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martedì 8 gennaio 2008

Democrazia e ricerca del consenso

Surowieki, a pag. 202 del suo The Wisdom of Crowds, nel tentativo di difendere le pratiche democratiche, pone un discrimine essenziale tra Democrazia - da una parte - e ricerca del consenso - dall' altra.

E' una distinzione per cui si cerca di definire la democrazia in termini che vadano oltre quelli procedurali al fine di considerarla come pratica efficiente in tema di scelte collettive.

Chi fa della democrazia una semplice ricerca di consenso, la spingerebbe inevitabilmente nella palude della discussione infinita, prima tappa per giungere alla successiva sclerosi di tutti i processi decisionali.

Ma come passare dal consenso alla democrazia? Semplice, la democrazia dovrebbe essere caratterizzata da una responsabilizzazione diretta dei decisori.

Il micro-decisore di base che fonda il regime democratico è l' elettore.

E qui cominciano i problemi visto che la sua responsabilizzazione è molto scarsa poichè gli effetti delle sue decisioni cadono a pioggia sulla più vasta platea dell' intera cittadinanza.

Come internalizzarli?

E' necessario produrre incentivi (costi o ricavi) affinchè le sue scelte siano ben dirette.
Mi limito ad una tripletta di idee canoniche per chidere con una quarta idea recentemente venuta alla ribalta.


  1. Rendere il voto negoziabile. Attraverso lo scambio il diritto di voto verrà assegnato a chi è in grado di valorizzarlo al meglio. Un semplice mercato dei voti presenta però diversi inconvenienti poichè gli opportunisti si scatenerebbero. Si poptrebbero creare delle macro-agenzie di compravendita dei voti con una loro governance interna democratica.
  2. Diffondere l' autogoverno nelle diverse comunità attraverso un decentramento dei poteri. Sarebbe un modo per creare quelle macro-agenzie di cui parlavo al punto precedente.
  3. Liberalizzare il finanziamento della politica. A questo punto l' elettore diventa investitore, quindi un individuo responsabile.
  4. Fare dell' elettore un investitore creando un mercato delle scommesse elettorali. Le elezioni sarebbero tenute in due tempi. Nel primo si vota democraticamente per selezionare un set di obiettivi. E' un po' come se si scegliesse l' arma con cui i candidati dovranno battersi. Nel secondo step l' elettore non si recherebbe alle urne, bensì presso una "borsa elettorale" a fare le sue scommessa sulla base delle specificazioni-pesate che ciascun candidato avrà fatto sulla base del set di obiettivi pre-selezionato nel primo tempo. Le elezioni saranno vinte dal candidato che "crea più valore" nella "borsa elettorale". Già oggi, in effetti, l' elettore esprime la sua previsione circa la possibilità che un certo candidato raggiunga certi obiettivi. Solo che lo fa con la bocca e non con il portafoglio. farlo anche con i soldi internalizza le conseguenze delle sue decisioni.
In quanto precede c' è molta utopia (spero di quella buona) e molte difficoltà da affrontare mediante uno smussamento di alcuni concetti che espressi in modo tanto lapidario appaiono come insopportabilmente radicali; eppure spero che un' utilità ci sia: per esempio quella di mostrare l' intima natura della democrazia quando la si voglia tenere ben distinta da una semplice modalità per attrarre consensi.

mercoledì 19 dicembre 2007

La pena di morte pensata

Alcuni link sul tema:

  1. Isaac Ehrlich: lo studio leader sul tema della deterrenza.
  2. John Lott passa in rassegna gli studi sull' effetto deterrente.
  3. 13 studi sull' effetto deterrenza e sulle problematiche etiche.
  4. Rassegna critica degli studi sulla deterrenza.
  5. Becker e Posner si sbilanciano.
  6. La critica più seria alla deterrenza (publication bias).

Proposta: perchè non introdurla per chi la chiede? I fanatici dell' eutanasia un pensierino dovrebbero farcelo.

