lunedì 18 novembre 2024

politica identitario

 I sostenitori della politica identitaria sostengono che disuguaglianze e discriminazioni siano spesso legate all'appartenenza a gruppi specifici. In un senso banale questo è vero per definizione: se un gruppo è "specifico" riguardo a certi ambiti, otterrà in quei ambiti risultati "specifici". In un altro senso il problema è meramente empirico: le diseguaglianze sono frutto di discriminazione nel senso peggiore del termine? Di solito questa tesi viene (prevedibilmente) smentita. Dico "prevedibilmente" poiché viviamo in un ambiente dove discriminare in modo arbitrario penalizza innanzitutto chi discrimina. Esempio: se un omosessuale possiede abilità specifiche ma io lo respingo in quanto omosessuale, costui collaborerà con il mio concorrente buttandomi fuori dal mercato.

venerdì 15 novembre 2024

egemonia culturale

 Contro l'idea di egemonia culturale.

La Politica è a Valle della Cultura o la Cultura è a Valle della Politica? Se proprio devo scegliere prendo la seconda. Ma nemmeno quell'opzione mi soddisfa, direi che non si fa cultura con la politica e nemmeno si fa politica con la cultura. Se vuoi vincere le elezioni raccatta i voti piuttosto che far spuntare l'Unità dalla tasca di nonno Libero. E pace all'anima di Gramsci e della Scuola di Francoforte.
Perché allora il concetto di "egemonia culturale" è così sopravvalutato? Ipotesi: c'è gente come i professori di letteratura che sono ossessionati dal sospetto che i libri che insegnano siano solo intrattenimento di alto livello, e quindi non amano niente di più che sentirsi dire che i loro metodi interpretativi stanno suonando la campana a morto della civiltà occidentale. E naturalmente le persone che lavorano nell'industria dell'intrattenimento sono felici di pensare di non essere solo nel business dell'intrattenimento, ma di essere invece all'avanguardia nella lotta per la giustizia sociale, riprogrammando il software della mente umana per promuovere una maggiore tolleranza e uguaglianza. È tutto molto stimolante.

giovedì 14 novembre 2024

sull esistenza della mente

 Sull'esistenza della mente.


L'idea a cui sono pervenuto è che i disaccordi autentici non esistano, cio' che esiste sono solo descrizioni differenti di cio' che ci sta davanti. Un determinato evento può essere descritto allo stesso modo in termini fisiologici e psicologici, non intenzionali e intenzionali. Il disaccordo si sana quando scopriamo la descrizione più utile nel contesto in cui siamo. Esempio, la psicologia popolare rimarrà probabilmente il modo migliore per prevedere cosa faranno domani i nostri amici e conoscenti. Questo è tutto ciò che intendo dicendo "le menti esistono". D'altro canto, lo studio della fisiologia e dell'evoluzione è il modo migliore per capire come "funzioniamo", e questo è cio' che intendo quando dico "le menti non esistono". Di conseguenza, "le menti esistono" in certi contesti e "non esistono" in altri. Questo vale anche per la libertà, la giustizia, i colori, eccetera. Insomma, le ragioni sono anche cause. Oltretutto, non c'è un contesto più significativo. Le "cose del mondo" non rendono vere le frasi. La distinzione tra vero e falso possiamo sostituirla con una distinzione tra le frasi che servono a un certo scopo e quelle che servono ad altri scopi.

p.s. la cosa mi è apparsa evidente discutendo in rete sulla "medicalizzazione della scuola". Chi si oppone e chi la critica in nome della classica "responsabilizzazione" (o "scuola del merito") sta descrivendo in modo diverso la stessa identica cosa. Non c'è disaccordo genuino. Molto più semplicemente gli "oppositori" mirano ad una società che massimizzi il capitale umano mentre i sostenitori a una società che "minimizzare il dolore" degli studenti. Forse sopravviveranno solo le società più efficienti, cosicché avranno ragione gli "oppositori", oppure la scuola è di fatto slegata dalla formazione del capitale umano e allora avranno ragione i "sostenitori".

