mercoledì 12 marzo 2008

Sulle piste di Calhoun e Tocqueville

Ah, questi liberali...sempre sulle piste di Calhoun e Tocqueville alla ricerca della formula aurea per limitare l' ipertrofia democraticista. Ecco di seguito una delle tante.

Sostituire il criterio di maggioranza semplice con uno di maggioranza qualificata (o unanimità) + eventuale sorteggio in caso di mancato accordo.

E' una delle proposte che Miglio avanza documentando i successi storici di questa soluzione: nelle democrazie greche, nella repubblica fiorentina prima di Savonarola...Nella repubblica veneta poi, il sorteggio delle cariche impedì la lottizzazione a capo della flotta. Guicciardini considerava il sorteggio come il modo "normale" di scelta all' interno di una Repubblica ben ordinata. Con l' avvento dei Parlamenti settecenteschi e la creazione di nuove oligarchie, di sorteggio non si parlerà più. I concetti di Popolo, di Mandato e di Volontà Generale, lo rimpiazzeranno.

Il sorteggio è considerato anti-elitario, ma questo è anche il suo limite. Senza contare che rimane il problema di individuare le alternative e di limitarne opportunamente il campo d' applicabilità.

Per una trattazione storicistica del sorteggio da affiancare alle pratiche negoziali vedi il libro di Bernard Manin, La democrazia dei moderni, Anabasi. Per una sua trattazione economicistica ai limiti del paradosso, vedi il libro di Antonio Martino, Semplicemente liberale, Liberilibri.
GM+AB, FS p.106

lunedì 10 marzo 2008

Libertari nei mondi virtuali

E' sorprendente quanto la gente sia disposta ad accettare disparità di condizioni anche pesanti quando i punti di partenza sono i medesimi. Un esperimento di massa in proposito è fornito dai "mondi virtuali" che proliferano su internet. Ne parla Castronova.

Negli USA la diseguaglianza cresce

Qualche argomento per dire di NO.

Hugo Chavez, l' amico dei poveri

Sì, certo...Hugo sta disastrando l' economia del suo Paese...però sta facendo del bene ai poveri...

SBAGLIATO!!!

Ricchi per sempre?

L' ultimo libro di Pierluigi Ciocca ha il merito di darci le proprorzioni della recente crisi di produttività che attanaglia l' Italia (nel 2000 la produttività congiunta dei fattori è diminuita). Le si possono sentire anche qui al minuto 17.15. Cio' è meritorio e ci sottrae dalle urla catastrofiste del politico di turno.

Inoltre, la meticolosa analisi della storia economica italiana dal 1796 ad oggi, mette in luce i 4 fattori che sono centrali per lo sviluppo economico del nostro paese (vedi link di cui sopra al minuto 18.45):

  • infrastrutture materiali;


  • infrastrutture giuridiche;


  • concorrenza e dinamismo d' impresa;


  • finanza pubblica in ordine.


Volgendosi alla parte più prettamente storica, si nota come lo sviluppo italiano è sempre stato determinato da grandi emergenze. Sembrerebbe quindi che da noi le strategie "starve the beast" siano destinate a funzionare. Si analizzano alcune fasi ben precise.

  • Il decennio post-unitario e la politica della Destra Storica.


  • Il decennio giolittiano.


  • La politica economica della Ricostruzione (Einaudi-De Gasperi).


  • Il superamento della crisi mirtifera del 1992 (Ciampi).


Salvo poi scoprire che, eccezion fatta per il periodo della Ricostruzione, non si puo' dire che gli altri periodi siano caratterizzati da virtuose politiche di sviluppo, semmai da un risanamento dei bilanci nazionali, quasi sempre orientato sul fronte delle entrate. Le grandi spinte allo sviluppo arrivarono acchiappando al volo occasioni che spesso provenivano da fuori. Due esempi: rivoluzioni tecnologiche nel campo dello sfruttamento energetico, Piano Marshall e inserimento nel circuito delle economie capitaliste.



Scarso da noi il contributo del capitalismo privato.

Piccolo è di nuovo bello

E non parlo dell' Italia ma degli USA. Dopo evidenze contradditorie ora sembra assodato: sono i piccoli a creare lavoro.

Placebo al quadrato

Che l' effetto placebo esista lo sanno anche i sassi, e qui potete trovare gli studi più aggiornati in merito. Ma che lo si possa rinforzare facendo pagare salato il falso medicinale, questa è una novità reperibile nel link indicato.

Filantropia for profit

Due casi di successo e altro materiale.

Fine dello Stato

Per dimostrare l' incompatibilità tra Federalismo e Secessione si ricorre spesso all' argomento per cui non siano mai esistite Costituzioni federali che prevedano, regolandoli, processi secessionistici.

A rigore questo non è vero. Le Costituzioni di URSS (art.77), Etopia e Birmania, prevedevano questa eventualità, per quanto fossero formulazioni astratte e di mera convenienza. La secessione dell' Irlanda nel 1921 non era prevista dalla Costituzione, ma lo stesso non puo' essere affermato tanto perentoriamente per la secessione della Slovacchia e per i referndum secessionisti del Quebec.

John Caldwell Calhoun volle basare la Secessione statunitense sulla Costituzione. Fu sconfitto nei suoi intenti grazie alla valorizzazione del concetto di Sovranità. La Sovranità Popolare è sempre unica.

Del resto fu il grande giurista tedesco Carl Schmitt ha individuare una derivazione diretta tra i concetti teologici e quelli politici relativi allo Stato: la Sovranità non puo' che essere unica e indivisibile poichè tale è la sovranità divina.

Accogliendo l' intuizione di Schmitt si sarebbe portati ad affermare, non tanto l' incompatibilità tra federalismo e secessione costituzionale, quanto quella tra secessione e statualità.

Il giorno in cui si riuscirà ad introdurre una regolazione dei processi secessionistici all' interno delle Costituzioni, potremmo dire che sarà arrivata la fine dello Stato. Da notare che la cosa prevede una relativamente semplice fattualità formale. Che l' istituzione statuale abbia un suo inizio e una sua fine è sempre stato negato da chi ricorre alla concettualistica teologica indicata da Schmitt.

Già in passato gli studiosi si divisero circa la possibiòità di prevedere clausole scissioniste nel patto costituzionale. Altusio era favorevole, Hobbes no. Locke e Grozio le ammettono in circostanze eccezionali come varianti del famoso "richiamo al cielo".
GM e AB: FS

sabato 8 marzo 2008

Centro-sinistra e miracolo economico

L' associazione recentemente proposta da Veltroni è fuorviante e consente a Salvatore Carrubba una messa a punto sul Sole del 7.3.2008 p. 12.

Il boom fu generato da governi centristi, le date non lasciano scampo. Carrubba considera produttività, stabilità monetaria, export, produzione, supermercati, auto.

Gli illustri da riverire sono, secondo lui: Marshall, De Gasperi, Einaudi, Menichella, Merzagora, Pella, Vanoni e il primo La Malfa.

Al contrario, fu il centro-sinistra, a creare le condizioni di quella crisi che pudicamente andò sotto il nome di "congiuntura".

Non solo, molte leggi di spesa che oggi non sappiamo più come arginare (es. pensioni a ripartizione), furono forgiate nella loro impostazione di fondo da quei governi. Che lo Statuto dei lavoratori, poi, non sia questa gran conquista, oggi è molto più evidente. L' energia elettrica divenne un ferreo monopolio da cui non ci si liberò più, l' interventismo e la spesa crebbero.

Ciononostante il centro-sinistra mise nel piatto intelligenze liberali di primordine: Mondo e Rossi in primo luogo. Ma furono poco influenti visto che subirono l' emarginazione da chi il capitalismo non lo voleva riformare ma rovesciare.

cartellina blu

Vite a buon mercato

Occhio per occhio, dente per dente. Oggi ci ripugna venire a contatto con quelle idee che stanno comunque alla base del nostro sistema giudiziario. Preferiamo ammantare il carattere compensativo della pena con altre sue più presentabili funzionalità. Eppure la matrice di una buona giustizia resta pur sempre quella. Dove lo scambio non funziona la vittima si sente tradita.

Un mondo dove ci si paga scambiandoso "pezzi di corpo" è un mondo che la lezione cristiana non tollera: un mondo incompatibile con il reale valore della vita umana.

Non la pensa così l' erudito giurista William Ian Miller. Nella sua appassionata ricognizione sulle "culture dell' onore", conclude che il loro mancato sviluppo dipendesse da un eccessivo valore dato alla vita e al corpo in genere. Una vita soppressa o diminuita, costava parecchio al colpevole, troppo. Cio' impediva la necessaria accumulazione di capitali. Tanto per fare un esempio: immaginate se ogni incidente mortale dovesse costare la vita all' imprudente. In queste condizioni il capitale era sempre precario e poco disponibile ad essere indirizzato verso impieghi produttivi di lungo periodo. Anche la separazione della società in caste (Signori, plebe...) è forse volta a porre un freno alla repentina mobilità sociale che da simile sistema di giustizia si scatena.

Oggi noi rinunciamo a tanta meticolosa compensazione giustificando razionalmente la nostra denuncia e dicendo che gli inconvenienti che mi colpiscono oggi a causa della tua improvvida azione, domani potrebbero vederci protagonisti a parti rovesciate.

WIM EFE p. 55

venerdì 7 marzo 2008

Le 4 inutili eresie di Vito Mancuso

Aderisco in pieno al modo in cui Vito Mancuso imposta il suo discorso teologico e al modo in cui concepisce la fede: l' esperienza di fede è intimamente legata a quella razionale; la leva della fede è tanto più potente quanto più si concentra in un punto ristretto facendo il più possibile largo alla ragione umana.

Detto cio' non riesco a seguirlo allorchè deriva le sue conseguenze eretiche da questo punto di partenza. Esistono, secondo me, discorsi compatibili con la premessa che evitano le magagne in cui il Mancuso si impegola.

Faccio l' esempio del seguente atto di fede: Dio con un atto di giustizia espelle Adamo ed Eva dal Paradiso marchiandoli con il Peccato Originale; dopodichè, con un atto d' amore, regala alla loro genia (l' Umanità tutta) il dono della libertà che comporta possibilità di salvezza.

Veniamo ora alle difficoltà su cui Mancuso chiede una revisione dell' ortodossia.

  1. Il problema del Peccato Originale. Perchè dovrebbe soffrirne anche la stirpe di Adamo? Le colpe dei padri, secondo giustizia, non dovrebbero ricadere sui figli!

    Comicio con il dire che il Peccato Originale segnala un limite sostanziale nella condizione di chi ne è affetto.

    Anche la Ragione ci parla continuamente dei limiti di cui soffre la condizione umana. Le due visioni convivono dunque in pace.

