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martedì 10 giugno 2008

Forza azzurri?

Tempo di europei di calcio. Chi spera che l' Italia perda?

  1. chi tifa contro l' italia. Ci sono varie motivazioni che inducono molti a tifare "contro". Difficilmente si tratta di motivi nobili, quasi mai vengono ammessi;
  2. chi non tifa ma è disturbato o è invidioso della gioia altrui. Anche in questo caso si tratta di soddisfazioni da godersi al coperto;
  3. chi è appassionato di calcio e ama parlarne. Dopo una sconfitta prevale l' analisi e la discussione (basta accendere la TV per rendersene conto); dopo una vitoria prevale il festeggiamento inarticolato.
  4. ...

martedì 13 maggio 2008

Libera scelta... purchè illusoria.

DG dedica un intero capitolo battendo in continuazione sul fatto che la felicità è un sentimento soggettivo. Il titolo del capitolo, tanto per non lasciare dubbi, è SOGGETTIVISMO.

Se richiesto indico il mio attuale stato di felicità su una scala da uno a dieci, non è detto che tu abbia ricevuto informazioni rilevanti poichè anche la "scala" è soggettiva: il mio 10 puo' corrispondere al tuo 3.

Tutto cio' fa la gioia dell' economista, lui dispone di teorie compatibili con il soggettivismo anche più radicale. Lo psicologo invece resta nelle canne.

Ma la gioia dura poco: a quanto pare molte nostre scelte sono infarcite di errori che non si correggono granchè nè con l' esperienza, nè prestando particolare attenzione all' insegnamento dei saggi. Costoro molto spesso sono il veicolo di "false credenze".

La ricerca della felicità rischia di fallire se intrapresa per conto nostro, e inoltre noi non abbiamo nessuna voglia di attendere i tempi dell' evoluzione biologica che migliorerà i nostri cervelli. Non ci resta che affidarci agli altri, a qualcuno che si prenda cura di noi. D' altro canto, poichè sentiamo fortemente la nostra unicità e la nostra autonomia, non ha nessuna possibilità di successo nemmeno chi ci instrada attraverso un' imposizione dall' esterno.

Sembra strano ma, se così stanno le cose, alla fine il mondo migliore è quello in cui la libera scelta venga tutelata, purchè, almeno in parte, sia illusoria. Tipo società dei consumi?

lunedì 12 maggio 2008

Errori rossi, errori blu e il Correttore Unico

DG spiega con cura tre categorie di errori in cui incorre di continuo la nostra immaginazione:


  1. errori d' esperienza: chi ha fatto molte "code" riscontra come la propria coda sia molto spesso la più lenta a scorrere;

  2. errori cerebrali: il nostro cervello archivia i dati in un certo modo ben preciso (per esempio, noi ci ricordiamo facilmente parole che iniziano con "c" ma con grande sforzo parole che hanno come terza lettera una "c"), cio' induce in gravi errori;

  3. errori da indottrinamento: ci sono false credenze (i soldi portano soddisfazione, i bambini rendono felici) che vanno diffuse affinchè prosperi la comunità.


Poi ci sono una serie di errori in cui la nostra immaginazione incorre quando ci prospetta il futuro:




  1. errore di ottimismo: l' immaginazione si fida irrazionalmente di se stessa in un modo impressionante, le smentite sembra che non contino per lei; in realtà la mente è piena di buchi e smagliature, essendo poco capace di archiviare molte informazioni deve arrangiarsi con trucchetti ingegnosi ma limitati;

  2. errore di presentismo: l' immaginazione ci prospetta un futuro che assomiglia tremendamente al presente in cui stiamo ora, la nostra immaginazione non è "abbastanza immaginativa";

  3. errore di riflessione: la nostra immaginazione immagina noi stessi sempre uguali, anche nel futuro più lontano. Carenza particolarmente grave.


Con la testa conciata così, dove vogliamo andare?

Abbiamo solo due speranze: o facciamo in modo che la gente si corregga approntando gli opportuni incentivi o facciamo in modo che chi sbaglia meno abbia maggior successo nel sopravvivere. In entrambi i casi serve una selezioni che premi "il più adatto". Nel primo caso il più adatto sarà anche il più meritevole, nel secondo caso il merito va lasciato da parte per concentrarsi sulle dotazioni più o meno innate.

Poichè ascoltando gli psicologi le nostre tare sembrano di natura fisica, non resta che la seconda via.

La prima però appare eticamente superiore.

