mercoledì 25 febbraio 2009

Appesi

Trattenere la lacrima altrui, inscenare il sorriso di una felicità estranea, corrugare una perplessità formatasi altrove, sospirare i ricordi di altre vite.... Il parallelismo delle emozioni mentre salgono come ascensori chiamati in continuazione allo stesso piano, nello stesso momento...


... che bello dipendere... ho voglia di contagiarmi, di subire, di subordinarmi, di inserirmi in una catena di reazioni chimiche innescate chissà dove. E intanto si freme di soddisfazione stando fissi in questo raro momento di stasi, appesi alla nostra seta in attesa del prossimo capriccio molecolare che faccia ripartire il gioco.

Creature senza ascelle

Nuovo Mondo. Quaggiù animali privi di ascelle, tramite la loro nerissima pupilla, rivolgono a noi criptiche domande... pur immobili, al mattino sono regolarmente spariti. Stiamo studiando l' insolito umidore che lasciano nella loro piazzola e le forme che adottano per deambulare non viste (un-due-tre-stella!)...

... la strana fauna scolpita da Chris Ryniak

Niente ascelle nemmeno nelle musiche che sentiamo risuonare senza mai avvistarle. Sono creature infide, probabilmente parassite, che nottetempo strisciano (o rimbalzano?) nelle nostre orecchie tentando d' insediarsi a tradimento. Ora ci toccano tre turni di guardia. Siamo stremati, spero tanto di tornare a casa tra i miei gatti e le mie tarantelle.

martedì 24 febbraio 2009

Porta del Paradiso

Mentre all' interno Lui Crea indefesso...

Lorenzo Ghiberti

... altri, appena fuori dalla porta, fanno ricreazione fumandosi una sigaretta... Il paradiso ad oraraio continuato fa ancora paura, meglio prendersi una pausa ogni tanto...

lunedì 23 febbraio 2009

Vanità del GPS

Ma dove ti eri cacciata?... non eri segnalata... non eri preannunciata... non eri registrata... non eri protocollata... non eri mappata... non eri prevista... non eri elencata... non eri individuata... non eri calcolata... non eri autorizzata... non eri abilitata...


L' unica stella visibile solo ad occhio nudo, e chi ci avrebbe mai fatto caso... noi, tutti indaffarati con i nostri telescopi... L' ultimo ultrasuono che sfugge ai radar per divertirsi a rimbalzare solo sulla membrana dei pochi timpani umani sfuggiti allo smantellamento digitale... Non giocarmeli più questi scherzi...

sabato 21 febbraio 2009

Il primo piacere della vita

La colazione...


E che ti credevi? Va bene, va bene... ok, ok... calma... la colazione... insieme...

venerdì 20 febbraio 2009

Prospettive vertiginose

Viene un po' il mal di mare...


... ma è l' ideale per fare a pezzi la malinconia e ripartire...

mercoledì 18 febbraio 2009

Dubbi sulla saggezza orientale

La riva del fiume... di cadaveri non ne passano...


... in compenso si alza il livello delle acque. Perchè spostare la sedia per accordarsi alla nuova risacca, perchè riequilibrare gli umori con la vendetta passiva quando ci si puo' concedere un dismentigante e fantasmagorico naugragio colorato...

martedì 17 febbraio 2009

Per un Parlamento Quadrato

di Broncobilli, 12/11/2008

"Destra" e "Sinistra". Quando i due concetti irrompono nel discorso le mie trombe di eustachio hanno contrazioni e montate di cerume che le disabilitano all' ascolto. Serve per non frustrare l' intelligenza che non ci capirebbe più niente. Il fisico deve pur difendersi in qualche modo.

Mandiamo in pensione i due nebulosi concetti fonte continua di spiacevoli equivoci; scopriamo il nostro vero orientamento politico con qualcosa che sia più semplice ed intelleggibile, qualcosa che capisca al volo anche il casalingo di Voghera.

Si potrebbe cominciare con il World's Smallest Political Quiz. Porta via circa 20 secondi.

Le mie coordinate risultano moderatamente libertarie. Capisco e approvo!




Sogno un parlamento quadrato, basta con gli emicicli!

The not so Wild, Wild West

Ho letto il libro di Anderson e Hill e mi piacerebbe spendere due parole in merito.



Nel deprecare una certa condizione sociale o politica, chi è sprovvisto sia di nozioni che di senso della Storia, finisce puntualmente per tirare in ballo il Medioevo. "non siamo mica nel Medioevo".



Quando l' esagitato scalda la sua indignazione, quando lo vedi che comincia ad infervorarsi, io guardo il mio cronometro e comincio il conto alla rovescia: 10-9-8... Sicuramente rispolvererà quantoprima la metafora del Far West: "... io a vivere in un Far West senza regole non ci sto!".



Magari avessimo vissuto tutti un po' di più in quella fucina di buone istituzioni, di collaborazione reciproca, in quella terra madre delle più solide democrazie che fu il Far West! E' questo il messaggio che Anderson e Hill affidarono al loro classico, dono perfetto per l' esagitato di cui sopra; quello con la testa vuota di Storia e piena di B-moovie Hollywoodiani.



Chi puntualmente urla lo stereotipo al termine del conto alla rovescia, adora le Regole. Purtroppo si disinteressa invece alle buone regole e alle condizioni per la loro genesi. Spera evidentemente che quelle piovano dal cielo. E' uno strano botanico che ammira gli alberi ad alto fusto ma disconosce ogni funzione alle radici.



Ma perchè il Far West, parlo di quelle terre di frontiera con un tasso di criminalità ben al di sotto risèpetto a quello delle città dell' est, offrì l' humus ideale per consolidare istituzioni che oggi tutto il mondo considera indispensabili affinchè una civiltà possa definirsi tale?



A/H danno la loro risposta: il senso della proprietà, la pratica con le armi, lo spirito d' indipendenza e la tendenza all' auto governo crearono una forza diffusa, poco concentrata. Se le condizioni di partenza del "tutti contro tutti" sono queste, allora la contrattazione è meno costosa della guerra. L' abitudine a contrattare e la prudenza nell' aggredire sono già una buona cosa di per sè. Oltretutto le regole che emergono da una contrattazione reale di solito sono migliori di quelle dettate dal vincitore di una guerra.



Nella storia ricostruita da A/H non ci sono meriti ma solo necessità. I pionieri trovarono spesso un geniale equilibrio pacifico per convivere con gli indiani. Allorchè invece poterono avvalersi dei servigi del potente esercito federale (siamo ormai fuori dalla giurisdizione del Far West), quegli stessi uomini degli indiani fecero strage.


lunedì 16 febbraio 2009

My Heart is Yours!

Fa un po' schifo, come un serpente è viscido, si contrae e non sta fermo mai; come un neonato è informe e sempre insanguinato; stimola tutte le forme di rigetto di cui sono capaci il corpo e la mente. Eppure, quando ha voglia di migrare in altri petti sarebbe da coglioni alzare i reticolati...





... e non prendere questo dono come una resa, la battaglia continua...





Tutti i vincitori del concorso...

domenica 15 febbraio 2009

Compagno Darwin

La Teoria darwiniana tende a destra o a sinistra?



