti a prender posto nei banchi.
… l’ Italia, come altri paesi europei, ha una sola speranza per uscirne: che paghi la Germania e amen… meglio se paga depauperando i propri risparmi con un po’ d’ inflazione… come da noi il Nord che paga per il Sud da un secolo… per tirare a campare funziona...
Minchia!
E intanto, tra una congettura e l’ altra, si è fatta l’ ora dell’ aperitivo. Cosa fate? Giù le mani dal portafoglio, per voi offre la casa almeno fino al 2016.
***
I “fatti” in dettaglio sono trattati da: Foote/Geradi/Willen: Why did so many people make so many ex post bad decisions? The causes of the forclosure crises
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=umYaqH4hrNk]
La mamma peggiore del mondo
In margine alla lettura di Lenore Skenazy – Free-Range Kids, how to rise safe, self-reilant children (without going nuts with worry).
Il processo subito da Lenore Skenazy ha avuto una certa risonanza internazionale, la giovane mamma doveva difendersi dall’ accusa di aver concesso al figlio (9 anni) di prendere in solitudine la metro newyorkese, una superficialità che ha attirato il biasimo di molti genitori, nonché le attenzioni della Giustizia americana. In questo libro la Skenazy si giustifica e spiega perché ha scelto senza tanti rimorsi di diventare a tutti gli effetti la “peggior mamma del mondo” .
Si parte in quarta sostenendo che in famiglia un bimbo se la passa più o meno bene, in estrema sintesi puo’ essere:
- curato,
- trascurato o
- sovraccurato.
“Sovraccurato” è un termine che mi sono inventato per l’ occasione in mancanza di meglio. Sara suggerisce “viziato”, ma non è quella la parola giusta, fidatevi.
La lacuna del vocabolario che mi tocca colmare in modo tanto goffo è dovuta forse al fatto che molti nemmeno riescono a realizzare il concetto che designa un termine del genere.
Questa impotenza è illustrata in modo vivido nelle cause di divorzio: qui i figli vengono affidati regolarmente al genitore che si dedica di più a loro, compito del giudice è individuare il coniuge che spende maggiori energie nell’ educazione della prole. L’ idea che esista un genitore che spenda troppe energie è inimmaginabile: chi “cura di più”, “cura meglio” per definizione.
Siccome LS si propone di mettere in dubbio questo assunto, è ben presto assurta a notorietà come “la peggior mamma del mondo”.
Forse nel tentativo di alleggerire la sua posizione e la denigrazione di cui è oggetto, LS sostiene in modo vibrante che un figlio liberato dalle molte forme di sovraccudimento così tipiche dell’ ansioso stile educativo contemporaneo, diventi poi un adulto più responsabile e maturo. Non soffocare il piccolo con l’ ossessione della sicurezza è un modo per allevarlo meglio.
La mia idea: non penso proprio.
Che esista un “sovraccudimento” è verosimile, ma non penso proprio che la cosa rechi gran danno all’ adulto futuro, ovvero il bambino “sovraccudito”. Semmai reca danno agli adulti presenti, ovvero i genitori “sovraccudenti”. Sono sempre così stressati…
Il che, purtroppo, aggrava la posizione di LS. Infatti, per quanto il suo consiglio di “prendersela comoda” con i bambini sia sensato, diverrebbe a questo punto un consiglio sospetto di mero egoismo, un sospetto che mantiene esacerbandola la stimmate di “mamma peggiore del mondo”.
In questi casi, per chi tiene alla propria reputazione, non resta che mettersi sulle piste del saggio Bryan Caplan, il quale propone: “prendetevela comoda con i figli che avete e investite le energie così risparmiate facendo altri figli”.
E bravo Bryan: la cosa è sia vera (c’ è forse un investimento migliore delle energie in eccesso?) che furba (l’ amore per i bimbi riabilita anche il calcolatore più gretto).
La “bolla” sulla sicurezza dei bambini ha conseguenze spiacevoli:
… se un politico vuole segnare dei punti, basta che proponga qualcosa collegato alla sicurezza dei bambini: balordi, rapitori, germi, voti, adulti, insetti, frustrazioni, bulli, giocattoli dalla Cina, molestatori, notti passate fuori casa, gite scolastiche… i nostri bambini sono assediati da mille minacce e necessitano di un aiuto continuo… l’ ossessione per la sicurezza non è solo un portato culturale dei nostri tempi ma si ripercuote pesantemente nell’ iper-regolamentazione ministeriale che cala come una cappa asfissiante sulla vita di tante famiglie con prole…
Se per un martello tutto cio’ che incontra appare come un chiodo, per un' agenzia governativa dedita alla sicurezza dei minori tutto assume i contorni di minaccia incombente.