lunedì 11 novembre 2024

zucchero e infertilità

 La biologia ci racconta una storia per cui siamo fatti per massimizzare il numero di nipoti e pronipoti, eppure noi non riusciamo nemmeno più a fare figli. Come mai? Risposta della sociobiologia: siamo troppo impegnati a pubblicizzarci come soggetti idonei ad avere tanti nipoti e pronipoti. Nei nostri "spot" esibiamo intelligenza, creatività, generosità e credenze bizzarre che impressionano gli altri. Sono tutte forme di "spreco" lussuoso che promuovono efficacemente la nostra immagine. Un obbiettivo intermedio si è trasformato in obbiettivo principale. Un po' come il gusto per lo zucchero che ieri salvava la vita e oggi ci trasforma in panzoni.

domenica 10 novembre 2024

esperienze religiose misticismo

 Ecco un saggio sul fenomeno delle esperienze religiose, è fatto su misura per chi va di fretta (bibliografia al terzo commento).

Il compito dei sensi è quello di raccogliere sparuti indizi, poi trasformati in scosse elettriche che il cervello legge come un codice per realizzare la sua allucinazione nella nostra testa. Sì, ognuno di noi vive in un'allucinazione autocreata idonea alla vita che conduce. Per i mistici non è molto diverso, anche loro come tutti noi hanno visioni apparenti. Questi individui non sono "pazzi" e non sono nemmeno rari. Questa condizione interessa milioni di persone. Il fatto centrale è che la nostra "tecnologia biologica" non è in grado di elaborare la stragrande maggioranza degli impulsi esterni, la banda di cui disponiamo non è molto larga cosicché si realizza una "fiction" col poco che si riesce a raccattare, e in questo senso siamo molto fantasiosi. Per esempio, per quel che ne sappiamo non c'è alcun suono là fuori. Se un albero cade in una foresta e non c'è nessuno a sentirlo, crea cambiamenti nella pressione dell'aria e vibrazioni nel terreno, niente di più. Anche i colori che "vediamo" sono mediati dalla cultura. Il colore è una bugia, una scenografia elaborata dal cervello che si è rivelata utile in passato.

post facebook

giovedì 7 novembre 2024

Perché la monogamia definitivo

Perché la monogamia?
La domanda è banale laddove, come nel mondo pre-agricolo, vige un'uguaglianza naturale nella povertà che parifica tutti gli uomini. Qui la monogamia s'impone di necessità: se un uomo deve suddividere i suoi pochi averi su più famiglie rischia che nessun membro della sua prole sopravviva. D'altronde, perché mai una donna dovrebbe preferire un mezzo/uomo (o uomo in condivisione) piuttosto che un uomo intero tutto per se'? Ricordo che dobbiamo immaginare un mondo dove i "buoni partiti" non esistono.
L'enigma quindi quindi riguarda la monogamia presso le società ricche, ed è acuito dalla considerazione che la poligamia sembra vantaggiosa per la donna media e svantaggiosa per l'uomo medio (basta fare un po' di matematica per accorgersene). La monogamia, quindi, sembra un istituto "maschilista", il portato di un contratto sociale stipulato tra uomini, con i "più fortunati" che si accordano con i "meno fortunati". Senza farla lunga, le dinamiche da cui emerge sono le stesse da cui emerge l'uguaglianza politica: la possibilità che i molti esclusi si coalizzino contro i pochi ricchi - e questo è particolarmente facile nel caso di un animale straordinariamente versato nel tessere relazioni sociali - fa giungere ad una mediazione: così come "un uomo, un voto", allo stesso modo "un uomo, una donna".
p.s. anche qui chiedo il visto di Ettore Panella

