mercoledì 6 dicembre 2017

Auguri e figli maschi

Auguri e figli maschi

A quanto pare preferiamo avere figli maschi.
Se mi guardo dentro non riesco a rintracciare in modo nitido un simile desiderio, anche se dopo la prima femmina ammetto che speravo senza dirlo in un maschietto.
Ho come la sensazione che una figlia femmina non possa mai condividere i miei reali interessi.
Esempio: mi piace il jazz, ed è notorio che… “le donne non capiscono il jazz”. Sarà uno stereotipo ma è accurato. E Non vado oltre.
Oltretutto, mi interessano le cose di cui parlo in questi post e, francamente, non riesco davvero ad immaginarmela una donna che legga in modo appassionato un mio post sui marziani, o sull’ibernazione, o sulla compravendita dei reni, o sui metodi di defecazione in India, o sulla costituzionalità dell’inferno. Alle donne piacciono le cose che accadono tra massimo 3 mesi a massimo 3 km di distanza, a me interessano le cose che accadranno tra 300 anni a 3 anni luce di distanza.
Tuttavia, io non sono nemmeno particolarmente interessato a quelli come me. Il diverso mi affascina. Per questo che, nemmeno con un rigoroso esame di coscienza, riesco a verificare la tesi per cui “le persone preferiscono avere figli maschi”.
Ma l’introspezione è solo il primo passo dell’analisi, vediamo allora di inoltrarci nella materia.
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Innanzitutto: è così certo che le persone preferiscano avere figli maschi?
Per la Cina direi di sì, c’è una lunga tradizione di infanticidio femminile a comprovarlo.
Ma per noi qui ed ora?
Ci sono indizi. Parecchi. Troppi, per essere trascurati.
C’è innanzitutto un fenomeno piuttosto inquietante e difficile da negare che ci riguarda: in ogni parte del mondo occidentale più avanzato la nascita di una femmina mette a repentaglio la stabilità della coppia.
Un europeo a cui nasce una femmina, tanto per dire, ha più probabilità di divorziare (+5%). Poco, ma solido, e non sparisce mai.
Tre figlie? Più dieci per cento.
I fatti sono chiari, veniamo alle spiegazioni tentate.
La più semplice: le femmine non sono molto gradite e finiscono per creare tensioni nella coppia. E’ la tesi del post: bingo!
Tuttavia, le cause possano essere altre, puo’ esserci cioè un terzo fattore che balla.
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Forse lo status: i ricchi e famosi hanno più figli maschi di noi. Lo sapevate? Il 15% in più della media (Robin Baker: Sperm Wars). E’ un fatto.
C’è una ragione per tutto questo: il figlio maschio dà (potenzialmente) molti più nipoti, per questo è più ambito nelle famiglie di prestigio.
Il figlio maschio della famiglia povera, invece, ha addirittura meno figli della sorella.
Per questo ci attendiamo che i ricchi preferiscano il maschio e i poveri la femmina.
Uno dice: un conto è “preferire”, un altro “generare”.
Sta di fatto che il meccanismo ottimale prevede che nel corso della gestazione le energie investite dall’organismo femminile tengano conto del sesso del nascituro: chi appartiene a famiglie di prestigio produrrà maggior nutrimento per l’embrione maschio che per quello femmina.
Ma come puo’ questo processo spontaneo sintonizzarsi con un’informazione esterna come lo “status” della gestante?
Puo’! Vediamo continuamente cose del genere: anche sudareè un processo spontaneo che si realizza coordinandosi con informazioni che arrivano dall’esterno.
Se le famiglie prestigiose sono anche le più stabili, il cerchio si chiude e capiamo perché non siano i maschi la causa della “stabilizzazione”.
Un altro candidato a “terzo fattore” è lo stress.