LS sembra ventilare l’ ipotesi che la burocrazia sia all’ origine di comportamenti assurdi in tema di sicurezza.
… il messaggio che si fa passare ai genitori è questo: i funzionari statali crescono i vostri figli meglio di voi… il messaggio ai bambini non è meno deleterio: sei un piccolo e debole bimbetto… ma non preoccuparti, il governo si prende cura di te e ti difende (soprattutto da mamma e papà)…
La mia opinione: non penso proprio.
La fissa è radicata innanzitutto nella psiche di noi genitori, non nascondiamocelo scaricando su terzi le responsabilità.
Certo poi che al burocrate non sembra vero e coglie la palla al balzo mettendosi all’ opera per soddisfare questa domanda preesistente di “sicurezza inutile”.
Sono gli attivisti, ovvero la società civile, e non i funzionari del ministero ad agire per primi. L’ ansia dei genitori va compresa ed esiste a prescindere dalla speculazione politica di cui è successivamente oggetto.
LS non si lamenta certo per le vaccinazioni contro la difterite e la polio, oppure per i seggiolini imposti sulle autovetture. E’ felice anche che oggi si parli apertamente degli abusi infantili e si crei un clima favorevole alla loro denuncia. Il suo libro è attento a ben altre questioni.
Alle leggi che vietano il sapone liquido negli asili, per esempio.
Alle condanne subite da genitori con l’ ardire di ammollare alla baby sitter ben tre fratellini!
Alle vicissitudini giudiziarie della temeraria che ha consentito ai propri figli (8 e 6 anni) di raggiungere in perfetta solitudine il parco prospicente casa.
Al professore portato in giudizio per aver smontato un termometro in classe durante l’ ora di chimica affinché gli studenti dodicenni potessero prendere visione della consistenza del mercurio.
E che dire di quei singolari cartelli che cominciano ad apparire in biblioteca?: “E’ proibito l’ accesso ai minori nei locali della biblioteca a causa presenza di scaffali, sedie, tavoli e altra mobilia potenzialmente pericolosa”. Tavoli pericolosi? "(si potrebbe farne un film: “… il ritorno dei tavoli assassini…”). Facile in realtà prevedere cosa ci sia dietro queste presenze grottesche: un incidente, Mentana che sbraita in prima serata dando la notizia e un politico che deve mostrare a tutti i costi di “occuparsi della faccenda”.
Degne di nota anche le disposizioni che impediscono la presenza nei cortili di alberi con rami bassi e rocce seminterrate (ai miei tempi, lo ammetto, gli alberi con rami bassi erano molto ricercati).
Non dimentichiamoci delle grane che si è sobbarcata quella mamma spericolata che ha avuto l’ impudenza di chiedere ai figli (7 e 11 anni) di ritirare le pizze nella pizzeria dell’ isolato accanto casa.
E la mamma denunciata per aver vestito in modo troppo leggero il figlio appena accompagnato a scuola? Richiamata ha dovuto discutere di tog con i Carabinieri prima e con un PM dopo. Ne vogliamo parlare o no?
Se vi sfugge uno scapaccione, fate in modo che vi sfugga quando siete soli con vostro erede, in molti paesi sono pronti per voi le manette in caso di denuncia (inoltrata di solito da zelanti delatori civici - senza figli).
E’ capitato che un bimbo dimenticato in auto sia morto. Ok. Capita però molto più spesso che un genitore lasci “un secondo” il figlio in auto per comprare il giornale nell’ edicola al di là della strada e trovi al suo ritorno un poliziotto ad attenderlo, magari allertato dopo “un nano secondo” dal solito passante/cittadino/rompicoglioni esemplare. Siccome quel che segue tra l’ uomo in borghese e l’ uomo in divisa non è una semplice ramanzina, la cosa interessa e preoccupa molto LS.
Ormai si sarà capito che LS non è un’ accademica, è una giornalista. Il suo libro non costruisce teorie ma colleziona una sequela di esempi che illustrano in modo eloquente l’ ipotesi della “bolla di sicurezza” che è andata via via montando.
Il principio di precauzione (worst-first-thinking), e la relativa paranoia per la sicurezza, generano aberranti illusioni ottiche: ogni bimbo solo in auto è in fase di disidratazione e ogni bimbo che si allontana venti metri dal focolare è destinato al rapimento.
… ma nel mondo reale il rapimento di bambini è talmente raro che se per caso voleste far rapire vostro figlio da uno sconosciuto, sapete quanto tempo dovreste farlo vagare in solitudine per le strade affinché si realizzi una probabilità credibile dell’ evento?… 750.000 anni!…
Poiché la sicurezza assoluta non esiste, le proibizioni potenziali sono infinite, un paradiso per burocrati col vizietto del paternalismo compulsivo.