Fortunantamente esiste un modo di organizzarsi che salva entrambe le soluzioni e prende due piccioni con una fava esentandoci dall' arduo compito di dover sacrificare l' efficienza all' etica.

Errori d' esperienza

Siccome sono stato curioso, mi è capitato di intrattenere discussioni sui più vari argomenti. E' naturale che molto spesso mi esprimessi senza il supporto di una pratica diretta. In questi casi, quando il nostro interlocutore è piuttosto confuso ma puo' vantare una maggiore esperienza rispetto a noi, molto facilmente tenderà a rintuzzare le obiezioni rinfacciandocela.

Sarebbe tutto finito se in nostro soccorso non arrivasse il cap. 10 di SH. Lì DG elenca (con bibliografia semi-sterminata) una serie di errori indotti... dall' esperienza! Certo, per cambiare un pannolino al figlio, l' esperienza è molto utile, eppure per soppesare i nostri giudizi più importanti (per esempio quelli che riguardano la felicità) l' avere esperienza nel merito puo' essere tremendamente distorsivo.

L' argomento è piuttosto incasinato (e anche un po' noiosetto) mi accontenterò di citare il caso delle "code" (file, colonne). L' ignaro puo' solo pensare che l' una vale l' altra (molto saggio, bravo ignaro); lo scafato, fondandosi sulla sua VASTA ESPERIENZA, sa che quella da lui scelta sarà la fila più lenta a smaltirsi (tipica assurdità indotta dall' esperienza).

venerdì 9 maggio 2008

L' invasione delle false credenze

DG dà per scontato che non esista un legame tra ricchezza e felicità, almeno qualora sia garantita una ricchezza minima. A pagina 239 cita una serie di studi che sostengono questa tesi.

Perchè allora la gente ambisce alla ricchezza? C' è solo una risposta: falsa credenza.

DG dimostra, utilizzando i meccanismi evolutivi, come una falsa credenza possa diffondersi ed avere successo autoreplicandosi. Una falsa credenza ci danneggia ma puo' beneficare qualcun altro e non è detto che il "qualcuno" sia una persona.

Credere che i soldi ci rendono felici è un inganno di cui però qualcuno beneficia: la società (capitalistica) tutta, la quale prospera anche grazie ai nostri sforzi volti all' arricchimento.

E' la società stessa che mette a punto quei meccanismi evolutivi che consentono ad una falsa credenza di auto replicarsi. Vivendo in quella società riceviamo quindi forme di "indottrinamento" che rinforzano l' errore.

Attenzione, non si parla di "complotto" bensì di selezione evolutiva. questa differenza è essenziale.

E' un po' come quando notiamo che scuole pubbliche, radio pubbliche, ospedali pubblici... sono riempite con personale che professa certe ideologie ben precise: non esiste un "complotto" attraverso il quale realizzare questo discrimine. Molto semplicemente è all' opera una selezione evolutiva che garantisce ad un organismo (scuola pubblica, radio pubblica, organismo culturale pubblico...) di continuare a vivere e prosperare grazie a false credenze indotte da indottrinamenti morbidi.

Dimenticavo, le conclusioni specifiche di DG hanno però due punti deboli: 1) sono incoerenti con il postulato della felicità come sentimento "soggettivo", 2) gli studi che cita hanno ricevuto parecchie disconferme, in particolare di recente.

giovedì 8 maggio 2008

Il segreto della felicità

Caro diario,

il prof. G. ha adempiuto al suo dovere di bravo psicologo positivista compilando la famosa sentenza. Per lui l' Uomo è l' unico Animale che... pensa al suo futuro.

Attenzione, parecchi altri animali dimostrano di organizzarsi per il futuro.

Cio' non significa che lo "pensino" come fa l' uomo. Il loro è piuttosto un riflesso condizionato che elabora in modo elementare l' esperienza passata. In ogni caso si preoccupano solo di un futuro "immediato, personale e locale". Vuoi mettere con i nostri vasti orizzonti? Noi "pensiamo scenari", addirittura "immaginiamo".

Nonostante i corsivi, le virgolette e i "vuoi mettere", la rilevazioone non mi ha scosso. Forse perchè il bello doveva ancora venire.

Perchè pensiamo al nostro futuro? Scontato: per organizzarci al meglio e fare in modo che il nostro futuro effettivo sia il migliore possibile tra tutti i futuri eventuali.

Risposta sbagliata.

Si puo' dire che il Prof. Gilbert dedichi il suo libro a segnalare con gusto questa topica, le sue radici e le sue conseguenze.