Probabilmente non ha senso collocare politicamente le teorie scientifiche.



Ma siccome è un fatto acclarato che spesso vengano dibattute anche alla luce dell' ideologia, porsi la questione potrebbe anche non essere una perdita di tempo.



In questo libro si prova a rispondere senza giungere ad una conclusione. Lasciamo perdere la Storia con le sue prolissità. L' argomentazione formale resta ambigua. Esistono infatti due argomenti che si collocano sui piatti opposti della bilancia:



  1. il darwinismo spiega l' origine dell' uomo appellandosi unicamente al caso e alle necessità materiali. E qui molti "compagni" emetteranno mugolii di assenso.




  2. il darwinismo richiede che un sistema efficiente sia gerarchicamente organizzato: i più adatti al vertice e privilegiati dalla sopravvivenza, i meno adatti sotto meglio se destinati all' estinzione. La dolorosa visione della "destra" si ritrova confermata.

La mia sensazione però è che la bilancia non resti poi così in equilibrio. Il motivo fondamentale è semplice: il primo argomento è errato.



Perchè sia corretto bisognerebbe, oltre ad essere dei darwinisti, pensare che il darwinismo spieghi tutto. Ma non è necessariamente così: quando si parla di "origine dell' uomo" le parole potrebbero ingannare. Il darwinismo non si occupa dell' Origine ma dell' evoluzione. Non si occupa nemmeno dell' uomo ma del suo corpo.



Infatti si puo' essere dei seguaci appassionati dell' evoluzionismo credendo nell' esistenza dell' "anima". Le due cose non sembrerebbero affatto in conflitto.

sabato 14 febbraio 2009

Un cuore di pietra pomice

Leggendo D. F. Wallace viene naturale la tentazione di stanare il suo genio, di cercare dove si annidi. Perchè sul fatto che un genio ci sia e sia in azione, pochi dubitano.

Dopo aver letto due racconti sento già l' esigenza di saltare a conclusioni. Il contatto minimale che ho avuto con questo autore alza enormemente il rischio di esprimermi in forma di cazzate. Fa niente, il democraticissimo web è una fogna capiente che diluisce veleni ben peggiori.



DFW è un bambino geniale che ha appena scoperto un formicaio. Io sono una formica che guarda proccupata quell' animalone enorme e curioso affaccendato con le sue lenti. Una formica che capisce subito come verrà inserita nell' equazione che le è propria e inquadrata alla perfezione senza mai correre il rischio di essere compresa.

Per esempio, DFW non dirà mai che "... le ragazze passeggiando passano davanti ad un negozio di elettrodomestici...". Non potremmo mai attribuire a lui un rigo del genere.

Dirà invece che "... di fianco alle ragazze che passeggiano arriva un negozio di elettrodomestici...". Adesso sì che riconosciamo la lente del vecchio David.

Il suo occhio è astronomico. Osserva le traettorie di una moltitudine di corpi tutti parificati tra loro e le fa descrivere dai suoi diagrammi.

Le sopracciglia dei perplessi che popolano i suoi racconti non sono "corrucciate" ma "circonflesse".

Anche qui sentiamo che il suo occhio ci scruta. Questa volta è l' occhio dell' ermeneuta quando ficca l' unghia nel nodo dei segnali da decodificare. Tutto è testo, tutto è inchiostro spremuto dalla medesima essenza che scrive una storia piena di meraviglie ma priva di colpi di scena.

La malinconia del protagonista non ha certo più peso rispetto a quella evocata dalla musica che risale su per la Avenue e ci notifica "il canto stridulo e triste delle Wolkswagen in retromarcia...". In entrambi i casi chi puo' si goda il mero dato fenomenico senza prenderne nota mentale. Non ci saranno conseguenze da inferire ma solo salti in un altrove dove qualcos' altro accadrà senza nessuna ambizione di relazionarsi con alcunchè.

Gli occhi saranno pure le finestre dell' anima, ma la cosa non desta l' attenzione di DFW, il quale si concentra piuttosto sui nasi. In particolare sui nasi in circolazione a Los Angeles a mezzogiorno, oggi, 13 giugno 1987: sono tutti cavalcati da occhiali da sole. E' una città con ippodromi singolari quella ricostruita dal fantastico Lego di DFW.

Se due personaggi chiave della storia intrattengono un colloquio decisivo, ci aspettiamo che l' autore trovi il modo di farne trapelare il contenuto prima o poi. L' osservatorio astronomico di DFW si limita invece a rilasciare il seguente bollettino: "... mentre sono lì in piedi la postura dei due va lentamente peggiorando...". Molto geniale, molto inappagante. Si passa subito a registrare eventi che accadono all' altro capo della città.

Tutti noi aprendo la Coca teniamo la lattina il più lontano possibile dal nostro corpo. Tutti. Tutti lo facciamo senza che ci colga mai l' esigenza di comunicare a chicchessia questa sana abitudine. Per formalizzare la descrizione dell' evento occorreva una delle particolareggiate cronache marziane di DFW.

C' è una traettoria che il piano cartesiano di DFW descrive in modo impeccabile: quella che disegnano i volti delle star non appena si spegne la luce del "ciack si gira". Il modo in cui quei volti ricadono nelle pieghe ormai logore dei loro sorrisi professionali. Ogni residuo di umanità è soppiantato da un elemento tellurico dominato al meglio solo dal geografo. E DFW è un insigne geografo che colloca tutto in un reticolo di latitudini e longitudini, perchè il "tutto" è sempre lo stesso pezzo di carne che prende mille forme per tornare poi a trasformarsi sempre seeguendo la medesima legge.

Non sono ornati da occhiaie quei volti stanchi, bensì da sacche di sangue scuro, si mastica gomma stimolando sulla tempia un muscolo a forma di vermetto, le ciabatte sul piede nudo fanno cic ciac imitando il rumore del sesso, la pioggia che batte sul tetto è una carne che frigge in lontananza, gli occhi dei bimbi non guardano la TV ma penetrano nel cartone animato, si controlla l' ora con minuscoli gesti che il sismografo di DFW non manca di rilevare, alle 22,30 le moquette sussurrano negli uffici delle multinazionali e in fondo ai corridoi gli ascensori aspettano muti a bocca spalancata...

Tutti noi che circoliamo tra i racconti di DFW ci riconosciamo, certo, ma abbiamo una pessima cera, regoliamo con fare stranito i nostri conti. Forse è quel pallore, ma c' è senz' altro qualcosa in più. Forse non stiamo bene, sarà quell' aria di "animali senza espressione". Forse addirittura sbrighiamo tutte le nostre faccende essendo già morti. Il mio sospetto è che lì dentro non agiamo semplicemente da morti: lì dentro siamo già crepati e ci hanno già fatto pure l' autopsia!

Ogni espressività è smascherata: basta digitalizzare i movimenti che il sismografo registra. Tutto in fondo è riducibile ad una somma di banalità numeriche. E' il continuo succedersi di banalissime onde a differenziare il Misterioso Oceano dall' insulsa pozzanghera. Se le facce degli uomini stessero ferme una buona volta, scopriremmo il loro nulla, scopriremmo la mucca che è in noi. E invece sono maschere in perenne agitazione, sono come le antenne dell' insetto che continuano a ondeggiare per sintonizzarsi anche quando tutto il corpo si è ormai bloccato in una marmorea quiete. L' onesta mucca ci guarda irrigidita nell' unica inespressività di cui dispone, la medesima che usa per fissare qualsiasi cosa. La nostra fidanzata invece ci inganna spostando di continuo i muscoli facciali da una configurazione all' altra di pura inespressività. Basta questa ginnastica per convincerci del suo amore.