Un ponte tra Vienna e Chicago

Vediamo se si riesce a costruirlo sul filo di qualche osservazione snocciolata in ordine sparso.
  1. La critica che Caplan rivolge a Rothbard e Mises non mi sembra tacitata dalle risposte che ha ricevuto.
  2. Ciò non toglie che Mises e Rothbard forniscano la migliore base filosofica per un pensiero liberale. E anche quella etica se si pensa a Rothbard. Ma per l' economia ci vuole ben altro.
  3. Caplan lascia in disparte Hayek. Evidentemente è su di lui che va costruito il primo pilastro del ponte.
  4. Come riconciliare Hayek con l' Homo Economicus di Chicago?
  5. Innanzitutto incorporando la razionalità limitata dell' agente haykiano nelle sue preferenze. In un mondo complesso l' uomo fa appello alle sue preferenze.
  6. Poi introducendo forme di selezione ambientale delle preferenze.
  7. Poi enfatizzando la distinzione tra breve e lungo periodo.
  8. Poi non escludendo a priori un' azione riformatrice (vedi critica di Buchanan a Hayek).
  9. Infine dando centralità alla figura dell' innovatore e all' applicazione immediata delle innovazioni.
  10. Ecco allora che Vienna puo' essere pensata come un momento analitico all' interno delle conclusioni sintetiche di Chicago e dei virginiani.
  11. In alternativa, il pensiero neo-classico pottrebbe essere interpretato come il suggeritore di politiche gradualiste per percorrere meglio un sentiero che conduce dritto dritto a Vienna.
  12. Facciamo un esempio: un welfare spinto e prolungato, non solo conduce agli inconvenienti tipici segnalati da Chicago, ma, nel tempo, seleziona una popolazione con preferenze (tra le preferenze ci metto dentro anche i principi etici) difficilmente compatibili con un sistema liberale (detto esplicitamente: se la fiducia non è legata al benessere probabilmente avremo una popolazione di furbi, ovvero di free rider. Altro esempio ancora più esplicito: lo schiavo è terrorizzato dalle responsabilizzazioni e rinuncia volentieri alla facoltà di scelta). Ecco allora che, l' imposizione di quest' ultimo, magari asserendo che "le preferenze non sono misurabili", implicherebbe un fallimento. Molto meglio una gradualità istituzionale con cui accompagnare una modifica evolutiva delle preferenze.
  13. Per i realisti la razionalità si accompagna ad un processo evolutivo, per il pragmatico basta la scorciatoia del calcolo. Confidiamo nella convergenza.
  14. Il realismo mi va bene come filosofia, ma se passiamo alla scienza (economica) allora guardo alla prticità del modello e alle scommesse che mi consente di portare a casa.
  15. Hayek, e quindi la scuola austriaca, ha avuto il merito di affiancare al concetto di competizione quello di evoluzione. Cio' ci consente di vedere i "gusti" (anche e sopratutto quelli etici) come qualcosa di endogeno. Ecco il circolo: l' ambiente incide sul profilo etico e l' etica incide sulla ricchezza. La ricchezza, a sua volta, incide sull' ambiente circostante che tenderà ad uniformarsi ai modelli vincenti. Siccome sappiamo che un sistema liberale in cui agiscono soggetti eticamente connotati in un certo modo, garantisce la massimizzazione della ricchezza, sarà necessario accompagnare l' evoluzione etica con riforme di mercato graduali.
  16. Purtroppo molti hanno insistito nel contrapporre concetti quali quello di Ordine Spontaneo (Hayek) ad una pratica di riforme istituzionali (Buchanan). Cio' ha condotto alle derive radicali (Rothbard) che spesso, con i loro fallimenti, ostacolano quel processo graduale descritto al punto precedente.
  17. D' altro canto, alcune proposizioni dell' economia neoclassica osteggiate dagli austriaci, hanno dato luogo a riforme che taluni, proprio perchè in loro nome si è condotta una lunga battaglia, trattano come definitive e non invece come un passaggio evolutivo verso una ulteriore liberalizzazione. Una tra tutte: la necessaria presenza di una Banca Centrale che persegua obiettivi anti-inflazionistici.
  18. Recentemente si segnala una riconciliazione all' insegna di Coase per quanto riguarda le politiche di crescita. In un Paese il set istituzionale più efficace è quello che meglio comprime i costi di transazione. Ma, ovunque, già la cultura dei popoli ha lavorato nei modi più vari a quest' opera di compressione creando aspettative e codici soggettivi, bisogna tenerne conto. Lavorare come se si fosse su una tabula rasa potrebbe essere dannoso. Rodrik e de Soto sono stati gli autori più espliciti nel segnalare la necessità di un approccio decentrato nel progettare le istituzioni ideali. Ecco allora che l' asetticità del Modello unico neoclassico cede il passo senza traumi alla molteplicità hayekiana.
  19. Due parole sulla figura dell' innovatore. Un sistema Haykiano accetta di convivere con costi di transazione alti. Cio' potrebbe renderlo meno efficiente rispetto ad un sistema aperto a riforme politiche che abbattano questi costi sopperendo ai limiti del mercato. D' altro canto, una condizione haykiana accumla risorse per quell' innovazione che, superando l' ostacolo, condurrà poi verso la soluzione ottima. Le riforme per sopperire ai limiti del mercato, invece, creano quasi sempre delle rendite politiche. Chi gode di queste rendite - e saranno gruppi con agganci politici forti - ostacolerà in tutti i modi il processo innovativo ritardando l' applicazione di soluzioni tecnologiche già esistenti. Facciamo un esempio: laddove l' esproprio infrastrutturale è più difficoltoso, sarà molto più sviluppata e diffusa la tecnologia wireless. In altre parole: in un sistema Haykiano l' innovatore deve essere un abile innovare e niente più, in un sistema tradizionale l' innovatore deve essere sia un abile innovatore che un abile politico al fine di poter vedere applicata la sua innovazione. E' molto difficile tempificare le conseguenze (medio? Lungo?...) e quindi realizzare verifiche empiriche di un modello siffatto. Da qui lo scetticismo degli austriaci per lo strumento econometrico.