In molte specie animali le femmine stressate partoriscono femmine. In Germania est, dopo il crollo del muro, durante lo stressante periodo di transizione, nacquero molte più bambine.
Naturalmente lo stress è anche causa di divorzi e rotture.
Il problema di stress e status è che la loro azione dovrebbe essere imponente per spiegare in modo adeguato la correlazione tra divorzi e figlie femmine. Purtroppo, quando si passa alle verifiche quantitative le due variabili in questione spiegano solo una frazione minima del collegamento.
Ultimo tentativo: nei divorzi i figli vanno generalmente alla mamma. Potremmo allora riformulare la questione così: perché le mamme fanno più resistenza al divorzio quando il figlio è maschio? Forse perché pensano che il maschio necessiti di un modello maschile in famiglia? Forse perché il maschio risente di più della separazione? Puo’ darsi tutto, ma non mi risulta che ci siano evidenze in merito.
E se stiamo sul piano delle congetture possiamo anche lanciarci con la psicologia evoluzionistica: nelle coppie instabili manca l’autostima, è un fatto. Ora, questa caratteristica è ereditata dalla prole e, mentre un ragazzo senza autostima tende a trincerarsi in se stesso evitando i contatti con l’altro sesso, una ragazza senza autostima tende invece ad avere una sessualità promiscua e sovrabbondante. La convenienza, per le coppie meno stabili, ad avere una figlia femmina è dunque evidente.
Altra congettura: ai ragazzi serve uno status elevato per avere un successo riproduttivo, alle ragazze, spesso, basta l’avvenenza. E’ normale che le famiglie più povere – ovvero le meno stabili – prediligano le figlie.
Dopo tante congetture è tempo di passare a ipotesi più concrete e suffragate dai fatti.
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A quanto pare, la semplice ipotesi per cui le persone preferiscono i maschi resta la più credibile.
Sia chiaro che uso il termine “preferenza” in modo generico, ovvero, l’organismo efficiente puo’ svilupparle “a nostra insaputa”. Anzi, quelle sviluppate “a nostra insaputa” sono le più efficienti poiché non sono ostacolate da dubbi e sensi di colpa.
Vediamo ora qualche elemento a supporto della tesi.
Il primo illumina sulle preferenze (di lei) ma non spiega molto le separazioni (anzi): le divorziate con figlie hanno meno probabilità di risposarsi.
La figlia è un peso sul mercato delle seconde nozze. Non solo: le risposate con figlia al seguito hanno più probabilità di fallire anche il secondo matrimonio.
Forse le mamme con figlia temono una possibile predazionedel patrigno, evento molto meno probabile nel caso il figlio sia maschio. Oppure le figlie sono più recalcitrantinell’accettare  il nuovo consorte.
Un caso del genere, da un lato illumina sulle preferenze di lei, ma dall’altro si oppone alla correlazione figlie/divorzi. Possiamo trovare di meglio? Sì.
Altro dato: quando un figlio è concepito fuori dal matrimonio, le possibilità di sposarsi aumentano se si tratta di un maschio. Qui l’allusione alla preferenza è chiara.
Ma il dato più importante è ancora un altro: i genitori di una bambina hanno più probabilità di fare un altro figlio. Non solo: se l’ultimo nato è femmina, sale la probabilità di avere un altro figlio. In altri termini: la probabilità di fermarsi è più alta quando arriva il maschio.
Altro dato: nel mercato delle adozioni le bambine sono le più richieste.
E’ normale che sia così laddove si preferiscono i maschi. In un mondo del genere, infatti, il maschietto viene abbandonato solo quando ha, o si pensa che avrà, seri problemi.
L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'aperto