Per molti il suicidio di DFW ha costituito un enigma. Letti due racconti, forse riesco a spiegarmi questa sensazione spiazzante: è difficile coniugare lo scandalo del suicidio con una vita interiore ingabbiata nelle canaline dei cristalli liquidi. La disperazione non alberga nei cuori costruiti in pietra pomice ruvida ed arida. Mi tranquillizza invece leggere il gesto estremo come provvidenziale e inevitabile ritrattazione di fatto.

L' arte della deflazione

Scusa! Ero completamente sedotto dal mio chiassoso spettacolino...

... il sito di Mark Ryden...


... per accorgermi che nel tuo silenzio scavavi molto più a fondo di me... per notare come s' arrossava l' acqua del tuo mare...



Questi due polacchi suonano uno dei silenzi più carichi che ci sia in circolazione.

venerdì 13 febbraio 2009

Anche oggi spiazzati da Lui

Brennino, qual è il tuo giocattolo preferito?


Cavolo, uno quasi deve cambiar casa per trovar posto alla pioggia di giocattolame vario multicolore, motorizzato, elettronificato, certificato... e Lui da mesi ha occhi unicamente per quello schifoso pupazzetto 80% petrolio cancerogeno, tenuto insieme da un marcissimo fil di ferro che a toccarlo prendi il tetano. Lo stesso con cui giocavo io 35 anni fa, tanto per capirsi.



Vediamo almeno se si riesce a non leccarlo in continuazione...

... a powerful statement on consumerist madness...

Ogni giorno ha il suo barrito

... ci serve per rendere più sonora la nostra pretesa, ci serve per sentirci all' altezza...


... che spreco pensando che in fondo quello che ci appaga veramente è solo il miracoloso "piccolo pane"...

giovedì 12 febbraio 2009

Pausa di riflessione per i cacciatori di stelle

Piccola pausa di riflessione in queste giornate senza gravità...


... prima di dirsi una bugia e ricominciare ad acchiappare le stelle...



mercoledì 11 febbraio 2009

Scientific Attempt To Create Most Annoying Song Ever

Il brutto costruito in laboratorio...


Coinvolto nell' ambizioso esperimento scientifico anche David Soldier...



Effettivamente pallosa e irritante. Ma almeno si ridacchia qua e là.

Di sicuro il livello crolla drammaticamente nel tentativo di comporre la musica più gradevole per il pubblico.

martedì 10 febbraio 2009

Desperado





Desperado, perchè non dai retta a cio' che provi veramente?

Hai cavalcato così a lungo stando fuori dal recinto.

Certo, sei un duro tu,

Lo so che hai le tue ragioni, tu.

Ma queste cose che ti piacciono tanto

possono anche farti male.



Non puntare tutto sulla Regina di Denari,

Una brutta carta che finisce sempre per colpire duro,

E' la Regina di Cuori la carta migliore su cui scommettere.

Ora mi sembra che una mano buona sia sul tuo tavolo,

Ma tu desideri solo cio' che non puoi avere.



Desperado, non tornerai giovane come eri una volta:

Saranno il dolore e la rabbia a riportarti a casa.

Oh Libertà! Libertà!

E' solo una chicchiera della gente

E' la prigione di chi cammina tutto solo in questo mondo.



Ma i tuoi piedi non sono freddi quando scende l' inverno?

Dal cielo non vuole nevicare, e nemmeno splendere il sole

Ti è difficile ormai distinguere la Notte dal Giorno

Stai perdendo sia le gioie che le tristezze,

E' forse bello non riuscire a sentire più nulla?



Desperado, perchè non dai retta a cio' che provi veramente?

Entra anche tu nel recinto, apri quella porta

Potrà anche piovere, ma ci sarà sempre un arcobaleno su di te,

Faresti meglio a lasciarti amare

Faresti meglio a lasciarti amare

Faresti meglio a lasciarti amare

Prima che sia troppo tardi.

Caroline




testo migliorato da me...

Con David al piano cerco di suonare la mia batteria
Facciamo un po’ di musica, vorremmo divertirci
Non mi aiuta pensare che se fossi qui con me
Metterei meglio a fuoco i miei pensieri
e suonerei con più sentimento

Ti amo ancora Caroline
Ti voglio ancora Caroline
Ho bisogno ancora di te Caroline

Se consideri il mio pezzo una merda sentimentale divento matto
sai bene che non riuscirei a cantare così una semplice avventura
E se il mio canto non ti convince è solo perché in quest’ anno hai tradito la nostra memoria

Ti amo ancora Caroline...
...

Potrai anche avere i tuoi dubbi, ma io credo in quello che dico
Potrai giudicare insensato questo modo di parlarti
Ma devi ammetterlo: un tempo entrambi pensavamo di diventare marito e moglie
E anche che avrei potuto renderti felice.

lunedì 9 febbraio 2009

This Is Important


Bruciare le tappe...

... stanca. Di una stanchezza che il riposo non riposa più...


Aizzati da convulsioni asincrone, sono sempre un passo avanti alla loro musica, mai che riescano a guardarla in faccia, mai un appuntamento rispettato, mai una parola pronunciata con la partecipazione di chi la pensa in quel momento, mai che su quella tavola tenuta su con cento zeppe compaia il pane sfornato oggi... Non essere "raggiunti" è quasi peggio della condanna a non "raggiungere". Tutto il veleno si deposita poi nel crogiolo del tempo libero che la frenesia regala una volta letti tutti i libri, sposate tutte le mogli, ascoltate tutte le musiche...

sabato 7 febbraio 2009

Scendi al lago...

Tranquillo, non sei così. Sono i nervi e il pensiero fisso a tradirti...



... il libro dello stress...

Cerca quella pillola. Se non la trovi fa niente, è anche meglio. Scendi al lago e guardalo. E taci...

venerdì 6 febbraio 2009

Per tentativi...

... il buio pesto si frange, qualcosa prende forma...


Conosco un perdono fecondo. Un perdono che libera il campo e moltiplica le possibilità. Un perdono mai impetrato, un perdono che non succede all' umiliazione, che non alimenta la rivalsa, un perdono che cambia chi lo riceve e rigenera il nuovo tentativo...

Inversioni a sorpresa

La ruota gira, cio' che stava in fondo viene su...

Dopo anni che ci provavo con lui, ieri c' ha provato lui con me...

Evidentemente qualcosa sta cambiando, s' intravede una luce...

giovedì 5 febbraio 2009

Rilassati!

Con la sabbia...

Non perdiamoci...

... visto che ci portiamo fortuna

http://www.youtube.com/watch?v=nD19Os5oUTg

Rispunta l' elitra. Guarda come vibra!


... timido tentativo di volo con casco obbligatorio e antenne al massimo della ricettività... non ci sono alternative praticabili...