Se la risposta "scontata" fosse anche corretta potremmo concludere con Leopardi che Madre Natura fosse proprio una crudele matrigna. Infatti, con tutto il nostro voluminoso cervellone, risultiamo gravemente sprovvisti di simili facoltà preveggenti. Se quello fosse il nostro vero obiettivo saremmo degli esseri fortissimamente imperfetti visto che commettiamo errori sistematici nel programmare la nostra felicità futura. Ci imbattiamo continuamente nei tre errori canonici su cui ora non voglio soffermarmi.

Dunque, l' uomo è l' unico animale che pensa al suo futuro (grazie al lobo frontale che gli è spuntato di recente, 3 milioni di anni fa) e lo fa, non perchè ricavi particolari benefici da questa attività, quanto piuttosto per il bnenessere in sè che ne trae. La sensazione di avere sotto controllo cio' che ci accadrà e di ingabbiarlo in un progetto è una vitamina dello spirito. Anche quando l' esperienza è lì a dimostrarci che non abbiamo sotto controllo proprio un bel niente.

Se talvolta la felicità ci tocca è perchè c' inciampiamo nel tentativo d' inseguire una chimera che mai afferreremo.

Ma, attenzione. Forse, con un po' di modestia qualcosa si puo' fare.
***
Siccome sono molto immaturo e siccome alla prima pagina il sig. G. prometteva di rivelare in fondo al suo discorso un trucchetto per essere felici, sono corso di gran carriera all' ultima pagina.


Il trucco è il seguente: imitate chi giudicate felice.


Il trucco è inapplicabile. E' lo stesso G. a rivelarcelo in modo beffardo. Lui afferma che qualcosa nel nostro cervello ci fa pensare a noi stessi come "unici". Cio' ci impedisce di concepire la felicità come il frutto di un' attività meramente imitativa.

Tendiamo a sovrastimare le differenze quando invece noi uomini siamo quasi tutti uguali. Un po' di modestia e di imitazione pedissequa puo' solo farci del bene. Ma chi arriva a leggere i libri del Prof. è difficile che non si senta umiliato nel seguirne i consigli.

Io affianco una mia congettura. Per seguire il consiglio aureo devo dapprima individuare chi è felice. Impresa non facile a causa di un corto circuito.

Se il mio potenziale modello mi assomiglia ho poco da imitare. Se il mio potenziale modello differisce molto da me, contro di lui giocherà tutta la teoria di sentimenti che ho edificato per coltivare al meglio la mia personale autostima.

Come minimo, il "potenziale modello molto diverso da me", sarà oggetto di un' invidia incoffessata.

Generalizzando: è felice colui che è invidiato, soprattutto dagli infelici.

Da cio' consegue che, se gli infelici hanno ancora una stilla di energia, la useranno per combattere alla morte il "potenziale modello" piuttosto che imitarlo.

Inoltre, difficilmente riconosceranno uno stato di "reale" benessere a colui che segretamente hanno imparato a disprezzare.

Infine, saranno sempre spinti a marcare le distanze dall' oggetto delle loro invidie. In genere la persona felice verrà marchiata come "idiota", "rozza", "inconsapevole".

Felice perchè inconsapevole della sua dappocaggine che invece a noi tristi illuminati appare chiara. Cioran chiamava questa elite i "condannati alla lucidità".

Faccio un esempio: mia mamma. Lo ammetto a denti stretti, mi appare una persona maledettamente felice, insomma niente di eccezionale, eppure sta al mondo tanto volentieri. Ci credo, basta una sagra paesana per mandarla in sollucchero. E di sagre ce ne sono due alla settimana.

Faccio forse qualcosa per imitarla? Al contrario, passo il tempo a prenderne le distanze: è proprio una cafona, ride sguaiatamente per battutacce di dubbio gusto, è piena di pregiudizi, è ignorante, è ipocrita, ama il pettegolezzo, è una bonacciona senza orgoglio, non venera la parola data, accetta di buon grado di subire soprusi intollerabili (li dimentica un attimo dopo), è continuamente alle prese con qualche angolo da smussare, la sua ingenuità è disarmante, i paraocchi sono irremovibili... Insomma, come previsto faccio di tutto per disattendere i consigli del sig. G., faccio di tutto per prendere le distanze e stigmatizzare una persona contenta, benvoluta, che canticchia continuamente e che lascia cadere ogni provocazione mandandomi il sangue alla testa.