Giornali molesti


Giornali molesti


Le vittime delle molestie sessuali sono tante: e il30% sono uomini.
Anche i molestatori sono parecchi: il 20% sono donne.
In alcuni sondaggi la percentuale di chi si dichiara “molestato” raggiunge il 60 per le donne e il 20 per gli uomini.
Per altri è di 20 e 7.
Per altri ancora è di 43 e 12.
Dipende come fai le domande, ma la sostanza è quella.
Sui molestatori le cose sono meno chiare, c’è chiquantifica le donne nel 21%chi nel 25%. Diciamo20 per essere prudenti e chiudiamola qui.
Chi si delizia con le storie, l’aneddotica sullamolestia al maschione non manca.
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Sapevate tutto questo? Conoscevate queste info di base da cui deve partire ogni sano dibattito?
Forse sì, forse no.
Il paradosso è che persino se le conoscevate, la campagna d’informazione contro le molestie sessuali tende a farvele dimenticare. O perlomeno a dubitare.
Purtroppo, campagne di questo tipo disinformanocome neanche un battaglione di fake news virali schierato.
Parlo di giornali rispettabili, i principali, quelli che dedicavano paginate ai vari Weinstein e Brizzi. Non di siti oscuri dediti alle falsità e al pettegolezzo.
Viviamo in un mondo in cui l’informazione disinforma senza mentire, ma siccome è così ovunque e da sempre, la cosa passa inosservata. A questo punto… viva le menzogne. Sono meno insidiose.
Lo slogan “CREDI ALLE DONNE” la dice lunga sul taglio adottato dalla campagna.
Gli uomini sono stati fortemente scoraggiati dall’unirsi al coro dei “molestati”, le acque non andavano intorpidite, il messaggio doveva uscire nitido e senza residui.
Persino le vittime maschili erano d’accordo nell’astenersi e non turbare l’atmosfera: per il bene delle donne, non  racconterò la mia storia.
La scusa addotta per il trattamento differenziato: la violenza degli uomini sulle donne è strutturale, le altre no. Urca!
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Che poi non è nemmeno vero: il gruppo in proporzione più vessato dalle molestie sessuali è costituito da uomini, mi riferisco agli omosessuali maschi.
In proporzione, gli omosessuali maschi molestano i maschi più di quanto gli eterosessuali maschi molestino le femmine.
Certo, in questo brutto affare esiste comunque delle asimmetrie, 80/20 non è 50/50.
Ma probabilmente l’ 80% dei molestatori è maschio per lo stesso motivo per cui l’80% dei vandali è maschio, l’81% dei ladri di macchine, l’85% deirapinatori.
Eppure, quando parliamo di vandalismo, di furti o di rapinatori, non ne facciamo una questione di genere. Finora.
Ma perché nei rapporti di coppia gli uomini omosessuali sono molestati più frequentemente delle donne?
Forse perché la società percepisce la molestia contro le donne come un crimine orribile, e quella contro gli uomini come un divertimento di cui ridacchiare.
In questo senso le “vittime strutturali” dovrebbero essere gli uomini (omosessuali).  Non vi pare?
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Nonostante tutto questo, ogni tanto salta fuori una denuncia: la guardia del corpo di Mariah Carey ha detto di essere stato molestato dalla diva.
Ah ah ah.
Senz’altro avrete letto i paginoni con cui Corriere e Repubblica hanno coperto la notizia per una settimana intera. Vero?