    Venendo alle questioni di giustizia. Si puo' tranquillamente evitare di pensare al Peccato Originale come all' eredità di una colpa. Consideriamolo come una conseguenza del comportamento di un nostro ascendente. Se perdo metà del mio patrimonio in borsa non potrò farne oggetto della mia eredità. Nessuno si sognerebbe di dire che i miei figli abbiano subito un' ingiustizia.


  2. Il problema del male. Perchè il male?

    Poichè Dio ha reso libero l' uomo, il male si presenta come opzione necessaria.


  3. Il problema del male innocente. Perchè deve soffrire anche chi, secondo la ragione, è senza colpa?

    La libertà donata all' uomo è di natura radicale. Anche l' onniscenza di Dio arretra di fronte ad essa. Ma un giudizio sull' uomo è necessario. Affinchè Dio possa giudicare l' uomo deve quindi metterlo alla prova, per farlo, a volte, è necessario metterlo di frinte a situazioni sconvenienti che implicano un male innocente. L' innocente ha la salvezza garantita, ma per salvare anche il libero è necessario che la sofferenza innocente esista prima di essere redenta.


  4. Il problema dell' eternità dell' inferno. Perchè una punizione infinità, cio' è contrario alla Ragione? Tutto cio' non comporta una diminutio dell' Amore divino?

    Se il peccato mortale è un danno reso a Dio, la ragione puo' tranquillamente considerarlo un danno dal valore infinito. La pena è dunque equa. L' inferno è eterno perchè Dio prende sul serio la Libertà dell' Uomo e lo sottopone a scelte radicali. L' Amore divino si esprime nel dono della libertà.

Concludo rapidamente: se le tracce fiutate qua sopra fossero percorribili, le revisioni che il teologo chiede sulla base di argomenti ragionevoli sarebbero in realtà inutili.

Altri acrostici che Mancuso tralascia, sembrano invece incalzare con maggiore veemenza l' approccio ragionevole alla fede: come coniugare il Perdono e la Giustizia?



P.S. evito persino di segnalare il best seller del teologo, se volete ascoltarlo in viva voce potete cliccare qui

giovedì 6 marzo 2008

Il Leviatano allarga il suo mascellone

E', in una battuta, la storia dei bilanci italici negli ultimi 15 anni, così come ce li raccontano i "rumoristi".

"...di ciò che è mangiabile - che è cresciuto molto poco - il settore pubblico si è andato prendendo, dal 1990 al 2006, una fetta sempre più grande: dal 14% al 24%. Il che spiega perché i redditi disponibili delle famiglie siano aumentati, in media, di quasi niente. Quando usciranno i dati per 2007 e 2008 la fetta del settore pubblico sul PIN risulterà essere ancor maggiore, azzardiamo il 25-26%.

...sgombriamo il campo da un ultimo dubbio: non è che son gli interessi sul debito che si mangiano il reddito disponibile del settore pubblico, mentre la spesa al netto dei medesimi è stata messa sotto controllo? Magari! Purtroppo è vero quasi tutto il contrario: guardate il primo grafico...

...riassumendo: l'(op)pressione fiscale è cresciuta, eccome. La spesa pubblica è cresciuta, eccome. Entrambe son cresciute più, molto di più, del reddito nazionale. Di conseguenza, lo stato controlla oggi quasi il 60% della torta. A chi lavora nel settore privato rimane solo il 40%. Le conclusioni tiratele voi, che a noi per una volta mancano le brutte parole..."

La fortuna di essere europei

Nel suo articolo più recente Sabino Cassese tira un sospiro di sollievo: fortunantamente è nato in Europa. Dalla lettura si ricava tutta una serie di indizi che segnalano quanto la civiltà giuridica europea sia all' avanguardia rispetto a quella poco più che barbara dei mai citati USA. Con l' autore si è parlato da poco in una puntata di Fahre.



Le parole di Cassese hanno anche un contenuto che merita considerare. Purtroppo perdono di autorevolezza nel momento in cui ostentano le categorie di "Europa" e "America".



Basta allungare l' occhio e sappiamo bene cosa ci dice la storia recente dell' Europa. Ci dice di una terra che nella prima metà del Novecento ha messo in piedi uno dei più terrificanti mattatoi mai visti. E nella seconda parte ha vissuto sotto tutela sfruttando opportunisticamente e a costo zero l' ombrello difensivo di chi, tra l' altro, come se non bastasse, l' aveva salvata già in precedenza. Da questa campana di vetro i suoi fini intellettuali hanno riversato una marea di critiche capziose e di distinguo sofistici sull' azione di chi era seriamente impegnato a fare i conti con la storia. I più recenti verdetti, crollo del muro ecc., hanno poi confermato come gli ideologhi in pantofole avessero torto rispetto ai cowboy. Da vent' anni ci divertiamo assistendo alle retromarce più grottesche e ai ricicli più impudenti.



Ora che si apre una nuova stagione, Cassese viene subito a spiegarci quanto il terrorismo islamico sia combattuto male dagli unici che lo combattono per tutti. Bene, su molte cose posso essere anche d' accordo in toto. Ma che per favore non tiri fuori, sobillato da Sinibaldi, le categorie di "Europa", "America" e "Barbarie", con quell' eredità a cui accennavo nel precedente paragrafo, finirebbe per screditarsi da sè.

Un mondo senza infortuni? Accontentiamoci di un mondo senza INAIL

Recentemente sono venute alla ribalta parecchie storie strazianti legate ad infortuni occorsi sul lavoro.

Cominciamo con il dire che, su questo fronte, la situazione italiana non è poi peggiore di altre. Anzi, a leggere i dati sembrerebbe che i lavoratori se ne stiano relativamente al sicuro nei luoghi di lavoro protetti dalla 626, per poi rischiare veramente quando escono e si mettono alla guida delle loro vetture percorrendo le nostre strade.

Vale la pena di aggiungere che un rischio zero non esiste in nessuna delle attività umane, specialmente in quelle produttive.

Nemmeno la minimizzazione dei rischi è auspicabile. La vita umana, checchè se ne dica, ha un suo valore economico, un valore che puo' essere ragionevolmente sottoposto a dei calcoli.

In un momento di forte sensibilità emotiva la Politica non trova niente di meglio che inasprire le pene e rafforzare i controlli. Probabilmente cio' è buono e giusto, ancora più probabilmente questo è il comportamento "politicamente razionale" da assumere di fronte ad un' opinione pubblica indignata. Ma a noi qui interessa invece il comportamento più conveniente per la comunità.

Sappiamo che le istituzioni democratiche non hanno una adeguata struttura di incentivi nè per qualificarsi, nè per legiferare razionalmente, nè per controllare in modo consono l' osservanza delle leggi. Ci affidiamo ad esse in assenza di alternative ma forse, in questo caso, le alternative ci sono.

Per i noti morivi la politica puo' sottoprodurre o sovraprodurre il bene della sicurezza, difficilmente pagherà il prezzo di simili errori.

I suoi controlli possono cadere vittima sia della corruzione che del formalismo esasperato.

A pagare queste inefficienze è spesso l' anello debole della filiera, quello su cui tutti i costi possono venir traslati: l' operaio meno produttivo, o l' operaio in nero, o il disoccupato.

Meglio affidarsi a dei professionisti, meglio affidarsi alle assicurazioni che operano sul mercato. Quanto più il mercato sarà reso concorrenziale, tanto più i prezzi allocheranno in modo opportuno il bene della sicurezza.

Alle assicurazioni sarà d' uopo appaltare anche gran parte della "legislazione", in modo da poterla costruire su misura rendendola flessibile per settore ma anche, laddove si ritenga, anche per singola azienda.

Le assicurazioni avranno un ruolo centrale anche nel controllo e nel sanzionamento. La sanzione costituirà il compenso per questa attività.

La selezione avversa sarà neutralizzata dall' obbligatorietà della polizza. Cio' renderà ancor più urgente un pluralismo dell' offerta.

Ricordiamoci sempre che il rapporto di lavoro deriva da un contratto volontariamente stipulato. Sarebbe meglio valorizzare questo fatto, a costo di rendere coercitivo il passaggio di alcune informazioni importanti.

Per fare cio' l' offerta assicurativa dovrebbe articolarsi in tre proposte (è un esempio) alternative. Qualora nel contratto settoriale si opti per una formula più rischiosa, il differenziale dei premi dovrà essere corrisposto in busta paga al lavoratore.

Manuale di bar-conversation: Euro & Condono

EURO. Che l' introduzione dell' euro abbia bastonato alcune categorie sembra certo. Individuo alcune possibili cause.

PRIMA. In concorrenza le merci vengono offerte al prezzo più alto consentito dal mercato. Questo prezzo non puo' cambiare per un formalismo come l' introduzione di una nuova unità di conto. Se così non è, allora paghiamo il fatto che il prezzo non sia determinato dal mercato ma da regole ad esso esterne. La soluzione consiste nel liberalizzare.

SECONDA. La psicologia umana introduce degli automatismi acritici per cui si spende di più senza volerlo, dopodichè ci si ritrova in braghe di tela. La soluzione consiste in espedienti quali l' euro di carta o in altre forme di tutoraggio.

TERZA. L' euro non è stata una riforma isolata. In generale, i modelli di fine secolo, ci portano verso una società dove la diseguaglianza è più forte. La soluzione (di lungo periodo) consiste in una educazione maggiormente orientata al rischio.

QUARTA. Disabitudine alla scelta. Con Naxos ti fai una discoteca eccellente spendendo due lire, con Ryan air vai in tutto il mondo a costo semi-zero, con Ikea arredi la casa senza sforzo, con le offerte dei dicount ti tirano dietro lavatrici, televisori e computer, con le assicurazioni telefoniche e telematiche i costi sono crollati. Bisogna però informarsi e saper scegliere. Noi eravamo abituati alla pappa pronta sullo scaffale. Io stesso spendevo una valanga di euro per la bolletta telefonica. Poi, un giorno, con due click ho scaricato un programmino che non mi ha abbassato i costi: me li ha azzerati! da un giorno all' altro. Quei due click arano a due passi da me anche un anno fa. La soluzione consisterebbe in un più facile accesso alle informazioni comparative e alle opportunità.

Personalmente ritengo che tutte queste ipotesi, tranne la seconda, abbiano una validità strutturale. Quanto alla politica. Le soluzioni (+ concorrenza e informazione) non le aveva contemplate il primo Prodi, non le ha applicate il successivo Tremonti, ha cominciato molto timidamente e in ritardo Bersani quando ormai era facile vista che il fenomeno si era ormai delineato chiaramente.

