venerdì 27 aprile 2012

Lingue virtuose

Se penso alle tasse, un secondo dopo, come del resto qualsiasi liberale, penso automaticamente alla natura dei governi:

… while government is, in principle, able to do some good… the problem is that the circumstances under which it is able to do so are very narrowly limited, difficult to foresee, and prone to exaggeration by politically interested factions…

Sono troppo prosaico, vero?

Fortunatamente la maggioranza, ovvero l’ autoproclamata “parte migliore del Paese”, con a capo quel po’ po’ di presidentone che allo strumento non sbaglia mai una nota (lo strumento assomiglia a un trombone), è dominata da istinti ben più nobili: alla parola “tasse” associa (e urla) la parola “equità” (*).

La retorica dell’ “equità” fiscale straborda da radio, tv e giornali: è sempre così quando spadroneggiano i governi del “tiriamo a campare” (Andreotti, Ciampi-Amato, Monti) (**): pagare le tasse è un dovere etico, e ancor più è un dovere che paghi il benestante, in modo da redistribuire le fortune e venire in soccorso a coloro che “non ce la fanno”.

In tutto cio’ c’ è qualcosa di curioso: spesso sono i “ricchi” a sostenere che i “ricchi” devono contribuire di più.

Ma c’ è anche qualcosa di sconcertante: perché costoro, se credono veramente a cio’ che dicono, invece di formulare appelli urbi et orbi corrugando il volto pensoso, non firmano assegni circolari e li inviano spontaneamente al Ministero del Tesoro sotto forma di beneficienza?

Se non si ricordassero dove hanno messo la penna faccio notare che è sulla scrivania al solito posto!

I virtuosismi fatti con la lingua lasciano sempre uno strano retrogusto: all’ ammirazione, chissà perché, si mescola lo schifo.

LINGUA

Riformulo senza tanti sarcasmi: perché chi vuole più “solidarietà a suon di tasse” non comincia a trasferire nei forzieri statali un cospicuo contributo spontaneo come suggerisce loro quella coscienza che tengono linda sempre in vetrina?

Insomma, perché mai i governi di tutto il mondo sono surclassati dalle organizzazioni concorrenti quanto a donazioni ricevute?

Tutto cio’ non è sentito come imbarazzante? Non è percepito come la stigmate dell’ ipocrisia sulla “campagna per l’ equità”?

C’ è chi ritiene che in fondo i governi possano far fronte al loro fabbisogno grazie allo strumento coercitivo.

Sappiamo già che questa risposta è logicamente fallata.

C’ è invece chi invoca il famigerato “dilemma del prigioniero”, quello per cui è ragionevole fare qualcosa solo se la fanno tutti; invocazione particolarmente fuori posto quando si tratta di solidarizzare con chi è più in difficoltà:

… the fundamental question is: “Why is government’s share of the voluntary donations market so damn small?” All genuinely charitable donations suffer from the Prisoners’ Dilemma…

Despite widespread nationalist and statist sentiments, Uncle Sam’s share of the charity market is microscopic – less than .001%.

How very odd.

Suppose you start a new charity to provide free haircuts for hippies.

You only manage to raise the money to pay for three haircuts a year.

The Prisoners’ Dilemma might explain why people aren’t more generous with their money in general. But the Prisoners’ Dilemma doesn’t explain why the other charities raise so much more money than yours.

If you ask “Why don’t people give more money to my charity?,”the best answer is that people hold your charity in low esteem…

most people know that there are better and more efficient ways of using their money to help other people than giving it to government…

… Most tiny charities can say their donations are low because few have heard of them, or because most who have don’t have a visceral scene of what they real y do. But everyone knows about government debt, and a lot about what it pays for…

Quello “schifo” che sentivamo è dunque dovuto all’ ipocrisia che lubrifica le lingue e blocca le azioni.

Ma non fermiamoci qui: l’ ipocrisia del benestante che invoca tasse eque senza versarle già oggi volontariamente sul conto corrente del Tesoro (farlo è possibile!) è pur sempre un buon argomento contro l’ equità (sbandierata) in quanto tale:

1. Lots of people say that X is wrong.

2. But these people almost always do X.

3. Therefore, even the opponents of X don’t really believe X is wrong.

4. So X probably isn’t really wrong.

This fleshed-out Argument from Hypocrisy is hardly airtight. But it’s not supposed to be. Like most good arguments, the point of Argument from Hypocrisy is not to evoke absolute certainty, but to tilt your probabilities. Widespread hypocrisy about X really is a reason to disbelieve X. A pretty good reason, in fact…

La mia impressione è che chi punta sulle tasse sia soprattutto colui che campa consumando tasse, altro che equità. Un’ ascoltatina di straforo alla “fauna telefonante” di Prima Pagina fugherebbe ogni dubbio in merito.

Ma giova anche la lettura di “Repubblica”, il tipico rotocalco con un culto addirittura estetico delle tasse (“la bella tassa”): Pansa lo definisce un giornale in ostaggio a migliaia di “professoresse ululanti”. Ecco, soffermiamoci solo per un attimo sul tipo antropologico della “professoressa ululante”: il suo stipendio non è stellare ed è comunque messo insieme grazie alle nostre tasse. Perché mai dovrebbero inaridire la fonte ultima dei loro introiti, che per conseguenza diventa la “fonte ultima” anche per il tabloid di Piazza Fochetti? Ovvio che la “professoressa ululante” e il suo foglio di riferimento amino le tasse, e il senso civico in questo idillio non ha alcuna parte.

Tuttavia è pur vero che il reddito medio di chi legge “Repubblica” resti comunque più elevato del reddito medio della cittadinanza comune, e magari ha anche fonti ben diverse dalla solita: ebbene, in questo caso non si puo’ parlare di ipocrisia atta a mascherare un mero interesse di bottega.

Probabilmente trattasi solo di ipocrisia atta a mascherare una cosmesi ideologica ad uso e consumo delle anime belle: sia come sia, ora lo sappiamo, si puo’ sempre rispondere: “vuoi più tasse? Fai un bonifico e pagatele, altrimenti rimetti la lingua in bocca e taci!”.

Matt Zwolinski et al. - Want Higher Taxes? Pay Them Yourself – bronko edizioni.

(*) la sponsorizzazione più maldestra del concetto di “equità” l’ ho ascoltata ieri da Lerner: “bisogna prendere i soldi laddove ci sono”. La stessa logica ladronesca della banda del buco, insomma. Imbarazzante.

(**) che è sempre meglio che “tirare le cuoia”, come osservava il più consapevole della compagnia.

giovedì 26 aprile 2012

La cantata dell’ infedele

Si puo’ essere felici ascoltando una cantata di Bach senza credere?

Che strana domanda, cominciamo a vedere se puo’ avere un senso.

A quanto pare, ultimamente, la miglior agenzia pubblicitaria della Religione sembra essere la Scienza:

… all in all, the practices of faith tend to have positive effects on people’s lives.  The impact has been assessed across a number of metrics. For example, the likelihood that an individual will drink excessively or take drugs decreases significantly if they go to church, temple or mosque. Among Americans – where religiosity has been extensively studied – being actively religious means you are less likely to commit crime, get divorced, commit suicide or suffer from depression. You will probably also be healthier and live longer…

Non è un caso se negli ultimi anni l’ “ateo aggressivo” non è più molto richiesto dai rotocalchi dovendo cedere il passo all’ “ateo gentile”, ovvero a colui che, apprezzandole, intende “riformulare” le tipiche attitudini dell’ “uomo religioso” adattandole al mondo secolare e spogliandole di ogni riferimento alla divinità.