Friedlander

mercoledì 4 febbraio 2009

L' attesa del pescatore pescato


Ero tra i migliori giù al laghetto dei marziani. Esche succulente e canne flessibili, ci si chiedeva solo di attendere. Motivatissimo, aspettai a lungo. Poi un giorno finalmente passò di lì la paloma blanca e mi pescò tirandomi fuori dall' aria con un colpo secco, ancora sento il risucchio nelle orecchie. Agli spazientiti non restò che l' inane contorsione di chi si dibatte sulla dura terra imitando il pesce muscoloso dal palato trafitto, quello con la coda più nerboruta, quello dal capriccio più irascibile e violento. Quello che fino alla fine (ma proprio fino alla fine) non capisce niente, finchè muore soffocato dall' ossigeno.



Jean-Marc Montera

martedì 3 febbraio 2009

La fede come proteina

di Broncobilli



La messe di libri in uscita in occasione del bicentenario della nascita di Darwin è inaugurata dal volume del terzetto Girotto-Pievani-Vollortigara (Nati per credere).

Come si puo' spiegare la Fede in termini evoluzionistici? Di sicuro un libro che andrà a ruba, capace com' è di calamitare tutte le attenzioni più rabbiose. A fare da apri pista poi c' è l' onnipresente paginone curato da Boncinelli sul Corriere di Venerdì 2 gennaio. Una garanzia.

Ora vorrei fare solo un paio di considerazioni da utilizzare come antidoto alle tonnellate di sciocchezze pro-darwiniane, più o meno intellettualmente raffinate e finemente argomentate, che ci toccherà sentire in occasione della ricorrenza.

A proposito, vi sembrano quelle che ho appena usato parole troppo dure? Ma no dài, in fondo sono solo le stesse di Boncinelli utilizzate in relazione reciproca. Lui mette le mani avanti e sdogana ovunque la stessa operazione.

Sono solo stupidi insulti preventivi in fondo, ma con tanto di autorevole timbro messo in calce, quindi...

Veniamo al nocciolo. La Fede per l' evoluzionista duro e puro (edp), dunque.

Si comincerà con il dire che l' edp, quando mette l' abito del filosofo, non pensa che noi uomini siamo ANCHE animali, lui pensa che siamo SOLO animali. In quanto tali disinteressati alla Verità ma unicamente concentrati sull' obiettivo che assorbe da solo tutta la nostra attenzione: Campare. Lui, edp, si occupa di noi come si occuperebbe del nostro braccio preso senza di noi. La cosa fa una certa impressione. Lui, infatti, la Fede l' analizza al microscopio come fosse una proteina.

Una posizione che irradia tristezza infinita nel cervello che la pensa. Ma dobbiamo approfittarne quando uno studioso è disposto a proporla schiettamente senza occultarla sotto ipocrita velame.

L' uomo non crede perchè in ultima analisi cerca una Verità Fondata (spiegazione standard - ss), bensì per altri motivi. O per nessun motivo, semplicemente perchè è costruito così.

Già, nessun motivo...

Veniamo dunque alla prima avvertenza e premettiamo che una "spiegazione" getta luce rispondendo ad un "perchè". Se ci limitiamo a descrivere il funzionamento cognitivo della mente da cui emergerebbe la fede, noi non la stiamo "spiegando". Per il sempice fatto che non rispondiamo al "perchè" di quel particolare funzionamento. La posizione è legittima, purchè si riconosca che non si sta proponendo una spiegazione alternativa ma, molto più semplicemente, una mesta descrizione. Con inevitabile drammatico calo delle vendite. L' editore chiede dunque che sul punto si rimanga perlomeno ambigui. Capito adesso la mia premura per questa avvertenza?

Ma edp ha anche una spiegazione alternativa a ss. In realtà è la spiegazione che utilizza per qualsiasi cosa e che ricicla anche quando deve spiegare la Fede: la fede ci serve per Campare. La Fede è Utile.

A chi? A me? Alla specie? Al gene egoista? Tutte domande a cui si puo' anche rispondere.

Senonchè l' Utilitarismo ha ben altri svantaggi: è allergico a dimostrazioni affidabili. Che in certi casi si trasformano in vantaggi: non c' è l' onere di dimostrarlo con accuratezza. Cio' non significa che non possa essere ragionevolmente congetturato come causa.

Ha un bel dire Boncinelli che la spiegazione di edp è chiara e semplice. Sì, chiara e semplice da enunciare. Ma praticamente impossibile da dimostrare.

La Fede è utile? Le Fedi delle civiltà superstiti forse lo sono state, altrimenti quelle civiltà non sarebbero sopravvissute. Ma questa è una definizione, mica una dimostrazione. E le fedi delle civiltà estinte? E poi, l' uomo ateo e senza fede è destinato dunque ad estinguersi?

Domande che lascio cadere e che, per dirla tutta, nemmeno mi interessano molto.

Ci sono infatti questioni più interessanti. Facciamo questa considerazione: alla questione decisiva, la Fede è Utile?, rispondiamo con un grado di certezza molto basso (vale per tutte le domande poste in termini di utilità assoluta). I favorevoli passeranno la vita a raccogliere prove e lo stesso faranno i contrari. Ma le spiegazioni alternative che grado di certezza offrono alla nostra ragione?

Veniamo ai gradi di certezza che ci propone ss. Come al solito, poichè la fede è fondamento dell' etica, prendo le risoluzioni morali. Alcune di esse, parlo di quelle basilari, la mia ragione le sente molto Vere nel loro contenuto, al di là della loro utilità.

Morale: il grado di certezza che mi offre ss è di gran lunga più elevato rispetto a quello offerto dalla teoria di edp. In quanto persona ragionevole, se devo scegliere, scelgo ss. Anche se faccio dipendere questa scelta dalla ragione e non da un fatto osservato al microscopio.

Il cosa interessante poi è che le due teorie non sono incompatibili (tranne che per edp). Una cosa (Fede) puo' essere sia vera che utile. Infatti io, ma questo è un caso, le credo vere tutt' e due. E qui mi si consenta un piccolo colpo si scena: ss la credo vera fondandomi soprattutto sulla ragione, e ho spiegato il perchè, mentre la soluzione evoluzionistica la credo vera ricorrendo in misura molto superiore ad un atto di fede indimostrabile!


 




 



  1. Cosa succede nel mio cervello quando penso?

  2. Come pensa il mio cervello?


Ecco, in molti si mettono di buzzo buono e da scienziati tentano di rispondere alla prima domanda. Ma poi - vuoi per attrarre meglio l' attenzione di un più vasto pubblico, vuoi per una certa nostalgia di questioni più cruciali - grazie ad un gioco delle tre carte, smettono l' abito della scienza per indossare quello della matafisica e cominciano, senza variare tono in modo percettibile, a rispondere alla seconda. Il trucchetto è ben spiegato in questo libro.