***



CONDONO: si vituperano tanto i condoni tremontiani e non ci si rende conto che tutta la nostra macchina fiscale si sta centrando proprio sui "condoni". Cos' è il condono se non uno sconto: tu, evasore o meno, paghi una certa somma e io, controllore, ti vendo l' immunità fiscale su una certa materia o annualità. Visco, nella sua opera, si è avvalso in modo massiccio, direi quasi esclusivo, di strumenti quali il "concordato", l' "accertamento con adesione", "la riduzione delle sanzioni per pagamenti pronta cassa". Valentino Rossi cosa ha fatto: ha accettato di pagare una certa somma affinchè gli fosse CONDONATA la sanzione piena. Chiamalo "concordato" anzichè "condono", la logica che sta sotto non si discosta granchè. Hai voglia ad aspettare il processo tributario, quello non funziona, se si vuole cavare un ragno dal buco è meglio che il fisco si accordi prima con il contribuente al costo di condonargli la sanzione piena. Tremonti a scelto un condono di massa (opinabile) e ha introdotto gli strumenti di flessibilità di cui sopra (meritorio), Visco si è avvalso al meglio degli strumenti tremontiani. Per concludere, non dimentichiamoci che anche Visco è ricorso a forme di condono di massa: nel settore agricolo e in quello previdenziale.

Parlando in astratto il condono non è il male assoluto. Dipende dal sistema fiscale in cui si inserisce. La confessione e il perdono nella religione Cattolica sono un male? No, perchè la religione Cattolica pretende molto da noi, pretende la santità. E' del tutto naturale, quindi, che queste pretese siano controbilanciate dall' istituto della confessione, della ragionevole penitenza e del perdono. Allo stesso modo il nostro sistema fiscale era tra i più impossibili da rispettare, al punto da sembrare solo un pretesto ricattatorio per avere un controllo sociale, la stessa accusa rivolta nel seicento ai controriformisti, un sistema che consentiva alla politica di dire all' economia: "sei nelle mie mani, quando voglio ti bastono, tanto so di averti dato regole impossibili da rispettare e sanzioni iperboliche anche per formalismi poco significativi". Se il condono allenta questa presa tanto meglio.

mercoledì 5 marzo 2008

Soft paternalism

Le regole di default incidono eccome sui comportamenti. Prendi il caso di una regola relativa al silenzio assenso.

Ci sono però buoni motivi per ritenere che la loro influenza duri poco qualora tocchi persone realmente interessate alla scelta in questione.

Direi che costituiscono un prezzo accettabile per molte riforme.

Tenere insieme ambientalismo e lotta alla povertà

Certo, certo...le contaddizioni che si sviluppano all' interno delle coalizioni sono interessanti...la Binetti con Pannella, Di Pietro con quell' altro. Vuoi mettere.

Eppure, se restiamo nell' alveo degli schieramenti progressisti, esistono trade off epocali che mi stimolano in maniera leggermente superiore. Per esempio quello che contrappone ambientalismo e lotta alla povertà.

Per andare sul concreto: come giudicare l' addensamento di capitali e fuliggine causato dal boom cinese e indiano?

Inganni lessicali

Certo, noi non siamo dei fisici matematici, eppure noi tutti conosciamo la tesi di fondo della Teoria dellas Relatività: tutto è relativo. Sbagliato.

Certo, non siamo degli economisti, eppure noi tutti conosciamo il significato di espressioni quali "avversione al rischio": è avverso al rischio colui che preferisce evitare situazioni rischiose. SBAGLIATO.



Rischio e probabilità sono fonte di mille equivoci (giù al bar). Mi viene in mente il principio di precauzione e già vedo appassionanti discussioni deragliare senza più possibilità di essere recuperate, unico residuo la salda presa dell' emicrania. Forse è meglio una ripassatina con chi sa parlare facile e chiaro.

La scuola finlandese

Visto che è la migliore sarebbe opportuno capire come funziona: non molto privato ma moltissima decentralizzazione.

"...l'istruzione è obbligatoria dai 7 ai 16 anni (ciclo completo di nove anni alla eruskoulu/grundskola o almeno dieci anni di istruzione). Il sistema educativo è decentrato, quindi i 453 comuni hanno la responsabilità di organizzare l'istruzione obbligatoria per tutti i ragazzi che risiedono nella loro zona di competenza o di assicurare ai ragazzi in età scolare un'istruzione comparabile. Quasi tutte le scuole della peruskoulu/grundskola sono comunali (le scuole private rappresentano meno dell'1% del totale)..."



"...i genitori hanno la responsabilità di far completare ai propri figli il ciclo di istruzione obbligatoria. Essi hanno il diritto di istituire delle scuole private, nel rispetto di certe condizioni stabilite dalla legge..."

Coscienza in ordine e stragi

Parlando d' aborto non fidiamoci troppo delle reazioni istintive a cui ci mette di fronte la nostra coscienza, immersa com' è nellla mandria mugghiante della società di massa. Una coscienza ordinata e pacificata, infatti, puo' convivere a lungo con le stragi più orribili. Ecco una storia esemplare. Si parla del medico che liberò questa terra da molto dolore, quello degli handicappati.

Le grandi conquiste sociali

I difensori del '68 non fanno che rinfacciare a destra e a manca i preziosissimi parti di quella stagione. Il più mirabile sembrerebbe essere lo statuto dei lavoratori. In realtà non passa giorno che qualche autorevole voce (anche e soprattutto da sinistra) non si levi per chiedere che certi ingombri controproducenti siano spazzati via.

"...sui problemi del lavoro Walter Veltroni ha perso una grande occasione: proporre di abolire lo Statuto dei lavoratori (del 1970), tutto, non solo l' articolo 18, e sostituirlo con regole moderne..."

martedì 4 marzo 2008

La felicità deprime l' economia

Le persone felici si accontentano e difettano in iniziativa. Le persone felici sono più lente nell' adattarsi ai cambiamenti.

Ma se la felicità è un fine a che ci serve l' economia?

A complcare la questione c' è il fatto che le persone efficienti sono quelle che incrementano di più la loro felicità.

I 5 errori peggiori nella storia USA

Qualcuno dice l' Iraq, ma forse c' è di peggio.

Il fumo fa bene alle finanze...dello stato

Ovvio, i fumatori muoioni più giovani. Non resta che escogitare un modo per compensare questa esternalità positiva dovuta alla generosità involontaria dei tabagisti.

Il monopolio dei buoni

In un recente scambio a distanza, Samek Lodovici perora una tesi favorevole al pluralismo scolastico (in questo editoriale), mentre Gian Antonio Stella, nella sua risposta, fa il contro canto mettendo in guardia dai pericoli di disfacimento sociale che una istruzione diversificasta potrebbe comportare. Ne ha parlato anche Fahre in una puntata da domani disponibile in podcast.

Qualcuno è rimasto turbato da fatto che si parlasse con una certa noncuranza di "indottrinamento" dei bambini. Ma le alternative all' utilizzo di questo lessico sono forse ancora peggiori.

In fondo trovo paradossalmente onesta la domanda "chi deve idottrinare i bambini"?

Coloro i quali invece si chiedono "bisogna indottrinare i bambini?", affrontano la questione avendo già diviso il mondo tra "buoni" e "cattivi": quelli che "indottrinano" e quelli che no. La cosa mi insospettisce. Anche perchè il passo successivo è noto: verrà presto individuato un "grande buono" presso cui tutti saranno tenuti a ricevere la loro istruzione, l' unica esente dal maligno "indottrinamento". E così, possiamo dire addio alle ricchezze che puo' offrire un opluralismo ben temperato. sarà soppiantato dall' argomento: tu indottrini io no, quindi i tuoi bambini me li prendo io.



Se poi la domanda disturba o suona male la si puo' sempre sostituire con una variazione del tipo "chi ha il diritto ad esercitare le scelte cruciali nell' ambito dell' educazione di un bambino?".



Io rispondo: i genitori. Lo Stato dovrebbe limitarsi a fissare con le sue leggi uno spettro entro il quale i genitori eserciteranno le proprie scelte. Avere idee differenti sull' educazione è così dannoso? Mina la "coesione" sociale? In alcuni casi sì, per esempio nei casi di una società fascista o assimilabile. Opporsi a questa diversificazione è difficile, bisognerebbe dire (magari dimostrandolo) di avere in mano una ricetta oggettivamente ottimale. Non credo a questo genere di realtà oggettive, preferisco la libertà di sperimentare nei limiti di legge.



Mi piace vedere come in questo campo sia proprio la Chiesa Cattolica, per una naturale convenienza sua propria, a sostenere la soluzione più liberale, l' effetto pluralistico che favorisce la sua presenza concreta nella vita sociale si manifesta al massimo grado in questo campo. Il bello è che se fosse l' istituzione dominante, probabilmente sarebbe infastidita da un simile pluralismo. Evviva la chiesa nonostante se stessa allora. Naturalmente sarebbe auspicabile che anche altre istituzioni le si affiancassero arricchendo il ventaglio dell' offerta. Ma dove andarle a trovare in un par terre clientelare incapace di porsi come alternativa credibile?



***


Enrico insegna in una scuola statale, fa presente che mai andrà in classe a sostenere che il suo insegnamento è quello veritiero. Gli rispondo.

Enrico, tu forse non andrai in classe a dire "ora vi insegno la verità". Tuttavia, se il padrone che si avvale dei tuoi servizi pretende di formulare la sua offerta in regime di MONOPOLIO COERCITIVO, è un po' come se nei fatti ti costringa a fare cio' che avresti volentieri evitato. Infatti, perchè mai un monopolio se non per il fatto che non esistono alternative credibili? Purtroppo, quanto più si realizza e si tutela una condizione di monopolio, tanto più incorriamo in queste spiacevoli conseguenze.


***


Chi si oppone al pluralismo scolastico, nel caso concreto del dibattito linkato il giornalista Gian Antonio Stella, spesso oppone il fatto che, siccome la verità è unica, così deve esserlo pure la scuola.

Mi chiedo, forse che la pluralità di approcci riceva una disconferma dall' unicità del vero? Il vero, per indebolire la libertà, non dovrebbe limitarsi ad esistere, dovrebbe anche essere unico, conosciuto e fermato una volta per tutte. In caso contrario, non solo è compatibile, ma addirittura auspica una sperimentazione differenziata e ampia.

Potremmo dire anche di più aggiungendo che la presenza di una simile sperimentazione è la miglior garanzia di avvicinare proprio quel vero tutti assieme. All' uomo occidentale lo insegna la pratica scientifica, forse che in quell' ambito, una volta dati dei limiti etici, ci si sognerebbe di ridurre la libertà sperimentale?



Se Stella ha delle certezze irremovibili circa il miglior modo per "formare" ed "educare" una persona, puo' ritenersi in dovere di farlo seguendo quel metodo e chiedendo di essere seguito da tutti su quella strada. Nel caso invece in cui abbia anche solo dei piccoli dubbi, il modo più corretto di procedere consiste nel delimitare un intervallo entro il quale lasciare libertà di sperimentazione. Allora mi chiedo se, vista la complessità della materia, sarebbe mai attendibile chi si presentasse a parlarne esente da incertezze o da dubbi? No, questa è una delle poche certezze.