P.S. il sig. G dedica un lungo capitolo a spiegarci che la felicità è un sentimento solipsistico. Come tutti i sentimenti del resto. Anche la sensazione del giallo è una sensazione solipsista: la provo, te la comunico, mi confermi ma non sapremo mai se stiamo provando la medesima sensazione. Questo fatto costituisce il grande vantaggio degli economisti rispetto agli psicologi. I primi possono condurre le loro argomentazioni mantenendo lo status pienamente soggettivo dei sentimenti.

mercoledì 7 maggio 2008

Umiliati dalle scimmie

"...Il prete fa voto di castità, il dottore giura di non arrecare danni alla salute di chicchessia, il postino s' impegna con ardore nel consegnare puntualmente la corrispondenza sfidando le intemperie...

Pochi realizzano che anche lo psicologo ha la sua missione. Ad un certo punto della carriera dovrà pubblicare un libro, un saggio o anche solo un articolo, purchè al suo centro faccia bella mostra di sè questo asserto "l' uomo è l' unico animale che...".

Ciascuno completrà i puntini come vuole ma l' inizio è assolutamente vincolante.

Molti psicologi aspettano anni prima di completare la frase di cui sopra, conoscono bene la loro sorte: la posterità dimenticherà presto le loro sofisticate e ponderose teorie per concentrarsi su quelle paroline facendole puntualmente tornare fuori non appena riceveranno solenne smentita.

Quanto chiaramente sceglieremo quelle parole, tanto nitidamente verremo ricordati.

Coloro che scelsero di completare la frase con parole del tipo "... puo' usare un linguaggio..." assursero a grande notorietà non appena fu chiaro che degli scimpanzè potevano ricevere un' istruzione tramite un linguaggio gestuale. E quando i ricercatori notarono scimmie che utilizzavano con naturalezza dei bastoncini per attrarre una leccornia come le termiti, a tutti venne in mente il nome e l' indirizzo e-mail di coloro che scelsero di completare la sentenza decisiva con le parole: "... puo' usare strumenti...".

E' per questo che molti psicologi la tirano tanto in lungo in modo da crepare prima che una scimmia si decida ad umiliarli..."


Siccome Stumbling on Happiness inizia così, siccome in molti l' hanno considerato l' unica lettura obbligatoria per il 2007, siccome tutti i pedigree sono in ordine, siccome lui ha una faccia simpatica... ho deciso che leggerò l' ultimo libro di Daniel Gilbert.

DG SH



mercoledì 2 aprile 2008

Le prostituzioni dell' empatia

Un buon incentivo materiale ci rende più empatici, più disposti a mettere da parte il nostro egocentrismo. Qualche esperimento.

mercoledì 26 marzo 2008

Dodici illusioni statistiche...sistematiche!

Poichè lo strumento statistico è tra quelli privilegiati attraverso cui realizzare la comunicazione "democratica", e poichè al suo apparire si presenta sempre circonfuso da una certa aurea di autorevolezza, puo' essere prezioso sottolineare alcuni effetti illusionistici che produce comunemente.

Attenzione, non sto parlando di specchietti che attirano soltando le allodole più ingenue, non parlo dei "polli di Trilussa", parlo di errori sistematici che lo strumento statistico/probabilistico induce "naturalmente", quindi anche nell' esperto.


  1. Probabilità a priori degli esiti. Si tende a sottovalutare le frequenze a priori del contesto. Se dico che Tizio è laureato un italiano laureato in medicina, chi ascolta tende a calcolare le probabilità che Tizio sia un medico senza tener conto del numero di medici esistenti in Italia.

  2. Dimensioni del campione. Una volta sicuri che il campione sia perfettamente rappresentativo della popolazione, si tende a trascurare la dimensione dello stesso. Eppure la dimensione continua ad essere enormemente influente sugli scostamenti misurati in percentuali. Le percentuali calcolate su "numeri piccoli" sono molto più ampie rispetto a quelle calcolate su "numeri grandi".

  3. Casualità non rilevata. Tirando al moneta una sequenza CTCTCCTT ci appare come casuale mentre una sequenza CTTTTTTT ci appare come pilotata. Eppure entrambe le sequenze hanno la medesima probabilità estrattiva.

  4. Probabilità delle probabilità. Tendiamo a formulare le nostre previsioni utilizzando delle distribuzioni probabilistiche. Nello stesso tempo siamo portati a non tener conto dell' incertezza con cui sono state costruite quelle medesime distribuzioni. Esempio, una volta fissata una proxy, ci dimentichiamo presto, nel valutare i nostri risultati finali, del margine con cui approssima la variabile reale che ci occorrerebbe.