Alain de Botton è un brillante rappresentante della categoria.

L’ ateo gentile non intende rinunciare, per esempio, alla bellezza di una cantata bachiana lasciando che solo il credente possa goderne fino in fondo.

Ma il tentativo di AdB e dei suoi sodali lascia perplessi:

What he misses, is that religions are good at building community and nurturing kindness because, paradoxically, they do not aim directly to do either… Goodwill and well-being may follow. They also may not. But when they do, they are happy by-products of the main task, which is not actually to have a successful life. It is to come to know God. The spiritual dimension has instrumental effects; but without the vertical striving, religious virtues come to feel empty. To whom are you expressing… gratitude for life if not God? The blind mechanisms of evolution?…

chiese

… altri 10 “progetti divini”…

Per tornare all’ ascolto della musica sacra, la chiosa conclusiva più pertinente è di Roger Scruton:

… the richness of that experience has no explanation in objective terms, a deconstruction that music triumphantly resists…

Mike Vernon (*) – Silloge articoli sul Guardian – Bronko edizioni (**)

(*)“Mike Vernon”?… “ Mike Vernon has been successively an Anglican priest, then a declared atheist, then… disillusioned by both religion and irreligion… become an agnostic christian…”

(**) “bronko edizioni”?… così come con il podcast ci facciamo la nostra radio ricostruendo su misura un palinsesto ideale, con l’ e-reader ci editiamo i nostri libri con una collazione degli scritti che più ci interessano. Sarà per questo che ormai da 2/3 mesi non acquisto più nulla.

martedì 24 aprile 2012

Il giornalista come nemico pubblico numero uno

Se getto la maschera e metto al bando ogni forma di cerchiobottismo ipocrita, non posso limitarmi a dire che il mondo dei media e dell’ informazione politica sia inquinato da evidenti faziosità, devo andare fino in fondo e precisare che è fazioso perché pencola vistosamente “a sinistra”.

Qui, da noi, come ovunque nel mondo occidentale.

Ora, come sempre. (*)

E penso che la sensazione sia condivisa da qualsiasi liberale degno di questo nome, nonché da qualsiasi persona di buon senso che si sottoponga ad un minimo di introspezione credibile.

Senonché, quantificare lo sbilanciamento è alquanto difficile, come si fa?

Il tentativo più articolato di procedere a una misurazione lo si deve a Tim Groseclose, i risultati di un lavoro durato anni sono in parte prevedibili: la distorsione esiste; e in parte sorprendenti: è molto più ampia di quel che ci si dava per scontato.

Nel fuoco della lente c’ è l’ informazione a stelle e strisce: per farsi un’ idea su come siano messe le socialdemocrazie europee basta moltiplicare le distorsioni rilevate per tre o per quattro (ciascuno scelga il fattore amplificante che preferisce).

Inutile entrare qui in noiosi particolari, mi limito ad un indizio che parla da sé:

… the bias shouldn’t be surprising given the political views of reporters… Surveys show that Washington correspondents vote for the Democratic candidate at a rate of 85 percent or more… Studies of contributions to presidential campaigns have found that more than 90 percent, and as many as 98.9 percent, of journalists who contribute to a  presidential campaign give to the Democratic candidate…  that mean residents of left-wing academic communities like Cambridge, Mass. and Berkeley, Calif. are, on average, much more conservative than Washington media correspondents…

Sembra incredibile ma è così: in fatto di predisposizione alla partigianeria si puo’ persino far peggio rispetto all’ accademia saldamente in ostaggio dal politically correct. E sono proprio i giornalisti a riuscire nell’ improba impresa.

Il “cane da guardia” sembra allora abbaiare a comando:

newspaper

… cani e vecchie riviste…

Ok, ma questa potente distorsione alla fin fine conta davvero? Cambia le nostre vite?

Sì, risponde a sorpresa TG: Obama non sarebbe nemmeno stato eletto senza la spinta dei media schierati a suo favore in modo tanto squilibrato.

Francamente, lo ammetto, ero convinto del contrario; mi tocca dunque rettificare la posizione originaria a cui, per altro, ero tanto affezionato? E perché no? In fondo non farei che seguire le orme di TG, il quale si è rivelato su questo punto abbastanza onesto: data changed his mind.

D’ altronde basterebbe l’ acume di un Tolstoj qualsiasi per capire come si formano le opinione politiche nella testa di persone pur sempre consapevoli e persino di una certa levatura:

… si atteneva fermamente alle opinioni a cui si attenevano la maggioranza e il suo giornale, e le cambiava solamente quando la maggioranza e il giornale le cambiava, ovvero, per dir meglio, neppure le cambiava, ma inavvertitamente cambiavano esse in lui

… non sceglieva né le tendenze, né le opinioni, ma queste tendenze e opinioni venivano a lui, esattamente come egli non sceglieva la foggia del cappello o del soprabito, ma prendeva quella che si usava portare…

… avere delle opinioni, per lui che viveva in una certa società, posto il bisogno di una certa attività del pensiero che solitamente si sviluppa negli anni della maturità, era altrettanto necessario che avere un cappello…

… se pur v’era una ragione per cui preferiva la tendenza liberale a quella conservatrice, alla quale pure si attenevano molti del suo ambiente, questa non stava nel fatto che egli trovasse più ragionevole la tendenza liberale, ma perché essa si confaceva di più al suo modo di vivere. Il partito liberale diceva che in Russia tutto andava male ed effettivamente… lui aveva molti debiti e decisamente difettava di denaro… il partito liberale diceva che il matrimonio era un istituto superato e che era necessario riformarlo, ed effettivamente la vita familiare gli procurava poca soddisfazione e lo costringeva a mentire e a fingere, il che repugnava alla sua natura… Il partito liberale diceva, o meglio sottintendeva, che la religione era solo un freno per la parte barbara della popolazione, ed effettivamente lui non poteva sopportare senza aver male alle gambe neppure un breve Te Deum…

Ce n’ è abbastanza per convincersi dei danni potenziali del cosiddetto “media bias”: il principale sovvertitore della vita pubblica – oggi - sarebbe dunque la masnada di Gruber e Costamagna che, circonfuse dall’ hubrys dell’ informazione, ci inseguono come baccanti per “notiziarci” a dovere… e con un Feltri che segue ramingo a distanza.

Mi sembra una posizione degna di essere considerata: la presenza vociferante di una classe di giornalisti consente di barare al gioco democratico in modo socialmente rispettabile. 

Per ora lasciatemi ancora credere che sia il “sindacato politicizzato” la lebbra più tignosa che ammorba la vita politica, ma l’ azione pervertitrice del “giornalismo” non andrebbe comunque sottostimata.

Soluzioni

1. Censura? A un liberale ripugna. Punto.

2. Disclosure? E’ la soluzione per cui simpatizza TG ed è adottata da alcune riviste (Slate, per esempio). Non la vedo molto praticabile.