Sia chiaro quindi che non ho messo in luce dei disaccordi, quanto delle ambiguità in cui gioca un certo opportunismo. Ma prima di tirare lo sciacquone attendiamo di leggere il libro per constatare se quelle ambiguità siano alimentate o dissipate, per vedere se gli autori vogliono raccontarci qualcosa d' interessante sulla Fede, qualcosa che arricchisca la nostra cultura scientifica, o se invece pretendono d' impancarsi a filosofi cambiando il mestiere che hanno sempre fatto senza dir niente a nessuno.


proteina scolpita

Vetro e Martelli

Di Broncobilly, 30/10/2008




Il post di Davide e gli sviluppi della discussione mi sollecitano una replica che non riesco a differire oltre.

Parlando di musiche giovanili ho chiesto a gran voce di non confondere il Punk con l' Heavy Metal. Io personalmente vedo con chiarezza il solco che distanzia le due forme espressive. Tento di buttare giù una corta lista di differenze estetico/filosofiche nella speranza che passi come ovvio il fatto che molte commistioni sono sempre possibili, e anche che mi venga perdonata una competenza più sull' antico che sul contemporaneo. Spero nel frattempo di non essermi perso qualche rivoluzione.



  1. L' HM picchia (martello), il P taglia (coltello).

  2. L' HM ha le piattezze del corpo contundente; il P ha le irregolarità del coccio di vetro.

  3. L' HM puo' essere solo commerciale; il P legittima ambizioni artistiche.

  4. La sovversione dell' HM si realizza "caricando" con estremismi grotteschi le strutture tradizionali, il P punta sulla sgrammaticatura e sull' appiattimento decostruzionista.

  5. Nell' HM il rumore è condimento, la rassicurante e ordinata gabbia armonica (in stile Sanremo) deve sempre predominare; nel P il rumore diventa pietanza, una rasoiata puo' scappare in qualsiasi direzione, l' insicurezza deve diffondersi, i pericoli pullulare.

  6. L' HM conta sul capello lungo affinchè garrisca al meglio dalla moto lanciata; il P. lo gradisce in quanto crogiolo di untuosità.

  7. L' HM punta sull' enfasi e sviluppa un senso di potenza liberatoria (che palle); il P canta "del farsi male", argomento che se incontra una sensibilità artistica puo' produrre poesia autentica

  8. La macchina HM è prevedibile, ha la strada segnata; nel P si accolgono elementi casuali, spesso si scarta di lato, molti improvvisatori non l' hanno disdegnato trovando nel genere uno spazio espressivo.

  9. L' HM punta molto sull' enfasi, bisogna dire: "qualcosa è esplosa dentro di me, mi sento realizzato e vi rendo partecipi"; il P è liquidatorio (pezzi di 30 secondi velocissimi), bisogna dire: "cosa ci faccio qui?... tradirò il pubblico che mi ha dato fiducia pur di andarmene altrove...".

  10. Sull' HM ci puoi contare; il P è inaffidabile.

  11. L' HM è buono; il P è cattivo. Buono: energia positiva (magari demoniaca), aggressività naturale e ingenua. Cattivo: erratico, schizoide, dall' imprevedibilità studiata.

  12. L' HM, privilegiando la forza bruta, scade nella sciatteria; il P non "scade", vede nel demenziale un rifugio.


  13. Il chitarrista HM è un drop out nell' apprendimento musicale; il chitarrista P non ha mai messo piede in una scuola (in altrnativa è un genietto accademico in cerca di strade meno battute).

  14. L' HM è muscoloso; il P è segaligno.

  15. L' HM ama la tette sferica e la guancia paffuta; il P ama lo sguardo anemico e la gota scavata;

  16. L' HM è una musica estroversa, chiama a fare gruppo e ricorre all' arsenale di banalità imposto dal dovere di socializzare; il P è un frastuono intimista, una cacofonia per timidi sgraziati.

  17. L' HM è una musica fondamentalmente fisiologica, è uno sfogo che qualsiasi corpo ricerca; il P è patologico, il vicolo che imbocca è cieco, il suo autismo senza sbocchi terapeutici.

  18. L' HM usa in modo talmente tradizionale i suoi strumenti da potersene disinteressarsene; il P. smonta i suoi strumenti per impiegarli in modo eterodosso, questo "guardare dentro" implica conoscenza di risulta.

  19. L' HM si depila il petto; il P non si brucia neanche le verruche, tanto tra poco è finita.


Non voglio essere troppo crudele con l' HM, è una musica che presenta elementi grotteschi e presa da quel lato alcuni artisti ne hanno fatto buon uso (mi vengono in mente alcuni concerti dei Pop Mekanika, oppure dei God, vedi appendice). D' altro canto il P è sempre così terribilmente serioso, al punto che in quell' ambito non credo ad entusiasmi autentici che superino in durata il paio d' annate.


Mini appendice sonora.

La tentazione nazionalista

di Broncobilly, 17/10/2008






Oggi a Fahre
si parlava di Patria. Flirtare con l' idea nazionalista non è cosa nuova per le eminenze grigie della nostra trasmissione preferita. Chiedersi perchè sarebbe già sufficiente ad esaurire il 3d. Conoscendo i protagonisti e la loro storia la soluzione del rebus non è affatto lampante.

Per ora mi limito a notare la bellezza un po' sfilacciata del discorso intrattenuto: parlando di Patria sono stati tirati in ballo Saviano, i clandestini, la mobilità sociale, Calatafimi e la crisi finanziaria.

E' stato tirato in ballo anche Renan, il quale diceva che la Nazione si costruisce ogni giorno. Ovvero: la Nazione esprime un consenso tra le persone che la compongono.

E' un po' anche la mia idea (Renan, sembra incredibile, stappava sul punto l' ammirazione degli anarchici). Tento di esprimerla diversamente: il sentimento patriottico è un "prodotto finito". In quanto tale arriva alla fine. Non è un mezzo, non serve quasi a nulla, è il sugoso frutto di un albero percorso da vigorose linfe, in quanto tale in nulla migliora la salute di quell' albero. Forse c' è un feed back, ve lo concedo, ma nulla più.

Dicendo questo ambisco a collocarmi agli antipodi di Paolo Peluffo, che da anni presta la sua bocca alle parole di Ciampi. Per lui invece la Patria "serve". Siccome "serve" dobbiamo muoverci a costruirla, occorre un' "operazione di reclutamento", il consenso in queste faccende è secondario.

La Patria va costruita sui banchi delle scuole, per esempio; le mosse possibili altrove poi sono molte, magari s' imponga ai calciatori di cantare l' Inno. E che ne dite di ripristinare la Leva? Peluffo non si oppone. Sappiamo tutti come funziona la propaganda: se credo che il sentimento sia diffuso (il calciatore che muove le labbra durante l' Inno) comincerò a coltivarlo anch' io. "Convincere" è dispendioso, la propaganda taglia i costi: i cervelli teneri sono malleabili e quelli duri sono soggetti all' effetto-gregge.

Ma io, mentre ho ammirazione per il senso patriottico quando esiste spontaneo, ho paura dello stesso sentimento quando è costruito. Ho paura della Patria che "serve". Di solito serve a fare le guerre. Non a far restare Saviano in Italia.

P.S. momenti di gelo nello studio (un regalino per vlad che li cerca sempre con avidità):



  1. Caprarica afferma che i tassi di criminalità presso i clandestini sono molto elevati ("non possiamo nascondercelo!")

  2. Ancora Caprarica: "Nessuno ha fatto più della Thatcher per i giovani inglesi talentuosi venuti dal basso" Non possiamo nasconderci neanche questo! Ma come, l' abbiamo sempre nascosto così bene?