Quanta evasione ha recuperato Visco

Sempre da leggere le osservazioni di Phastidio.

"...E veniamo al “mistero” dell’aumento della pressione fiscale e contributiva, al 43,3 per cento dal 42,1 del 2006. Mistero perché l’aumento è risultato ben superiore alla crescita del pil nominale, circostanza che ha permesso a Visco, Padoa Schioppa e Prodi di affermare che tale risultato sarebbe frutto della maggior compliance fiscale degli italiani, consapevoli della fine definitiva della stagione dei condoni e del maggior rigore dell’Agenzia delle Entrate. Una bella leggenda metropolitana. Le imposte dirette sono aumentate del 9,5 per cento soprattutto grazie al boom del gettito Ires, a sua volta frutto del recupero di redditività aziendale ma anche dell’ampliamento delle basi imponibili. Più esile l’incremento delle imposte indirette, al 2,6 per cento. Ma il vero tesoretto (rigorosamente fittizio) è quello legato alla crescita dell’8 per cento nei contributi sociali. Anche questa voce entra nel computo della pressione fiscale, ed è stata gonfiata dall’aumento dei contributi di lavoratori dipendenti e (soprattutto) dei parasubordinati, nonché del trasferimento all’Inps del tfr dei lavoratori che hanno rifiutato di aderire alla previdenza complementare nelle imprese con oltre 50 dipendenti. Una volta depurato il dato di pressione fiscale e contributiva da componenti cicliche (l’incremento di gettito Ires) e da incrementi contributivi (che sono un debito futuro, e non introiti correnti), risulta piuttosto difficile parlare di aumento “strutturale” di gettito..."

Auspicando un approfondimento sull' effetto IRES (l' allargamento della base imponibile c' è stato, ma al punto da giustificare una quota sensibile del 9%?), aggiungo che le imposte indirette dipendono anche dai prezzi dei beni che colpiscono. La benzina e i carburanti in genere, per esempio, sono tra i beni più colpiti da queste imposte e sono anche i beni più soggetti ad inflazione nell' ultimo anno.

Come si distrugge il Federalismo - la mania della perequazione fiscale

Basta togliere la responsabilità diretta ai governi locali. Magari centralizzando la raccolta delle tasse, oppure istituendo una Camera delle Province che fagociti i compiti delle istituzioni locali.

Interessante l' analisi degli effetti di una perequazione fiscale.

"...la perequazione fiscale avrebbe dovuto attenuare l’asprezza della competizione fra giurisdizioni. Invece, dopo qualche tempo, ci si accorse che la competizione non si era affatto allentata, anzi era diventata ancora dura. Perché la standardizzazione riduceva le opportunità di specializzazione in nicchie di mercato che tradizionalmente servivano a gettare i semi dell’innovazione amministrativa..."

Ad ogni non medo non vedo davvero come sia evitabile una Camera degli enti locali per deliberare sulla legislazione concorrente.


Darwin, unica speranza dei nullatenenti

Spira una brezza malthusiana nell' ultimo libro di Gregory Clark, A Farewell to Alms: A Brief Economic History of the World. Lo sviluppo economico del mondo, a quanto pare, comincia solo con la Rivoluzione Industriale, prima eravamo tutti nella trappola malthusiana: l' incremento di produzione era assorbito dall' incremento della popolazione.

Ma perchè fu proprio l' Inghilterra a sgattaiolare fuori dalla "trappola"?

"...The answer hazarded here is that England's advantages were not coal, not colonies, not the Protestant Reformation, not the Enlightenment, but the accidents of institutional stability and demography: in particular the extraordinary stability of England back to at least 1200, the slow growth of population between 1300 and 1760, and the extraordinary fecundity of the rich and economically successful..."

"...Clark found a reproductive advantage of rich men over poor between 1585 and 1638 -- the richest testators leaving twice as many children as the poorest. From this he concluded that the offspring of the rich had quickly spread throughout society..."

I fattori legati allo sviluppo hanno dunque principalmente a che fare con la demografia e la selezione dei più adatti.

Con coerenza vengono derivate alcune politiche per l' aiuto ai più deboli. La "cultura" è tutto, quindi è necessario "selezionarla" visto che non si puo' inocularla, lasciate che i modelli fallimentari falliscano visto che non possono essere corretti:

"...History shows, as we have seen repeatedly in this book, that the West has no model of economic development to offer the still-poor countries of the world. There is no simple economic medicine that will guarantee growth, and even complicated economic surgery offers no clear prospect of relief for societies afflicted with poverty. Even direct gifts of aid have proved ineffective in stimulating growth. In this context the only policy the West could pursue that will ensure gains for at least some of the poor of the Third World is to liberalize immigration from these countries..."

"...The implicit proposition of A Farewell to Alms is that we should stop giving money to the poor. They'll just become more numerous. Hoist as many as possible aboard; let the others sink or swim. Let selective pressure do its work. Only thus will the poor eventually escape their poverty..."


Riepilogando, nell' Inghilterra dal 1200 al 1800, i successi economico si è costantemente tradotto in successo riproduttivo selezionando una popolazione particolarmente adatta. I ricchi sarebbero sopravissuti all' infanzia in numero doppio rispetto ai poveri. Filtro da cui la Cina, per esempio, era ben lontana.


Ho l' impressione che una simile spiegazione, perlomeno laddove si limiti a considerare un unico elemento, non si attagli a parecchi esempi di sviluppo a cui abbiamo assistito anche di recente.

La Pace, una questione fra bottegai

Basterebbe un' indagine sull' etimo per stabilire connessioni che inquiterebbero il tipico sbandieratore di vessilli arcobaleno.

"...take the word pay...pay comes from the latin pacare, which means to appease, pacify, reduce to peace...remarkable: the english world peace, coming via latin pax from pacare, derives from the idea of payng..."

William Ian Miller. Eye for an Eye, p.15

lunedì 3 marzo 2008

Istruzione e ricchezza

E' un bel casino capire come si relazionino queste due variabili. Sembra che non vadano a braccetto come qualcuno ritiene naturale che sia. All' interno dei singoli Paesi questo avviene, ma la cosa puo' essere spiegata elidendo una causazione diretta:

"...yes productive people tend to be better educated, but there are many possible explanations for wealth-education correlations. For example, schooling could be a credible signal of ability, or school could be consumption that the rich can better afford..."

E poi le analisi cross-country non confermano la correlazione diretta, a meno che non si bari un po'...

La deterrenza della prigione

Sembra essere scarsa considerati i comportamenti criminali intorno ai 18 anni, ovvero intorno all' età oltre la quale la durata della pena s' impenna.

Ma forse non abbiamo a che fare con individui razionali in senso classico. Tanto è vero che li riteniamo minorenni per quanto riguarda tutte le altre faccende.

Come smascherare i sensi di colpa del contribuente

In America si è aperto un fondo in cui versare somme di denaro qualora si ritenga di pagare tasse troppo basse. La raccolta è stata fallimentare.

Qualcuno ricava da questo fatto che pochissimi americani ritengano di pagare tasse troppo basse.

Ma le cose non sono così semplici, bisogna distinguere il problema etico da quello legato alla scelta collettiva.


Ad ogi modo, ad un Soros che si scandalizza per quante poche tasse paga, nessuno impedisce di staccare un assegno. Con la sua osservazione sembra considerare unicamente se stesso dando un giudizio etico sprezzante.

Il fondo di cui sopra avrebbe per lo meno la funzione di espellere dal dibattito gli insopportabili toni moralitici

Gli economisti incantano raccontando le loro storie

Come è cambiato il mestiere dell' economista e come lo scienziato triste stia diventando sempre più allegro e colorato, nonchè quello a cui spetta l' ultima parola.

"...Over the last decade, however, economics has begun to get its groove back. Armed with newly powerful tools for analyzing data, economists have dug into real-world matters and tried to understand human behavior. Economists have again become storytellers, and, again, they matter..."

La tranquillità al cloroformio dei disadattati

Ci sono anime sedotte ed impaurite al contempo dalla vita. Il vortice vitale le eccita e le strema senza mai depositarle in nessun luogo. Così frastornate affrontano l’ inconveniente producendo una sorta di artificiosa anestesia per preservare l’ ipersensibile cuore. D’ altro canto non sopportano che la vita gli scorra affianco e, di tanto in tanto, devono compiere un balzo per bagnarsi in quelle mulinanti e torbide acque. Ma il loro slancio è anchilosato e intorbidito dai mortiferi medicamenti che hanno assunto per proteggersi. Ne esce un gesto catatonico e abortito dai tossici veleni ingoiati per distanziarsi dall’ incandescente tocco della realtà. Il domopack in cui sono avvolti li preserva e li spaccia nello stesso tempo.

Proprio nel week-end ho goduto la compagnia dei film di Aki Kaurismaki, il massimo cantore di questa genia di teneri zombies. I suoi eroi non smettono mai di fumare, bere, ascoltare rock a palla, non smettono mai di pestare la mamma quando la realtà fa breccia e si fa sentire. Insomma, non si tolgono mai il ciuccio di bocca, e con quello tirano avanti cullando da tempo immemorabile, nell' invisibile e immota interiorità, una speranza ormai marcita che rilascia cattivo odore. Poi, magari, presi da un raptus vitalistico, dopo la quarta vodka, rivolgono una parola - una parola iper-isolata, smozzicata, sconveniente, scentrata, inadatta a rendere qualsiasi sentimento - alla ragazza che attende da sempre il loro gesto, tutto si svolge male, la preoccupazione principale è quella di non incrociare il suo sguardo, manco fosse quello della medusa.

Qualcosa di simile, non me l’ aspettavo davvero, ho incontrato per puro caso incocciando in San Remo. L’ eccellente Tricarico, ascoltabile qui e visionabile qui, cosa canta e desidera se non la tranquillità al cloroformio dei disadattati?


P.S. nella musica d' arte, chi meglio ha illustrato questa disturbante e comica condizione, è stato il jazzista Roscoe Mitchell. Basterebbe visionare le sue foto di copertina per rendersene conto, con quelle magre e interminabili braccia che lascia cadere lungo il corpo. E' evidente che, sorpreso dall' obiettivo, non sappia dove nasconderle. Una vera scimmia che vive a terra, incapace di arrampicarsi. L' innaturalezza del suo sguardo da animale braccato, l' errore estetico della sua postura, tutte qualità che si riflettono pari pari nella la grande arte del suo suono.

sabato 1 marzo 2008

Pensieri vaganti sul caso Lichtenstein

Lasciamo perdere l' aspetto etico di tutta la vicenda. Ci basti quello logico e pragmatico.

Combattere l' evasione fiscale si puo' e si deve se l' inadempimento fiscale reca danni alla comunità. All' intera comunità intendo.