3. Depotenziare l’ ideologia facendo pesare di più gli interessi. Ci sono molti modi per farlo; per esempio, tanto per stare d’ attualità, azzerando il finanziamento pubblico ai partiti. Chi teme questa via la presenta come il bau bau: “solo i ricchi potranno fare politica”, e invece chissà che non sia un fattore in grado di raddrizzare le storture provocate dall’ informazione. Si coglierebbero due piccioni con una fava.

 

(*) Lo so che così dicendo vengo a mia volta considerato fazioso; cerco allora di rifarmi una verginità dicendo, per esempio, che, a mio avviso, la corruzione alligna di più a destra. Contenti?

(**) Fonti nobili d’ ispirazione:

- Tim Groseclose – A mesure of media bias.

- Lev Tolstoj – Anna Karenina.

Fonti ignobili d’ ispirazione:

- L’ Infedele di ieri sera (ma uno a caso va bene lo stesso).

lunedì 23 aprile 2012

La scatola magica che spiega la meccanica qualtistica ai filosofi -DEFINITIVO


La meccanica quantistica produce scatole magiche: se ci guardi dentro tutto è ok, ma se non guardi… Un po’ come le mucche di Larssen che fumano e parlottano tra loro quando non passano le auto per la strada ma appena ne arriva una si ammutoliscono e scendono a quattro zampe a brucare l’ erba.

Rogole generali:
1 se un fotone x spin up (o down) ed entra in un box  x uscirà come x spin up (o down).
2. se un fotone è y spin up ed entra in un box x uscirà x spin up o down (50/50).
3. x e y sono dunque irrelati, ovvero misurare un fotone y con un misuratore di x resetta lo spin originale attribuendone uno random e trasformando il fotone y in fotone x.





LO STRANO ESPERIMENTO (EINSETIN CONFERENZA SOLVAY)

Domanda: sapendo cosa butti nella macchina quantistica (costruita come nella figura) puoi dire cosa uscirà?

Ipotesi 1: alimentiamo la macchina con X SPIN UP; esito: 50/50 percorso A o B (confermate le aspettative).

Ipotesi 2: alimentiamo la macchina con Y SPIN UP; esito: 100% A. Negate le aspettative!!??? Cosa è successo?

Indagando l' ipotesi due (alquanto strana) poniamo di poter vedere "dentro" la scatola quantica per misurare cosa sia successo (come si è trasformato il fotone Y (UP O DOWN) che abbiamo immesso e che è uscito violando regole ben stabilite da altri esperimenti?

Per la verifica procedete in questo modo: inserire Y SPIN UP murando (o misurando con un "elettrone indicatore") il percorso basso (quello dopo il primo trattamento al primo ingresso); esito: x 50/50. Tutto regolare, ipotesi confermate. Il mistero si infittisce.

Anche verificando il secondo trattamento in modo isolato tutto regolare: y 50/50.

Morale: misurare fa mutare comportamento; se "osserviamo" dentro la scatola il comportamento cambia in assenza certa di interferenze materiali (impossibili perché richiederebbero un corpo dai movimenti più veloci della luce).

Soluzione QM: il fotone y che entra nel box x (non osservato) non assume un valore X, a meno che questo valore non venga misurato (o murato). Non avendo uno stato x determinato puo’ mantenere le sue determinazioni y.

Soluzione Bohm: il fotone y che entra nel box si divide e si riunifica poi in y. Se non si riunifica a causa del muro, il rimanente è particella neutrale.

Soluzione telepatica: la mente dell'osservatore muta i valori di Y e le leggi base.

http://home.sprynet.com/~owl1/qm.htm

venerdì 20 aprile 2012

15,30: oro nero bollente

Sono le tre e mezza. Finalmente.

E’ giunta l’ ora del cafferino! Vado a chiamare i colleghi e nel giro di un paio di minuti saremo tutti al bancone del Roby.

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Niente di meglio di un buon caffé nero e bollente per rigenerarsi, tornare vivi, in forze, con l’ attenzione e l’ acume al loro picco. Scommetto che poi, rientrati in trincea, quei fastidiosi conticini che non tornano quadreranno all’ istante.

Vero?

Vero o no?

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No, sbagliato: purtroppo le euforie che ci spaccia il Roby da dietro lo zinco sono pia illusione.

Il caffé puo’ giusto riparare i danni che fa, come del resto qualsiasi droga.

Ecco i prosaici fatti che sbancano il mito:

Caffeine is an adenosine antagonist. This means it prevents adenosine from doing its job.

Your brain is filled with keys which fit specific keyholes. Adenosine is one of those keys, but caffeine can fit in the same keyhole. When caffeine gets in there, it keeps adenosine from getting in. Adenosine does a lot of stuff all throughout your body, but the most noticeable job it has is to suppress your nervous system. With caffeine stuck in the keyhole, adenosine can’t calm you down. It can’t make you drowsy. It can’t get you to shut up. That crazy wired feeling you get when you drink a lot of coffee is what it feels like when your brain can’t turn itself off. 

To compensate, your brain creates a ton of new receptor sites.

The plan is to have more keyholes than false keys. The result is you become very sensitive to adenosine, and without coffee you get overwhelmed by its effect…  that perk you feel isn’t adding anything substantial to you – it’s bringing you back to just above zero.

Morale:

… regular use of caffeine produces no benefit to alertness, energy, or function. Regular caffeine users are simply staving off caffeine withdrawal with every dose – using caffeine just to return them to their baseline.  This makes caffeine a net negative for alertness, or neutral at best if use is regular enough to avoid any withdrawal.

Unica consolazione: il caffé crea astinenza ma non dipendenza.

Ovvero, senza l’ oro nero nell’ esofago si soffre ma non occorre necessariamente assumerlo per star meglio; siete stanchi? E fatevi una pennica!: vi risveglierete freschi, riposati e soprattutto più disintossicati che una rockstar reduce dalle cliniche svizzere.

David McRaney – You are not so smart

martedì 17 aprile 2012

Oggi mi sento particolarmente stupido

Perché gli atei sono più intelligenti dei credenti?

Perché gli omosessuali sono più intelligenti degli eterosessuali?

Perché le persone di buon senso sono meno intelligenti delle persone strambe?

Perché i progressisti sono più intelligenti dei moderati?

Perché chi ama la musica classica è più intelligente di chi ama la musica pop?

Perché chi tira tardi la sera è più intelligente dei “mattinieri”?

Perché chi ama la TV è meno intelligente di chi non la ama?

immagine genius

Satoshi Kanazawa tenta una risposta:

Sì, l’ intelligenza serve a molte cose, per esempio a svolgere al meglio certe professioni: quella di fisico, o di astronauta, o di scienziato… questo perché si tratta di occupazioni “nuove” da un punto di vista evoluzionistico…

… ma si tratta pur sempre di occupazioni poco rilevanti nell’ ambito di una vita… l’ intelligenza infatti non serve a molto in cio’ che di solito conta nell’ esistenza di una persona… le persone intelligenti, infatti, hanno pochi amici, non sono né buoni mariti né buone mogli, non sono nemmeno dei buoni genitori… tanto è vero che in genere non hanno figli… la loro vita è un disastro da un punto di vista evoluzionistico… tanto è vero che falliscono in attività che i nostri antenati hanno fatto per migliaia e migliaia di anni nella savana africana…

L’ idea è che l’ intelligenza sia una qualità che si applica ad attività emerse solo in tempi recenti e non ancora sottoposte al filtro dell’ evoluzione che, presumibilmente, sarà loro fatale.