"Buoni" o "Imparati"? Costituzione o tabelline?

di Broncobilly, 22/10/2008




Per sapere a che serve la "scuola di Stato" puo' essere utile sapere a che serve lo "Stato".


Un adagio risaputo recita che l' uomo lasciato a se stesso ha vita breve, brutale e misera. Lo spiegò con dovizia di particolari il geniale teorico dei governi assolutisti: Hobbes.


Detta così è facile saltare a conclusioni indebite: ma quanta cattiveria in questa bestia selvaggia che è l' uomo! E quanto genio sprigiona invece se un benevolo monarca si prende cura di lui sottraendolo al darwinismo sociale!


In effetti il tritacarne del darwinismo sociale, anche se rivalutato qualche secolo dopo, non ha mai goduto di buona fama. Si è sempre pensato che alimentasse egoismi e, quindi, l' autodistruzione della comunità.


In realtà diana ci ha spiegato che non è così, anzi, l' uomo allo stato di natura sviluppa anche sentimenti altruistici, forme forti di simpatia verso i suoi simili, l' uomo lasciato a se stesso, tramite l' evoluzione naturale, rinvigorisce anche il suo spirito etico. Dal "tritacarne" esce pure un istinto fondamentale: l' immedesimazione con l' altro e la disponibilità a comprenderlo. A che serve più allora il nostro benevolo monarca?


Se le relazioni con il prossimo si limitassro a dover dosare altruismo ed egoismo, una bella anarchia sarebbe sufficiente, sa produrre entrambi gli ingredienti mettendoli a disposizione di tutti. Ma la cofigurazione dei rapporti non si esaurisce purtroppo in questo dosaggio.


Liofilizzando intere biblioteche tento di ridurre a due le relazioni interpersonali possibili:




  1. Fattispecie lineare: osservo il mio prossimo agire e giudico le sue sensazioni, i suoi pensieri ecc. Lo faccio come se fossi lo spettatore di un film; sulla base dei miei giudizi agisco nei suoi confronti;




  2. Fattispecie speculare: osservo il mio prossimo sapendo che agirà a seconda del giudizio che mi formo su di lui, proprio come faccio io nei suoi confronti. E in queste condizioni sono chiamato a deliberare.




La prima parte di questo intervento l' ho scritta per rassicurare tutti allorchè si rientri nella prima fattispecie. Gli scetticici non temano assalti o azioni brutali; per quanto le eccezioni siano parecchie, saprò nel complesso adottare decisioni rispettose che non destabilizzeranno l' equilibrio comunitario. In fondo al cuore sono più o meno simpatetico con il mio prossimo (mica è un vanto, me l' ha detto Iacoboni).


La seconda fattispecie invece è tremenda. Purtroppo in quel caso l' esito felice non dipende più dalla mia bontà. Se si va a fondo (cosa qui impossibile, ma si può sempre chiedere alla beautiful mind di Nash) si scoprirà che due persone mediamente buone (non parlo dei santi) potrebbero finire a legnate sulla testa. Una mega rissa tra "boni de core", e la società affonda.


Per capire un po' meglio cosa intendo con la seconda fattispecie faccio solo un puerile esempio formale (famoso però perchè oggetto di memorabili studi): quando esco alla sera mi piace frequentare locali che non siano troppo affollati, d' altro canto vorrei evitare anche il "deserto", è proprio deprimente. Sapendo che paraticamente tutti in città hanno questa esigenza, in quale giorno della settimana programmerò le mie uscite?


Ogni cittadina sviluppa dei suoi segnali per dare indicazioni. Mentre il MIT batteva a tappeto la Frisco Bay in cerca di lumi, io ricordo che nella Mondovì di quand' ero militare si usciva misteriosamente il Giovedì sera (i motivi non sono stati mai appurati).


Inutile comunque arrovellarsi, una soluzione razionale non esiste. Però un problema del genere serve a dar conto razionalmente dell' esistenza di tradizioni, simboli, mode, rituali... e anche del monarca! (il "benevolo" puo' ora finalmente cadere).


Un governo serve per "coordinarci", non per farci diventare più buoni (a quello ci pensano i neuroni specchio di Diana e Iacoboni). Avete capito adesso perchè brandire la Costituzione in classe come il decalogo del Monte Sinai non mi piace? Perchè  la scuola di Stato ha un' altra funzione. Siamo già "buoni", dobbiamo diventare "imparati".

La differenza a scuola

di Broncobilly, 16/10/2008

Orecchiando il ronzio di qualche TG, sento che tra le misure di riforma scolastica qualcuno avanza l' ipotesi di classi differenziali. In testa si hanno i bambini extra-comunitari, ma io qui vorrei allargare il discorso riferendomi ai trattamenti differenziati in base alla preparazione a cui è possibile sottoporre i monelli. Il criterio non deve essere necessariamente quello della "provenienza".

Dunque, dicevo della proposta di "classi differenziali". Ecco un ventaglio delle possibili reazioni:




  1. Se funzionano mi va bene.




  2. Mi oppongo per principio: alimentano forme di razzismo.




  3. Poichè il "funzionamento" di un simile provvedimento non è misurabile, per ragioni prudenziali lo casserei.




  4. Mi oppongo perchè mi oppongo a tutto cio' che introduce diversità tra gli allievi.




Io, che in queste materie sono agnostico, abbraccio la posizione 1. Avvertenza: una misura "funziona" se fa conseguire a ciascun allievo una preparazione migliore. Detto così è facile.



Inoltre, probabilmente, la cosa "funziona". Se il mio archivio fosse in ordine metterei volentieri qualche link. Non mi fido completamente ma sembra che introdurre discrimini che travalichino quello dell' età per concentrarsi sulla preparazione, sia auspicabile poichè consente di applicare al meglio quelli che oggi sembrano i metodi più efficaci.

Non temo molto la deriva "razzista": alzare la qualità nell' istruzione (se davvero in questo modo fosse possibile) forse è la migliore garanzia contro il razzismo, sia quello passivo che quello attivo. Non si dice forse che sia l' ignoranza a fomentarlo? Bene, miniamola alla base.

Contro 3 sono anche moderatamente fiducioso sul fatto che gli effetti di una pedagogia siano "misurabili".

Purtroppo spesso chi sostiene 3 lo fa perchè in fondo sostiene 4 e un po' se ne vergogna. Questa maschera mi dà molto fastidio, soprattutto perchè 3, diversamente da 4, ha al suo arco frecce accuminate, lo confesso, ed è un vero piacere parlare con un sincero sostenitore di quell' opzione, s' impara molto.

Non nego che prendere partito su una questione del genere implichi anche scelte ideologiche. Io per esempio tollero bene le diseguaglianze se vanno a vantaggio di tutti. Ma mi rendo conto che l' italiano medio è stato imboccato con ben altri omogeneizzati. Qui sì che mi piacerebbe una bella "rivoluzione culturale".

Razzismi immaginari e razzismi latenti

di Broncobilly, 23/10/2008




Ciao amici, vorrei parlare di razzismo. Un bel problemino che ci ha scaldato non poco, per esempio qui.