  5. Regressioni verso la media. E' un fenomeno naturalmente sottostimato. Prendiamo una gara articolata su due manches. I migliori nella prima tornata peggioreranno sicuramente la loro prestazione media nella seconda. Altro esempio, prendiamo delle coppie di coniugi e valutiamo i mariti per la loro preparazione culturale. Isolando i più preparati e passando poi a considerare le mogli ci rendiamo conto che la prestazione di queste ultime non è, nell' insieme relativo alle mogli, all' altezza di quella dei corrispondenti mariti nell' insieme che li riguarda. Ci sorprendiamo di questo fatto nonostante sia del tutto naturale.

  6. Disponibilità. Vengono sopravvalutate le frequenze che saltano più all' occhio nell' esperienza comune. Se leggo un elenco di nominativi contenente parecchie donne famose e poi chiedo se nell' elenco erano più numerose le donne o gli uomini, probabilmente mi verrà risposto che erano più numerose le donne.

  7. Correlazione illusoria. Se nella mia immaginazione penso ossesivamente a due elementi finirò per trovarvi una correlazione anche quando non esiste.

  8. Aggiustamento insufficiente dell' ancoraggio. Se devo produrre una stima partendo da un punto di riferimento mi dimostrerò riluttante a scostarmi eccessivamente da quel punto. Esempio, richiesto di fornire in pochi secondi il seguente prodotto: 8*7*6*5*4*3*2*1, darò un numero più elevato rispetto alla stessa richiesta così formulata: 1*2*3*4*5*6*7*8. Questo perchè comincerò con le prime moltiplicazioni tanto per avere un riferimento, poi mi discosterò intuitivamente da quell' ancoragio.

  9. Eventi congiunti, semplici e disgiunti. Si tende a considerare i primi come più probabili anche se non lo sono. Si tende a considerare i secondi come più probabili dei terzi anche se non lo sono. Evento congiunto: estrarre 7 volte CONSECUTIVAMENTE una pallina rossa da un sacchetto reintegrato che contiene il 90% di palline rosse. Evento semplice: estrarre una pallina rossa da un sacchetto che contiene 50 palline rosse e 50 palline bianche. Evento disgiunto: estrarre ALMENO una pallina rossa su sette tentativi da un sacchetto che contiene il 10% di palline rosse.

  10. Code corte. Nel congetturare una distribuzione probabilistica soggettiva si tende a sottostimare gli eventi eccezionali producendo code corte nella campana gaussiana.

  11. Critica di Lucas. Nelle scienze umane, specie nell' economia, l' individuazione di una regolarità statistica è la premessa affinchè cessi. Almeno se gli operatori sono razionali. Pensate a cosa succederebbe se si scoprisse che le quotazioni di borsa si alzano sempre al Lunedì mattina (vedi Taleb p. 125).

  12. Bias del complotto. Esperimento: poniamo che A dica al CEO B di una multinazionale di avere una grande idea che però comprometterà l' ambiente e il CEO reagisca in questo modo: "dell' ambiente non mi interessa, passiamo subito all' azione". Ora poniamo invece che A dica a B di avere una grande idea che, oltre a fruttare parecchi profitti, giovas all' ambiente. Il CEO reagisce così: dell' ambiente non me ne frega niente, passiamo subito all' azione. Con una strana asimmetria chi guarda alla prima scena giudica B un delinquente mentre nella seconda scena non è affatto disposto a giudicarlo un eroe.



Per la messe di test sperimentali si rinvia al cap.2 di KAHNEMAN EF

venerdì 14 marzo 2008

La prima minaccia delle società: l' economista

E' la tesi contenuta nell' ultimo libro di Stephen Marglin.

Soliti qui pro quo con individualismo, egoismo, consumeismo e compagnia cantante? Probabilmente.

Rodrik consiglia di vaccinarsi leggendo i grandi (e umanissimi) economisti come Adam Smith. Io consiglio di farlo leggendo Rodrik.

martedì 4 marzo 2008

La felicità deprime l' economia

Le persone felici si accontentano e difettano in iniziativa. Le persone felici sono più lente nell' adattarsi ai cambiamenti.

Ma se la felicità è un fine a che ci serve l' economia?

A complcare la questione c' è il fatto che le persone efficienti sono quelle che incrementano di più la loro felicità.

lunedì 18 febbraio 2008

Macroeconomia dell' amore

Amore i PIL: sembra che l' amore sia incredibilmente democratico.

add1

Mappa sulle personalità da "forum libero"

"E' la volontà di sospendere le proprie coscienze, il rifiuto di pensare; non la cecità ma il rifiuto di vedere, non l' ignoranza ma il rifiuto di sapere!"