Satoshi Kanazawa - The Intelligence Paradox: Why the Intelligent Choice Isn't Always the Smart One

n.b. 1: il duplice motto di Satoshi Kanazawa parla chiaro:

If the truth offends people, it is our job as scientists to offend them

If what I say is wrong (because it is illogical or lacks credible scientific evidence), then it is my problem. If what I say offends you, it is your problem

n.b. 2: due avvertenze per valutare correttamente le affermazioni perentorie contenute nel post:

1. la solita;

2. l’ intelligenza è necessaria per attestarsi su posizioni “innaturali” mentre non occorre per attestarsi su posizioni “naturali”. Cio’ non toglie che l’ apologia delle posizioni “naturali” contro le obiezioni “innaturaliste” richieda una certa intelligenza. Cio’ spiega, per esempio, perché tra i credenti la fede cresca al crescere dell' intelligenza.

venerdì 13 aprile 2012

Sorpresa o conferma?

Davanti a Gesù e alla sua parola, che fare? Seguirlo?

Puo' servire la calcolatrice nel prendere questa scelta?

Secondo Giussani “no”:

… Non è il ragionamento astratto che fa crescere, che allarga la mente, ma il trovare nell’umanità un momento di verità raggiunta e detta. È la grande inversione di metodo che segna il passaggio dal senso religioso alla fede: non è più un ricercare pieno di incognite, ma la sorpresa di un fatto accaduto nella storia degli uomini.

La ragione al suo vertice può giungere a coglierne l’esistenza, ma una volta raggiunto questo vertice è come se essa venisse meno, non può andare oltre. La percezione dell’esistenza del mistero rappresenta il vertice della ragione.

… l’oggetto proprio e adeguato all’esigenza esistenziale è incommensurabile con la ragione come «misura»…

… La ragione non riesce a dir nulla di ciò che il mistero possa o non possa fare…

… La prima domanda di cui ci dobbiamo investire non è: «È ragionevole o giusto quel che dice l’annuncio cristiano?», ma: «È vero che sia accaduto o no?», «È vero che Dio è intervenuto?»…

… dobbiamo sottolineare la resistenza istintiva che la ragione può avere di fronte all’annuncio dell’Incarnazione…

Non si può domandare che cosa rappresenti la parola «Dio» a chi in Dio dice di non credere. È qualcosa che occorre sorprendere nell’esperienza di chi quella parola usa e vive seriamente…

god reason

Secondo Swinbourne “sì”:

Different people have different reasons for believing that there is a God. Some people have deep private ‘religious’ experiences, as it seems to them, of the presence of God. Others believe that there is a God on the basis of testimony; that is, because their parents or teachers or priest tell them that there is a God, and they think their parents or whoever are knowledgeable and trustworthy.

It seems to me that religious experience provides a good reason for believing—so long as that experience is overwhelming, and you don’t know of any strong objections to the existence of God.

… also the testimony of others that there is a God also provides a good reason for believing—so long as everyone tells us the same thing, and we don’t know of any strong reasons why they might be mistaken. If we didn’t believe what others told us, for example, about history or geography, until we had checked it out for ourselves, we would have very few beliefs.

But I think that very few people have overwhelming religious experiences, and in the modern world most people come into contact not merely with those who tell them that there is a God but also with those who tell them that there is no God, and most people are aware of strong objections to the existence of God.

So I think that most people in the modern world need to have their experiences or the testimony of others reinforced by reasons to suppose that the objections… do not work.

Why should we suppose that God is the Christian God? I plan to answer that question [a tavolino]… and to show that, if there is a God, then the main doctrines which the Christian Church teaches about God, the doctrines which are special to Christianity and distinguish it from other religions which also claim that there is a God, are very probably true.

Giussani punta esclusivamente su un Gesù “sorprendente” che ci educa con il suo esempio diventando nostro amico; Swinbourne fa leva anche su un Gesù in gran parte prevedibile che fa quello che ci aspettiamo debba fare un Dio.

Con chi stare?

Una questione mal posta (dal Dottor House)

“Che cosa preferisci, un medico che ti tenga la mano mentre muori o un medico che ti ignori mentre migliori?”

Il motto del dottor House si pone astutamente in forma interrogativa.

Inutile dire in quale tra i due dottori si identifica il Nostro.


A me sembra comunque un motto leggermente truffaldino.


Faccio due considerazioni:


1. tra i medici di un certo livello il differenziale di competenza è minimo e quando c’ è incide ben poco sugli esiti delle cure (parliamo pur sempre di una pseudoscienza); in altri termini: le vite umane sono salvate dai “più competenti” come dai “meno competenti” in pari misura. Al contrario, il differenziale di empatia tra i medici puo’ essere anche molto esteso.


2. se la spesa sanitaria dimezzasse, la nostra salute fisica non ne risentirebbe; ovvero: quando spendiamo per la salute non stiamo chiedendo “guarigioni” in senso tecnico, almeno metà del nostro desiderio aspira ad altro.


Se i due punti sono veri, la domanda posta da House perde gran parte del suo significato, o meglio, sarebbe una domanda truffaldina. In altri termini: il dottore 1 (quello della mano) ha praticamente le stesse probabilità di guarire il paziente rispetto al dottore 2. E ancora: con la domanda posta in questi termini il paziente sceglierebbe il dottore 2 solo perché vuole “il meglio” e non tanto perché vuole guarire, basta che il dottore 1 appaia come “il meglio” e la sua scelta cambierebbe.


Oltre una certa soglia, investire in competenze significa fare un cattivo investimento, almeno se parliamo di medici. Molto meglio investire in umanità. House sembra cadere nella trappola.