Sappiamo bene che le accuse quanto più sono gravi, tanto più sono confuse. Sento l' esigenza di riordinare le idee.

Come in molti casi la soluzione potrebbe trasparire tramite l' enuciazione più precisa dei concetti in ballo.

Mi disinteresso alla questione relativa all' "esistenza delle razze". Mi sembra irrilevante: il razzista che non ha tempo per l' evoluzione genetica, nemmeno è disposto ad attendere l' evoluzione culturale di un' etnia. Purtroppo il razzista non "si sbaglia", sa bene quello che vuole, anzi, quello che non vuole. Chi preferisce altri termini faccia pure mentalmente le sostituzioni che desidera, penso che la sostanza non cambi.

Dapprima mi si consenta di introdurre una premessa a cui tengo molto: una legge e un individuo si giudicano sulla base di criteri differenti.

Esistono dunque due forme di razzismo a seconda che mi riferisca ad una legge o ad un individuo. Di conseguenza mi occorrono due definizioni. Eccole:




  • una legge è razzista se, sulla base della razza, discrimina le persone;




  • un individuo è razzista se non supera il test di Landsburg.




Nonostante le definizioni sembrino banali, in realtà non lo sono, spero.


Si consideri solo il fatto che la prima definizione bolla come "razzista" anche qualsiasi legge relativa alle "pari opportunità" sulla base dell' etnia. La seconda potrebbe togliere l' etichetta di "razzista" a chi desidera solo girare ben al largo da un qualsiasi campo nomadi.

Un tempo vigeva l' identità Fascista = Cattivone (praticamente, se non la pensi come me sei un fascista). Cio' ha consentito il proliferare ipertrofico dell' epiteto e la sua evaporazione nel nulla. Non si capiva più niente, l' accusa di "fascista" diventò estremamente controproducente. Vogliamo evitare che la cosa si ripeta? Io direi di sì.

Con le dita dell' arte negli occhi

di Broncobilly, 10/11/2008





Ma perchè? Ma perchè quando dai libri zompano nei giornali, un sordo tonfo accompagna il capitombolo d' ordinanza?

Chissà da quale profonda riflessione sui problemi in cui si dibatte la scuola emergeva lo scrittore Andrea Camilleri, chissà quali intricati nodi era impegnato a dipanare sull' argomento, per sentire l' esigenza di sintetizzare la sua elucubrazione affermando di fronte ad un nugolo di liceali affamati di Verità che il ministro dell' istruzione è un essere subumano?

Abbandono subito la cronaca, non è di Camilleri che vorrei parlare, e neanche della scuola.

Quello che mi impressiona è l' afasia stentata con cui un innamorato delle parole comunica con il proprio prossimo. Ma come diavolo è possibile che l' amore per il Canto viaggi regolarmente scortato dalla sprezzatura del dialogo onesto?

Prendo infatti a pretesto questa uscita solo perchè ancora fresca ed esemplare di una contraddizione che nella mia zucca non riesco a sanare: ho sempre pensato che l' Arte avesse un accesso privilegiato ai dati della Realtà, ero e sono convinto che quella lente, meglio di altre, metta a fuoco il carcere del Mondo che ci incastra nelle sue quattro mura; eppure, per quanto spinga in là il ricordo, a frequenze regolari ascolto Artisti pronunciaarsi in fuor d' opera sulle vicissitudini mondane avvalendosi di pensieri&parole che sono specchi deformi della realtà. E parlo di luridi specchi da Luna Park di provincia! I giudizi che ci scaraventano addosso rimpallano in un flipper demenziale tra i funghetti del becero e dello squilibrato, quasi sempre si accende lo special che premia il più iperbolico tra gli istrionici esibizionismi. Basta un contatto occasionale con questa genia di "opinionisti" affinchè i vostri abiti s' intridano di quel caratteristico tanfo: ovunque il retrogusto dell' infantil-senilismo più irredimibile. E sto perlando di artisti che non esiterei un secondo a definire "autentici".

Ma perchè se apro i giornali l' unico opinionista con cui possono rivaleggiare i letterati è uno scombussolato per motivi anagrafici come Sartori?

Ma ve lo ricordate lo Stockhausen che definiva l' abbattimento ancora fragrante delle torri come la più bella opera d' arte del secolo? E chissà quanti si mordettero le mani per essere stati bruciati sul tempo dal creativo tempista.

Se la ragione mi convince che la pratica artistica sia destinata ad illuminare e acuire le intelligenze, l' esperienza mi fa toccare con mano e controvoglia come l' esposizione continua al Bello ottunda le facoltà intellettive fossilizzandole ad uno stato embrionale.

Con le dovute e rilevanti eccezioni, sembra proprio che il talento artistico si correli inversamente alla capacità di percepire la fibra del reale disponendo di categorie ben ordinate.

Per un Saviano che scava con perizia da archeologo nella monnezza di casa sua senza riuscire mai a librarsi oltre una scrittura giornalistica che "venda impressionando", c' è sempre un Dario Fo che spara svirgolate su tutto lo scibile umano pur di non rinunciare al verace miracolo artistico del fango che sulla scena prende vita fino a diventare linguaggio sensuale e colorato. Per un Vargas Llosa alle cui conferenze ci precipitiamo dopo aver abbandonato a metà dei libri che si "trascinano" a partire da pagina dieci, c' è sempre il puerile messaggio di politica internazionale a cura di Thomas Bernhard, vera ansa da seguire con le dita infilate nelle orecchie fino alla seconda falange, e parlo del medesimo autore per cui faremmo di tutto pur di degustare il nettare della cesellata e martellante invettiva senza perderne una stilla.

Corro sempre incontro alla scrittura fumigante di Langone, ma non mi sogno di consigliarla a nessuno visto che non conosco nessuno che si sia sottoposto alla rete intricata di vaccinazioni necessarie per spurgare il veleno di quei testi mentre li si inghiotte. E lo stesso potrei dire per i coriandoli di Ceronetti, tanto vividi quanto inattendibili; tanto preziosi, quanto mitomani. Scredita oggi, scredita domani ecco che ci si scava quella nicchia di libertà che assomiglia tanto alla nursery del supermercato dove il Mondo, che deve far la spesa se vuole magnà, ha parcheggiato i suoi artisti sapienti ovunque tranne che nel giudizio.

Da Tabucchi a Magris, o è un furore che incendia, o è una macerazione interiore che abbiocca senza costrutto.

L' opinionista che viene dalle arti sembra smanioso di farci capire quanto sia consumato dall' Hubris, perchè non ci siano equivoci avanza le sue proposte che, tolta la sottile coltre che le vela, si rivelano essere strategie di suicidio collettivo; oppure ci vorrebbe contagiare con le sue pensose malinconie, eccolo allora puntare il dito verso chi tenta appena di sfangare dall' anodino abbandono che ci impone sotto anatema come unico antidoto contro un mondo crudele che ha pestato a sangue un ipersensibile come lui.



Pasolini? Calvino?

Ma perchè quando suona a martello la loro campana l' istinto più salutare che l' evoluzione ci ha regalato ci tiene saldi nel letto imponendoci di non turbare il nostro riposo certi come siamo che nulla di allarmante se passe dans la rue?