Perché non vietare i lettini con spondina laterale reclinabile, per esempio?
Perché non farlo visto che nei nove anni precedenti sono morti ben 13 bimbi a causa di questo aggeggino malefico?
Pronti, il divieto è servito (negli USA Foppa Pedretti è fuori legge).
D’ altronde tredici vittime innocenti immolate sull’ altare della spondina reclinabile non sono fuffa!
Bè, chi ragiona così non conosce la regola aurea del giornalismo investigativo alla Gabanelli:
… Vuoi terrorizzare? Dài i numeri… Vuoi informare? Dài le percentuali…
Nel nostro caso le percentuali sono dello 0,000001… (e scusate se ho dimenticato qualche zero prima dell’ uno).
Insomma, le spondine della Foppa Pedretti sono molto più sicure delle sedie.
E oso arrischiare certi paralleli solo perché sento che non siamo ancora pronti per mettere al bando le sedie.
Ebbene, secondo LS, quando il rischio-zero diventa l’ unico standard accettabile, quando il pensiero razionale è criminalizzato, i genitori sono forzati a pensare irrazionalmente.
Secondo me, invece, non c’ è bisogno di nessun incoraggiamento per ottenere questo bel risultato.
***
Il paradosso da spiegare ce l’ abbiamo davanti tutti i santi giorni: oggi i nostri figli sono MOLTO più sicuri di ieri e, contemporaneamente, i genitori sono MOLTO più ansiosi.
Secondo la Sara non si tratta di un paradosso: i nostri figli sono MOLTO più sicuri perché i genitori sono MOLTO più ansiosi.
Ma le cose non mi sembra stiano in questi termini: con il proprio figlio al sicuro un genitore dovrebbe rilassarsi, invece soffre come una bestia e immagina di continuo il pargolo in situazioni raccapriccianti (tipo infilzato dalle spondine Foppa Pedretti).
Occorrono allora spiegazioni alternative.
Se il demonio che inziga i genitori non veste i panni dei poveri burocrati ministeriali, chi dobbiamo accusare? Chi innesca la spirale dell’ ansia da sicurezza?
Un sospetto attendibile ricade sui mass media: sono soliti accendere i fari sulla tragedia piuttosto che sul business-as-usual, e tutto cio’ distorce facilmente la nostra percezione della realtà (available bias).
Un altro sospetto è la demografia: oggi si fanno meno figli e su ogni figlio c’ è un investimento emotivo maggiore che in passato. Un tempo ciascuno di noi conosceva almeno una persona che aveva perso un figlio. La cosa, per quanto dolorosa, non era certo anomala.
Eppure non mi va di liquidare la pratica con mass media e demografia. Sento che c’ è sotto qualcosa di più sostanziale, qualcosa che sta dentro di noi genitori e spiega meglio tutta la faccenda.
Cerco allora di formulare una terza ipotesi avvalendomi di esempi tratti dalla mia vita quotidiana.
L’ altro giorno ero nella ressa del supermercato con la Marghe che faceva la “stupidina”, l’ ho richiamata all’ ordine. Senza molto successo, per altro.
Riflettendo a posteriori mi sono reso conto che quel richiamo era perfettamente inutile, e non ci voleva molto per capirlo se solo avessi tesaurizzato l’ esperienza passata: quando la piccola comincia a dar fuori è tempo perso riprenderla dicendo “allora marghe… adesso basta!” e cose del genere.
Tra tutte le soluzioni a disposizione, quella del richiamo stentoreo era la peggiore, eppure è quella che ho scelto.
Perché?
Perché non lo sapevo? No signori, in fondo lo sapevo e l’ ho sempre saputo. Al limite me lo sono nascosto.
Ma allora perchè?
Concedetemi una semplificazione, spero solo sia utile per far passare il concetto che mi preme; ammettiamo che in un’ occasione come quella del supermercato ci fossero solo tre modi per tranquillizzare la bimbetta. Li elenco in ordine di efficacia: 1) legarla con corde robuste al carrello della spesa e applicare un bavaglio brevettato, 2) trascurare per un attimo le sue esibizioni mostrando di essere interessati ad altro e 3) richiamarla ripetutamente in modo plateale fingendo di perdere la pazienza (o perdendola sul serio).
Va bene, la prima modalità la scartiamo per ovvi motivi, ma perché tra le due rimanenti ho scelto quella chiaramente meno efficace?
E il bello è che la risceglierei ancora se posto nella medesima contingenza; a questo punto la domanda puo’ essere riformulata in termini ancora più espliciti: perché ho scelto DI PROPOSITO la soluzione meno efficace?