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    • Jack Lupowitz http://www.youtube.com/watch?v=0MbplBBUzY0&feature=related
      La ragione per cui la gente normale ha figli, famiglia, hobby e cosi via è perchè non conosce quella cosa speciale che dà una sferzata al tuo cuore. Per me è...
    • Riccardo Mariani
      Non capisco H. quando bacchetta la paziente religiosa per il fatto di guardare a destra e sinistra quando attraversa la strada. In generale non conosco H. da questi spezzoni sembra una persona a empatia zero, è così? Sembra invece puntare sulle competenze. Peccato, perché non penso che tra esperti di un certo livello possa mai crearsi un differenziale di competenze significativo (almeno fuori dai telefilm): uno sforzo aggiuntivo di cento frutta 1 se lo frutta, e difficilmente si produrrà mai un differenziale di 100; per questo che l' empatia diviene molto importante: è su quel campo che alla fine si gioca veramente il confronto tra i medici.
    • Jack Lupowitz
      House. Il suo manifesto (rivolto al paziente): "Che cosa preferisci, un medico che ti tenga la mano mentre muori o un medico che ti ignori mentre migliori?" "Dr House - Medical Division" di David Shore, tra le mie serie preferite, soprattutto le prime tre stagioni. Neanch'io capisco House (o David Shore, suo autore) spesso. Non è facile capirlo. Zero empatia, ma ti capisce al volo e quasi sempre ti salva, pur essendo un vero bastardo. Simone Regazzoni, filosofo, ha parlato di "iper-etica" di House (qui sopra, il musicista nero non vuole essere rianimato, e l'ateo H cerca di fargli cambiare idea), nel libro "La filosofia del dottor House".http://www.ibs.it/code/9788879289337/blitris/filosofia-del-house.html
      www.ibs.it
      La filosofia del Dr. House. Etica, logica ed epistemologia di un eroe televisivo è un libro di Blitris pubblicato da Ponte alle Grazie nella collana Saggi
    • Jack Lupowitz Ci sono stati personaggi epici e temi etici epici (eh? suona bene temi etici epici) nel corso della serie. Le sue "conversazioni" con la suora, il musicista nero, l'adolescente che vuole tenersi il bambino (e H l'aiuterà), e infine il bambino nella pancia di una donna che House vorrebbe salvare sacrificandolo, ma poi ci ripensa... http://www.youtube.com/watch?v=0DGWG3Tl7qQ
    • Jack Lupowitz sul confronto tra medici concordo, riccardo. Ma House si confronta con la malattia.
    • Jack Lupowitz Ma strepitose anche le sue conversazioni con l'amico (vero) e collega Wilson (House come Holmes, Wilson come Watson), oncologo superempatico ma non altrettanto incisivo. Nella stagione in cui "convivono", se ne vedono delle belle. http://www.youtube.com/watch?v=4zKv7esYQPY
      from House MD - Season 6 episode 9 "Wilson"
    • Jack Lupowitz Il sacro e il profano si mescolano continuamente, in questa serie, come nella vita.
    • Jack Lupowitz Un arcicattivo che "fa il bene" è già di per sé un bel temaeticoepico.
    • Jack Lupowitz ‎(p.s. per maria pia, se mi legge: Simone Regazzoni, tra i "bannati" della Terra, come noi, su LL, per aver detto che le femministe si stavano dando la zappa sui piedi con lo snoq e la militanza antivelinista...)
    • Riccardo Mariani “Che cosa preferisci, un medico che ti tenga la mano mentre muori o un medico che ti ignori mentre migliori?”

      E' il motto di House?

      A me sembra leggermente truffaldino.

      Faccio due considerazioni:

      1. tra i medici di un certo livello il differenziale di competenza è minimo e quando c’ è incide ben poco sugli esiti delle cure (parliamo pur sempre di una pseudoscienza); in altri termini: le vite umane sono salvate dai “più competenti” come dai “meno competenti” in pari misura. Al contrario, il differenziale di empatia tra i medici puo’ essere anche molto esteso.

      2. se la spesa sanitaria dimezzasse, la nostra salute fisica non ne risentirebbe; ovvero: quando spendiamo per la salute non stiamo chiedendo “guarigioni” in senso tecnico, almeno metà del nostro desiderio aspira ad altro.

      Se i due punti sono veri, la domanda posta da House perde gran parte del suo significato, o meglio, sarebbe una domanda truffaldina. In altri termini: il dottore 1 (quello della mano) ha praticamente le stesse probabilità di guarire il paziente rispetto al dottore 2. E ancora: con la domanda posta in questi termini il paziente sceglierebbe il dottore 2 solo perché vuole “il meglio” e non tanto perché vuole guarire, basta che il dottore 1 appaia come “il meglio” e la sua scelta cambierebbe.

      Oltre una certa soglia, investire in competenze significa fare un cattivo investimento, almeno se parliamo di medici. Molto meglio investire in umanità. House sembra cadere nella trappola.

      Diana, ma tu simpatizzi con House o con il telefilm? Mi sembra talmente strano che tu possa stimare una personalità tanto anaffettiva e sprezzante, a meno che tu non lo consideri un paziente da salvare (puntando tutto sull' empatia, s' intende)..
    • Jack Lupowitz
      Certo che è una domanda truffaldina: è di House. Il paziente lo annoia, è la malattia che gli interessa. Incidentalmente, quindi, il risultato di questa insensibilità è la salvezza del truffato. Vallauri lo definirebbe un "grattacielo". Ha quella "cosa" - come gli dice il musicista nero - ma gli manca tutto il resto. Per il resto, ne riparliamo però, e ricordo l'argomento di Hanson - mi pare fosse lui - sulla sanità. Sempre brillantemente spericolato. Stimare? Stimo David Shore, il creatore di House. Rampollo di una famiglia molto interessante.... E' sprezzante ma non ipocrita, House. Infatti, i bambini che incontra - nella serie - lo apprezzano, ovviamente non riapprezzati.
    • Jack Lupowitz Sempre a proposito della domanda truffaldina, del motto di House: "House lives by the logically reasonable assumption that everyone lies, including him." http://suite101.com/article/the-philosophy-of-house-a94150
      suite101.com
      House has become one of America's favorite Prime Time characters. Understanding the way he thinks and the philosophy of his decisions sheds some light on a favorite show.
    • Maria Pia Gemelli Lo spezzone che hai postato -sono riuscita a vederlo poco fa- è molto simpatico. I bambini sono così, un po' petulanti ma anche cattivi e intelliggenti. Anzi, sono "cattivi" puri.
      La dialettica del personaggio mi sembra una tendenza di molte sit americane dove la logorrea fa da padrona e scandisce i ritmi delle puntate (penso alle Gilmor girls).
      Non ho mai visto House se non casualmente tra uno zapping e l'altro. Probabilmente questo carattere alternativo mi piacerebbe.
      Femministe come Lippa &co. forse anche personalità come la sua io le risparmierei volentieri all'umanità, ma forse il buon Dio le fa operare e iperversare sotto forma di fake per far prendere coscienza al mondo dove si annida l'ipocrisia.
      14 giugno alle ore 9.25 tramite cellulare · · 1
    • Jack Lupowitz
      p.s. una sola precisazione. Per "cattivi puri" intendi "buoni", giusto? Come House. L'effetto comico del video di Dewey (secondo me) è quello prodotto dalla dialettica scarsa e scontata della maestra adulta (ma infantilmente convinta di cavarsela con quattro paroline di circostanza) e quella affilatissima e spietata di un bambino così piccolo ma che ne ha già viste tante. "Il fatto è che chiunque sia sopravvissuto all'infanzia ha informazioni sulla vita che gli bastano finché campa." - Flannery O'Connor. E Dewey è già un sopravvissuto, nel suo comico piccolo. Il giudizio di Davide sulle competenze di Dewey (petulante e stupido) potrebbe anche essere corretto - Dewey non ha ancora avuto il tempo di dare un senso a tutte le informazioni sulla vita che ha già acquisito - solo che andrebbe esteso alle competenze della maestra. Con l'aggravante che lei di tempo per processare le informazioni sulal vita (anche sulla vita di Dewey) ne ha già avuto in abbondanza.
    • Maria Pia Gemelli
      Intendo persone che fanno cattiverie inconsapevolmente (non entro nel merito se poi nel farle ci provano gusto: la natura umana non è riconducibile a iun solo carattere standard), per sperimentare, per ignoranza, senza avere la coscienza del bene e del male (che ci viene insegnata dall'educazione) : cattiverie come torturare le formiche.
      I bambini cmq sono molto furbi: l'istinto della sopravvivenza è innato, poi l'educazione ci "incanala" e ci dà le
      istruzioni per vivere in società... credo
    • Jack Lupowitz
      Sì, ma non tutti i bambini torturano le formiche. Anche questo è un dato da registrare. Una volta, passeggiando con mia nipote Antonia, anni fa (lei avrà avuto 8-9 anni) siamo incappate in un formicaio enorme, una montagnola da cui entravano e uscivano le rappresentanti di una delle specie più violente e sanguinarie e genocide del regno animale. Era estate, la terra era riarsa e faceva molto caldo. Osservandole, Antonia mi ha detto: "Ma avranno sete, poverine. Qua non c'è acqua." Così, siamo andate a casa, abbiamo preso una bottiglia d'acqua e una vaschetta e le abbiamo portate al formicaio, lasciando la vaschetta piena d'acqua accato al suo ingresso principale. (Non avevo ancora letto il libro "Formiche", di due famosi mirmecologi, che poi è diventato un mio culto). Il giorno dopo Antonia è voluta tornare al formicaio a controllare se avevano bevuto. Ne abbiamo trovate un bel po’ che galleggiavano morte dentro l’acqua. Dura lezione di vita. E di pala. Per aiutare qualcuno, bisogna prima capire ci cosa ha bisogno o non ha bisogno. Questo per dire che Antonia e Dewey, forse, avevano avuto esperienze di vita diverse. Antonia, sorella adorata dalle sorelle e protetta dal fratello maggiore. Dewey (vedi scheda wikipedia sul personaggio), oggetto degli scherzi più crudeli dei fratelli (che però non sono solo crudeli, naturalmente, con lui e con gli altri, anzi), a loro volta cresciuti da genitori per lo meno “bizzarri” e imprevedibili. Natura e cultura – bel ginepraio. Ma l’esperienza conta sempre, secondo me. Mi limito a dire che ha un suo “peso”. http://www.ibs.it/code/9788845913075/houml;lldobler-bert/formiche-storia-esplorazione.html
      www.ibs.it
      Formiche. Storia di un'esplorazione scientifica è un libro di Hölldobler Bert; Wilson Edward O. pubblicato da Adelphi nella collana Biblioteca Adelphi
    • Jack Lupowitz ‎(p.s. per ric. In una vecchia discussione del 2007, sul blog di Hanson, si parla proprio di sanità e uno dei suoi commentatori abituali cita proprio la massima di House...)
    • Riccardo Mariani Infatti lo studio sperimentale di Hanson si intitola significativamente: "cut medicine an half"; la tesi in un rigo: visto che cercate per lo più empatia (e non guarigione), ve la pagate di tasca vostra. E' chiaro che per sostanziare il mio secondo punto, la prima parte della tesi hansoniana è manna dal cielo.
    • Maria Pia Gemelli Mi viene da dire che un medico non può neanche affezzionarsi e empatizzare con tutti i pazienti che cura... anzi non DEVE: oltee al fatto che le emozioni potrebbero sviarlo da una visione super partes e oggettiva della malattia, se partecipasse a tutti i dolori che i pazienti si portano dietro ne uscirebbe distrutto egli stesso...
    • Riccardo Mariani
      Perché preoccuparsene una volta accertato che l’ investimento in competenze rende molto meno di quel che comunemente si crede (punto 1) mentre l’ investimento in umanità rende molto di più di quel che comunemente si crede (punto 2)? Se ci sono pratiche che traslano le competenze in empatia, ben vengano, tanto di guadagnato per tutti.