caleidoscopio delle metafore - nell'antirealismo tutto è metafora

 Siamo pesci inclini a dimenticare l'acqua dove sono immersi. Viviamo la nostra vita agitandoci in un caleidoscopio di metafore, è un universo senza gravità dove oggi il cuore è una "pompa" ma domani nulla impedirebbe che la pompa fosse un "cuore". Non c'è un' àncora da gettare in nessun luogo. Ci proviamo imponendoci dei dogmi che presto si sgretolano. Ci proviamo con la Ragione ma la metafora di mestiere divide l'universo in almeno due livelli originando così i ben noti paradossi dell'autoreferenzialità, cio' pregiudica il fondamento razionale di qualsiasi metafisica. Il loop delle metafore contamina tutto, contamina la matematica (Goedel), contamina l'arte (Escher), contamina la musica (Bach), contamina i cervelli (Hofstadter)... Eppure alla metafora non possiamo rinunciare, ci serve per muoverci, ci serve per avere una mappa, per memorizzare e identificare un "meccanismo complesso" trasformandolo in una "storia" o in una "filastrocca". "Riccardo" è un'ottima metafora di "r" + "i" + "c" + "c" + "a" + "r" + "d" + "o". Grazie ad essa ricordo il mio nome, senza di essa si trasformerebbe in un codice fiscale. Questo compito lo assolve bene, purché la si cambi all'occorrenza: ora utilizzi la metafora scientifica per buttarla al momento opportuno sostituendola con quella religiosa. C'è una mappa per tutte le occasioni. Francamente, vedo poco spazio per infondere "realismo" nella religione ma ce n'è molto per infondere anti-realismo nella scienza.

mercoledì 30 ottobre 2024

master argument per il conseguenzialismo

Perché l'utilitarismo? 1) La filosofia morale progredisce attraverso l'equilibrio riflessivo (bilanciamento tra casi e principi). 2) L'utilitarismo ha principi fondamentali molto più plausibili . 3) I verdetti sui casi non favoriscono chiaramente la deontologia rispetto all'utilitarismo. Quindi vince il consequenzialismo: ha ragioni molto forti a suo favore e nessuna chiara ragione contraria. https://www.goodthoughts.blog/p/three-arguments-for-consequentialism#%C2%A7the-master-argument

martedì 29 ottobre 2024

arte ed evoluzione

 L'arte è una forma di pubblicità della nostra condizione al fine di stipulare alleanze (fandom).


1) Possiamo pubblicizzare qualità direttamente "utili": capacità narrativa, immaginativa, innovativa, di influsso inclinazione alla fertilità, alla forza...

2) Oppure la qualità "inutili" (o surplus).

Le seconde in realtà pubblicizzano il tempo libero che ci si puo' permettere. La funzione dell'arte è qui quella tipica anche dei beni di lusso. 


2 > 1 perché 2 rinvia a tutte le abilità rilevanti e non ada abilità specifiche che potrebbero non essere rilevanti

2 > 1 perché consente un'arte più varia poiché lo spazio dello spreco è infinito mentre le abilità sono specifiche


2 > Se l'intelligenza e la creatività fossero così utili, è sconcertante che altre scimmie non le abbiano evolute.




narcisista vulnerabile e narcisista grandioso

 Una ferita narcisistica si verifica quando il narcisista si confronta con la realtà di non essere il personaggio principale del suo film. In molti casi del genere il film diventa un eccellente film di Halloween, tipo quello al primo commento la cui visione ho in programma per dopodomani.

Commenti: 2
Mi piace
Commenta
Invia
Condividi
Halloween - La notte delle streghe
YOUTUBE.COM
Halloween - La notte delle streghe
Halloween - La notte delle streghe
  • Mi piace
  • Rispondi
  • Rimuovi anteprima
Riccardo Mariani
Attenzione, narcisista vulnerabile!: egocentrici, introversi, sulla difensiva, risentiti, con un forte disagio emotivo. Gli psicologi a volte li chiamano narcisisti "nascosti", "timidi" perché non si autopromuovono come fanno i "narcisisti grandiosi".