sabato 15 dicembre 2007

Pronto dottore?

Partono i primi medici telematici. Arriva la rivoluzione? volano via tutte le asimmetrie informative?

venerdì 14 dicembre 2007

Mercato del lavoro e scommesse

Quando dimissionare un CEO? Ardua domanda. Il mercato delle scommesse puo' dare una mano a fare la giusta scelta.

My idea: Set up two new stock markets where investors would be making not
outright bets on the future of a company but conditional bets. In one market the
trades are consummated only if the current chief executive remains in place at
the end of the current quarter. In the other market the trades are consummated
only if the incumbent is bounced out by the end of the quarter. The price spread
between these two markets would send a signal about whether the boss should stay
or go.
Say Eisner is the current boss and you own one share of Disney you
want to sell. Instead of selling on the New York Stock Exchange for, say, $30,
you could do simultaneous sell orders, each for one share, on the two
alternative markets. Perhaps Disney is trading in the Stays Put market at $29
and in the Early Retirement market at $31. If Eisner does keep his job, only the
first trade becomes valid: You give up your share and get $29. If he gets the
ax, only the second trade is valid and the buyer (probably a different buyer)
gives you $31.


giovedì 13 dicembre 2007

1000 modi per vendere la Rai

Comicio io:
  1. Venderla al miglior offerente punto e basta.
  2. Regalarla ai dipendenti e non se ne parli più.
  3. Sottoporre il canone ad un meccanismo 5 per mille tra emittenti.
  4. Sottoporre i singoli programmi ad un meccanismo 5 per mille.
  5. ...

***continua***