Cio' non è scontato, la risoluzione richiede di soppesare una serie di elementi. Partiamo con quelli che sono da considerare dei danni a tutti gli effetti. Ricordo ancora che ho accantonato ogni considerazione in tema di equità.

  1. L' evasione sottrae risorse alla redistribuzione e alla produzione di beni pubblici.

  2. L' evasione introduce forme di concorrenza sleale assestando un duro colpo proprio alle imprese migliori e più efficienti.

  3. L' evasione è pur sempre una violazione della legge. Tollerarla oltre misura mina la rule of law svalutando tutte le leggi, anche quelle più essenziali all' ordinata convivenza.


D' altro canto, basta un minimo approfondimento per constatare che una repressione draconiana dell' evasione potrebbe risultare controproducente.

  1. Poichè la spesa pubblica contiene molti sprechi, l' evasione favorisce impieghi più produttivi delle risorse.

  2. L' evasione consente di mantenere in vita talune attività, perlopiù ad appannaggio delle classi meno abbienti, combatterla si risolverebbe in una guerra contro costoro (pensiamo all' economia sommersa di molti Paesi in via di sviluppo che stanno in piedi proprio grazie all' inosservanza di una pletora di regole istituite dai governanti solo per apparire più avanzati agli occhi dei Paesi più ricchi).


  3. Qualora si giudichi il carico fiscale eccessivo e dunque inefficiente, la possibilità di evadere mette un tetto anche alle aliquote oltre che al prelievo complessivo. La logica è chiara: l' annuncio di nuove tasse è impopolare per il politico, se non avrà un ritorno certo in termini di cassa non s' imbarcherà mai in una politica del genere, anche il contribuente onesto, in questo caso riceve un beneficio dall' evasore.


  4. Un Paese ad alta evasione (es. italia) ha sviluppato una normativa e consuetudini in linea con questa sua caratteristica. Iniziare una lotta selvaggia all' evasione senza mutare quell' ordinamento potrebbe arrecare forti scompensi.



Poichè stiamo parlando in riferimento al caso Lichtenstein, mi sia solo consentito dire che condurre la lotta all' evasione in dispregio delle leggi di uno Stato sovrano annulla o ridimensiona in vantaggi di cui al punto 3.



Mettendo sui piatti della bilancia i pesi di cui sopra, una delle conclusioni a cui giungono molti analisti è la seguente: una politica di tolleranza è più indicata nei PVS che non nei Paesi sviluppati.



Anche perchè, nei Paesi più ricchi, esiste un fenomeno in grado di non farci perdere i benefici che fino ad ora abbiamo accreditato all' evasione. Parlo della "concorrenza fiscale".

La "concorrenza fiscale sprona a ridurre gli sprechi (vantaggio 1), e tiene basse le aliquote (vantaggi 2-3).

A garantire la "concorrenza foscale" sarebbero soprattutto i "paradisi fiscali". Peccato che oggi non possano assolvere a questa funzione senza associarla a pratiche ambigue che gettano su di loro sospetti spesso giustificati.

E' perchè mai esiste questo impedimento? E' presto detto.

Il perno dei nostri sistemi fiscali è l' imposta sul reddito. Molti motivi che appaiono equi giustificano questa scelta: se io Società ti offro un ambiente che ti consente di produrre un certo reddito annuo, trovo corretto sottoporti ad un prelievo sullo stesso..

Fin qui tutto bene. Ma poi lo Stato ha voluto andare oltre cosicchè oggi, preticamente ovunque, gli Stati rendono imponibile TUTTO IL REDDITO OVUNQUE PRODOTTO (nel caso dell' Italia si faccia riferimento all' art. 75 dpr 917/86, nonchè all' art.165 e ss).

A questo punto l' accettabile ragionamento di cui sopra cade miseramente: tu, Stato, hai delle pretese anche su quel reddito per il quale non mi offri nessun ambiente "favorevole", quel reddito alla cui produzione non partecipi in nulla.

Nel dire questo ricordo che un residente rimarrebe comunque soggetto a tutta quella imposizione riguardante i consumi e il patrimonio, ovvero alle imposte e tasse connesse con la residenza.

Ora veniamo al dispositivo finale: la lotta all' evasione condotta contro i paradisi fiscali è giustificata qualora lo Stato che la conduce rinunci all' imponibilità extraterritoriale dei redditi soggetti a tassazione.

La soluzione prospettata nel dispositivo consente di dedicarsi alla lotta dura contro gli evasori senza rinunciare ai benefici sociali che una certa quota di imponibile sottratta al fisco potrebbe garantire. Inoltre, con queste pre-condizioni, sarebbe anche molto più giustificato prendersela con la mancata collaborazione dei paradisi fiscali.


Perchè in Italia il senso dello Stato è precario

Qualcuno risale alla litigiosità degli staterelli pre-moderni. Ma ci sono mille contoesempi per non considerare quella condizione come decisiva, pensiamo solo alla Germania o ai territori anseatici.

Pesano di più le due guerre Civili a cui siamo stati sottoposti. La seconda, al cadere dell' ultimo conflitto mondiale, trascina ancora oggi il suo strascico ideologico.

Ma è soprattutto la prima, che giace nel dimenticatoio, ad aver inciso. Parlo di quella guerra a tutto tondo che viene fatta passare come "fenomeno del brigantaggio". Sentiamo l' insospettabile Miglio in merito:

"...nel '60 le bande brigantesche prendono il carattere di unità combattenti per una guerra legittima; raggiungono e talvolta superano le mille unità, hanno struttura militare a tutti gli effetti, con tanto di trombe, tamburi e bandiere; spesso sono capeggiati da ex ufficiali dell' esercito borbonico, hanno reparti di cavalleria, ospedali da campo, carreggi e servizi, erano insomma un' armata da campo che combattè nei dieci anni a seguire una sanguinosa guerra civile contro gli invasori, spesso prendendo a modello i Mille di Garibaldi... la prova fu molto dura e il meridione subì la stretta della legislazione speciale...


...più tardi, il Sud conoscerà la sua vera secessione, prenderà nome di "migrazione transoceanica". Numeri: nel 1861 gli italiani residenti all' estero erano 220.000, nel 1914 erano tra i 5 e i 6 milioni (popolazione complessiva 35 milioni). Nel 1927 si raggiunse la cifra di 9 milioni. Sebbene il fenomeno coinvolgesse anche il Nord (veneti e popolazioni alpine) il grande serbatoio era costituito dalle genti meridionali..."


"...i progetti federalisti di Minghetti fallirono miseramente, il Sud subì la centralizzazione amministrativa, anche se più tardi fu proprio l' incorporamento nella burocrazia statale a fungere da assimilatore efficiente...intanto la redistribuzione delle terre fu un bluff...le terre appena redistribuite venivano immediatamente riacquistate dai primitivi proprietari...si noti che, nonostante autorevoli pareri negativi, il sud fu "annesso", serviva "carne da cannone"...Nell' Italia post unitaria, tutte le volte che le circostanze richiederanno strette economiche, sarà il Meridione ad essere sacrificato a vantaggio del Nord...il liberismo originario comportò la caduta delle barriere doganali a tutto svantaggio della debolissima industria meridionale che sparì presto nel nulla...anche i finanziamenti delle prime sperimentali reti ferroviarie gravarono prevalentemente sulle spalle dei contribuenti meridionali...il debito pubblico per le campagne militari piemontesi si ripartiva ora anche su di loro...la facilitazione dei trasporti fu la causa della grande crisi agricola del 1873..il conflitto doganale con la Francia (1887-1892) si risolse con l' accoglimento delle richieste avanzate dall' industria settentrionale: nuove barriere doganali. Pagò il Sud, i capitali volarono tutti verso l' Industria protetta...Nel 1906 il Ministro Fortis stipulò un trattato con la Spagna per facilitare le esportazioni dell' Industria, il trattato danneggiava pesantemente, manco a dirlo, l' enologia del nostro mezzogiorno...potremmo andare avanti ma per ora basta così..." Miglio: L' Asino di Buridano.


Naturalmente si ritenne di sanare questi pasticci con mille forme di assistenzialismo spuntato. Il doppio effetto riportato fu quello, alla lunga, di spazientire una massa di contribuenti ormai slegata da un lontanissimo passato e, sull' altro versante, di creare forme di dipendenza spesso abbinata ad una tollerata attività criminosa volta alla ripartizione dei sussidi.

Quando le parole offrono una segnaletica che funziona

Com' è difficile orientarsi quando si è alla ricerca di una buona scuola Cattolica. in proposito puo' tornare utile il suggerimento di Padre McCloskey:

"...se nella vostra ricerca vi imbattete in parole come "standard", "fede", "maturità", "convinzione", "impegno", "matrimonio", "famiglia", "evangelizzazione", "cultura", "carattere", "verità" e "conoscenza", date un' occhiata più da vicino. Al contrario, se vi trovate di fronte a parole o espressioni come "apertura", "società giusta", "ricerca", "diversità" e "preparazione professionale", procedete oltre. Se poi l' Università ospita qualche ben noto "dissidente", allora la questione è chiusa...Soprattutto non lasciatevi ingannare da chi si dice Cattolico, probabilmente mira ad una buona pensione..."

Schemino apologetico ad uso e consumo dell' Opusdeista convinto

Qui mi interesso di un Movimento sul quale sembra sia lecito sparare con l' immunità garantita.

Accuse di tutti i generi si riversano sulle losche attività che lo interessano. Il sospetto è che tanto acrimonia si produca, non perchè esista un credibile edificio probatorio del malaffare, quanto per il messaggio propagandato da Escrivà: la Chiesa deve essere presente ed agire contando nella vita quotidiana, nella vita lavorativa e produttiva in paerticolare. Tutto cio' disturba sia chi vorrebbe preservare certi monopoli, sia i custodi del candore immacolato della Chiesa Mistica e Pauperista. Altri sono disturbati dal fatto che l' OD pretenda molto dai suoi aderenti, alzare tanto gli standard potrebbe danneggiare l' intera cristianità.

Memore delle accuse più comuni, offro di seguito alcune tracce da seguire per impostare una corretta difesa.



  1. OD è un movimento segreto. Proprio la laicità lo impone. Meno segreti di quanto si pensi: ufficio informazioni, pagina web...enetrare in paesi difficili potrebbe essere pericoloso. Ci sono mille esempi simili e mai fatti notare: non sarà che OD dà fastidio?

  2. I membri di OD esercitano pratiche di mortificazione eccessive. La mortificazione è dovuta e teologicamente giustificabile, oltretutto non è mai prescritta in forme eccessive, nelle palestre moderne si assiste a sacrifici ben più duri.