Semplice, perché far cessare le pantomime della Marghe non era affatto il mio principale obiettivo in quel momento; mi premeva innanzitutto dimostrare agli sconosciuti intorno a me che ero padrone della situazione, che ero cosciente del problema e che tentavo in qualche modo di far qualcosa per arginarlo; davo a vedere di occuparmi della mia bimba e, come ci si aspetta da un bravo genitore, mi industriavo visibilmente per contenere i suoi atteggiamenti fuori luogo. Se avessi adottato la strategia migliore (silenzio e far finta di nulla) il mio segnale rassicurante non sarebbe passato e gli sconosciuti probabilmente avrebbero scosso la testa pensando: “ma guarda che roba… non c’ è più religione… la bimba fa i numeri e il papà pensa ai fatti suoi…”. In altri termini, scegliendo la seconda opzione mi sarei “industriato” anche di più, ma non visibilmente.
I figli sono per noi qualcosa di prezioso ma sono anche lo strumento attraverso cui dimostrare agli altri quanto i figli siano preziosi per noi. Ci teniamo a far sapere che siamo dei genitori modello, e se essere genitori modello è troppo faticoso, ci teniamo comunque a non apparire trascurati.
Da genitore mi accorgo che gran parte delle interazioni avute con i bambini sono in realtà interazioni tra adulti.
E’ come se accudendo un bambino ci proponessimo due obiettivi concomitanti: custodire un valore e segnalare quanto per noi sia prezioso quel valore; questi due obbiettivi spesso richiedono strategie differenti e fanno sembrare irrazionali certi nostri comportamenti.
L’ ansia del giudizio altrui ci pervade e questo ci porta di continuo a scegliere soluzioni che sappiamo bene essere assurde per l’ accudimento in sè ma che risultano ottimali per strappare una buona impressione.
Una severa introspezione consente di vedere questo perverso meccanismo all’ opera ma quel che vediamo è solo la punta dell’ iceberg: il grosso delle pressioni che ci manipola è sommerso e si realizza eludendo la nostra coscienza, anche perché così si realizza molto meglio: lo spreco di energie convive male con una coscienza vigile.
Naturalmente quanto detto vale anche e soprattutto in tema di sicurezza. Fateci caso, se ci sentiamo in competizione con gli altri genitori, il fatto di assicurare i nostri figli molto più che in passato diventa del tutto irrilevante, visto che lo stesso fanno anche i nostri “rivali”.
Questa terza ipotesi spiega bene il paradosso dei bimbi iper-assicurati con genitori iper-ansiosi, il che segna un punto a suo favore.
Chiudo con qualcosa successo proprio ieri: dovevo spostare l’ auto di venti metri all’ interno del cortile e ho fatto sedere la Marghe sul sedile del passeggero (soluzione razionale) anziché imbragarla laboriosamente nel suo seggiolino (soluzione assurda), proprio in quel mentre sopraggiunge mio cugino Angelo che ci sorprende in questa manovra e ci saluta con un sonoro “ciao Marghe!”. La Marghe, a cui non sembrava vero di stare dove stava (aveva già convulsamente premuto tutti i tasti abbassando finestrini, flettendo specchietti e azionando ventole fino a ieri a me ignote), comincia a urlare “Angelo, Angelo… guarda dove sono… guarda dove sono!”. L’ Angelo (padre modello) fa un sorrisetto, accenna ancora a un saluto e se ne va con l’ aria di dire “la prossima volta questa qui me la ritrovo al volante”.
Mi sono sentito una merda. Una merda razionale ma pur sempre una merda.
Ebbene, lo ammetto, in quel momento non mi consolava affatto sapere che la Marghe stesse vivendo un’ infanzia cento volte più sicura di quella vissuta da me!
Mi viene in mente un altro esempio. Capita ogni volta: la Sara mette la Vichi nel seggiolone affrancandola come si deve. Poi si siede a tavola. Dopo pochi secondi si alza e controlla che la Vichi sia ben affrancata. Io la rimprovero: “possibile che non sei sicura di aver fatto quel che hai appena fatto”. Risposta: “ma io sono sicura, solo che preferisco dare una ricontrollatina”.
Perché un comportamento tanto assurdo? Non lo so, quel che so è che esco di casa più tranquillo se affido i miei bimbi a una persona così “ridondante”.
Con le sue “assurdità” la Sara mi tranquillizza. Questa sua immagine mi seduce poiché preferisco la tranquillità all’ ansia.
Essenziale è che la Sara SIA così e non che FACCIA così (in mia presenza). Ma la Sara E’ così! Ne sono sicuro al 100% perché ho mille indizi per crederlo.
In ogni caso, una volta l’ ho spiata mentre era sola con la Vichi: appena seduta si è rialzata da tavola per dare la “ricontrollatina” di prammatica. Poteva essere altrimenti?