      Qualora House volesse essere un buon medico, la sua condotta è semplicemente irrazionale, almeno nella realtà, ma forse non vuole affatto essere un buon medico, o forse, come è più probabile, il tutto è studiato per essere banalmente funzionale alle esigenze della fiction.

      Del resto non penso nemmeno che parliamo di “scelte” vere e proprie da prendere qui ed ora. Se una persona è empatica lo sarà necessariamente con tutti, anzi, lo sarà con tutti senza sforzo; l’ empatia non è tanto una “scelta” quanto una virtù caratteriale innata o costruita negli anni. Se House è "cattivo" poiché vede il malato come un semplice “portatore di puzzle”, difficilmente potrà mai scegliere qui ed ora di investire in bontà, anche se quello è l' investimento più razionale da fare. Ormai lui è quello che è.
    • Jack Lupowitz banalmente funzionale? Correggerei: in "brillantementefunzionale". Non credo che David Shore volesse scrivere un trattato di filosofia economica. House è irrationally rational. Uno di noi.
    • Riccardo Mariani
      Diana, metti che House anziché un medico fosse un educatore, me lo immagino come una specie di Tiger Mom anaffettiva che non vuole nemmeno vedere i bimbi che è chiamato a educare limitandosi a stendere il rigoroso protocollo delle loro attività, a infliggere punizioni e a somministrare pilloloni. A lui il bambino che accudisce non interessa, basta solo che avrà successo nella vita. Magari il suo motto sarà “preferisci un maestro con cui scherzare mentre ti segano al SAT di Harvard o un educatore che odi mentre ti assumono alla Goldman Sachs?”.

      Scommetto che in questo caso non cascheresti nella trappola perché sai bene che un’ educatore che agisce in base a quelle premesse, anche se è preparatissimo, tutto assorbito nella sua missione e concentrato sull’ aggiornamento professionale, combina solo guai, o almeno non ne combina molti di meno rispetto a chi educa guadagnandosi affetto e stima del bambino.

      Tu sai bene che se c’ è una persona a cui non ripugna una certa dose di cinismo, questa sono io. Cio’ non toglie che puntare sul cinismo nel campo della medicina come in quello educativo sia un pessimo investimento visto che qui più che altrove esistono proficue alternative.
    • Davide Curioni
      House è il CSI della medicina. Il parossismo dell'onnipotenza della scienza. È tanto divertente quanto irritante quanto irrealistico. Uno show ben fatto. Giusta l'analogia con Sherlock: due autistici asociali anaffettivi dalla mente geniale. House ricava diagnosi improbabili dagli elementi più inverosimili, e guarisce. Ovviamente la medicina reale non è così. Ma non arriverei a disprezzare del tutto la competenza. Di medici incompetenti che hanno prematuramente spedito i pazienti al Vreatore è fin troppo pieno il mondo.
      venerdì alle 23.18 tramite cellulare · · 1
    • Riccardo Mariani anche di medici "competenti" - alla house, tanto per capirci - che fanno la stessa identica cosa, è pieno il mondo.
    • Jack Lupowitz
      davide - House "tocca con mano" il mistero e lo registra. Conosce bene i limiti - suoi e della scienza. Quasi ogni episodio registra anche le sue defaillances. E' un drogato (non solo di Vicodin - l'antidolorifico da cui è dipendente), un bugiardo patologico, un misantropo, uno che ha tirato i remi in barca. Non è un manifesto ideologico o filosofico (sarebbe patetico...), ma un sopravvissuto. Nella penultima serie finirà in carcere e poi in un manicomio dove dovrà disintossicarsi. Se c'è una serie non "scientista" è House. La direttrice dell'ospedale, Cuddy, l'amico oncologo Wilson, e tutti i suoi pazienti, lo mettono ogni volta di fronte alle sue contraddizioni e alle sue magagne. E anche nell'episodio della suora... si troverà più di una volta in difficoltà. Non a caso, il suo autore viene da una famiglia iper-religiosa.
      sabato alle 7.11 ·
    • Jack Lupowitz
      ric- La serie House fa quello che fa Robin Hanson: ti costringe a riflettere sui tuoi pre-giudizi, su cose che hai sempre dato per scontate. Per questo mi piace. Se incontrassi un House nella realtà è probabile che finirebbe a botte. Eppure, la serie House mi fa riflettere sul mio "pregiudizio empatico", e vedere la cosa anche da un altro punto di vista. Allo stesso modo, la serie House e House hanno fatto riflettere anche te, sul tuo "pregiudizio antiempatico". E' il mooreeffoc! Viva David Shore
      sabato alle 7.12 ·
    • Jack Lupowitz
      p.s. per ric - House viene assunto in piccole dosi: pochi giorni nella vita del paziente, che lo slveranno da morte certa. Un maestro come House, che assorbe otto ore al giorno delal tua vita per anni, combinerebbe certamente più guai di chi educa guadagnandosi affetto e stima del bambino, visto che competenza e empatia (almeno un minimo garantito) non sono incompatibili. Cioè l'alternativa esiste, e mediamente funziona. Se poi House fosse tua madre, cioè la persona che decide di metterti al mondo e poi di sottoporti a sue dosi massicce per sempre, ab aeterno, be', sai come la penso. Ma piccole dosi di House nella vita di un adulto o anche di un bambino (ne salva molti nella serie, alcuni gli daranno anche vere e propie lezioni di vita) fanno bene - a entrambi. Soprattutto a chi mente a se stesso: in tre secondi lui ti sgama e sei costretto a ritararti.
      sabato alle 8.17 · · 1
    • Jack Lupowitz
      maria pia - hai ragione anche tu, sul distacco. Ma in questi ultimi mesi di frequentazione assidua degli ospedali. Ho visto come i medici impiegano l'80% delle loro energie a sfuggire pazienti e parenti. Gliene resta un 20% per fare il loro mestiere. Dovrebbero forse riconsiderare.... A volte sono comici. Ti vedono e scappano proprio. Imbucano il primo stanzino e scompaiono. Che strategia assurda: anziché sviluppare un protocollo ragionevole, passano la vita a scappare.
      sabato alle 8.25 · · 1
    • Riccardo Mariani
      Saranno pochi momenti, ma sono momenti cruciali in cui le parole pesano come pietre, e noi sappiamo che chi si cura chiede anche (50%) che gli vengano dette in modo sapiente ed empatico. Oltretutto, con l’ età che avanza, mi sa che passeremo anni tra le mani dei dottori, non solo “pochi momenti”.