  3. Vige una mentalità misogena. Si invita a parlare CON le donne di OD, e non DELLE donne di OD. La "separazione" puo' essere spiegata in termini ragionevoli e così pure la riluttanza con cui ci si adegua all' ideologia femminista. Non manca poi la proposizione di un femminismo alternativo. L' importanza della maternità e le famiglie numerose dei membri spingono con naturalezza le donne verso certi ruoli. Nell' OD esiste di fatto un autogoverno del "ramo femminile" e non mancano le forti personalità.

  4. Nell' OD circolano troppi soldi e troppa voglia di Potere, l' anima della chiesa è messa a repentaglio. In questo campo troppi "si dice". Esiste una distinzione tra i membri e l' Opera. Le famiglie numerose abbassano il reddito medio. I confronti rendono giustizia: la San Vincenzo de Paoli, tanto per dirne una, accumula ogni anno una ricchezza pari al patrimonio totale dell' OD che è complessivamente pari a quello di una diocesi media americana. L' organizzazione è decentralizzata. Non esiste raccolta senza preventivo progetto di stanziamento.


  5. OD è infiltrata nelle gerarchie dove fa pesare la sua ideologia reazionaria. Per rispondere basterebbe fare una pedissequa conta dei membri di OD in Vaticano, tra i Cardinali, tra i Vescovi, nelle Parrocchie. Un confronto con i Gesuiti, chiude la questione. Dopo il Vaticano secondo, nella mappatura ad uso e consumo delle Gerarchie ecclesiastiche, OD era considerato un movimento progressista, proprio per l' enfasi data al laicato.


  6. C' è un legame stretto tra i partiti conservatori di tutto il mondo e OD. I membri di OD hanno certe idee prima di entrare nell' organizzazione. Lì ricevono al limite un rinforzo dottrinale. L' insegnamento originario e mai rinnegato è chiaro nell' esprimere avversione verso un nesso troppo vincolante con la politica.


  7. OD è tra le organizzazioni più intransigenti nel chiedere un' obbedienza cieca. Il dibattito sul film "La Passione" di Mel Gibson e anche quello su "I promessi Sposi" sono esempi di pluralismo interno. Uscire dall' OD: ci sono storie diverse, come conciliarle? Le poche regole interne esaltano la personalità del Direttore. OD è costantemente migliorata nel tempo. La rinuncia precoce è tipica di chi sperimento solo la fase più dura.


  8. La macchina di reclutamento di OD è implacabile. Conta lo stile personale di un dato membro, non esistono metodi codificati, anche perchè ci si trova ad operare in realtà completamente differenti.

venerdì 29 febbraio 2008

Perchè i finlandesi sono i primi (a scuola)

Essere se stessi sembra che conti...nonstante tutto.

"...High-school students here rarely get more than a half-hour of homework a night. They have no school uniforms, no honor societies, no valedictorians, no tardy bells and no classes for the gifted. No sports teams, no marching band, no prom. A relaxed approach. Less homework. Kids can be themselves. There is little standardized testing, few parents agonize over college and kids don't start school until age 7

In most countries, education feels like a car factory. In Finland, the teachers are the entrepreneurs..."

Cedimenti sul fronte dei voucher

Qualcuno fa dei distinguo...e viene rimbeccato.

"...prominent school voucher advocate Sol Stern declares that competition and choice "may not be a panacea," and recommends that choice supporters shift emphasis to standardizing the curriculum.He's not alone.

Their faltering support stems from disappointment with the impact of existing U.S. charter school and voucher programs, and what they think it says about market reform in general. Stern, for instance, laments that while Milwaukee's voucher program has benefitted the low income students who gained access to private schools, it has not dramatically improved the city's public schools

But criticisms such as those of Finn and Stern don't reveal any failure of market education, because existing U.S. "school choice" programs do not constitute, or even closely approximate, free markets..."

Mussolini a Berkeley

Come le idee del fascismo furono assimilate e messe in campo dai liberals d' oltreoceano.

William F. Buckley muore

Ricordiamo l' attacco della sua definizione di conservatore:

"...un individualista con un forte senso della comunità..."

Basterebbero queste parole per sentirsi spronati ad indagare il corretto significato di certe parole che spesso vengono in bocca macchinalmente. Esercizio che sarebbe molto utile, soprattutto a certi pigrissimi quanto veementi critici dell' "individualismo".

Il free-market fa capolino nell' "Osservatore Romano"

Era ora.

mercoledì 27 febbraio 2008

Consumare rende felici

E' abbastanza ovvio a livello locale. Ora sembra ribadito anche da confronti internazionali.

"...For those skeptical of the claim that people tend to be happier, healthier, better-educated and longer-lived in countries that consume the most, please see the UN Human Development Index. The top of the list is basically the group of wealthy, liberal, capitalist societies. The Nordic countries, please note, are extremely wealthy market societies with very high levels of consumption. Also note that an ethos of consumerism is different from the level of consumption, although there is no good evidence that consumerism is in any sense harmful..."

Iper liberisti con welfare estesi

L' Islanda.

"...Iceland, much like Denmark, is more or less Hong Kong with a huge welfare state

Perhaps the greatest unheralded discovery of the late 20th/early 21st century is that relatively unfettered capitalism is a much better complement to the comprehensive welfare state than is dirigisme..."

La felicità si compra?

Direi di sì, anche se i prezzi cambiano moltissimo da un paese all' altro.

Perchè alla gente piace tanto il Governo

A dispetto di tutte le evidenze il cittadino medio continua a preferire che la mano pubblica intervenga pesantemente anche laddove non ha molto senso che lo faccia. Perchè quest' amore sfrenato per il governo?

Per Klein lo Stato non altro che un punto focale in senso schellingiano, a lui guardiamo per cooridinare i nostri comportamenti quando siamo immersi nella molteplicità e nella complessità. Sradicarlo è molto doloroso quand' anche una condizione alternativa si riveli più propizia per in nostri affari. Non mancano le vie attraverso cui realizzare una transizione.



La Cultura si auto-finanzia. Mantova

La kermesse di Mantova è un vero "affare": nel 2006 per 1 milione e 400 mila euro investiti, i guadagni hanno sfiorato i 15 milioni.

Dati tratti dalla ricerca "Eventi culturali e impatto economico. Il Festival di Mantova.

Se questi sono i numeri perde di senso continuare ad insistere sui tradizionali canali di finanziamento. Molto meglio l' elaborazione di formule attraverso cui intercettare parte della ricchezza prodotta.

Bassa affluenza, migliore democrazia

Tra suggerimenti offerti da BC per migliorare le scelte democratiche ce n' è almeno uno tanto strano, quanto inattaccabile: disincentivare la partecipazione al voto.

Considerato che


  1. i pareri degli esperti su questioni di carattere generale si rivelano quasi sempre molto più vicini alla verità rispetto ai pareri dell' uomo medio.


  2. I pareri dell' uomo istruito si rivelano quasi sempre più vicini ai pareri dell' esperto rispetto a quelli dell' uomo con bassa scolarità.


  3. quando l' affluenza alle urne è bassa assistiamo ad una maggiore concentrazione di votanti istruiti.


Ebbene, da quanto sopra discende che la qualità delle decisioni democratiche risulta superiore allorchè l' affluenza sia disincentivata, o perlomeno non incentivata.

Distorsioni nel calcolo del rischio ambientale

Nelle questioni ambientali appare più che altrove la tendenza ad assumere posizioni irrazionali in cui i rischi vengano sistematicamente sovrastimati.

Una possibile spiegazione del fenomeno la danno Kuran e Sustein. Esiste una chiara evidenza per cui l' individuo amplifica la probabilità di eventi cosiddetti "memorabili", ovvero eventi singolari e strani es: uomo morde cane.

Purtroppo questo genere di eventi sono anche quelli di cui i mass-media sono sempre a caccia, con una certa regolarità ci riproporranno la storia in cui un uomo ha morso un cane distorcendo la sensazione di rischio percepito.

Queste approssimazioni sono possibili laddove il rischio rimane pur sempre lontano e improbabile, laddove anche un errore di calcolo non tocca in modo molto sensibile la nostra vita quotidiana, in caso contrario, l' esame dei fatti sarebbe condotta da ciascuno di noi in modo ben più accurato.

Le catastrofi ambientali hanno proprio questa caratteristica: sono eventi singolari e strani ma rimangono pur sempre relegate in uno spazio remoto che per ora non ci tocca nell' immediata contingenza.

Questo meccanismo (avaibility cascade) spiega anche l' eccessiva domanda (e offerta) di regolamentazione in tema assicurativo, un buon argomento da contrapporre a quello canonico della selezione avversa.

BC MRV p.208

martedì 26 febbraio 2008

Meglio prendere la macchina che andare a piedi

Meglio anche per il pianeta.

Mr. Goodall is a member of the Green Party in Britain and a devout environmentalist — he says he has ceased air travel because of its emissions. But he also questions how much good is being done by eliminating short trips by car. In fact, he says that in some circumstances it’s better to drive than to walk.


How can that be? Because Mr. Goodall takes into account something that a lot of environmentalists don’t: the human energy expended in averting fossil-fuel use. “Walking is not zero emission because we need food energy to move ourselves from place to place,” he writes. “Food production creates carbon emissions.” Now, you could argue that most people are oveweight and so could use the exercise anyway, but that doesn’t mean that they’re not going to consume calories to replace the ones they’ve burned. In fact, some experts argue that most people do in fact simply eat more to compensate (which is one reason so many people remain overweight). And judging from the fitness of the pedicab drivers I’ve seen, they don’t have much weight to lose anyway.

If you walk 1.5 miles, Mr. Goodall calculates, and replace those calories by drinking about a cup of milk, the greenhouse emissions connected with that milk (like methane from the dairy farm and carbon dioxide from the delivery truck) are just about equal to the emissions from a typical car making the same trip. And if there were two of you making the trip, then the car would definitely be the more planet-friendly way to go

Armarsi contro le armi

Garantita deterrenza e possibilità di difesa.

Per scegliere bene occorre una società libera

Non esiste una ricetta pre-confezionata per scegliere bene, esiste però la possibilità di sviluppare un' euristica funzionale attraverso una robusta pratica sulle questioni concrete che ci toccano ogni giorno.

In tema di aborto si conviene sul fatto che sia controproducente criminalizzarlo, molto meglio affidarsi alla "buona scelta" costruendo un ambiente idoneo. Senonchè, molti scettici, arrivati a questo punto della discussione, tirano fuori un bersaglio per loro naturale: il consumismo.

Il consumismo, con i suoi bisogni indotti, avrebbe scardinato la nostra capacità di scegliere. Detto questo, però, siamo punto e a capo visto che è un po' difficile rinunciare al "consumismo" se si considera il fenomeno come l' inevitabile portato di un modello organizzativo che ha assicurato lo strepitoso aumento del nostro standard di vita negli ultimi due secoli.

Per nostra fortuna non è affatto detto che le cose stiano come vengono dipinte dai teorici del "consumatore zombie". Molto probabilmente le persone sono ancora in grado di sviluppare una capacità di scelta, quel che a loro manca per esprimerla è una pratica attraverso la quale metterla a punto affinandola di continuo.