La Sara non cura la sua immagine per sedurmi, piuttosto genitori del genere sono un dono prezioso dell’ evoluzione, un dono fatto a padri razionali che una volta fuori casa rendono molto di più se girano con un cuore tranquillo.
In questa sezione sosterrò che, data la premessa formulata più sopra, l’ adozione di molte Procedure di Sicurezza Inutili (PSI) a cui vengono sottoposti i bambini, diviene praticamente automatica anche presso soggetti ragionevoli e ben informati su quel che fanno.
Ma perché? Come puo’ essere tanto micidiale la trappola dell’ ipersicurezza? Perché non si limita a colpire i genitori sprovveduti?
In fondo, se sono ragionevole e so di essere di fronte a una PSI, rinuncio ad applicarla.
Il “ragionevole” rinuncia all’ inutile, è ovvio.
Sbagliato, e quel che ho detto nella sezione precedente spiega perché: poiché consciamente o inconsciamente tengo anche al giudizio degli altri, continuerò a richiamare la Marghe quando farà la stupidina al supermercato, ne va della mia immagine all’ interno della comunità adulta.
Ma le cose non finiscono qui.
Qualcuno infatti potrebbe dire: ok, ma se anche gli altri sanno che si tratta di una PSI, allora si puo’ rinunciare senza problemi all’ applicazione della procedura. Insomma, basta una conoscenza diffusa sulla reale natura della PSI e lo spreco si argina.
No!
No perché io “non so se voi sapete” e nel dubbio potrebbe convenirmi in ogni caso applicare la PSI.
E allora la condizione per non applicare la PSI diventa la seguente: “bisogna che sia io che voi sappiamo ma anche che io sappia che voi sappiate”. Un po’ complicato ma ci siamo arrivati.
Purtroppo non è così, sarebbe troppo bello: se so di essere chiamato ad applicare una PSI; se so inoltre che voi sapete che sono chiamato ad implementare una PSI, la cosa migliore da fare per me è ancora e comunque applicarla!
Perché?
Semplice, perché io non so se voi sapete che io so di essere di fronte a una PSI. Se voi pensate che io non conosca la realtà di come stanno le cose, pensereste male di me qualora rinunci a una PSI senza sapere che è tale. Potreste ragionare così: “lui forse crede di non essere di fronte a una PSI eppure non si dà da fare per applicarla… che padre degenere…”.
Da notare che anche se sapeste che io so di essere chiamato ad applicare una PSI, la scelta più ragionevole per me sarebbe ancora e comunque quella di applicare la PSI suddetta, sprecando così preziose risorse. E questo perché io non so se voi sapete che io so.
Non sapendo se sapete che io so di essere di fronte a una PSI, potrei pensare che vi aspettiate che io implementi la PSI giudicandomi male qualora non la implementassi. In altri termini, in mancanza di questa informazione sarebbe rischioso per me non applicare la PSI esponendomi così ad un giudizio negativo.
Come ormai è chiaro il gioco di specchi produce riflessi infiniti, cosicché la condizione sufficiente per non sprecare risorse e rinunciare alla PSI è molto particolare, i teorici la esprimono parlando di “conoscenza profonda” circa la natura della PSI.
Ma la conoscenza profonda è una condizione difficile possa realizzarsi. Occorrerebbe una Voce Autorevole che gridi al megafono: “attenzione, attenzione, quella che avete davanti è una PSI ed è del tutto sciocco che vi diate da fare per applicarla!”. In questo modo verrei informato, ma soprattutto, anche nel caso sapessi già tutto, saprei che voi sapete. Non solo: saprei che voi sapete che io so, e così via all’ infinito: la Voce Autorevole forma nel gruppo una conoscenza profonda. Il bello è che anche se tutti noi sapessimo già in anticipo quel che dirà la Voce Autorevole, il fatto che sia Autorevole (con la A maiuscola) e che parli in un Megafono (con la M maiuscola) fa la differenza.
Tuttavia oggigiorno le Voci Autorevoli scarseggiano. Ci sarebbe Dio, ma a Dio quasi quasi non credono più neanche i credenti, e anche quelli sanno comunque di essere minoranza, il che rende Dio inadatto allo scopo. Ci sarebbe il Ministro-Burocrate, ma il Ministro-Burocrate, anche il più autorevole, non ha convenienza a pregiudicare cio’ che per lui e per la sua casta – lo abbiamo visto prima - è fonte di rendita.
***
Certo che basterebbe lasciarsi scivolare addosso il giudizio della gente e tutta questa congerie di problemi sarebbe superata. Ma l’ obbiettivo appare velleitario se è vero come è vero che l’ uomo è un’ “animale sociale”, ovvero che è cablato per fare l’ esatto opposto. Essere “animali sociali” consiste essenzialmente nel dare peso al giudizio altrui.