Vero!?
No?
No, è impossibile.
Infatti, in linea con quanto dicevamo,  non c’è mai stato nessun paginone, non c’è mai stato nessun articolo. I trafiletti potrebbero essermi sfuggiti.
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Davvero strano come vengono trattate leminoranze dai giornali: se c’è una rapina in villa guai a chi menziona la nazionalità dei rapinatori ma in caso di molestia tutto DEVE essere rigorosamente “genderizzato”.
Quasi quasi non puoi più distinguere le bambole dai soldatini, il rosa dall’azzurro, tutto deve essere neutro. Poi, si affronta il tema delle molestie, e la distinzione tra i sessi diventa di colpo un imperativo inderogabile.
Ma il rapporto 3:1 giustifica forse tanta focalizzazione esclusiva sulla donna?
In casi simili, di solito, la risposta è un sonoro “none”!
Nemmeno possiamo più dire che “una donna èincinta” per paura di offendere le donne col pisello!
Cos’è tutta questa ipocrita venerazione per le minoranze quando poi siamo disposti a buttare allegramente nel cesso una cospicua minoranza del30%? E’ forse troppo poco minoritaria?
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Ammettiamo che qualcuno dica: “dobbiamo fare di più per le vittime del terrorismo”.
Tutti d’accordo.
E poi aggiunge: “per le vittime cristiane, intendo”.
Gelo.
Ma questo messaggio – mutatis mutandis – non è altro che quello che continuano a dirci i giornali da tempo.
E se dicessi che dobbiamo aiutare le vittime della criminalità?
Applausi!
Specificando poi che dobbiamo concentrare il nostro zelo sulle vittime bianche della criminalità dei neri?
Orrore!
Ma questo orrore è pratica comune per i giornali da un mese in qua.
E se dicessi: “E’ necessario che tutti i neri riflettano sulle rapine e i vandalismi”?
Non è un po’ come dire: “E’ necessario che tutti gli uomini facciano i conti con il problema delle molestie”?
Assurda la prima uscita e assurda anche la seconda. Ma la seconda l’ho sentita pronunciata più volte in un clima di grande rispettabilità e assenso.
Un conto è riflettere su un problema (esempio le rapine in città), un altro è tentare di affrontarlocriminalizzando un’ intera minoranza (esempio i neri).
I nostri giornali hanno scelto la seconda via. Bravi!Complimenti.
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Forse sarebbe meglio evitare la divisione in gruppi e puntare sulla costruzione di un mondo composto da persone libere e uguali. Libere anche dagli stereotipi, senza scivolare nel macchiettistico.
Il femminismo contemporaneo sembra invece prediligere una via alternativa: poiché si ritiene svantaggiato da taluni stereotipi (vero), cerca di costruirne altri ancora più caricaturali per prendersi un’inutile rivincita.
E’ una strategia ottusa, anche quando trova l’appoggio di grandi giornalisti (ottusi).
E comunque, a me, sembra anche una viaeticamente sbagliata. (E spero che questo rigo ramingo nel post non mi faccia passare per moralista).
Perché non trattare la molestia come il terrorismo islamico? Sappiamo che è qualcosa di sbagliato, sappiamo che gli islamici sono più inclini di altri a cadere in tentazione, ma sappiamo anche che accusare l’Islam o generalizzare il problema non porta da nessuna parte.
Risultati immagini per ART harassment