Ayn Rand, Atlas Sgrugged -


Diana, mi hai attribuito l' idea di considerare la popolazione forumistica un ensemble di minus habens. Ma in realtà non è questa la mia recriminazione, non voglio affatto tacciarli di stupidità, la mia opinione è altra.

In generale non penso che si frequenti il forum per arricchirsi o per assorbire il contributo altrui. Si va sul forum per esprimersi.

Noi abbiamo delle credenze. La cosa più naturale è considerare queste credenze come mezzi utili attraverso cui inseguire i nostri obiettivi. Ho invece la netta impressione che, in molti casi, il nostro vero obiettivo stia proprio nel coccolare le nostre credenze, nel nutrirle, e il miglior alimento che possiamo fornire loro consiste nell' esprimerle ad alta voce e ad una quanto più vasta platea.

Se questo è vero, poter scoprire le loro debolezze attraverso il confronto non è affatto un arricchimento per noi, bensì una minaccia da evitare. La verità per noi deve diventare secondaria. Diventa invece prezioso un luogo dove le si possa esprimere SENZA COSTI.

Il forum libero è un luogo del genere: non sono tenuto a scommettere sulle mie credenze, non sono tenuto a pagare per accedere e usufruire del servizio. L' unico costo reale e inevitabile è l' attacco che posso ricevere, la mia reputazione puo' essere intaccata e cio' mi procura sofferenza. Per proteggermi e minimizzare questo costo che di per sè è gia basso, cerco uno scudo, cerco un gregge in cui intrupparmi.

Da queste premesse traggo alcune conclusioni: dovendo seguire un forum libero, cioè un forum che minimizza i costi di accesso e bandisce ogni forma di scommessa (...put money where mouth is...), un forum presumibilmente frequentato da chi vuole "esprimersi" e non da chi vuole confrontarsi, l' unica speranza risiede nelle minoranze. L' individuo di minoranza segnala la sua disponibilità a pagare un prezzo, per altro minimo, per cio' che dice.

Come vedi quindi la "stupidità" non c' entra granchè, i bisogni di cui ti ho parlato e che minano ogni discussione, possono allignare anche in persone intelligentissime e sensibilissime.

Ciao.

sabato 9 febbraio 2008

Troppa felicità fa male

Paradossi ma mica tanto.

"...The push for ever-greater well-being is facing a backlash, fueled by research on the value of sadness..."

venerdì 1 febbraio 2008

I guai cominciano quando la felicità viene snobbata

Intervento forumistico sulla diffusione dei festini adolescenziali a base di sesso e coca.

Certi comportamenti libertini nella cui descrizione ci imbattiamo sfogliando le cronache giornalistiche contemporanee, sono collegati forse con l' egoismo crescente della nostra società?

No, non ci credo. Una buona dose di egoismo è connaturato all' uomo da sempre. Le distorsioni di cui parliamo, invece, sono relativamente recenti.

Anche concetti come "edonismo" e "consumismo" sono fuorvianti secondo me.

Faccio un' ipotesi differente supponendo libertinaggio e rilassatezza morale siano legate con la rinuncia definitiva alla propria felicità.

Il mancato bersaglio della "felicità" è un fenomeno che angustia sopratutto l' Europa, continente con una tra le popolazioni più infelici della terra.

Anche se altri popoli sono più poveri (esempio in Africa, Asia, Sudamerica), gli europei restano, al loro confronto, spaventosamente infelici. Anche se altri popoli vivono in società altrettanto convulse e ricche (USA, Giappone, tigri asiatiche), gli europei, in rapporto a loro, rimangono più infelici e pessimisti.

A questo punto bisognerebbe introdurre una distinzione importante, quella tra felicità e piacere. Il piacere lo si ottiene soddisfacendo un capriccio, è solo momentaneo anche se puo' ripetersi nel tempo. La felicità è legata inestricabilmente alla virtù e alla sua pratica.