Sempre più, nelle comunità moderne, il soggetto è stato espropriato, spesso attraverso il suo consenso e con suo sollievo, dalle scelte decisive che lo coinvolgono e segnano la sua vita. Forse, più meno consciamente, si è ritenuto che non fosse in grado di affrontarle. I dilemmi (che aiutano a crescere anche e soprattutto i già cresciuti) sono stati espulsi dal nostro quotidiano. Parlo delle questioni relative alla nostra salute, alla nostra istruzione, alla nostra vecchiaia, ai nostri risparmi. Su questi terreni fondamentali non ci si ferma più a chiedersi "che fare?", la nostra via è segnata, le reti comunitarie di scarsa utilità e lo sforzo per tesserle subisce forti demotivazioni. Le "riunioni di famiglia" non hanno più senso e ormai, se ancora si tengono, è giusto per decidere dove andare in vacanza.

Il soggetto di cui parlo puo' continuare invece ad esercitarsi in una miriade di scelte molto meno "cruciali", dove il lusso di un "caproccio" puo' benissimo essere tollerato poichè non lo si paga certo caro, puo' esercitarsi in scelte politiche dove la deresponsabilizzazione è la regola. Poi, in questo contesto, ecco che - chi fino a quel punto ha dovuto "deliberare" solo sul colore dell' auto, sul film con cui riempire la seratina, su dove mettere la crocetta in cabina elettorale - si ritrova a decide se abortire o meno. E' difficile che a quel punto si trasformi in un' altra persona, che sappia lucidamente valutare i pro e i contro, molto probabilmente gli istinti capricciosi interferiranno sulla sua scelta così come sono sempre stati abituati a fare potendoselo permettere.

Quindi, la soluzione contro il consumismo più deleterio, secondo me, consiste proprio nel riconsegnare all' individuo le scelte decisive che lo riguardano e che lo educano evitando che si ritrovi inerme e inesperto quando sarà chiamato ad affrontarne una isolata. L' alternativa sarebbe quella di toglierle tutte: magari ricoprendolo di sussidi per veicolarlo, come un topolino, verso quei comportamenti che altri hanno scelto per lui.



Ecco allora due risoluzioni per spingere verso la buona scelta in tema di aborto:

  1. diffondere una cultura della vita;


  2. creare un ambiente in cui si sviluppi al meglio la confidenza del singolo con le scelte cruciali che lo riguardano.

Difendere la democrazia sbandierando Chuchill

E' una mossa ad alto contenuto ideologico:

"...la democrazia è un gran brutto sistema di governo, senonchè tutti gli altri sono peggio...".

Dal fatto che sistemi di governo dittatoriali abbiano combinato disastri inenarrabili, non segue che "la democrazia" sia il miglior sistema di governo a nostra disposizione. E lascio da parte le plausibili teorie che vedono le dittature novecentesche come un parto dei sistemi democratici anzichè come una loro antitesi.

Se qualcuno dicesse:

"...il mercato fallisce spesso, è comunque il miglior modo che abbiamo per regolare le nostre relazioni...";

sarebbe ben presto accusato di essere un fondamentalista, gli verrebbe fatta notare la necessità di regole stringenti che ordinino e correggano l' azione del mercato.

Tutto giusto, ma allora perchè non viene fatto prontamente notare ai chuchilliani di ogni risma quanto sia indispensabile porre limiti ben precisi al metodo democratico, pena il caos sociale?


E' evidente che su tutta la faccenda incomba una cappa di dogmatismo. Asteniamo pure il giudizio ma evitiamo di negarla.

Sul punto vedi BC in MRV cap.8

Democrazia & Sviluppo

Una relazione molto complessa, praticamente inesistente.

"...molti di noi, ardenti democratici, vorrebbero sperare che la democrazia non sia solo un dogma benefico in sè, ma sia anche una fonte di felicità e sviluppo. Purtroppo la letteratura empirica sul tema non è in grado di aiutarci e di persuaderci su questo punto, fallisce nell' individuare un nesso di causalità tra democrazia e sviluppo. Rimango comunque ottimista sugli effetti salutari che una democrazia produce nel lungo periodo"

Queste poche righe sono utilizzate da BC in MRV p.187 per testimoniare quanto il dogmatismo intorno ai benefici della democrazia sia di gran lunga più ostinato rispetto a quello intorno al mercato. Ciononostante l' accusa di "fondamentalismo" aleggia continuamente avendo come obiettivo unico chi supporta soluzioni di mercato.

lunedì 25 febbraio 2008

Affrontare l' unico argomento in mano ai filo-castristi

Comparare Cuba con gli altri disastri caraibici è forse l' unico reale argomento in mano ai filo-castristi di casa nostra. Anche per questo giungono gradite le puntualizzazioni di DeLong. Affrontato e risolto (in termini logici) anche l' assurdo argomento dell' embargo.

add1: Cowen s' impegna nel confronto Cuba-Messico del nord.

Avvertenze sulla povertà USA

Da fonte insospettabile.

"...Poverty comparisons across affluent nations typically use a “relative” measure of poverty. For each country the poverty line — the amount of income below which a household is defined as poor — is set at 50% (sometimes 60%) of that country’s median income. In a country with a high median, such as the United States, the poverty line thus will be comparatively high, making a high poverty rate more likely...

Using a relative measure, the U.S. poverty rate is higher than Romania’s and only slightly lower than Mexico’s (see here). Similarly, Mississippi’s relative poverty rate is the same as Connecticut’s..."

Talking Versus Trading

L' incentivo a far bene funziona. Ma và?

Le modalità alternative del dono

Sotti tutela chi è lontano, autonomia per chi è vicino. Perchè?

Come siamo buoni!

Il male arrecato al prossimo ci fa soffrire. Per questo non vogliamo saperne niente!

L' arbitro favorisce sistematicamente la squadra di casa

Almeno in Germania.

La scuola americana perde colpi

Alcuni buoni motivi per espandere lo strumento dei buoni.

La Fede rende felici

Qui e qui gli studi che più sono andati a fondo sulla questione.

Mi chiedo se questa conclusione deponga in qualche modo a favore "della Fede": da un lato ce la fa apparire come un' opzione ragionevole e da perseguire, dall' altro revoca in dubbio la sua portata veritativa.

sabato 23 febbraio 2008

Public Choice under attack

Non c' è niente di più figo che gettare fango sulla democrazia. Lo si puo' fare benissimo anche dagli scranni universitari viste le numerose incoerenze che ammorbano il funzionamento dei regimi democratici. E se proprio qualcuno avesse l' ardire di menzionarci i motti churchilliani, gli si risponderà con fare sussiegoso che la democrazia, al giorno d' oggi, non va certo contrapposta ai regimi autoritari, bensì al mercato.

Il più rigoroso di questi attacchi è sostanziato nella teoria della Public Choice, altrimenti detta Teoria dell' Ignorante Razionale, secondo cui il ragionamento dell' elettore non fa una grinza: poichè il mio voto sposta poco o nulla, evito ogni costo relativo all' informazione, voterò da ignorante (ecchemmefrega?). Anzi, sai che ti dico? Se mi gira non voterò nemmeno.

Con simili ignorantoni in circolazione, il malfunzionamento delle istituzioni democratiche è assicurato. La premessa, poi, è credibile all' apparenza. Visto che forse è rimasta implicita mi permetto di ricordarla: l' elettore medio è una persona ragionevole.

Ma alle elementari (e proprio per questo pungenti) osservazioni di cui sopra si è risposto in vario modo:

  1. PC non funziona esteticamente. Criticare la democrazia suona male ed è una pratica poco corretta e da evitare. Me lo dice un mio senso storico interiore;


  2. la critica non tiene conto di come si aggregano gli errori random dell' ignorante razionale: si aggregano compensandosi! In questo modo ad influire sull' esito delle elezioni saranno pur sempre i pareri informati;


  3. è pur vero che l' elettore tiene il politico con un guinzaglio lunghissimo e lasco, ma cio' conta poco se l' elettore possiede una solida verga per battere la bestia qualora la colga in fallo. Questa osservazione è tratta dalla teoria del crimine: l' effetto deterrenza puo' restare immutato quando ad un ridimensionamento delle forze di polizia si abbina un inasprimento delle pene;


  4. è pur vero che esiste un' asimmetria informativa tra corpo elettorale e casta politica. Ma di cio' è a conoscenza anche l' elettore che verrà reso più prudente proprio da questo fatto. Anzi, a volte tutto cio' incentiva la trasparenza della politica, poichè solo con un' operzione di trasparenza è possibile dissipare i sospetti dei nostri potenziali elettori e renderli più malleabili;


  5. è pur vero che nelle democrazie alcuni "scambi" hanno un costo elevato e si rimane lontani dall' ottimo paretiano, eppure, in una visione più ampia, il metodo democratico serve proprio per aggirare quei costi di transazione che paralizzano il mercato;


  6. è pur vero che esistono degli interessi di casta che possono rendere "monopolista" l' offerta politica. Ma anche questo non convince: chi rompe il monopolio agli occhi degli elettori potrebbe conquistare rendite notevoli, esistono dunque incentivi non da poco a farlo.

Evito d corredare ciascuno di questi contro-attacchi a difesa della democrazia con la bibliografia e le evidenze, tutta roba rintracciabile in BC, MRV, specie se letto al capitolo 4.

Ma gli anti-democratici non si arrendono e sparano la loro arma segreta: la democrazia non funziona perchè l' elettore è stupido.

Forse "stupido" è un po' fortino, diciamo allora "irrazionale".

Ciascuno di noi s' innamora di alcune idee, è dispiaciuto quando le vede attaccate e compiaciuto quando le vede difese. Il modo migliore per disamorarsi di un' idea sbagliata è quella di professarla pagandone le spiacevoli conseguenze.

Detto questo si sarà capito perchè nei regimi democratici trionfi tanto la propaganda ed il pregiudizio, ovvero la stupidità. Semplice, l' elettore non paga le conseguenze delle sue costruzioni ideologiche: qualora la sua idea sia falsa, le conseguenze negative che si sviluppano dall' applicazione di quell' idea, non si concentrano su di lui ma si ripartiscono su tutti. Lui non paga e, quindi, sarà soggetto a perseverare negli errori di cui si è tanto invaghito.

Semplice, ragionevole ma...vuoto. Vuoto come un pensierino da blog se il tutto non viaggiasse affiancato dalla imponente mole probatoria contenuta nel volume a cui ho accennato prima.

venerdì 22 febbraio 2008

Quando il salario minimo danneggia i più deboli

Per esempio in Italia.