martedì 5 dicembre 2017

Aborto e fertilità

The Power of Abortion Policy http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2017/12/power-abortion-policy.html

Flynn e l intelligenza

The Flynn Effect vs. the Greatest Minds in History, by Bryan Caplan http://econlog.econlib.org/archives/2017/12/the_flynn_effec.html

Sex and the City

Sex and the City

Che la donna stia sottomessa all’uomo!
Per Costanza Miriano le dure parole di Paolo possono essere riabilitate: la sottomissione della donna sarebbe da intendersi come un regalo spontaneo e fatto con amore al proprio sposo.
In effetti, nel nostro immaginario la figura della donna innamorata evoca potentemente l’altruismo e la dedizione. L’atto amoroso ce lo immaginiamo tutti come l’atto donativo per eccellenza, specie nella donna.
Ma per incrinare queste certezze  basta chiedere alle donne stesse: perché fanno l’amore?
Ormai girano diversi sondaggi, alcuni più attendibili di altri, quasi sempre le risposte sono… “impreviste”.
Innanzitutto le motivazioni sono 237.
Difficile pensare ad un maschio con tante mete da raggiungere… a letto.
Ma a colpire di più è il fatto che quasi tutte sianopara-egoistiche.
Dominano: la voglia di sentirsi bene, il cedimento ad un’attrazione, la voglia di fare esperienze, l’esigenza di dimostrare all’altro il proprio affetto.
Le motivazioni più classicamente “amorose” vengono dopo, ma neanche qui troviamo unautentico altruismo.
Troviamo piuttosto la voglia di esprimere il proprio sentimento, l’esigenza di dare sfogo ad un’eccitazione, il bisogno di dare una consistenza reale al proprio amore, la voglia di sentirsi in intimità, eccetera.
Seguono altre voglie di varia natura: la foia, il divertimento, la curiosità, il piacere, lo status, l’avventura…
La prima motivazione realmente altruistica è all’11esimo posto: la voglia di compiacere il proprio compagno.
A quanto pare la critica che viene rivolta spesso ad economisti ed evoluzionisti – ovvero di postulare un uomo egoista/invidioso – ne esce indebolita.
Se ad essere egoista è persino… la donna innamorata, ovvero l’emblema del dono.
D’altronde, gli uomini si lamentano continuamente delle loro compagne: 1/5 delle coppie stabili ha smesso completamente l’amore fisico.
Questa astinenza totale non sorprende, anche perché la donna è spesso attratta dacaratteristiche che lui snobba: profumo, umorismo, affidabilità, status.
Oltretutto, per la donna, il sesso è spesso strumentale, lo usa  per vendicarsi, per coltivare la sua immagine di donna esperta, per competere con altre donne, per ricattare o premiare il partner…
Inoltre, l’orgasmo femminile ha anche unafunzione selettiva: isola i compagni più pazienti e premurosi.
Una volta che l’accoppiamento è stabile una funzione del genere si perde.
Nella coppia il sesso si riduce perché si affievolisce la stima: il mistero e la mitizzazione dell’altro vengono meno con la frequenza quotidiana. Ma vengono meno anche molte competitrici.
Per l’uomo è un problema, anche perché parliamo quasi sempre di monogami di fatto!
Ma puo’ essere un problema anche per la società: la pedofilia, per esempio, sembra una pratica subentrata con l’avvento della monogamia, ovvero con l’accesso limitato alle donne.
Il tradimento non sembra una valvola di sfogo sufficiente. In genere lo si pratica quando il rapporto è alla deriva. Le uniche eccezioni sono 1) chi soffre d’ansia di prestazione all’interno del matrimoni e 2) chi si trova nelle condizioni compierlo senza rischi.
E’ singolare, comunque, che il tradimento non siapredetto dalla frequenza e dalla qualità dei rapporti sessuali nel matrimonio. Pesano di più altri fattori.
Man mano che il matrimonio procede, la donna si mette in cerca di potere contrattuale e raziona le dosi di sesso tenendoti sempre sul filo del rasoio.
All’inizio del matrimonio molte questioni devono essere contrattate più o meno implicitamente: chi si alza per i figli? Dove si va a vivere? Come ci si arrangia con i soldi? Il sesso diventa così un fattore importante che travalica le motivazioni più tradizionali e di facciata.
Il matrimonio puo’ essere visto ANCHE come uno scambio: lui offre assicurazioni, lei garantisce sesso. Ma un impegno del genere è sgradevole da esplicitare.
La mancata esplicitazione di solito favorisce la donna (anche per questo sono loro le più desiderose di sposarsi). La tipica umoralità nelle questioni legate al sesso puo’ essere vista come un espediente per trarre vantaggio dalla natura implicita del patto.
Il problema si potrebbe risolvere con la clausola delsesso obbligatorio all’interno del matrimonio.
Oppure rilassando le aspettative verso l’uomo; per esempio: nessun obbligo di dormire a casa.
Entrambe le soluzioni sono già state ampiamente adottate in passato.
Ma dovrebbero essere le donne ad attivarsi nella riproposizione, poiché se lo facesse l’uomo lancerebbe disastrosi segnali di sfiducia.
Ma il sesso è una strana bestia, non riusciamo mai a pensarlo in modo lineare. Esempio: rispettiamo sempre di più le prostitute (sex workers) ma non ammettiamo la programmazione sessuale.
Troviamo inammissibile offrire sesso per unabuona causa ma ammissibile offrire la propria vita.
Chissà perché?
Per noi è essenziale che si possa dire “no” anche all’ultimo momento. Il tabù impone che il contratto resti implicito affinché la donna possa specularci sopra.
Ovviamente non voglio parlare di complotti.
Si tratta solo di inclinazioni ereditate e che vengono da chissà dove. Ciascun organismo tende ad accaparrarsi dei vantaggi stando attento a non mandare all’aria l’equilibrio generale dell’ambiente in cui vive.
E a provarlo al meglio sono le inclinazioni in senso opposto, che pure esistono.
Un esempio preclaro: perché mai l’aborto selettivoè considerato una discriminazione anche da quelle femministe che con l’aborto non hanno nessun problema?
In fondo questa pratica, una volta adottata, è destinata a conferire molto più potere contrattuale alle future donne.
Forse che l’aborto selettivo lancia segnali inaccettabili? Forse. Sta di fatto che questo atteggiamento di condanna incongrua realizza un corto circuito tra segnali e sostanza.
Se davvero ci fosse un “complotto” delle donne sicuramente la sostanza prevarrebbe sulleformalità segnaletiche.
Le femministe stanno forse complottando contro se stesse?
L'immagine può contenere: una o più persone