I governi europei hanno rinunciato alla felicità per perseguire e garantire il piacere. Ma così hanno creato molti depressi con la pancia piena (è cio' che gli studiosi chiamano "sindrome europea"). Chi è affetto dalla "sindrome europea" ha come massima aspirazione quella di "passare il tempo nella maniera più piacevole possibile". Butto lì una mezza dozzina di messaggi (e relative politiche)che hanno contribuito a coltivare questa perversione dello spirito:

  1. settimana corta, lavorare poco, vacanze lunghe e frequenti, permessi facili, lavoro come male necessario. Ecco quali sono i concetti che hanno oscurato quello di "lavoro come vocazione", "lavoro fatto a regola d' arte". Trarre le conseguenze di una simile impostazione mentale è facilissimo;


  2. un lavoro brutto ma sicuro manda al diavolo la felicità e il merito personale ma consente di concentrarsi sui piaceri extralavorativi. E' questa la via perversa che l' Europa ha seguito per decenni e ancora stenta ad abbandonare;


  3. il matrimonio potrebbe essere una trappola mortale e da questo rischio ogni cittadino deve essere super-garantito. Se un pensiero del genere s' impone è chiaro che i matrimoni declinino. Peccato che il matrimonio sia anche la via più semplice per la propria realizzazione affettiva, spirituale nonchè materiale, specie per le donne;


  4. avere un figlio è come essere colpiti dalla lebbra. E chi ne ha deve essere subito soccorso a sirene spiegate quasi fosse in pericolo di vita. Un figlio è un grave ostacolo ai piaceri. Una volta che questo messaggio passa non meravigliamoci del calo demografico. In Europa è passato alla grande con le politiche assistenziali verso gli "appestati";


  5. a ciascuno deve essere garantita una vita dignitosa quand' anche in tutta quella vita non abbia fatto niente per meritarselo. Ma allora, ci si chiede, che serve più costruire una comunità, una famiglia, dei vincoli affettivi affinchè ci si prenda cura solidalmente l' uno dell' altro? Lasciatemi in pace con la mia pensione e la mia TV. Sono autosufficiente!!


  6. la religione è un fenomeno di tipica superstizione medievale e riguarda solo le persone meno consapevoli. A volte, nella difficoltà, qualcuno puo' anche ricorrervi, purchè lo faccia in silenzio, nel suo intimo e senza disturbare. L' Europa è la società più secolarizzata del mondo. Anche rispetto alle società che la superano in ricchezza e modernità;


  7. avere qualche progettucolo, guardare al futuro con un minimo di ampiezza da orizzonte, anche solo sognare ad occhi aperti, viene subito preso come una specie di delirio di onnipotenza o di ingenuità. Subito scatta l' invito a volare basso. Non sarà un caso che l' Europa abbia perso ogni leadership nel campo della ricerca e dell' innovazione. La fuga dei cervelli continua alla grande;


Se questi sono alcuni dei cardini su cui scorrono le società europee non meraviglia che la ricerca del "piacere" domini. Si è riusciti a costruire una società ricca e infelice. Per non parlare del fatto che anche quella ricchezza comincia a vacillare, almeno in senso relativo. Siamo all' estizione?

lunedì 28 gennaio 2008

L' invidia non è tutto

Tanta attenzione per le povertà relative...e poi quelle inspiegabili masse che migrano verso le nazioni ricche tentando di assurgere alla tanto agognata condizione di "povero relativo".

sabato 26 gennaio 2008

Buon compleanno Mr. Ehrlich

Previsioni spettacolarmente sbagliate.

This year is the 40th anniversary of Paul Ehrlich's influential The Population Bomb, a book that predicted an apocalyptic overpopulation crisis in the 1970s and '80s.

Ehrlich's book provides a lesson we still haven't learnt. His prophecy that the starvation of millions of people in the developed world was imminent was spectacularly wrong — humanity survived without any of the forced sterilisation that Ehrlich believed was necessary.
...
Ehrlich was at the forefront of a wave of pessimistic doomsayers in the late 1960s and early '70s. And these doomsayers weren't just cranks — or, if they were cranks, they were cranks with university tenure.

Despite what should be a humiliating failure for his theory of overpopulation, Ehrlich is still employed as a professor of population studies by Stanford University. Similarly, when George Wald predicted in a 1970 speech that civilisation was likely to end within 15 or 30 years, his audience was reminded that he was a Nobel Prize-winning biologist

sabato 19 gennaio 2008

I sogni son desideri?

Con un orecchio alla radio ascolto lo scrittore Maggiani che pronuncia due parole sul suo ultimo libro. E' una guida alla città di Genova. Precisa come lui sia in grado di mappare una città senza nemmeno metterci piede, e senza nemmeno desiderare di farlo. Detto questo, è evidente che si tratta di Guide del tutto particolari.