Mai una parola d' orientamento trasparente che venga da quella schiatta, mai una salda bussola dai magneti integri che ci venga consegnata nelle mani da chi ogni giorno parlamenta con le Muse. Una volta usciti dalle profonde intimità solipsiste dell' arte verace, sembrano tanti pulcini implumi e disarmati dal nemico più letale: il complesso di superiorità di chi ha appena avvistato una qualche divinità. Gonfiano il petto senza accorgersi delle quattro costoline che bastano a contenere quei cuori che ritenevano infiniti. Il mondo li aspetta ghignando armato di manganello.

Godiamo, dei più sinceri, il sacrificio estetizzante badando bene a non seguirli per quella via che forse hanno voluto scegliere proprio perchè senza uscita.

Godiamo pure quindi, ma che non cessi lo sconcerto al pensiero delle vie misteriose attraverso cui l' Arte ci rende inetti nel giudizio sul Mondo. Non cessi nemmeno la fede nell' Arte come commentario geniale della Realtà.




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Natale fuori stagione


Non si sta poi così male qui nella bolla che hai soffiato. Sembra quasi di rinascere: il crampo si sgranchisce, il reumatismo si disperde. Scongiura gli spifferi residui tu che sei il bue e l' asinello di questo mio natale: avvolgimi nella tua spira, circondami con il tuo fiato, respirami addosso.



Bob Ostertag

lunedì 2 febbraio 2009

Dovrei odiarti...

"Storie di una dolce terra" è un libro che non mi ha "parlato", lo ammetto. Purtroppo penso proprio che lascerò correre Doctorow incontro al suo destino - che sembra comunque luminoso - senza tenerlo d' occhio oltre.

Sì, ma Karen... la Karen del secondo racconto... quella Karen non me la scorderò tanto facilmente.

Dovrei impiegare questo post per dire quanto la odio. E invece lo uso per dire quanto la sogno.

Il suo fidanzato si mise con lei perchè era un tipo che all' epoca prendeva le cose alla leggera. Eppure sapeva che Karen, essendo malata d' amore, lo avrebbe messo nei guai.

Karen "preleva" un bambino in ospedale (faccia rossa per lo sforzo di nascere, occhi continuamente focalizzanti, braccialettino di plastica...) e si presenta dicendogli che quello è il "loro" bambino. Lo puo' anche tenere in braccio se vuole, è facilissimo tenere in braccio un bambino tanto buono. Si chiama Jesu, lo ha appena battezzato in macchina.

Ora il fidanzato e tutti noi abbiamo un problema: bisogna spiegare a Karen come stanno le cose. Dobbiamo dirle che sulla targhetta c' è scritto "Baby Wilson" e sia lei che noi non ci chiamiamo "Wilson". Dobbiamo usare le parole giuste ma anche essere irremovibili evitando ogni indugio. Bisogna agire presto, proprio come dice l' avvocato che il fidanzato preso dal panico interpella sudando freddo.

La cosa ha dell' incredibile, ma durante queste poche pagine è invece Karen ha spiegarci come stanno le cose e a "convertirci" al suo mondo.

E' una meraviglia della natura vedere come Karen tiene in braccio il "suo" bambino stando sul sedile del passeggero mentre il fidanzato la riconduce in ospedale per sistemare le cose minimizzando i danni. Una vera meraviglia. Si deve dunque essere indulgenti se lui anzichè girare a destra tira dritto. E poi ancora dritto, e poi ancora dritto. Poi ci fa attraversare posti che aspirano senza successo ad essere città, ci fa incontrare accozzaglie di perdenti, gente che la spara grossa guardando intorno se c' è tutto il pubblico che meritano, strani Motel con patetici tentativi di giardino, e poi un altro pezzo di america, e poi ancora America. E poi si passa la frontiera cambiando Stato. Il giornale parla già di noi.

Sia noi che il fidanzato non capiamo perchè l' abbiamo fatto, perchè abbiamo tirato dritto. Solo Karen ha in mano la situazione, lei lo sa, per lei è del tutto naturale. Ora è lei la padrona, noi siamo degli intrusi che agiscono goffamente in un mondo che hanno smesso di conoscere. Lei ci consola e minimizza i pericoli con le strane certezze di una donna a cui l' amore scalda le vene e brucia le cervella: "... non si ammalano, lo sai Lester, sono automaticamente assicurati da Dio per tre mesi esatti...". Lester chiede conferma a noi, ma cosa possiamo dirgli, poverino.

Non sappiamo ancora se Karen sia un mostro o una Madonna... ci vince il fatto che lei sembra saperlo benissimo... Ora è lei che sa, ora è lei a cui bisogna affidarsi...

... altra roba del grande Chris Berens...

Quando Lester prende in braccio quel fagottino caldo è un po' come se lo prendessimo in braccio tutti noi. Si sente battere il cuore, si contorce un po' per mettere a fuoco chi lo sta tenendo, ha smesso di agitarsi.

Baby Wilson ha un carattere gradevole, piange solo se è necessario e per la maggior parte del tempo appare, come dire, pensoso e interessato al nuovo mondo in cui è piovuto. Il cambio di rotta che ha subito sembra molto secondario per lui, non ha nessuno da incolpare e questo ci tranquillizza tutti. Compensa la vista difettosa ascoltando con attenzione. Direi quasi che assomiglia a Lester, assomiglia a tutti noi lettori che l' abbiamo presa alla leggera fidando sul fatto che in fondo una testa sulle spalle l' avevamo. Assomiglia a tutti noi che per 35 pagine ci sentiamo figli e fidanzati di Karen Robileaux, la strana commessa del fiorista che ci ha reso stranamente padri con una mossa a sorpresa.

Il viaggio puo' proseguire come se fossimo tutti sani di mente, alla radio c' è Patsy Cline che canta "Sweet dreams of you": dovrei passare la notte ad odiarti e invece non faccio altro che sognarti... Lester invade per un attimo l' altra corsia, adesso vuole troppo bene alla sua pazza per guidare come si deve. E noi non siamo certo nelle condizioni per dargli il cambio...



Scocca l' ora, suona una campana che puo' ascoltare solo chi ha viaggiato nell' auto di Karen e Lester. Quel grembo non geloso da cui BW sembrava comunque inestirpabile, quelle braccia vogliose di dare che lo avrebbero difeso da tutto per non farselo portare via, entrano in Chiesa e depositano il piccolo sull' altare riconsegnandolo al suo giusto destino. Fanno tutto cio' nell' istante in cui anche noi concepivamo il bisogno urgente di farlo. D' altronde siamo ancora nel "suo" mondo e "Lei" legge tutti i bisogni alla perfezione e corre a soddisfarli. Quando una donna fragile si rivela forte, un impeto di gioia ti blocca la gola minacciando di salire fino agli occhi.

Ora noi e Lester viviamo insieme alla donna con cui abbiamo cospirato. Ci siamo sistemati in un posto in culo al mondo. Un posto freddo in cui tutti si fanno i fatti propri per non disturbare. Quando torniamo a casa è sempre pronto e lei ci illumina guardandoci mangiare con il mento appoggiato sulla mano. E' bello avere vicino una donna fragile che ha concepito idee audaci.