"...le argomentazioni che spiegano come il salario minimo possa aumentare il benessere dei lavoratori si basano su qualche inefficienza di mercato. "Attriti" vari nella ricerca di lavoro, efficiency wages, informazione asimmetrica rispetto alla qualità dei lavoratori... Un'altra argomentazione usa l'idea che il salario minimo provoca l'uscita dal mercato del lavoro di imprese non particolarmente profittevoli. Il risultato è sì un aumento dei salari, ma anche la riduzione dell'occupazione...

...Riassumendo, direi che l'evidenza empirica tende a confermare l'idea che l'imposizione di un salario minimo in Italia avrebbe probabilmente effetti avversi su occupazione e ore lavorate. Soprattutto per quelle fasce di lavoratori - giovani, donne, lavoratori con bassi livelli educativi - che si vorrebbero maggiormente aiutare. Davvero non una buona idea..."

Separare la rete da Telecom

IBL

La ginnastica dei pregiudizi: il prezzo della benzina

Analisi utile per capirci qualcosa...sia sulla benzina che sui cervelli.

add1

A difesa dei SUV

ABC...ma ce n' è un gran bisogno.

Leggendo Bryan Caplan: The Myth of Rational Voter



  1. Intro: il lusso dell' irrazionalità.


  2. Teorie alternative della democrazia: 1) ignoranza razionale 2) deterrenza del controllo assente 3) il pubblico ha ragione e gli esperti torto 4) irrazionalità dell' elettore.


  3. Cap.1. Difesa disperata della democrazia: l' ignoranza del votante se c' è dura poco.


  4. Cap.1. Random error vs. Sistematic error.


  5. Cap.1. Come la teoria dell' Errore Sistematico si riconcilia con quella delle scelte razionali.


  6. Cap.1. Una mancata correlazione: reddito e scelte politiche.



  7. Cap.1. Demagogia del politico come scelta razionale.


  8. Cap. 2. Becker e la tradizione. Evidenza dell' irrazionalità: il metodo delle preferenze illuminate (maggiore compressione negli esperti, giudizi differenti in economia, politica estera e bioetica).


  9. Cap. 2. Antimarket bias. 5 casi : 1) prezzo 2) usura 3) monopoli 4) terzo mondo 5) ambiente.


  10. Cap. 2. Lo straniero ci attacca. La teoria dei vantaggi comparati non entra nella testa dei più.


  11. Cap. 2. Il cambiamento come demone. La teoria della finestra rotta non entra nella testa dei più.


  12. Cap. 2. Pessimismo cronico e progressi reali. Non c' è merce che scarseggi quanto una buona prospettiva storica.

giovedì 21 febbraio 2008

Diseguaglianze e sviluppo

Grafici interessanti. Si badi bene a come si legano diseguaglianza e opportunità.


"...Quintin and Saving go on to point out that in the United States income inequality might not be as important as equality of opportunity. That would seem consistent with the large rates of immigration to this country: in other countries income and opportunity inequality go hand-in-hand whereas in the United States (and select other countries) opportunity is much more available to all, notwithstanding claims to the contrary..."

Aste e prezzi

Reputazione, estetica, timing...e prezzi.

La globalizzazione fa divergere?

Esaminando gli ultimi due secoli sembrerebbe, ma forse l' intervallo prescelto non è molto significativo.

Per spiegare lo sviluppo, meglio Solow o Lucas?

Il capitale umano di Solow è la cosa che conta di più.

I super ricchi lavorano duro

Altro che rendite...forse un secolo fa.

I non-assicurati

Visita alla sanità USA. Galen Institute.

Demolendo il Che

Ormai è lo sport preferito.

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Successi della giustizia privata

Innanzitutto il risparmio di tempo e denaro.

Global warming accusato del freddo

Il cerchio si chiude.

American dream alla prova

Prova superata.

I successi della flat-tax: Russia

Evidenze.

Un mondo tecnologico

Mai le innovazioni si sono diffuse tanto rapidamente nel mondo.

Il credito collassa?

Calma.

Prevenire è meglio di curare?

Quasi mai, almeno in ambito sanitario.

Panico tra i pauperisti

Auto a 1.800 euro.

Un ponte culturale per il dilemma dell' aborto

Nel post precedente linkavo un accenno a 4 vie pratiche che potrebbero essere una sintesi tra le posizioni contrapposte (mi sono già giunti veementi dissensi). Ma siccome la battaglia che si annuncia è di stampo culturale, vorrei proporre una nuova lente attraverso cui vedere il fenomeno dell' aborto. Premetto da subito che si tratta di un tentativo di sintesi e, quindi, le posizioni non possono e non devono collimare con alcuna delle posizioni in campo (nemmeno con la mia).

1) Eminenti studiosi hanno interpretato la società umana come fondata su Capri Espiatori. Ecco, potremmo vedere nei nascituri soppressi i capri espiatori che fondano la nostra società. Conseguenze: primo, bisogna in qualche modo accettare questo fatto visto che le società hanno sempre bisogno di un Capro per fondarsi; secondo, in linea con la nostra radice cristiana bisogna riconoscere a chiare lettere e rendere omaggio al capro che fonda la nostra convivenza.

2) Considerando l' aborto (nei limiti della 194) un omicidio non punibile, qualcuno potrebbe lamentarsi del marchio moralistico a cui verrebbe sottoposta la donna. Ma se riconosciamo che esiste una incommensurabilità morale tra il "colpevole sottoposto a tentazione" e "l' innocente mai tentato", allora questo marchio non avrebbe senso di esistere e il riconoscimento di omicidio non avrebbe conseguenze. Anche la teoria dell' incommensurabilità morale sarebbe di derivazione cristiana, a cosa servirebbe altrimenti il Giudizio Finale.

mercoledì 20 febbraio 2008

Autonomi più tassati dei dipendenti

Qualche dato per l' Italia.

Ecco come si formano i tesoretti

Per esempio grazie ai rincari energetici.

Occhio all' inquinamento dell' aria

E' la classica buccia di banana che una recente pubblicazione cerca di farvi evitare.


"...Polls consistently show that most Americans believe air pollution has been getting worse and will continue to worsen in the future. Recent data, however, suggest just the opposite: Air pollution levels have been dropping for decades and will continue to do so in the years to come..."

Guerra sulla FED

Se non ci fossero le recessioni gli economisti si annoierebbero. Invece ci sono e Austriaci, semi-austriaci e classici si divertono un mondo ad ingaggiare le loro festose (e a volte istruttive) battaglie a cuscinate.

Farm follies

Un caso di scuola: la politica agricola europea.

Sarà mai possibile un governo limitato?

Alcuni sono scettici: il politico ha le armi e l' interesse ad ampliare le funzioni di governo.

Per altri questo genere d' inganni non puo' funzionare: dove il welfare si allarga lo fa in conformità di un senso morale diffuso.

Altri ancora studiano come ricreare un conflitto d' interesse tra i politici mediante una separazione dei poteri.

Altri puntano sull' efficienza. per esaltarla occorre creare una competizione istituzionale.

I saggi sono tutti qui.

Nel mirino ambientalista: sono i cani a rischiare grosso

Se gli ambientalisti, con il loro fanatico riflesso proibizionista, avessere davvero a cuore l' ambiente, allora sì che ci sarebbe da preoccuparsi!

"...Which do you think takes a bigger toll on the environment, owning a dog, or owning an SUV? My bet would be on the dog. I'm thinking of all of the resources that go into dog food.
You could argue that children also consume a lot of resources, but that is different. A dog does not have the potential to discover a cure for cancer. A dog is not going to provide for you in your old age.
I personally have nothing against dogs. But it does seem to me that environmentalism inevitably points toward a policy of extermination of pet dogs.
Unless environmentalism is simply hatred of industry..."


Direi di non preoccuparsi, è abbastanza chiaro che dietro certo ambientalismo non ci sia nulla di irrazionale. Solo un odio isterico verso l' industria.

Julian Simon ogni anno vince la sua scommessa

Una ragione che si ripete.

Piccolo tributo.

Bolla immobiliare: colpa anche dei piani regolatori

Perlomeno a Seattle.

Addendum: piani regolatori e crisi finanziarie.
Addendum: i fattori che hanno determinato la bolla.

Democrazia, una questione di stile

Non si pretenda troppo dalla democrazia. Per esempio, non si pretenda la sostanza.

"...We hear so many superficial messages precisely because most American voters have neither the knowledge nor the commitment to evaluate the pronouncements of politicians on economic issues. It is no accident that the most influential political science book of the last year has been “The Myth of the Rational Voter,” by Bryan Caplan. The book shows that many voters are ill-informed or even irrational; many economic issues are complex, and each voter knows that he or she will not determine the final outcome.
Rather than being cynics, we should be realists. Democracy is reasonably good at some things: pushing scoundrels out of office, checking their worst excesses by requiring openness, and simply giving large numbers of people the feeling of having a voice. Democracy is not nearly as good at others: holding politicians accountable for their economic promises or translating the preferences of intellectuals into public policy.
THAT might sound pessimistic, but it’s not. Many Americans will be living longer, finding new sources of learning and recreation, creating more rewarding jobs, striking up new loves and friendships, and, yes, earning more money. Just don’t expect most of these gains to come out of the voting..."

Bicchieri mezzi pieni: quando il prezzo del petrolio frena gli stampatori di moneta

Il prezzo del petrolio aumenta: evviva, è rimasto l' unico spauracchio contro politiche monetarie disinvolte.

The expected fed funds rate implied by the April fed funds futures contract shot up 7-1/2 basis points Tuesday. Whereas traders last Friday were anticipating an average fed funds rate of 2.415% for April, Tuesday's closing price brings that up to 2.49%. Now, if you really try, you can still fit that last little nugget into your inflation meme. Say, traders know that $100 oil will scare the Fed into worrying more about inflation so Bernanke will have to slow down lowering rates. Or something.


La Cuba che lascia Castro

Il fallimento di un sogno.

"...una incauta politica monetaria, il razionamento alimentare che a nessuno basta, il salario medio di diciotto dollari hanno costretto la popolazione ad «arrangiarsi» per sopravvivere. Da questo bisogno hanno tratto origine una corruzione endemica e generalizzata, un capitalismo individuale selvaggio (e qui siamo al paradosso più crudele) che non trova limitazioni etiche, il convincimento che soltanto nell'illegalità possa stare la salvezza. In Urss i buontemponi del Pcus dicevano «tu fai finta di lavorare e io faccio finta di pagarti» . A Cuba, anche nella Cuba di domani, ben pochi vorranno far finta di lavorare..."

Bella descrizione, soprattutto quel "capitalismo selvaggio", quasi a voler stigmatizzare l' estetica di un' evasione. Vuoi mettere, molto più elegante e composto l' assoggettamento.

Comunisti in difesa della proprietà privata

La Cina ha capito bene cosa attira gli investimenti esteri.

Il divieto a fumare incrementa gli ubriachi alla guida

Bisogna pur sfogarsi.