      E poi che c’ entra il “salvare le vite”? Il dottore empatico ne salva quante House. Forse non ci siamo capiti.

      E’ come se nel telefilm cult dell’ anno ci dicessero che il pedagogo anaffettivo dalla sua stanza dei bottoni “realizza” più esistenze perché attua protocolli altamente scientifici. Noi però sappiamo che nella realtà il maestro empatico non è da meno. Ecco, allo stesso modo noi sappiamo che House, almeno per come stanno le cose ora, non salva affatto più vite del suo collega.

      Ripetiamo il concetto: alcune materie sono complesse e lì la nostra conoscenza più che scientifica è pseudoscientifica anche se è giusto e conveniente credere il contrario, e non a caso il nostro cervello si è evoluto spingendoci a credere il contrario.

      Se chiedo al direttore del centro di vulcanologia di prevedere il prossimo terremoto, fornirà una performance pari a quella dell’ uomo della strada che legge distrattamente i giornali.

      Se chiedo all’ ultimo premio Nobel in economia di prevedere gli sviluppi finanziari da qui a un anno, probabilmente le sue performance saranno pari a quelle dell’ uomo comune che si tiene bene o male informato.

      Se chiedo a Bernacca di prevedere il tempo che ci sarà tra un mese, non farà molto meglio dei miei amici al bar.

      Se chiedo a uno scienziato della politica chi governerà l’ Europa tra qualche anno, sarà come chiedere all’ utente dei talk show.

      Ma le ricerche di Tetlock ci hanno insegnato qualcosa oppure no?

      Ora, in medicina (e in pedagogia), non si chiede di prevedere terremoti, o di stendere scenari economico/politici/metereologici, ma, per contro, nemmeno la distanza tra colleghi in termini di competenze è quella che passa tra i pozzi di scienza di cui sopra e l’uomo del bar. Le due cose si compensano mantenendo invariata la conclusione: nessuna apprezzabile differenza di performance. Se poi uno ce la vuole mettere perché altrimenti il telefilm non “acchiappa” o non pone il dilemma morale che si vuol porre…

      p.s. all’ ospedale di Rho, dove partoriremo, l’ altro giorno il chirurgo, nel corso di un cesareo, ha sfregiato il bambino con il bisturi. Chi ha letto Tetlock non si meraviglia certo una volta saputo che si trattava del miglior chirurgo dell’ ospedale, il più efficiente e il più scientificamente preparato, quello per cui la gente faceva la coda pur di mettersi nelle sue mani e “avere il meglio”. Ci manca solo che fosse il più odioso della compagnia e abbiamo fatto tombola: grazie dei suoi servigi dottore!
      sabato alle 9.01 ·
    • Maria Pia Gemelli
      I medici, quelli reali, sono comunque persone con il loro carattere specifici e la loro vita al di fuori della professione... non sono personaggi di un telefilm: a volte sono anche "peggiori" di come è considerato House, a volte migliori etc. etc.
      Comunque da tutti gli spezzoni che hai postato di House lui è delizioso: sarò strana io ma a me non sembra anaffettivo o non empatico...
      Mi chiedo come si immagina in giro il medico ideale: a metà tra madre teresa e san francesco di assisi?
      sabato alle 9.08 tramite cellulare · · 1
    • Riccardo Mariani
      Veramente, dando un' occhiata in giro, non sembrano esserci dubbi su questo punto (che personalmente mi limitavo a ipotizzare proprio dopo aver visto gli spezzoni): House è affetto senza dubbio da senso di superiorità e scarsa empatia verso il prossimo. Si discute piuttosto (ad esempio su psichology today, con tanto di test clinici) se queste sue caratteristiche siano funzionali alla scarsa autostima o unicamente a un interesse ai limiti del morboso per l' enigma medico. In altre parole: la tendenza narcisistica è innegabile, tuttavia si discute ancora su certe sfumature. Per concludere, la mia congettura è che diana non voglia farsi curare da House, piuttosto lo vuole curare. Una specie di sindrome della crocerossina.
      sabato alle 13.00 · · 2
    • Jack Lupowitz ric - oh, non ti si può tenere nascosto niete. Sei come House.
      sabato alle 15.30 ·
    • Jack Lupowitz ‎(p.s. terribile, il piccolo sfregiato... Spero che sia una cosa recuperabile.)
      sabato alle 15.31 ·
    • Davide Curioni Ric, se le cose stessero come le metti tu andremmo dallo stregone, non in ospedale. (Ops. Ormai c'è la coda da osteopati, omeopati, iridologi, e chi più ne ha più ne metta... non vorrei darti involontariamente ragione!)

      Non credo proprio che l'esperienza e la competenza del medico siano del tutto da buttare. Poi chiunque può sbagliare, è ovvio, ed è altrettanto ovvio che certe diagnosi debbano essere approssimate. Ma il bravo medico si vede quando ti fa un'ingessatura, quando ti guarda l'analisi del sangue, quando ti prescrive l'antipiretico. Poi certo, raro è il genio che ti sa diagnosticare la misteriosa malattia tropicale guardandoti negli occhi. Ma conosco gente che è stata rovinata da ingessature sbagliate: è non c'è bisogno di essere House per farlo, ma c'è molto più bisogno di questi medici che di House. Il resto è qualunquismo e discorsi da bar. Ovviamente l'empatia aiuta, ma tra un antipatico che mi ingessa bene ed un simpaticone che mi disarticola preferisco nettamente il primo.