In un libro precedente si era dedicato nientemeno che ad Alessandria d' Egitto. Pur non essendosi mai spinto in vita sua a quelle latitudini, considerava l' impresa possibile. Ed ebbe ragione. Una volta che il libro usci con ampi riscontri, le autorità cittadine di laggiù lo invitarono addirittura per premiarlo e concedergli la cittadinanza onoraria. Un successone.

Il Maggiani precisa che, nel corso della stesura, ogni notte sognava la città che era impegnato a ridurre nella sua guida. Ma questo non lo stimolava in alcun modo a recarsi sul posto, per lui, infatti, i sogni non sono desideri, bensì una forma di sfogo costruttivo, una felicità compositiva, la necessità che abbiamo di plasmare.

Neanch' io mi sono mai riconosciuto nella formula pseudo-freudiana per cui i sogni rifletterebbero l' azione di un demone che ci spinge a desiderare. Ecco che ora mi si spalanca un' alternativa. Mi affretto a fare mia questa interpretazione per cui l' attività onirica è un po' come un parco giochi dove noi ci beiamo con i nostri Lego.
***

Bene, adesso abbiamo ulteriori motivi per non fare cose che una certa pressione - non si sa bene da dove esca - tende ad imporci:
  1. possiamo evitare serenamente di tornare sui luoghi dell' infanzia, detti anche "Posti delle Fragole" pur non essendo necessariamente solo luoghi geografici. E' ormai accertato che riservano solo cocenti delusioni con frustrazioni prolungate e ricorrenti;
  2. possiamo poi evitare di inseguire affannosamente cio' che sognamo e che in quel contesto ci appariva particolarmente appetibile. Sembra accertato che, qualora lo sforzo prodotto ci risulti particolarmente fastidioso e insensato, non siamo certo noi ad essere volubili e contraddittori. Molto più semplicemente "i sogni non sono desideri".

martedì 15 gennaio 2008

Alla ricerca del feliciometro

Importante studio opina sulla cosiddetta economia della felicità.

Sostituendo la misura del PIL con gli indicatori di felicità si rende ancora più vago e manipolabile un concetto quale quello di "bene pubblico".

"...Hayek said of the phrase ‘the common good’ that: ‘it does not need much reflection to see that [this term has] no sufficiently definite meaning to determine a particular course of action..."

Quando si parla di felicità sacatta un riflesso condizionato e si pensa subito a politiche ambientali o di giustizia sociale. Non è così.

"...many people automatically assume that happinessbased policy would advance causes that they already champion, such as environmental protection or social justice. We saw in the previous chapter, however, that there does not appear to be any evidence that happiness-based environmental policy would offer improvements to current practice..."

Il riferimento alla felicità pone problemi etici non indifferenti, pensiamo al caso del Bhutan, ovvero del Paese che più coerentemente segue queste politiche.

"...Kingdom of Bhutan, for example, is cited approvingly by leading happiness advocates for being the first country in the world to use the concept of gross national happiness as the basis for policy. In this fortunate nation, national dress is compulsory and, until recently, television was banned..."

"...Bhutan wants to protect and maintain its culture, so the government achieves this by expelling the minority of the population which is ethnically Nepalese..."

La felicità sembra avere una forte relazione con l' invidia. L' invidia deriva da un confronto con chi ci sta vicino. La ricerca della felicità sembra penalizzare i modelli meritocratici.

"...it is only income within peer groups – among groups of people with whom one compares oneself – which determines happiness, rather than income inequality in society as a whole..."

Al momento sembrano non esserci variabili economico-sociali saldamente correlate con la felicità, ecco che allora ci si pone un dubbio.

"...even trying to increase the sum total of human happiness is an exercise in monumental futility, or that there are serious problems with measuring happiness..."

Come distinguere le politiche sociali alla luce dell' economia della felicità?

"...As Chapter 6 mentions, arguably the real dichotomy is not that of a material versus a holistic conception of welfare; it is between accepting preferences as a useful indicator of welfare, despite the acknowledged flaws of such an approach, and not doing so..."

Cosa nasconde in fondo il tentativo di introdurre misurazioni alternative al PIL?

"...until relatively recently, many well-meaning people on the left believed that the state should play an active role in the dayto- day running of industry. Following the abject failure of central planning in the Soviet bloc, there are few takers for this position today. But the reflex to reductively pinpoint capitalism as the root of all evil, the urge to intervene, the belief that the expert knows better than the ordinary person what is good for him or her, are incurable. Happiness research is one of the latest manifestations of this tendency. But, just like central planning, it is inherently flawed...".