Cosa resta? Non lo so, forse un po’ d’ introspezione puo’ dare una mano. Parlo del vecchio esame di coscienza serale che il catechismo ci chiedeva di compiere inginocchiati davanti al letto. Io, nel mio piccolo, ho dato alla causa scrivendo questo post.
***
Ma i genitori sono necessariamente persone ansiose dedite alle PSI o persone narcise dedite a curare la propria immagine in società? Che alternativa deprimente.
Forse possiamo mettere in campo un’ ipotesi meno disturbante.
Per formularla parto da lontano, parto niente meno che dall’ epidurale.
E’ una discussione avuta qualche tempo fa con il mio amico Alessio.
Noi cristiani siamo spesso accusati di esaltare la sofferenza per la sofferenza.
Dice l’ ateo Alessio: se all’ ospedale fatichi a procacciarti l’ epidurale la colpa è anche della “cultura cattolica” che pervade questo povero e arretrato paese, una cultura per cui “bisogna soffrire” per ottenere qualsiasi cosa.
Un tempo negavo alla radice l’ accusa, forse a causa di un riflesso condizionato difensivo. Ma oggi, devo ammettere, ne capisco meglio il senso e in parte mi vedo costretto a condividerlo.
Possibile però che gli insegnamenti di una cultura millenaria fossero così campati in aria? Possibile che non ci fosse niente da salvare?
A illuminarmi è stata la lettura di alcuni psicologi atei (Jonathan Haidt su tutti) che, studiando i segreti della felicità umana, invitavano a imitare la saggezza del passato, con una predilezione verso quella cristiana.
Il ragionamento sottostante era all’ incirca questo: certo, la sofferenza gratuita appare assurda, ma tutti noi abbiamo un ambito della vita in cui ci comportiamo in modo “assurdo”, un ambito in cui siamo dominati dalle passioni. E a chi manca un ambito del genere, lo cerca avidamente.
L’ ideologo che urla a squarciagola è tanto assurdo quanto il ricercatore che crede contro l’ evidenza più immediata nella sua teoria. Il giocatore che s’ innamora del suo cavallo delira quanto l’ imprenditore che s’ innamora del suo originale business.
E il tifoso? Anche scrivere un post tanto lungo senza essere pagati è abbastanza assurdo.
In questi eccessi a volte si annida la nostra rovina ma più spesso sta la radice del nostro benessere: la felicità richiede un impegno vitale.
Si tratta quindi di innamoramenti che ci portano a sovrainvestire nella “causa” sacrificandoci al di là di ogni calcolo razionale. Ma non si tratta di perversioni, bensì di atteggiamenti virtuosi e vantaggiosi.
Vantaggiosi per noi: la felicità dell’ individuo si realizza solo sentendosi coinvolti in una causa “alta” in cui esprimere la propria identità, e il coinvolgimento lo ottieni anche e soprattutto attraverso forme di sofferenza e trepidazione: senza un qualche sacrificio personale nulla ha sapore.
Vantaggiosi per la società: la presenza di avanguardie entusiaste disposte a sacrificarsi, apre poi la pista alla maggioranza ragionevole. Abbiamo tutti bisogno di gente che faccia il salto nel buio in nostra vece, la seguiremo illuminati dai bagliori dei loro schianti. Senza questi avanguardisti la società stagna.
E allora, mi chiedo, se proprio dobbiamo sceglierci una mania che ci realizzi, perché non sovrainvestire sui figli? Perché non dare tutto per loro (anche se basterebbe molto meno)? Perché, anziché limitarci a farne un valore da custodire razionalmente, non facciamo di loro la nostra vera passione?
Perché, in poche parole, non innamorarsi di loro?
venerdì 7 giugno 2013
Generosi con la testa o generosi con Bergoglio?
… mangia tutto… pulisci bene il piatto… che altrimenti i bambini poveri che non hanno nemmeno quello piangono…
Potrebbe dirlo mia nonna come Papa Francesco, anacoluto compreso. E compresa anche l’ assenza di alate metafore.
La semplicità del nostro nuovo “Papa-bungiorno/buonasera” è disarmante e non sembra affatto uno stratagemma per parlare alle masse.
Se dice “povero” intende povero, non lo si puo’ equivocare.
Ieri al “gruppetto” ciellino dovevamo leggere e commentare il discorso tenuto dal Santo Padre in occasione della veglia pentecostale con i movimenti, le comunità, le associazioni e le aggregazioni laicali.