      (Stesso vale per gli insegnanti, ovviamente.)
      5 ore fa · · 1
    • Maria Pia Gemelli Ma non esistono solo il bianco e il nero... anzi dove sta scritto che la competenza non possa essere accoppiata a un carattete affabile e empatico?
      5 ore fa tramite cellulare ·
    • Maria Pia Gemelli E viceversa l'incompetenza e la mediocrità non siano mascherate da scarsa socievolezza verso il prossimo,
      5 ore fa tramite cellulare · · 1
    • Maria Pia Gemelli ‎?
      5 ore fa tramite cellulare ·
    • Jack Lupowitz Ma come non esistono solo il bianco e il nero? La solita relativista. (p.s. serio: Il thread è lungo, e è un po' difficile stare dietro alle varie posizioni/argomentazioni, con noi va sempre a finire così, in un gran casino. Comunque credo che tutti e tre, io davide e ric, riconosciamo l'esistenza di grigi...)
      5 ore fa ·
    • Jack Lupowitz x maria pia - E' vero, però: spesso una scarsa socievolezza è sintomo di scarsi mezzi (professionali, intellettuali, affettivi, ecc.).
      5 ore fa ·
    • Jack Lupowitz x maria pia - ah, e tieni presente che questi due che mi danno continuamente addosso, e io a loro, sono amici reali (non di FB, cioè). Pensa tu che cosa devono essere i miei nemici.
      5 ore fa ·
    • Maria Pia Gemelli Con gli amici ci si confronta dia' ;-)
      Ma state facendo pure un discorso basandovi su House che comunque è un "personaggio" antipatico/geniale ad hoc, cioè difficilmente replicabile (in competenze, manie, dipendenza, *genialità*) nella realtà VERA
      4 ore fa tramite cellulare · · 1
    • Jack Lupowitz ric, davide: vi presento Maria Pia. Mente onesta, madre di due bambine belle e furbette. Kinghiana d'assalto. Di giù, come dite voi padani.
      4 ore fa · · 1
    • Riccardo Mariani Scusate ma mi riducete all’ infamia dell’ autocitazione:

      “… oltre una certa soglia, in certi settori, tendiamo a sovra stimare la competenza e a sotto stimare l’ empatia…”

      Che ne dite? Altro che stregoni. Altro che bianco e nero.

      Come tesi si potrà anche discutere, ma quanto al colore la trovo di un’ ottima tinta fumo di Londra.

      Se uno denuncia un bias che porta a sovrainvestire in competenze (e sottoinvestire in empatia), non sta affatto denunciando la presenza di investimenti in competenze o di non investimenti in empatia. La storia degli stregoni è quindi un non sequitur evidente.

      Chiudo: certo che poi c’ è l’ ovvio: il medico competente il giusto, empatico il giusto, alto, bello e con gli occhi azzurri. Questa trovata è addirittura al di fuori dallo spettro cromatico.
      4 ore fa ·
    • Davide Curioni Ehi, mica penserai di cavartela così a buon mercato, vero? Devi dircelo: se devi farti curare, scegli il medico che secondo te è più competente, o quello secondo te più simpatico? No, perché, d'accordo che le competenze sono sovrastimate e blah blah, ma alla fine tutto si riduce a questo.

      Poi, se è pure una dottoressa gnocca con gli occhi azzurri non guasta. Però c'è una gerarchia di priorità.
      3 ore fa ·
    • Jack Lupowitz davide!
      3 ore fa ·
    • Jack Lupowitz A parità di competenze scelgo quello empatico. Ma la serie ipotizza (è una fiction) che House non abbia pari, in un ampissimo circondario. A lui vanno i casi disperati. Tipo il mio. Quindi scelgo House.
      3 ore fa ·
    • Riccardo Mariani Ma è semplicissimo (se solo fossi razionale):

      1. colleziono i giudizi sulla competenza.

      2. colleziono i giudizi sull’ empatia.

      Peso la competenza con 90 e l’ empatia con 50, dopodiché peso l’ attendibilità dei giudizi sulla competenza con uno 0.40 e quelli sull’ empatia con un 0.98., a questo punto faccio la mia scelta.

      Diciamo che con questo metodo House difficilmente mi frega visto che non do’ peso a coloro che lo descrivono come particolarmente competente. Certo, la competenza è importante e resta il primo parametro, ma è una chimera e chi si segnala per competenza ha solo investito molto in “propaganda” o comunque deve la sua fama ad altri fattori casuali.

      Certo che in tutto questo c’ è una complicazione: il punto 2 non dice semplicemente che noi andiamo dal dottore per ricevere empatia, dice, più genericamente, che il 50% della nostra domanda non riguarda la guarigione. Cio’ significa, per esempio, che noi andiamo dal dottore prestigioso anche per segnalare che “vogliamo il meglio” quando si tratta della nostra salute e dei nostri cari.

      In questo caso l’ investimento propagandistico di House – pur restando socialmente nocivo in quanto “truffaldino” – ci viene comodo e scegliamo proprio lui.
      3 ore fa ·
    • Jack Lupowitz Quando parti con "è semplicissimo" in genere c'è da mettersi le mani nei capelli. E sì, se solo fossi razionale, come dice Alberto, lo capirei.
      3 ore fa ·
    • Davide Curioni ‎"ma è una chimera e chi si segnala per competenza ha solo investito molto in “propaganda” o comunque"....

      Questo è vero. Purtroppo per giudicare la competenza altrui dobbiamo necessariamente essere competenti noi stessi. Non certo fidarci della propaganda o delle targhette sulla porta. Non ce n'è: quando vedo come certa gente sceglie gli insegnanti di musica per i figli capisco quanto sia vera questa faccenda.

      Quindi, per giudicare un medico bisognerà quantomeno essere buoni amici di un altro medico, e chiedere pareri a lui.

      Quanto a House... non mi pare che freghi nessuno: lui i pazienti di solito li guarisce!
      2 ore fa · · 1
    • Riccardo Mariani Infatti, e - tornando per l' ennesima volta a bomba - chi fa queste misurazioni in modo professionale ci dice che, oltre una certa soglia, tra i medici non esistono differenze apprezzabili nella competenza sostanziale, soprattutto per quanto riguarda gli esiti dell' operato. Punto 1). Tutto cio' si accorda con il fatto che al nostro cervello piace per sua natura pensare che simili differenze ci siano e su questa distorsione si originano molti giochetti. Poi, per completare il bluff, c' è il punto 2): quello per cui noi non cerchiamo solo un medico competente ma, tra le altre cose, un medico con l’ immagine del medico competente per sottolinare la cura che abbiamo per noi stessi.

      House guarisce? E te credo bene, altrimenti come cavolo potrebbe funzionare la serie? Come potrebbe porre con efficacia i suoi dilemmi morali se mancassero le basi materiali per farlo?

      Adesso però basta ripetere sempre le stesse cose, diciamo che la serie puo' essere divertente, di sicuro sembra poco istruttiva, e non sarò io a fare le crociate per una lacuna del genere: ho sempre simpatizzato per l’ intrattenimento come sana evasione.
      circa un minuto fa ·