Si partiva da una domanda precisa rivolta a Bergoglio:
… vorrei chiederle, Padre Santo, come io e tutti noi possiamo vivere una Chiesa povera e per i poveri. In che modo l’uomo sofferente è una domanda per la nostra fede? Noi tutti, come movimenti, associazioni quale contributo concreto ed efficace possiamo dare…
Nella sua risposta il Papa lanciava un monito:
… in questo siate furbi, perché il diavolo ci inganna, perché nell’ aiutare i poveri c’è il pericolo dell’efficientismo.Una cosa è predicare Gesù, un’altra cosa è l’efficacia, essere efficienti… non pensate d un’ efficacia soltanto mondana…
Ma rinunciare all’ efficienza non è poi così facile visto che ci viene chiesto in questo modo di sacrificare materialmente delle vite umane.
E scusate la franchezza, scusate cioè se evito ogni forma di ipocrisia, ma è proprio Papa Francesco, nella sua recente predica a Santa Marta, ad esortarci verso questo linguaggio schietto.
Il Papa, proprio come mia nonna, non sembra molto sensibile alla “vita statistica” dei poveri, per lui conta soprattutto il povero in carne ed ossa che puoi guardare negli occhi.
Eppure la vita statistica del povero che sacrifichiamo vale quanto la vita del povero che ci sta di fronte, è solo un po’ più lontana.
In altri termini, la vita di un uomo lontano (nel tempo e/o nello spazio) vale quanto quella di un uomo vicino.
O no?
Ma vediamo in cosa consiste cio’ che siamo invitati ad evitare, ovvero l’ “aiuto efficiente”.
Come essere generosi usando la testa?
La ricetta è lunga e sorprendente, ecco i primi tre punti da mandare a memoria:
1. Affidarsi a professionisti.
Il motivo è semplice: un professionista fa meglio di un dilettante.
Chi lavora in banca faccia allora gli straordinari nel lavoro in cui è un professionista e doni l’ equivalente a professionisti che interverranno poi sul campo.
Vi sembra che Papa Francesco possa rinunciare al volontariato? No, non puo’ farlo e pur di non rinunciarvi è disposto a sacrificare delle vite umane, purché siano vite lontane e di cui non sappiamo nulla.
Ora ha più senso il suo: “guardatevi dall’ efficienza”.
2. Rimandare l’ aiuto.
Hai un dono da fare? Non farlo ora, rimanda. Rimanda il più possibile. Rimanda alla tua morte o, se la contrattualistica vigente lo permette e lo rende sicuro, anche dopo. Ora monetizza il tuo dono e investilo in un fondo a interesse composto da liquidarsi il più tardi possibile in favore dei beneficiari da te designati.
Se doni 100 euro oggi, salverai una famiglia povera. Magari il tuo dono genererà altra ricchezza per cui, a conti fatti, il tuo dono effettivo sarà di 100 più la ricchezza generata successivamente grazie all’ impiego di quella somma. Esiste un modo abbastanza sicuro per calcolare la ricchezza generata dal tuo dono: guardare agli incrementi di PIL del paese in cui hai donato. Nel nostro caso se si sbaglia si sbaglia per eccesso.
In alternativa, puoi depositare 100 euro in un fondo vincolato a interesse composto. In questo caso donerai più tardi i tuoi 100 euro ma ad essi si assommeranno gli interessi maturati.
E la differenza qual è?
Bè, ammesso che le famiglie bisognose non manchino neanche in futuro, i 100 euro donati oggi valgono i 100 euro donati domani: una famiglia bisognosa oggi non vale più di una famiglia bisognosa che vivrà in un futuro indeterminato. Per scegliere razionalmente dobbiamo concentrarci allora sulla differenza tra tasso di crescita del PIL e tasso d’ interesse.
Ebbene, da 3.000 anni il tasso reale d’ interesse a medio/lungo termine è sempre stato più elevato del tasso di crescita del PIL. Una tendenza stabile che non sembra proprio attenuarsi.
Benjamin Franklin ha fatto sue queste elementari osservazioni ma Papa Francesco puo’ accettare forse di sacrificare una famiglia oggi in favore di dieci famiglie che vivranno in un futuro indeterminato? Certamente no, sacrificherà le seconde.
Ora ha ancora più senso il suo: “guardatevi dall’ efficientismo”.
3) Concentrati su una sola causa.
Il motivo? se ritieni che una “causa” sia più importante delle altre, perché dedicarsi a quelle che tu stesso hai battezzato come meno urgenti sottraendo così energie laddove sono più preziose? Non c’ è ragione di farlo, a meno che il tuo intervento nella causa principale si riveli risolutivo, del che è lecito dubitare.
Se n’ era già discusso: link.
Ma come potrebbe Papa Francesco disinteressarsi,per esempio, del povero che incontra per strada o che gli bussa alla porta al solo fine di concentrarsi su un’ unica causa?
Ora mi sembra proprio che il suo “guardatevi dall’ efficientismo” puo’ essere compreso e abbracciato davvero da tutti, anche dall’ ateo più corazzato.
Ma perché la rinuncia all’ efficientismo non puo' certo dirsi una prerogativa del Papa?
Forse nessuno usa la testa in questi affari. Non solo, troviamo riprovevole farlo.
Potrebbe essere un sintomo che non siamo veramente interessati alla causa.
Oppure che siamo vittime di quella sindrome ben nota agli psicologi: il contatto fisico con realtà spiacevoli (o piacevoli) ci fa perdere la bussola.
Forse qualcuno pensa che le “buone intenzioni” siano sufficienti, sul resto non vale la pena di perderci troppo tempo.
Forse agiamo sotto la pressione sociale, cosicché ci interessa rendere visibile il nostro gesto più che renderlo efficace: è uno dei motivi per cui durante la messa si passa con i cestini a raccogliere le offerte quando la Chiesa è già disseminata di cassette per le offerte.
Oppure il nostro obiettivo recondito non è “aiutare gli altri” ma fare qualcosa per noi stessi o per la madre Chiesa. Lo abbiamo già visto sondando il mistero del volontariato.
L’ ateo scelga per sé la ragione che crede, noi cristiani scegliamo senz’ altro l’ ultima: l’ annuncio della parola ai poveri viene prima dell’ aiuto che ad essi è dovuto e vale la vita statistica di molti di loro:
… Noi non siamo una ONG, e quando la Chiesa diventa una ONG perde il sale…
Ricordiamoci però delle vite sacrificate in nome dell’ evangelizzazione, che è poi la premessa alla “vita vera”. Ricordiamoci di quelle anime (statistiche) nelle nostre preghiere e consideriamole alla stregua delle anime dei martiri cistiani.
P.S. le foto ritraggono scene di vita dei barboni americani.
E se il declino del Maschio rafforzasse il Patriarcato
Ipotesi delle “carte in regola”
Parliamo di futuro: il futuro è donna. Scuola e università sostengono questa previsione; i maschietti frequentano meno e producono prestazioni più scadenti. I laureati ormai sono in prevalenza donne, anche nei campi cruciali, con una disparità che va riflettendosi sempre di più nel mondo del lavoro. La società de-industrializzata non è adatta agli ometti e la società de-matrimonializzata non li motiva al meglio. E’ la donna, oggi, ad avere le carte in regola per lanciarsi verso il successo.
Ipotesi “sex in the city”
Parliamo di accoppiamenti: l’ uomo sceglie in base alla bellezza, la donna in base allo status. Con il maschio in declino la donna, specie se di status elevato, si astiene schifata da ogni scelta. Fateci caso, ha ragione la tipa di sex in the city: “ma perché superata una certa età l’ uomo solo è uno sfigato mentre la donna sola è un gioiellino?” . Non è poi così difficile rispondere.
Ipotesi “inseminator”
Parliamo di figli: se il mondo sarà quello appena descritto, la donna che vuole un figlio se lo farà da sé. Le “ragazze madri” aumenteranno. Saranno “ragazze consapevoli” che programmano tutto per filo e per segno, ma saranno pur sempre ragazze-madri. Saranno ragazze attempate, perché se curi la carriera un figlio lo devi fare tardi, ma saranno pur sempre ragazze… pardon, “signore-madri”.
Tesi del doppio gap
Qual è la condizione che ostacola di più una donna protesa verso l’ affermazione sociale come la intendiamo oggi? Da sempre la maternità. La maternità solitaria poi è una ganascia implacabile, altro che soffitto di vetro. Naturalmente la tipa di Park Avenue non è la nera del Bronx ma anche lei, con una simile ancora calata in mare, difficilmente prenderà il largo.
Conclusione col botto: il gap a monte (“carte in regola”) si allargherà in favore della donna, il gap a valle (“affermazione sociale”) si allargherà in favore dell’ uomo.
Conclusione senza botto (più credibile ma non meno provocatoria): il gap delle “carte in regola” si allargherà in favore della donna senza tradursi in una riduzione apprezzabile del gap sociale.
Corollario pensando alla “battaglia dei sessi”
Quando il centro studio femminista registrerà la dinamica descritta nelle conclusioni, lancerà immediatamente l’ allarme sessismo (ma come?… siamo più brave e contiamo di meno…).
Se le tre ipotesi di partenza sono almeno in parte vere si tratterà di un falso allarme.
***
In margine a Kay S. Hymowitz, Mrriage and Caste in America: Separate and Unequal Families in a Post-Marital Age
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